Warren Sturgis McCulloch (1899 – 1969) Neurofisiologo e cibernetico americano.
Viene ricordato per il suo lavoro con Dusser de Barenne e più tardi con Walter Pitts, che fornì il fondamento per sicure teorie sul cervello contenute in alcune opere, tra cui A Logical Calculus of the Ideas Immanent in Nervous Activity (Un calcolo logico delle idee immanenti nell’attività nervosa) (1943) e How We Know Universals: The Perception of Auditory and Visual Forms (Come conosciamo gli Universali: la percezione di forme uditive e visive) (1947); entrambi gli scritti sono contenuti nel Bulletin of Mathematical Biophysics.
Nello scritto del 1943 tentarono di dimostrare che il programma della macchina di Turing poteva essere effettuato anche in una rete finita di neuroni e che il neurone fosse l’unità logica di base del cervello.
Nello scritto del 1947 tentarono un approccio al disegno delle reti nervose per riconoscere gli input visivi.
Dal 1952 lavorò al MIT Research Laboratory of Electronics, soffermandosi soprattutto sui modelli di reti neurali. La sua squadra esaminò il sistema visivo di una rana tenendo conto dello scritto di McCulloch del 1947, scoprendo che l’occhio fornisce al cervello informazioni organizzate ed interpretate, e che non trasmette semplicemente un’immagine.
McCulloch presuppose anche il concetto di formazioni reticolari “poker-chips”, per studiare il comportamento del cervello a confronto con un’informazione contraddittoria.
Il suo principio di “Ridondanza del comando potenziale” fu sviluppato da von Forster e Pask nei loro studi di auto-organizzazione.
Fu un membro fondatore dell’American Society for Cybernetics e la presiedette dal 1967 al 1968. Fu un mentore per il pioniere delle operazioni di ricerca inglese Stafford Beer.
Le sue opere si trovano nella collezione di manoscritti dell’American Philosophical Society.
"The question is not whether intelligent machines can have emotions, but whether machines can be intelligent without any emotions" Minsky, The Society of Mind