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LOMBARDIA.IT - Ultimo aggiornamento 7 Marzo 2006 - 21:09
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MONUMENTI DI PAVIA


Il Castello Visconteo

Fatto costruire da Galeazzo II tra il 1360-1365,sotto la guida del grande ingegnere Bernardo da Venezia. castello rivestì il ruolo di residenza privata. Si presenta a pianta quadrata con quattro torrioni agli angoli, anche se ne permangono due soli, gli altri due furono distrutti durante l'assedio di Lautrec nel 1527. L'edificio è protetto da un profondo fossato e da rivellini e ponti levatoi. Le facciate esterne in cotto hanno due ordini di bifore e una cortina di merli ghibellini alla sommità, oggi coperta da una tettoia. All'interno uno splendido cortile porticato con volte a crociera, un loggiato traforato da stupende quadrifore, trasformate nei lati est ed ovest in monofore e bifore nel secolo XV. Capitelli scolpiti, terracotte e trafori ornano l'edificio, che conserva nei porticati e nei saloni interni ampie tracce d'affreschi. Nel 1366, infatti Galeazzo II, provvide alla decorazione degli interni con i migliori artisti provenienti sopratutto da Mantova. Il lato nord, che ospitava gli appartamenti ducali, era affrescato da opere del Pisanello del 1439-40. Le sale conservano ampie tracce di affreschi del XV-XVI secolo. Nelle prime due campate della Pinacoteca si collocano frammenti di pitture dell'epoca della denominazione spagnola. Nella seconda campata, entro cornici trapezoidali, sono narrate quattro delle dodici fatiche di Ercole. Nella terza campata si conservano decorazioni del periodo sforzesco; si tratta degli affreschi di più alta qualità fra quelli conservati. Dal 1950 il castello è sede dei Musei Civici, infatti sono sistemate gran parte delle raccolte d'arte del comune: il Museo del Risorgimento, la Pinacoteca d'arte moderna, il Museo romanico, il Museo lapidario romano e preromano. Francesco Petrarca vi soggiornò su richiesta di Gian Galeazzo Visconti nella seconda metà del '300 per occuparsi della magnifica biblioteca che raccoglieva un migliaio di libri oggi dispersi.

Duomo di Pavia

Il duomo di Pavia è una delle opere più importanti del Rinascimento lombardo. La costruzione della cattedrale ebbe inizio nel 1488; l'edificio sorge sul luogo in cui si trovavano le due precedenti cattedrali della città, Santo Stefano (del XI secolo) e Santa Maria del Popolo (del XII secolo). La cattedrale fu fortemente voluta dagli importanti ceti mercantili della città, durante la signoria di Ludovico il Moro, il quale ai due architetti scelti dai pavesi (Amadeo e Rocchi) affiancò Bramante. Leonardo da Vinci e Francesco Di Giorgio Martini furono interpellati nel 1490, per risolvere probabilmente le difficoltà tecniche relative all'innalzamento della cupola,che è stata conclusa nel 1884 da Carlo Maciachini ed è la terza più alta d'Italia. All'interno si trovano opere del XVI, XVII e XVIII sec. In particolare: Madonna col Bambino tra S. Antonio da Padova e S. Siro del Cerano, l'Adorazione dei Magi di Daniele Crespi e, fra le opere moderne, l'Immacolata di Federico Faruffini (1857). I lavori per costruire la chiesa sono stati interrotti più volte, infatti la cattedrale è stata completata solo nei primi anni del '900. La facciata è in mattoni, l'interno è a croce greca,l' interno è rivestito in marmi di Angera, Carrara e Ornavasso. Il duomo vanta anche il possesso delle Santissime Spine della corona di Cristo, mostrate durante l'omonima processione estiva. La cripta ospita le reliquie di San Siro, patrono della città festeggiato il 9 dicembre.

San Pietro in ciel d'oro

Chiesa romanica lombarda costruita sulle fondamenta di una chiesa paleocristiana nel X sec. dal caratteristico portale in arenaria,opera di Liutprando Re dei Longobardi. Nel 720 Pietro, zio del Re e Vescovo di Pavia, venne a sapere che i pirati saraceni avevano portato in Sardegna il corpo di Sant'Agostino e che invitavano i cristiani a comprare a peso d'oro quella loro preziosa reliquia. Mentre Pietro partiva con l'oro per assicurarsi il suo acquisto, il Re, volendo dare una degna dimora al grande Santo come suo omaggio, fece costruire una chiesa sui resti di una ancor più antica cappella. Oltre che per questo, San Pietro è celebre anche perché conserva i resti di Severino Boezio, ricordato da Dante nel Paradiso con i versi che sono riprodotti in una lapide esterna alla Chiesa. Si chiama San Pietro "in ciel d'oro" perché l'abside che sovrasta l'Arca di Sant'Agostino, suo sepolcro, in origine era un mosaico in oro zecchino che formava un cielo. Poi nel 1799 arrivarono i giacobini francesi con Napoleone, portarono via l'oro e adibirono la chiesa a magazzino militare. Solo nel 1895 il Cardinal Riboldi la rese al culto, fece fare la ricognizione del corpo di Sant'Agostino e, avutane la certezza dell'autenticità, la riconsegnò all'Ordine agostiniano. Vi è, poi, una terza ragione che rende celebre questa chiesa: posta fuori le mura e probabilmente "basilica" in origine, fu usata dai Re tedeschi come sede delle Diete. Infatti gli Imperatori, che tenevano in Pavia il loro rappresentante, quando scendevano in Italia, si fermavano in questa Chiesa e, riuniti i Vescovi e i Nobili, dettavano leggi e ordinamenti che poi venivano diffusi in tutta Italia.

San Michele

Eretta probabilmente dai goti o dai longobardi (che risultano particolarmente devoti all'arcangelo Michele), la presenza della basilica paleocristiana è documentata dal VI sec. Danneggiata nel X e nel XI sec, venne ricostruita nel 1132 in forme romaniche. Essa presenta molti elementi bizantini: le due effigi consumate che sono sopra le porte laterali della facciata sono Sant' Ennodio vescovo di Pavia del V secolo e Sant'Eleuterio, Vescovo di Ravenna. L'annunciazione in bassorilievo incastonata nel lato destro della chiesa di fronte a via Bossi è pure ortodossa in quanto vi figurano tre personaggi (la Vergine, l'angelo e un'ancella) tipica in oriente e rarissima in occidente. Nell'interno, nella porta chiusa di destra del braccio latino vi è poi un antico dipinto che è una "Dormitio Mariae", cioè la Madonna che si addormenta, non muore, secondo una tradizione pure bizantina. Nei secoli subì traversie e rifacimenti, l'ultimo dei quali è proprio quello conseguente all'invasione degli Ungari del 924; il tetto e la parte alta di San Michele sono infatti in mattone cotto e non in arenaria, così come anche il campanile. Sulla facciata si leggono le fasi successive per le quali passò: la parte inferiore originaria, la superiore mal composta, di materie diverse, disarmonica nelle parti, il che indica che fu riparata in fretta e con arte grossolana. Gran parte della facciata e i capitelli sono adorni di bassorilievi di stranissima forma e di figure mitologiche. Sopra la porta centrale vi è in calcare la figura di San Michele che calpesta un drago. Vi sono anche immurate delle scodelle colorate, segno che nella chiesa veniva offerta ospitalità ai pellegrini di passaggio che si recavano a Roma. La chiesa è a tre navate con due braccia a croce latina nel mezzo del pavimento del corridoio centrale si conservano quattro grosse pietre nere con la scritta "regibus coronam ferream solemni ritu accepturis heic solium positum fuisse vetus opinio testatur": è affermato , per antica tradizione, che qui fosse posto il trono in cui il Re con rito solenne riceveva la Corona Ferrea, attualmente a Monza nella chiesa di San Giovanni. Nell'altare maggiore troneggia una bella costruzione in legno lavorato, chiamata la Maestà, mentre nel primo altare di destra vi è un crocifisso laminato d'argento del XII secolo, detto di Teodote, regina longobarda confinata in convento per adulterio. Nella terza cappella, invece, si trova un pregevole polittico in legno dorato del XV secolo: questo perché tutte le statue di questa chiesa, da quelle in alto sopra l'altare maggiore e di stile assisano, sono in legno. Nell'altare maggiore si può notare un tratto di mosaico anteriore all'anno 1000, originale e vermiculato di marmi rossi, azzurrini e bianchi che rappresentano i mesi dell'anno, con al centro una figura con le insegne reali. La penultima volta reca dipinta nei medaglioni decorativi alcuni personaggi di Casa Savoia, ma anche Dante, San Tommaso, Boezio e Lanfranco e il complesso è chiamato: il Genio riverente a Dio; nella volta successiva vi sono invece affreschi di Andrino d'Edesia, un allievo di Giotto. Purtroppo la chiesa subisce un processo di sgretolamento, fin ora, irrefrenabile.

Piazza dellaVittoria e il Broletto

Piazza Grande, rinominata piazza della Vittoria nel primo dopoguerra, fu aperta dai Visconti alla fine del XIV secolo, ampliando l'area dell'antico foro romano, ingombrata da edifici medioevali. Tutto intorno alla piazza si affacciano numerosi edifici che con i secoli hanno subito delle trasformazioni, ancora originale, invece, il portico che ha mantenuto intatto tutto il suo splendore. La pavimentazione, originariamente in cotto, è stata sostituita dai ciottoli del fiume Ticino Sotto la piazza negli anni '50 è stato aperto un mercato coperto.. Celebre edificio che delimita la piazza è il Broletto (da "brolo", ovvero campo, prato, dove si tenevano le adunanze civiche) che è stato sede comunale fino al 1875. Il nucleo originario del palazzo (cortile interno e ala sud) fu costruito dal 1186 al 1198, sulla precedente antica sede vescovile del X sec. L'edificio si presenta come un blocco rettangolare con portico al pianoterra e un'ampia sala al piano superiore. Sulla facciata duecentesca si trovano la loggia a doppio ordine e lo scalone che immetteva direttamente nella grande sala delle adunanze. Il cortile interno presenta la loggetta dei Notai (1539) e l'abside maggiore del Duomo. L'interno ha mantenuto pochi elementi autentici. I resti pittorici di età viscontea e sforzesca sono conservati ai musei civici.

Torri medievali

Secondo alcuni testi antichi, le torri a Pavia erano circa un centinaio. Costruite tutte intorno al XII sec., la maggior parte era crollata già nel XIV sec. Molte sono state mozzate e trasformate in vani abitativi, ma sono ancora riconoscibili tra gli edifici del centro cittadino. Sono cinque quelle rimaste pressoché integre: le tre di piazza Leonardo da Vinci e le due di via Porta. Tra queste, la torre Belcredi (via Porta) raggiunge i 60 m e risulta essere la più alta. Probabilmente, la loro costruzione stava ad indicare il prestigio e la potenza delle famiglie influenti pavesi. Si narra che durante una festa al Castello data da Filippo Maria Visconti il Conte Del Maino promise di far edificare una torre capovolta se il figlio si fosse laureato; la torre in questione fu costruita nell'angolo della Casa del Maino, che è l'attuale Scuola Magistrale. Aveva un basamento di quattro metri e a una certa altezza si allargava formando balconi sovrapposti dai quali si poteva vedere la città da diverse altezze. Dove c'era lo sbalzo, vi era una fascia di granito bianco finemente lavorato che sembrava un pizzo e fu chiamata "la Torre del Pizzo in giù". Purtroppo questo capolavoro di ingegneria fu fatta abbattere da un governatore spagnolo nel 1715 perché, passandovi accanto, aveva l'impressione che gli cadesse addosso Ponte coperto Il ponte medievale venne edificato nel 1352 su uno più antico, di epoca romana (i cui resti sono visibili in mezzo al letto del fiume nei periodi di secca) e fu fatto fortificare dai Visconti nel 1378. In origine la costruzione era in asse con Strada Nuova (cardo massimo romano) e con la via principale del Borgo Ticino (ora via dei Mille). Il ponte che oggi vediamo non è l'originale, che fu distrutto durante i bombardamenti del '44. Il rifacimento moderno ha sposato il ponte più a valle, è a 5 arcate quasi uguali e la carreggiata è stata allargata per rendere il traffico veicolare più fluido. È ancora a schiena d'asino come quello medievale, con cento colonnette di granito che sorreggono il tetto come aveva ordinato il Visconti.

Università

Con la fondazione dell'ateneo nel XIV secolo per volontà della signoria dei Visconti e ampliato successivamente dall'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, di cui tiene ancora il colore giallo degli edifici pubblici austriaci, , la città, già sede di una scuola giuridica ubicata nel palatium, consolida il proprio ruolo di capitale anche in campo culturale. Il nucleo centrale del palazzo universitario, strutturato a doppia corte, si espande progressivamente inglobando edifici adiacenti e articolandosi attorno a cortili e chiostri monastici che diventano luogo di incontro e di studio. Sui muri si trovano busti e lapidi dei grandi maestri che hanno insegnato qui. In piazza Leonardo da Vinci si trova l'Aula Magna, che fu costruita nel 1850. La costruzione universitaria nei pressi delle torri era un tempo un Ospedale, detto di San Matteo; poi ospitò la Scuola Allievi Ufficiali di Comportamento e infine, dopo la II guerra mondiale, fu incorporato nell'Università.


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