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LOMBARDIA.IT - Ultimo aggiornamento 7 Marzo 2006 - 21:09
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TRADIZIONI DI COMO


Palio del Baradello

Primo e secondo sabato e domenica di settembre.
Nel lontano 1159 l'imperatore Federico Barbarossa giunge a Como con la moglie Beatrice di Borgogna per ringraziare dell'importante auito militare dato dalla citta' alla sconfitta di Milano. In quell'occasione i comaschi offrirono all'imperatore una grande festa, con luminarie, banchetti, tornei equestri e gare sul lago. Il Palio del Baradello prende il nome da un castello costruito dallo stesso Barbarossa in quell'epoca, di cui rimangono il mastio e la cortina su un'altura che domina la citta'. La manifestazione attuale nasce nei passati anni '70. Vi partecipano una decina di squadre, in rappresentanza dei borghi di Como e di altre localita' sulla costa del lago. Il primo sabato, in Piazza del Duomo si svolge la cerimonia di apertura del Palio, con figuranti e sbandieratori. La prima domenica, a Villa Erba di Cernobbio e' previsa la prova della giostra saracena: in corsa a cavallo, occorre colpire un piccolo disco del saracino. Il secondo sabato a Como, nella centrale Piazza Cavour si corre la cariolata: un conduttore spinge una carriola in cui ha posto un secondo condotto, con il quale poi si scambia. La seconda domenica, nelle acque del lago si svolge la regata delle lucie, gara con le tipiche barche comasche. Alle competizioni sono abbinati anche cortei in costume, ricostruzioni storiche, gastronomia e altre attrazioni.

Sagra di San Giovanni Battista

Ossuccio
Domenica dopo il 24 giugno
Sull'isola sorgevano anticamente alcuni edifici religiosi e civili, tutti distrutti dai comaschi verso il 1169, all'epoca dell'imperatore Federico Barbarossa. Una delle chiese abbattute era la collegiata di S. Eufemia d'Isola, nella quale si conservavano alcune reliquie di martiri donate dal vescovo Sant' Abbondio. Un'altra chiesa era quella dedicata a S. Giovanni Battista, che venne poi ricostruita sui propri ruderi, ritrovati nel 1500; da allora gli Ossuccesi vi si recano in processione nella ricorrenza del Santo. La festa inizia la sera del sabato, con una suggestiva luminaria realizzata in un paese sulla riva del lago;sono i lumaghitt, perché un tempo i lumi- a olio- erano posti nei gusci delle lumache lacustri. Uno spettacolo pirotecnico simboleggia l'antica distruzione dell'isola. La domenica mattina una processione di barche addobbate porta le reliquie sull'isola, dove poi viene celebrata la messa. Nel pomeriggio si fa festa con gruppi folcloristici e musicali.

Festa Patronale della Madonna della Neve

Pusiano
4,5 agosto
A Pusiano si trova un santuario dedicato alla Madonna della Neve, la cui ricorrenza cade il 5 agosto. Le pratiche religiose si svolgono in una cornice festosa: le case e il paese, le barche e il lago vengono illuminati con i tradizionali lumit e balunit, si tengono pranzi all'aperto e fuochi d'artificio.

Festa della Madonna di Loreto

Lanzo D'Intelvi
Ultimo sabato, domenica e lunedì di gennaio
La festa è celebrata da tre processioni, la più solenne delle quali è quella che si svolge la sera della domenica. Alla vigilia della festa avviene la vestizione dell'immagine della Madonna Nera, compiuta in segreto da un gruppo ristretto di donne, che rivestono il simulacro di un fastoso manto ricamato. Si dice che il motivo di questa riservatezza sia il fatto che l'immagine è costituita semplicemente da una gerla capovolta, su cui è fissata la testa lignea della Vergine. Nella processione appaiono bambine e bambini che portano stendardi o piccoli gruppi scultorei con raffigurazioni di misteri religiosi, oppure impersonano figure di santi, secondo l'iconografia tradizionale cattolica.

Palio dei falò

Lezzeno
18 marzo
In occasione della festa di San Giuseppe vengono allestiti numerosi falò: tra le varie contrade del paese si svolge un'accanita competizione per costruire il rogo più grande e il più bello. Al falò meglio riuscito viene assegnato un premio.

Carnevale

Schignano
Settimana di Carnevale
Questo Carnevale, uno dei più interessanti della cerchia alpina, è caratterizzato dalla contrapposizione tra due gruppi di partecipanti, i Belli e i Brutti. I Belli si travestono in casa con l'aiuto delle donne della famiglia: ogni elemento del loro costume sta a indicare sfarzo ed eleganza un po' leziosa. Indossano un gran cappello decorato di piume, di fiori e di una cascata di nastri multicolori; sul petto- reso rigonfio da un'imbottitura di foglie secche- portano collane, catenelle, orologi; l'abito è confezionato con scialli colorati. Il volto dei Belli è nascosto da splendide maschere in legno, dai tratti molto marcati ma non caricaturali. Alla cinture portano particolari campanacci in bronzo e portano in mano oggetti come bamboline, specchi e tabacchiere che mostrano con gesti teatrali alle persone del pubblico. I Brutti si preparano invece in stalle e fienili fuori del paese e il loro travestimento è in ogni particolare opposto a quello dei Belli: si ricoprono di tute da lavoro lacere, di pelli di pecora, si imbottiscono di fieno, paglia, foglie di granoturco fino a diventare del tutto informi, si mettono sulle spalle gerle piene di rifiuti e portano una vecchia valigia. Sulla testa i Brutti si mettono grandi corna di bue e indossano machere di legno di colore scuro e dai tratti spesso contorti; corrono qua e la facendo risuonare i loro campanacci di ferro, si rotolano per terra, cadono al suolo come morti. Alcuni dei Belli trascinano, legata alla cintura con una corda, la propria moglie-schiava, la Ciocia (in realtà un uomo travestito) che inveisce contro il marito-padrone, lo insulta, gli rinfaccia la sue dissipazioni e le infedeltà compiute mentre lei è costretta a rimanere in casa a lavorare e a badare ai figli. Il martedì prima delle Ceneri. La maschere dei Belli e dei Brutti escono da sole o a piccoli gruppi e vagano per le strade del paese, per poi riunirsi in una piazzetta precedute dalle due figure dei Sapeur, cioè gli Zappatori, che devono aprire il corteo, come nelle parate degli eserciti dell'epoca napoleonica. Tra loro spicca un personaggio non mascherato chiamati Sicurtà, ossia Sicurezza, destinato a garantire il pacifico svolgimento del Carnevale. Quando cala la sera, trascinato su una slitta appare Carlisep, un fantoccio che rappresenta il Carnevale morente. Il tentativo di rianimarlo non riesce e quindi si decide di bruciarlo, ma a questo punto Carlisep balza in piedi e scappa. Tutto inutile perché viene ripreso,sostituito con un fantoccio vero, riportato in piazza e bruciato.

I Marziröö

Sorico
Primo marzo
A Sorico ragazzi e bambini passano di casa in casa suonando corni e campanacci. Appana entrati nelle case fanno rumore con i loro strumenti e ricevono piccoli doni, in particolare farina di polenta, che servirà per una cena in comune alla sera. Cerimonie analoghe destinate ad annunciare la primavera e a risvegliare la natura si svolgono anche in Valtellina e nel Bergamasco.

La Giubiana

Albavilla
Ultimo giovedì di gennaio
La Giubiana è un personaggio leggendario, personificazione del male, il cui nome deriva da "giobia", vale a dire giovedì, giorno in cui si riteneva si riunissero le streghe. In questa festa la Giubiana è rappresentata da un enorme fantoccio grottesco, che viene portato in giro per il paese in un corteo di maschere e personaggi in costume, tra cui spiccano i confratelli della Buona Morte e il boia vestito di rosso. Alla fine del percorso la Giubiana viene issata sul rogo e data alle fiamme. Manifestazione analoghe si svolgono in altre località, come Busto Arsizio, Cantù, Guanzate e Lurago d'Erba.




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