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LOMBARDIA.IT - Ultimo aggiornamento 7 Marzo 2006 - 21:09
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STORIA DI COMO


La fondazione di Como (Novum Comum) da parte dei Romani risale al 59 a.C., anche se la zona era stata abitata fin dall’antichità da Etruschi e Galli. Con la caduta dell’Impero romano, Como subisce le invasioni di Goti, Longobardi e Franchi. Nel 1127 nel conflitto contro Milano, viene sconfitta e distrutta. Si allea poi con Federico Barbarossa e viene ricostruita e partecipa alla distruzione di Milano nel 1162. Fra il 1300 ed il 1400 Como passa sotto alle signorie dei Visconti e degli Sforza. Nel 1500 subisce la pesante dominazione spagnola che la impoverisce sia dal punto di vista economico che demografico. Con gli Austriaci nel 1700 Como riprende l’attività mercantile e vede una crescita economica. I progressi scientifici e le nuove ideologie politiche non impedirono che lo sfacelo e le occupazioni travolgessero le popolazioni allorché, tra il 1796 e il 1797, le truppe napoleoniche, subentrate agli austriaci, operarono un ennesimo drenaggio di imposte estorte ai comuni tramite un nuovo organo: l'Amministrazione Generale della Lombardia, costituita nell'agosto 1796. La nuova organizzazione amministrativo territoriale decisa dalla Francia vide Como centro del dipartimento del Lario comprendente l'antico comasco, la valle d'Intelvi, i feudi di Campione, Civenna, Limonta e Valsolda. Agli inizi dell'Ottocento, i quattro quartieri che costituivano il territorio degli antichi Corpi Santi di Como, Monte Olimpino, Sagnino, Tavernola e Ponte Chiasso, incominciarono a delinearsi come entità sociali autonome. Tale pratica di riordino, unita alla concessione dei benefici derivanti dall'autonomia amministrativa, si consolidò con l'avvento della Repubblica Italiana nel 1802 e con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1805. La politica doganale francese interruppe i contatti con i mercati tedeschi e siccome i bilanci comunali presentavano condizioni precarie, come già fece la Spagna, anche il nuovo governo attuò espropri al solo scopo di rimpinguare le proprie finanze. La caduta di Napoleone, nel 1814, si accompagnò alla caduta del Regno d'Italia. Il Congresso di Vienna portò a una nuova sistemazione del Regno Lombardo-Veneto sotto l'Austria, che abolì i dipartimenti e creò le province: Como, non più a capo del dipartimento del Lario, divenne capoluogo di provincia e sede di una delegazione imperiale. Gli austriaci ripristinarono il loro rigido e repressivo governo. In questi anni, il fisico Alessandro Volta, già professore della scuola di Como, scoprì l'elettricità dinamica e realizzò la pila elettrica. In campo artistico, gli ideali ottocenteschi si tradussero nel neoclassicismo, architettonicamente rappresentato della chiesa di Santa Cecilia. Con la conclusione delle guerre napoleoniche, si aprì una nuova fase negativa. Il rientro delle truppe coincise con l'aumento della disoccupazione e l'inizio della prima crisi del XIX secolo, cui seguirono quelle del 1825, del 1836 e del 1845-47.La pesante cortina del dominio austriaco di nuovo sull'Italia, non portò solo prosperità ma anche un governo illiberale. L'opposizione ai regni assolutisti scosse l'edifico congressuale viennese dando inizio ai moti che trovarono Como in prima linea: durante l'esplosione del 1848 la città vantò, in concomitanza con Milano, cinque valorose giornate d'insurrezione che portarono alla sua liberazione. Il sentimento antiaustriaco esplose violentemente dopo la sconfitta italiana nella prima guerra d'indipendenza e Vittorio Emanuele II realizzò il tanto atteso affrancamento dell'Italia, alla cui causa contribuì l'intero paese. In particolare Como ricorda Giuseppe Sirtori, Paolo Carcano e il capitano De Cristoforis, caduto nella battaglia di San Fermo e al quale è dedicata una caserma. Como divenne uno dei comuni più ricchi. Le esigenze agricole legate all'industria serica favorirono lo sviluppo della gelsicoltura che ebbe formidabile impulso dal XIX secolo. L'elevato ritmo di crescita economica poggiava sulla diffusione capillare di filatoi e telai meccanici, sul combustibile minerale e, soprattutto, sulla macchina a vapore. All'Esposizione di Parigi del 1900 le ditte Bernasconi, Carcano Musa e Stucchi di Como furono largamente rappresentate e, dal 1904, il numero dei telai meccanici di Como superò di gran lunga quello di Milano e raggiunse anche il mercato londinese. Lo sviluppo della torcitura riunì nel comasco l'81,3% dell'intera attività svolta nel paese: la ricchezza di fonti di energia idraulica rese infatti più facile che altrove la combinazione filatura-torcitura. Negli anni 1922-23 il crollo dell'allevamento del baco da seta segnò la fine di una grande pagina della storia agraria lombarda definita poi dalla crisi mondiale del 1929. Nella provincia di Como la caduta del prezzo dei bozzoli causò la scomparsa dell'allevamento e se la filatura subì un'inversione di tendenza, le attività di torcitura e tessitura, impiegando fibre diverse, si mantennero salde. Nello stesso periodo veniva istituito il Gran Consiglio del Fascismo. A Como il movimento fascista fu costituito nel 1920 e alla sua penetrazione invano si opposero minatori e mulinari di Introbio e Cortabio. Nel 1940 in tutta la zona lariana, si accese la lotta partigiana. Alla fine del '45 si concludeva l'amministrazione alleata delle province settentrionali e si votava per la Repubblica. Oggi le attività economiche in crescita sono, oltre alla tradizionale industria serica, il terziario avanzato e il turismo. La città è diventata anche un polo universitario con la fondazione nel 1988 dell'Università degli Studi dell'Insubria, che ha un forte legame con il territorio: la percentuale degli immatricolati dell'anno 2000-2001 proveniva per il 53,4% dalla provincia stessa. A Villa Erba, a Cernobbio, in marzo e in ottobre le manifestazioni Idea Como e Como Moda, in cui la seta è protagonista, confermano sia la vitalità economica della città sia come la sua antica produzione continui a contraddistinguerla. L'eclettismo di Como sta nell'aver valorizzato le bellezze del paesaggio e la dolcezza del clima, l'antica tradizione della sua industria e il suo potenziale economico, insieme agli aspetti culturali. La posizione, la tradizione storica, la rete di trasporti, il facile approvvigionamento di energia sono le ragioni della sua ricchezza: l'intelligenza degli uomini, l'operosità e una volontà coesa hanno guidato nei secoli la città verso un successo civile ed economico che né i Visconti o la Spagna né il governo austriaco o napoleonico riuscirono a scoraggiare.


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