parole leggere, navigazione veloce.
menu principali | contenuto principale | motore di ricerca e menu contestuale | piè di pagina
 d

Una speranza per la Terra


menu principali
chi siamo | mappa | guida | faq | contatti

contenuto principale
Ultimo aggiornamento: 28/3/2008

Sei in home / religioni / CCEE

Il CCEE e il dialogo interreligioso sul problema ambientale

Il CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) ha organizzato sei conferenze, in cui hanno partecipato anche i delegati della Santa Sede, del Consiglio pontificio Justitia et Pax, della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (ComECE), della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) e dell’Unione dei religiosi superiori maggiori in Europa (UCESM).

Tra gli elementi scaturiti dalle discussioni si citano i principali:

1. Le chiese cristiane sono concordi nella valutazione dei problemi ecologici. Considerano la responsabilità per il Creato una sfida centrale per il futuro della società, per una pace sicura e anche per la testimonianza cristiana nella società moderna. Le chiese protestanti, in riferimento al sovra-sfruttamento delle risorse della Terra da parte dell’uomo, pongono l’accento sulla realtà del peccato originale e la “dipendenza” della grazia divina. La chiesa ortodossa pone l’accento sul sacerdozio comune della persona, che porta a un atteggiamento di profondo rispetto nei confronti del Creato. Per i cattolici l’eucaristia è la regola, secondo cui, attraverso il ringraziamento per i doni del Creato e del lavoro dell’uomo, si ritrova l’equilibrio tra natura e cultura.

La Charta Oecumenica è una buona base per la collaborazione tra le diversità riconciliate. Queste riescono a completare la molteplicità degli spunti.

2. Anche nel dialogo interreligioso si possono ritrovare grandi concordanze nella percezione e nel giudizio sui temi ambientali: l’ebraismo sottolinea l'importanza che la Bibbia e il Talmud danno alla natura; nell’Islam l'uomo è l'amministratore e non il padrone della Terra; il buddismo, poiché indica la vita interiore come presupposto per raggiungere la felicità e l’armonia con la natura, esorta ad evitare un atteggiamento consumistico; il cristianesimo dà importanza alla “ecologia umana”. In questo modo prende in considerazione anche il contesto culturale e sociale in cui è immersa la persona. Essa riconosce il valore di ciascun essere vivente, ma non conferisce alla natura una venerazione tipicamente religiosa.

Il dialogo ecumenico e quello interreligioso sono un elemento fondamentale sulla via verso la pace e la responsabilità ecologica. Infatti una delle prerogative per la pace è anche la comprensione e l’accordo tra le differenti culture sulla tutela e la giusta distribuzione delle risorse del creato.

Sono necessari un dialogo intenso e iniziative concrete, affinché i “conflitti ecologici” non cadano sul piano religioso. In questa prospettiva il dialogo tra cristiani e musulmani oggi acquista un’importanza particolare.

4. Dal momento che i problemi ambientali riguardano tutto il globo, anche le soluzioni devono essere globali. Allo stesso tempo le massime etiche, le decisioni politiche e le soluzioni pratiche, eseguite con continuità, hanno bisogno di una base solida a livello locale. Le chiese in quest’ambito hanno una missione particolare. Questa per loro è una chance unica, poiché esse sono presenti a tutti i livelli.

Le chiese e le religioni sono delle alleate naturali di una politica volta alla sostenibilità responsabile. Ciò avviene grazie alla loro capacità di saper progettare a lungo termine, dare prospettive di senso e creare opinione, formare comunità attive e azioni di solidarietà pratica.

La libertà di religione, garantita dalla Costituzione europea (art. 51), non è da applicare soltanto alle attività di culto, ma anche alla libertà e responsabilità di collaborare al bene della società e della politica. Un metodo valido per raggiungere ciò è di curare i rapporti con i responsabili della politica e dell’economia. Dalle discussioni condotte nel corso della consultazione è nata la convinzione che la crisi ecologica, nelle sue diverse sfaccettature e implicazioni spirituali, etiche, politiche e pratiche, può essere affrontata a lungo termine solo attraverso una collaborazione tra le chiese, le religioni e nel dialogo aperto con le strutture sociali secolari.


menu contestuale

Motore di ricerca

Ritagli

"La Scrittura (...) ci ricorda la responsabilità di "custodire" il creato difendendolo dalla rapina, dall'inquinamento, dalla desertificazione e nello stesso tempo salvandolo da quella limitatezza di uso che nasce dalla ingordigia del nostro occidente ricco. Mentre noi, il 20% della popolazione del mondo, costruiamo una società del benessere, gli altri popoli del mondo restano nella ristrettezza, nella fame, nell'ignoranza e nella povertà."

Carlo Maria Martini


piè di pagina
Creative Commons License
I contenuti di questo sito, salvo diversa indicazione, sono rilasciati sotto una licenza Creative Commons License.
Tutti i marchi sono proprietà dei rispettivi proprietari