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risaie

Ecomuseo del Parco Sud Milano

ultimo aggiornamento: 26/9/2007

Attrezzi agricoli

Erano numerosi gli strumenti usati per coltivare i campi e le risaie.
buoiLa lavorazione del riso esigeva cure supplementari rispetto alle altre colture e presentava dunque per gli obbligati e gli avventizi d'entrambi i sessi, un ventaglio ampio di occupazioni che li coinvolgevano per una parte significativa dell'anno. Emerge in modo abbastanza evidente il ruolo subalterno della donna rivestiva nel lavoro agricolo, le donne infatti erano impiegate stabilmente o stagionalmente nelle mansioni meno qualificate e più umili.
La prima operazione da compiere sulla futura risaia era la concimazione: i bifolchi o i cavallanti scaricavano sul campo mucchi di letame, che le donne dovevano poi sparpagliare con le forche.

Iniziavano poi i lavori di aratura: sul campo, oltre ai bifolchi con i buoi e l'aratro, erano presenti le donne.

aratroDapprima si approfondiva il vecchio solco e le obbligate con le zappe intervenivano a ripulirlo e ad abbassarlo.

Dopo l'aratura bisognava costruire gli argini della risaia con il badile.
Veniva poi immessa l'acqua che dava modo di evidenziare le parti di terreno affioranti, abbassate e spoltigliate (slottatura) con zappe dalle obbligate, mentre un cavallante livellava ulteriormente il terreno passando con una tavola di legno trainata dall'animale. A questo punto avveniva la semina, compiuta da avventizi particolarmente esperti, e perciò meglio pagati, i seminatori.

Le donne venivano spesso mandate a ripulire coi rastrelli la superficie dell'acqua da paglie galleggianti (frammenti di stoppie) e dallo strato di alghe.

La mietitura del riso, sostanzialmente simile a quella del grano, si svolgeva con squadre disposte sul campo. zappeOltre alla falce, i mietitori, si erano muniti di ditali di canna che servivano a proteggere le dita della mano sinistra con la quale reggevano i fasci di spighe falciati dalla destra e, un fazzoletto colorato che mettevano tra la nuca e il cappello per ripararsi dalla polvere e dai moscerini.

La prima operazione meccanizzata che si diffuse fu la trebbiatura. Già all'inizio del novecento si era abbandonata la "tresca", attuata facendo passare animali da tiro sulle messi distese sull'aia, e si riservava la battitura del cereale col correggiato solo alla preparazione dei semi di risone.

La trebbiatura a macchina richiedeva ancora molto lavoro umano poiché bisognava continuamente alimentare il fuoco, se si usava la macchina a vapore.
Prima della diffusione degli essiccatoi il cereale trebbiato, ma non ancora pulito, veniva allargato sull'aia: doveva subire un'ultima e definitiva essiccatura, inoltre si dovevano separare i chicchi dai residui di paglia. Presso i piccoli affittuari o per piccole quantità di cereali si usavano i ventolatori meccanici, che pulivano il risone sfruttando l'azione di setacci mobili e della corrente d'aria provocata dalla ventola, essi venivano azionati dalle donne.Le riserie si diffusero tardi, per cui in molte Dall'archivio fotografico del FOTOCUB ROBBIO, p. g. c. cascine esisteva la pila, azionata, in genere, da una ruota di mulino. Nell'ottocento si usavano pile più semplici, dove i chicchi sgusciati dovevano essere fatti passare in una serie di grossi crivelli appesi al soffitto; un tempo si pilava a mano, pestando il risone in un grosso mortaio di pietra con un pesante pistone di legno rivestito in fondo di ferro.
Ben noti sono gli sviluppi successivi della risicultura: abbandono del trapianto, diserbo chimico e fitormonico, mietitura e trebbiatura completamente meccanizzate. Prima di questi grossi cambiamenti colturali, volti essenzialmente a ridurre il fabbisogno di manodopera, anche a scapito di produzioni più cospicue (come dimostra la rinuncia al trapianto).

"La natura è lo spirito visibile, lo spirito è natura invisibile"
Schelling