Karel Čapek (1890 - Praga - 1938) giornalista e scrittore ceco.
Nel 1921, venne messo in scena il suo dramma R.U.R. (Rossum's Universal Robots) (I robot universali di Rossum, scritto nel 1920).
La storia è simile a quella dell'homunculus di Teofrasto Paracelso.
L'ingegner Rossum, dopo anni di tentativi, riesce a produrre nel suo laboratorio dei tessuti viventi.
Cerca di imitare il protoplasma e, infine, scopre una sostanza il cui comportamento è uguale a quello della sostanza viva.
Inizialmente tenta di creare un cane artificiale. Poi decide di formare un uomo.
II nipote di Rossum pensa invece di sfruttare la scoperta per costruire un tipo di lavoratore instancabile, un docile schiavo.
Čapek pensava di usare, per i suoi automi operai, la parola “labori”, ma suo fratello Josef suggerì che suonava meglio robot, derivato dallo slavo robota, che significa lavoro forzato, schiavitù.
I robot di Rossum sono uomini e donne, fatti di materia vivente eppure artificiali. In loro è stato eliminato ogni attributo inutile ai fini del lavoro, come sentimenti, emozioni, stanchezza.
Čapek descrive un mondo in cui i robot sostituiscono le persone in ogni occupazione. Gli esseri umani, privi di impegni, perdono ogni e rinunciano anche riprodursi.
I robot universali vengono anche mandati in guerra e infine, quando un socio di Rossum dà loro le emozioni e il dolore, decidono di ribellarsi.
Le creature, che secondo alcuni sono una metafora del proletariato che raggiunge la coscienza di classe, si impadroniscono del mondo e sterminano la razza umana.
Alla fine del dramma restano al mondo solo due robot, che si innamorano. Forse, come nuovii Adamo ed Eva, riusciranno a ricostruire una società.
Čapek fu candidato al Nobel, ma non lo vinse.
Morì nel 1938, mentre era ricercato dalla Gestapo per le sue posizioni antinaziste.
Ma R.U.R. sarebbe passato alla storia.
"The question is not whether intelligent machines can have emotions, but whether machines can be intelligent without any emotions" Minsky, The Society of Mind