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Macchine come noi?

la sfida dell'intelligenza artificiale
ultimo aggiornamento: 19/3/2007
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Isaac Asimov

Asimov, ottimista e fiducioso, nel 1942, a ventidue anni, immaginò che i robot del futuro sarebbero stati costruiti per essere i migliori amici dell'uomo.

Ovviamente lo scrittore non seppe immaginare un come e un perché nel funzionamento dei robot. Non previde la nascita dell’intelligenza artificiale, non pensò che l'esistenza dei calcolatori potesse essere legata a quella dei suoi robot. Si limitò ad immaginare un misterioso cervello positronico.

In The Caves of Steel, racconto pubblicato sulla rivista Galaxy Science Fiction, immaginò che ogni robot incorporasse sin dalla costruzione l'obbligo a tre fondamentali leggi della robotica:

  1. Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordinii impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa difesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.

Isaac Asimov nel 1965
Isaac Asimov nel 1965

"The question is not whether intelligent machines can have emotions, but whether machines can be intelligent without any emotions" Minsky, The Society of Mind