1.
che l'architettura futurista è l'architettura del calcolo,
dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del
cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra
tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del
mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità
e della leggerezza;
2. che l'architettura futurista non è per questo un'arida
combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè
sintesi, espressione;
3. che le linee oblique e quelle ellittiche sono
dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva
superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e
che non vi può essere un'architettura dinamicamente
integratrice all'infuori di esse;
4. che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto
all'architettura, è un assurdo, e che soltanto dall'uso e
dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o
violentemente colorato, dipende il valore decorativo
dell'architettura futurista;
5. che, come gli antichi trassero ispirazione dell'arte
dagli elementi della natura, noi - materialmente e
spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione
negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo
creato, di cui l'architettura deve essere la più bella
espressione, la sintesi più completa, l'integrazione artistica
più efficace;
6. l'architettura come arte delle forme degli edifici
secondo criteri prestabiliti è finita;
7. per architettura si deve intendere lo sforzo di
armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con
l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta
del mondo dello spirito;
8. da un'architettura così concepita non può nascere
nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri
fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e
la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni
generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo
costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà
alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole
in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e
l'Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro
la vigliaccheria passatista.
"Gli
otto punti dell'architettura futurista"
da "Il Manifesto dell'architettura futurista" di
Antonio Sant'Elia
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Considerato
l'esponente tipico, se non l'unico, dell'architettura futurista,
le proiezioni megalopolitane di Sant'Elia rimangono fino a tutti
gli anni '30 un punto di riferimento ideale costante nella scena
dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana.
Nato a Como,
dopo essersi diplomato capomastro, si trasferisce per lavoro
a Milano, ove apre un proprio studio professionale. E' tra i
fondatori del Gruppo Nuove Tendenze, che espone nel mese di
giugno 1914 alla Famiglia Artistica. Immediatamente successiva
è la sua adesione al futurismo: "Lacerba" del 1 agosto 1914 pubblica
il suo manifesto dell'architettura futurista. Di idea socialista, nel luglio
1915 si arruola assieme agli altri futuristi: un anno dopo viene
ucciso durante un assalto.
Influenzato
stilisticamente dalla rigorosa scuola viennese di Otto Wagner
e dal 'vedutismo' di Hoppe, nelle sue rappresentazioni è chiara
la consapevolezza che la misura della Città Nuova non è l'edificio,
ma la struttura urbana intesa come insieme di organiche ed interconnesse
relazioni, nel riconoscimento che l'unico punto di partenza
è la "vita tumultuosa" delle grandi città.
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Caseggiato
Via secondaria
per pedoni
Progetto per la
Stazione di Milano
Villa Elisi
Edificio
monumentale
Chiesa
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