1888-1916

 PROCLAMO:
 

1. che l'architettura futurista è l'architettura del calcolo, dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza;

2.
che l'architettura futurista non è per questo un'arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione;

3.
che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi può essere un'architettura dinamicamente integratrice all'infuori di esse;

4.
che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all'architettura, è un assurdo, e che soltanto dall'uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell'architettura futurista;

5.
che, come gli antichi trassero ispirazione dell'arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell'ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato, di cui l'architettura deve essere la più bella espressione, la sintesi più completa, l'integrazione artistica più efficace;

6.
l'architettura come arte delle forme degli edifici secondo criteri prestabiliti è finita;

7.
per architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito;

8.
da un'architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell'ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l'Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista.

"Gli otto punti dell'architettura futurista" 
da "Il Manifesto dell'architettura futurista" di Antonio Sant'Elia

Considerato l'esponente tipico, se non l'unico, dell'architettura futurista, le proiezioni megalopolitane di Sant'Elia rimangono fino a tutti gli anni '30 un punto di riferimento ideale costante nella scena dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana.

Nato a Como, dopo essersi diplomato capomastro, si trasferisce per lavoro a Milano, ove apre un proprio studio professionale. E' tra i fondatori del Gruppo Nuove Tendenze, che espone nel mese di giugno 1914 alla Famiglia Artistica. Immediatamente successiva è la sua adesione al futurismo: "Lacerba" del 1 agosto 1914 pubblica il suo manifesto dell'architettura futurista. Di idea socialista, nel luglio 1915 si arruola assieme agli altri futuristi: un anno dopo viene ucciso durante un assalto.

Influenzato stilisticamente dalla rigorosa scuola viennese di Otto Wagner e dal 'vedutismo' di Hoppe, nelle sue rappresentazioni è chiara la consapevolezza che la misura della Città Nuova non è l'edificio, ma la struttura urbana intesa come insieme di organiche ed interconnesse relazioni, nel riconoscimento che l'unico punto di partenza è la "vita tumultuosa" delle grandi città.


Caseggiato

Via secondaria per pedoni

Progetto per la Stazione di Milano

Villa Elisi

Edificio monumentale

Chiesa

 

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