Antonio
Sant'Elia ideò la sua "Città Nuova" tra il 1913 e il 1914,
quando in Italia era da poco iniziata la rivoluzione industriale. Questo speciale
avvenimento diede una spinta verso i futurismi, da cui furono attratti un
gruppo di poeti, scrittori e anche architetti, come lo stessoSant'Elia.
La "Città che sale" di Boccioni e la "Città Nuova"
di Antonio Sant'Elia sorgono in un clima particolare, come nuovi miti,
con due modelli di metropoli, una, Milano, con un ritmo di
vita ancora ottocentesco ma in espansione e l'altra New York, proiettata nel futuro,
come si
poteva vedere dalle descrizioni e illustrazioni delle riviste.
L'architettura
in Italia nei primi anni del 1900 era schiacciata dal peso di un
generico e diffuso eclettismo, dove predominava l'effetto decorativo
tradizionale sulla struttura. Si registravano, infatti, influssi di
civiltà orientali o egiziane, unite all'utilizzo passivo, sin dai tempi
del neoclassicismo, di elementi o di stili tipici di civiltà di altre
epoche. In questo periodo emergono ben pochi architetti che utilizzano nuovi
materiali ed effetti decorativi. Mancavano in Italia personalità
inventive come Otto Wagner e Loos, che rinnovarono l'architettura in
Europa. Ma
anche la voce di Sant'Elia restò a lungo isolata.
L'architetto
comasco ebbe il merito di proporre nel 1914 un modello di architettura legato
di più alla funzione, lasciando nuda la struttura, senza
alcuna
sovrapposizione ornamentale.
Sant'Elia
espresse tutte le sue idee architettoniche nellove
Tendenze" alla Permanente di Milano, e che, con alcune frasi più provocatorie suggerite dal
clima futurista, ripropose nel "Manifesto dell'Architettura
Oltre
agli architetti Sant'Elia e Chiattone, altri espositori della mostra
erano Dundreville, Erba e Carrà (Vedi sezione dedicata a ciascun autore).
Per
riuscire a comprendere meglio il messaggio è bene procedere in
parallelo, istituendo un confronto con un altro manifesto dell'architettura,
scritto da Umberto Boccioni tra la fine del 1913 e l'inizio del 1914, ma
rimasto inedito.
Nel
manifesto dell'architettura futurista, Sant'Elia subì certamente l'influsso dei precedenti
manifesti futuristi, che l'architetto conosceva almeno in parte. Si avverte in particolar modo nel distacco netto dalla tradizione, nel
bisogno di essere moderno e di aderire al suo tempo, nell'uso esclusivo del materiale nuovo, offerto dall'industria. Non era più
necessario l'aspetto "massiccio del marmo", al quale si
preferiva la "snellezza e la fragilità del cemento armato".
Si
sta formano un nuovo ideale di bellezza, che tende al gusto del leggero e del pratico: la "Casa moderna", proposta
da Sant'Elia, è simile ad una gigantesca macchina. Sicuramente
l'architetto non esclude i risultati artistici quando sostiene che
l'architettura nuova è l'architettura del "Calcolo Freddo",
ossia dell'audacia temeraria e della semplicità; "l'architettura
del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra
tessile e di tutti quei surrogati al legno, alla pietra e al mattone che
permettono di ottenere il massimo dell'elasticità e della
leggerezza...." non esclude i risultati artistici, perché tutto si basa su di una premessa emotiva. In tale esaltazione della
macchina, già mito dei futuristi, c'è il legame oltre che con
l'industria, anche con la scienza.
Il
tema dei materiali è uno delle tematiche simili nei manifesti del
Boccioni e dell'architetto Sant'Elia. Entrambi
danno importanza alla struttura nuda dell'edificio, all'esaltazione
della "casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e
senza scultura, ricco soltanto della bellezza congenita alle sue linee e
ai suoi rilievi". La facciata, in tale nuova concezione
architettonica, non ha più una permanente importanza: l'esterno è da
sacrificare all'interno.
A
ciò si ricollega bene la concezione che la nuova creazione architettonica
debba opporsi al passato. Sant'Elia insiste su questo concetto: "l'architettura
si stacca dalle tradizioni. Si ricomincia da capo per forza".
Ciò implica un'opposizione al legame agli ordini e agli stili antichi e
anche agli stili stranieri.
Altro
tema trattato sia da Boccioni che da Sant'Elia è il valore espressivo
attribuito ai materiali
dalla loro epoca. Sant'Elia afferma che l'architettura nuova è quella
del cemento armato e dei nuovi materiali, da cui ne deriva l'esaltazione del
Calcolo Freddo, che non esclude anche un concetto di
bellezza. Sant'Elia sostiene che nella
nostra vita sono entrati "elementi di cui gli artisti non hanno
neppure sospettato la possibilità, prima tra tutti la creazione di un
nuovo ideale di bellezza, ancora oscuro, ma di cui già se ne sente il
fascino".
Con
tali premesse teoriche, Sant'Elia può realizzare il prodotto del proprio ingegno
creativo, non del tutto utopico, nelle tavole della "Città
Nuova" fabbricandola creativamente, "simile ad un cantiere,
tumultante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte".
Si
entra così nel pieno dei miti del futurismo, il dinamismo e la
macchina: "Sentiamo di non essere più gli uomini delle
cattedrali e degli arengari; ma dei grandi alberghi, delle stazioni
ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati
coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, sventramenti salutari.
Noi dobbiamo inventare e fabbricare ex novo la città moderna simile ad
un immenso cantiere tumultante, agile, mobile, dinamico in ogni sua
parte, e la casa moderna, simile ad una macchina gigantesca. Gli
ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle
scale; ma le scale - divenute inutili - debbono essere abolite, e gli
ascensori debbono inerpicarsi come serpenti di ferro e di vetro lungo le
facciate. La casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e senza
scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai
suoi rilievi; straordinariamente brutta nella sua meccanica semplice,
alta e larga quanto più è necessario, e non quanto è prescritto dalla
legge municipale, deve sorgere sull'orlo di un abisso tumultuante: la
strada, la quale non si stenderà più come un soppedaneo al livello
delle portinerie, ma si sprofonderà nella terrà per più piani che
accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti per i
transiti necessari, da passerelle metalliche e da tapis roulants". |