Como, 1888 - 1916

 

Antonio Sant'Elia ideò la sua "Città Nuova" tra il 1913 e il 1914, quando in Italia era da poco iniziata la rivoluzione industriale. Questo speciale avvenimento diede una spinta verso i futurismi, da cui furono attratti un gruppo di poeti, scrittori e anche architetti, come lo stessoSant'Elia. La "Città che sale" di Boccioni e la "Città Nuova" di Antonio Sant'Elia sorgono in un clima particolare, come nuovi miti, con due modelli di metropoli, una, Milano, con un ritmo di vita ancora ottocentesco ma in espansione e l'altra New York, proiettata nel futuro, come si poteva vedere dalle descrizioni e illustrazioni delle riviste.

L'architettura in Italia nei primi anni del 1900 era schiacciata dal peso di un generico e diffuso eclettismo, dove predominava l'effetto decorativo tradizionale sulla struttura. Si registravano, infatti, influssi di civiltà orientali o egiziane, unite all'utilizzo passivo, sin dai tempi del neoclassicismo, di elementi o di stili tipici di civiltà di altre epoche. In questo periodo emergono ben pochi architetti che utilizzano nuovi materiali ed effetti decorativi. Mancavano in Italia personalità inventive come Otto Wagner e Loos, che rinnovarono l'architettura in Europa. Ma anche la voce di Sant'Elia restò a lungo isolata. 

L'architetto comasco ebbe il merito di proporre nel 1914 un modello di architettura legato di più alla funzione, lasciando nuda la struttura, senza alcuna sovrapposizione ornamentale.

Sant'Elia espresse tutte le sue idee architettoniche nellove Tendenze" alla Permanente di Milano,  e che, con alcune frasi più provocatorie suggerite dal clima futurista, ripropose nel "Manifesto dell'Architettura

Oltre agli architetti Sant'Elia e Chiattone, altri espositori della mostra  erano Dundreville, Erba e Carrà (Vedi sezione dedicata a ciascun autore).

Per riuscire a comprendere meglio il messaggio è bene procedere in parallelo, istituendo un confronto con  un altro manifesto dell'architettura, scritto da Umberto Boccioni tra la fine del 1913 e l'inizio del 1914, ma rimasto inedito.

Nel manifesto dell'architettura futurista, Sant'Elia subì certamente l'influsso dei precedenti manifesti futuristi, che l'architetto conosceva almeno in parte. Si avverte in particolar modo nel distacco netto dalla tradizione, nel bisogno di essere moderno e di aderire al suo tempo, nell'uso esclusivo del materiale nuovo, offerto dall'industria. Non era più necessario l'aspetto "massiccio del marmo", al quale si preferiva la "snellezza e la fragilità del cemento armato".

Si sta formano un nuovo ideale di bellezza, che tende al gusto del leggero e del pratico: la "Casa moderna", proposta da Sant'Elia, è simile ad una gigantesca macchina. Sicuramente l'architetto non esclude i risultati artistici quando sostiene che l'architettura nuova è l'architettura del "Calcolo Freddo", ossia dell'audacia temeraria e della semplicità; "l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati al legno, alla pietra e al mattone che permettono di ottenere il massimo dell'elasticità e della leggerezza...." non esclude i risultati artistici, perché tutto si basa su di una premessa emotiva. In tale esaltazione della macchina, già mito dei futuristi, c'è il legame oltre che con l'industria, anche con la scienza.

Il tema dei materiali è uno delle tematiche simili nei manifesti del Boccioni e dell'architetto Sant'Elia. Entrambi danno importanza alla struttura nuda dell'edificio, all'esaltazione della "casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e senza scultura, ricco soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi". La facciata, in tale nuova concezione architettonica, non ha più una permanente importanza: l'esterno è da sacrificare all'interno. 

A ciò si ricollega bene la concezione che la nuova creazione architettonica debba opporsi al passato. Sant'Elia insiste su questo concetto: "l'architettura si stacca dalle tradizioni. Si ricomincia da capo per forza". Ciò implica un'opposizione al legame agli ordini e agli stili antichi e anche agli stili stranieri.

Altro tema trattato sia da Boccioni che da Sant'Elia è il valore espressivo attribuito ai materiali dalla loro epoca. Sant'Elia afferma che l'architettura nuova è quella del cemento armato e dei nuovi materiali, da cui ne deriva l'esaltazione del Calcolo Freddo, che non esclude anche un concetto di bellezza. Sant'Elia sostiene che nella nostra vita sono entrati "elementi di cui gli artisti non hanno neppure sospettato la possibilità, prima tra tutti la creazione di un nuovo ideale di bellezza, ancora oscuro, ma di cui già se ne sente il fascino".

Con tali premesse teoriche, Sant'Elia può realizzare il prodotto del proprio ingegno creativo, non del tutto utopico, nelle tavole della "Città Nuova" fabbricandola creativamente, "simile ad un cantiere, tumultante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte".

Si entra così nel pieno dei miti del futurismo, il dinamismo e la macchina: "Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali e degli arengari; ma dei grandi alberghi, delle stazioni ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare e fabbricare ex novo la città moderna simile ad un immenso cantiere tumultante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa moderna, simile ad una macchina gigantesca. Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale - divenute inutili - debbono essere abolite, e gli ascensori debbono inerpicarsi come serpenti di ferro e di vetro lungo le facciate. La casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi; straordinariamente brutta nella sua meccanica semplice, alta e larga quanto più è necessario, e non quanto è prescritto dalla legge municipale, deve sorgere sull'orlo di un abisso tumultuante: la strada, la quale non si stenderà più come un soppedaneo al livello delle portinerie, ma si sprofonderà nella terrà per più piani che accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da tapis roulants".

 

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