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FAMOSI PROBLEMI DELL’ANTICA GRECIA

I tre problemi più famosi che i greci hanno risolto sono:

I greci, pur essendo riusciti a risolvere questi problemi, non furono soddisfatti del loro lavoro. Infatti volevano risolverli usando solamente una riga non graduata e un compasso, mentre ci riuscirono solo usando semplici linee curve.

Questi studi comunque li condussero alla scoperta di molte altre nozioni matematiche.

La dimostrazione di queste soluzioni non viene proposta per la complessità degli argomenti.

IPPOCRATE DI CHIO

Ippocrate nacque probabilmente nel 460 a.c. e morì nel 380 a.c. Esercitò come prima attività quella del mercante poi, in seguito al trasferimento ad Atene nel 430, si dedicò allo studio della geometria e divenne famoso per importanti contributi, tra i quali la quadratura delle lunule e la produzione del primo libro riguardante la geometria.

Ippocrate inoltre costituì una propria raccolta che anticipò di un secolo gli elementi presi in considerazione da Euclide. Questo manuale venne perduto, nonostante fosse conosciuto da Aristotele. Ippocrate scrisse in questo testo il problema sulla quadratura delle lunule che deriva dalla quadratura del cerchio.

 

Le lunule sono regioni piane delimitate da archi appartenenti a due differenti circonferenze.

Ippocrate probabilmente pensava che la quadratura delle lunule avrebbe portato alla soluzione del problema alla quadratura dello stesso cerchio.

Ippocrate dapprima ha dimostrato che, in un triangolo rettangolo con dei semicerchi sui cateti e inscritto in un altro semicerchio, le lunule formate dal semicerchio che inscrive il triangolo e da quelli costruiti sui cateti hanno area uguale e che, quindi, ognuna risulta di area uguale a quella di un triangolo che sia la metà di quello dato. Visto che ogni triangolo può essere “quadrato”, anche queste lunule possono essere “quadrate”.  

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ALTRI PROBLEMI DI QUADRATURA

Ippocrate proseguì prendendo in considerazione un trapezio inscritto in una semicirconferenza in modo tale che la base minore e i lati obliqui siano congruenti. Inoltre considerò anche un’altra semicirconferenza il cui diametro è congruente ai tre lati uguali del trapezio.

Cominciò dimostrando che l’area dei semicerchi costruiti sui lati congruenti e dell’altra semicirconferenza sono uguali all’area del semicerchio che inscrive il trapezio.

Successivamente dimostrò che i segmenti circolari costruiti sui tre lati congruenti sono congruenti tra di loro.

Quindi le lunule che si sono formate più la semicirconferenza a parte sono uguali all’ area del trapezio.

Tuttavia non riuscì a quadrare una delle lunule che avrebbe portato alla quadratura del cerchio completo perché erano lunule di tipo diverso da quelle precedenti.

Per questo Ippocrate non riuscì a risolvere il problema della quadratura del cerchio.  

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LA QUADRATURA DEL CERCHIO

Questo è uno tra i più celebri problemi non risolti della matematica. Sono state date numerosi soluzioni ma alcune di queste del tutto ridicole.

Il problema è il seguente:

costruire un quadrato di area equivalente a un cerchio dato con l’aiuto di riga e compasso.

 

Il problema sembra all’apparenza semplicissimo. Questo problema fa parte con la trisezione dell’angolo e la duplicazione del cubo dei tre problemi classici risalenti all’antica Grecia. Nessuno riuscì a costruire questo quadrato pur conoscendone benissimo l’esistenza.

Ora si sa che il problema è impossibile da risolvere, almeno con riga e compasso.

Se si considera un cerchio di raggio r, quindi con area r2∏. Quindi il lato del raggio dipende da r e ∏.

∏ è un numero particolarissimo poiché è irrazionale e non è il risultato di nessuna equazione algebrica per cui è impossibile disegnare un quadrato di tali dimensioni. Pertanto le dimensioni del quadrato sono approssimate e non si possono rappresentare solamente con riga e compasso.

Per dimostrare l’impossibilità della quadratura del cerchio si dovette attendere il 1882 quando F. Lindemann dimostrò la trascendenza di ∏, ovvero che tale numero non è soluzione di una equazione algebrica a coefficienti razionali.  

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LA TRISEZIONE DELL'ANGOLO

Il problema della trisezione dell'angolo, come è noto consiste, dato un angolo nel costruirne un altro che sia la terza parte di quello dato.

I greci, partendo da misure di angoli assegnati, tentarono di costruirne altri che fossero stati la terza parte.

Questo procedimento era impossibile facendo uso solo della riga e del compasso.  

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IPPIA E LA SUA CURVA

Ippia è vissuto nel V secolo a.C.  e per risolvere il problema della trisezione dell'angolo ideò la curva che porta il suo nome e che viene così costruita:

nel quadrato ABCD si trasli uniformemente la retta AC verso la retta CD, contemporaneamente si faccia ruotare la retta AD intorno a D in modo che quando AD coincide con DC, pure AD coincida con DC.

I punti della curva sono i punti di intersezione delle due rette citate.

Questo problema, non può essere risolto in modo classico cioè con riga e compasso, come cercavano di fare gli antichi, tuttavia è possibile risolverlo facendo uso di altre curve, come questa curva di Ippia.

Con questo metodo non è solo possibile dividere l'angolo in tre parti ma in un numero qualsiasi di parti uguali  

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LA DUPLICAZIONE DEL CUBO

Secondo una leggenda,il re Minosse aveva costruito una tomba di forma cubica per il figlio Glauco, ma quando venne a sapere che essa misurava solo 100 piedi in ciascuna direzione, pensò che era troppo piccola.

Egli disse “deve essere raddoppiata nella sua dimensione (in volume)” ed ordinò ai costruttori di obbedire in fretta al suo ordine raddoppiando i lati della tomba.

I matematici si resero conto che era stato commesso un errore, poiché in quel modo la tomba sarebbe diventata otto volte maggiore in volume rispetto a quella progettata.

Si misero allora alla ricerca del procedimento per ottenere un volume doppio, ma questo problema si rivelò tutt’atro che semplice.

Questo problema venne ricondotto da Ippocrate al problema della costruzione di due segmenti rettilinei. La scoperta di Ippocrate, tuttavia non risolse il problema della duplicazione del cubo.

Essa serve unicamente per trasformare il problema originale in uno di differente enunciato ma di uguale difficoltà.

In effetti, nel cercare di risolvere questo problema i greci fecero ricorso all’uso di altre curve o di altri strumenti diversi dalla riga e dal compasso, trovando  diverse soluzioni del problema, la più famosa è la seguente: la soluzione di Menecmo.

Si ritiene che Menecmo abbia scoperto la parabola e l’iperbole equilatera e che ne fece uso nella soluzione del problema della duplicazione del cubo.

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