Tanto tempo fa a Tresivio, alcuni pastori si accorsero che di notte qualcuno rubava il latte dai grossi contenitori posti nelle vasche piene d’acqua di una piccola baita. Costruita a ridosso di un bosco ombroso sfruttava le fresche acque di un ruscello che scorreva lì accanto per mantenere fresco il latte. Decisero pertanto di sorvegliare a turno la piccola casupola per scoprire il colpevole di quelle ruberie. Per alcune notti videro un’ombra aggirarsi da quelle parti, sembrava la sagoma di una vecchia, ma quando tentavano di inseguirla, scompariva nel nulla, come se si fosse volatilizzata. Una notte però Gilberto, uno dei pastori, mentre era di guardia, sentì un insolito rumore di passi venire verso di lui, stette in ascolto, i passi si avvicinavano sempre di più, poi gli si proiettò davanti un’ombra lugubre e spaventosa: era l’ombra di una vecchia donna. Dopo pochi attimi infatti dall’angolo in cui era appostato vide la vecchia avvicinarsi alla casupola, sentì la porta cigolare sui cardini e poi richiudersi con un tonfo. Rapido il pastore chiuse il catenaccio, poi corse in contrada a svegliare i pastori, che si svegliarono di soprassalto e corsero in strada. In breve una moltitudine di cittadini si ritrovò presso la baita per smascherare la ladra, ma della vecchia nessuna traccia. Ciononostante il latte nelle conche continuava a diminuire e i contadini furono costretti a ripristinare i turni di guardia con la speranza di scoprire i responsabili. Più volte videro entrare una vecchia e uscire un gatto che diventava poi inspiegabilmente invisibile. Finalmente una volta il gatto venne anche di giorno e venne sorpreso mentre stava bevendo il latte da una conca. Il pastore di guardia lo colpì alla schiena con un coltello. Senza toccarlo con le mani avvolsero il gatto in uno straccio e lo misero in una cesta. Si recarono poi nei pressi di un burrone e lo scaraventarono nella valle sottostante. In quello stesso giorno sparì dalla circolazione una vecchia che abitava proprio in una contrada vicina e nessuno ne seppe più niente. Gli abitanti del paese pensarono che la vecchia fosse una strega, capace di assumere sembianze animalesche e quindi fosse proprio lei la responsabile di quelle ruberie. La roccia dalla quale venne buttato il gatto fu chiamata “Crap de la Vegia” e ancora adesso si chiama così.
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