In un tempo molto lontano, la gente credeva che le streghe della Valle del Garza si riunissero a Caino solamente nelle notti in cui infuriavano gli elementi impazziti tra cielo e terra.
Era credenza comune che le streghe subissero l’influsso negativo dei “rintocchi del martello” e si disperdessero senza provocare alcun danno.
Il più convinto era il campanaro di Caino. Munito di grande coraggio l’uomo appena udiva la notizia di una bufera, correva nella cella della campana a colpirla con il martello.
Una di quelle notti di allarme, il campanaro trovò un sostituto affinché suonasse di continuo la campana al suo posto. Una volta trovato non esitò un attimo per dirigersi al raduno delle streghe.
Favorito dall’oscurità raggiunse il luogo e si nascose dietro un grosso tronco. Inorridito dallo spettacolo l’uomo sobbalzò. Le streghe innalzavano le braccia al cielo tuonante intorno ad un grande falò. Ad un certo punto tutte si fermarono immobili e guardare le lingue di fuoco incandescenti. Per incanto dal braciere spuntò fuori una creatura demoniaca insieme a degli enormi boati. Un odore di zolfo avvolse il campanaro e questo gli suscitò la nausea.
In quell’istante il campanaro non resistette più ed emise un urlo talmente forte da udirsi in tutta la cittadina. Le streghe si rianimarono, lo catturarono e lo portarono al cospetto della creatura infernale. Fu trasformato in un albero che rimase nel centro della piazza. Dopo l’accaduto le streghe non si fecero più vedere.
Alla leggenda non resta che tramandare nel tempo l’amara storia delle “strie dè Caj” con l’intento di rendere perenne testimonianza del coraggio del povero campanaro, il cui sacrificio contribuì a restituire pace e serenità alla comunità della valle.
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