Della magnifica e bellissima rocca di Bernacco ora non restano che macerie, sulla cima ai 777 metri del monte.
Ai tempi del Medioevo, sulla valle dominava il ricco feudatario Ertulliano. Egli si prese il lusso di costruire sulle sommità del monte la sua dimora. Dagli abitanti la rocca era denominata “il nido dell’avvoltoio”. Il termine “avvoltoio” fu scelto proprio perché il feudatario appariva di tanto in tanto nella cittadina e ogni qualvolta che vi passava portava con se morte e dolore. Grazie all’appoggio dei suoi giannizzeri, trascorreva il tempo rubando con facilità i beni altrui.
Il popolo doveva al feudatario numerosi tributi sempre più esordienti, soprattutto in tempo di siccità e carestia. Ertulliano se la spassava da padrone assoluto e era terribile con coloro che gli mancavano di rispetto e con chi non effettuava i pagamenti in orario.
Gli scudieri del feudatario erano molto esigenti sul fatto de l pagamento: esigevano per sè fanciulle rapite.
[…] Spesso diversi forestieri e invitati di Ertulliano salivano alla rocca. Purtroppo però alcuni dei forestieri più ricchi non rivide più la strada del ritorno. Il crudele padrone di casa li condannava a morte solo per il suo insaziabile desiderio di cupidigia. Una volta morti li derubava di tutti i loro averi
Non aveva chi gli volesse bene, non aveva parenti, né amici, né sudditi fedeli.
Nella sua casa non si udivano grida gioiose di bambini e non erano presenti sorrisi di donne gentili, bensì fino a tarda notte si udivano unicamente le grida scomposte degli avvinazzati e i canti sguaiati dei gavazzatori, perfetto ornamento della rocca.
[…]La gente ormai era al limite della sopportazione tanto che molti decisero di scappare di notte eludendo le guardie del tiranno. Quelli che decidevano di rimanere e di preservare i propri beni ricavati dalle fatiche di una vita pregavano il Signore di liberarli da quella calamità. Le preghiere dei cittadini furono presto esaudite. L’aiuto arrivo da qualcuno inaspettato: formiche rosse. Questi piccoli animali cominciarono a minare le sodamente della rocca. All’inizio Ertulliano i suoi scagnozzi non fecero caso a questo strano fenomeno ma l’invasione delle formiche andava dilagando, formiche nelle sale, nelle cantine, nelle dispense, dovunque.
Il feudatario non ne poteva più, non riusciva a dormire, a mangiare per lui ormai erano diventate una ossessione. Usò qualsiasi mezzo a sua disposizione ma tutto fu inutile, le formiche oramai avevano distrutto le intere fondamenta.
Una notte parve che l’invasione fosse cessata e il padrone di casa decise di festeggiare l’evento.
Invitò nella sua enorme dimora i signori del suo stesso livello e malvagità. All’incirca a metà serata un temporale dalle dimensione gigantesche si abbattè su di loro. Non si resero conto della gravità e continuarono a rumoreggiare come se niente fosse mentre tutti gli abitanti speravano che le loro preghiere fossero avverate. Ad un tratto il ciclone circondò la rocca e tutti udirono solo un grande boato, e poi solo silenzio.
Al mattino, un sole sfolgorante rivelò il miracolo. Grida di gioia si ripercorsero di casa in casa. La rocca era sparita. Da allora la valle respirò sollevata.
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