Leonardo
dedicò all'occhio vastissimi studi, riportati all'interno del manoscritto D
del codice Windsor. Il suo procedimento percorse in un certo senso il metodo
usato nella moderna tecnica microscopica, basato nell'incorporazione in
paraffina di frammenti di tessuti organici, da tagliare col microtomo in
esilissime fettine per essere sottoposte ad esame.
Secondo
Leonardo il nervo ottico emergeva posteriormente dall'occhio andando a
stabilire delle connessioni con il cervello. Alcune imprecisioni
riguardavano,invece, la forma del cristallino. Egli considerava la zona della
retina corrispondente al punto di ingresso del nervo ottico sull'asse ottico
(linea centrale); in realtà ciò non è vero e l'unico punto cieco della
retina è proprio quello in questione, mentre il più sensibile è quello
corrispondente alla cosiddetta favea.
Precisò,
poi, che, oltre alla visione distinta degli oggetti, posti lungo la linea
centrale, esisteva anche una sensibilità visiva più limitata per le cose poste
al di fuori di tale linea, la cosiddetta visione indistinta, che oggi sappiamo
essere dovuta ai raggi luminosi che cadono sulle regioni extra-faveali della
retina.
Interessante
osservazione fu quella che accennava alla massima possibilità che ha l'occhio
di discriminare le sensazioni cromatiche quando gli oggetti sono posti sulla
"linea centrale". Leonardo studiò quasi tutti gli aspetti fondamentali
della funzione visiva:
-
l'acuità della vista e le illusioni ottiche
-
visione monoculare e binoculare
-
senso stereoscopico e stimoli luminosi
-
fenomeno della persistenza delle immagini visive
-
sensibilità cromatica
-
modificazione della pupilla
-
la questione della grandezza delle immagini in rapporto all'angolo visivo
-
applicazione delle leggi fisiche della rifrazione
- l'interpretazione di alcuni fenomeni patologici come la presbiopia e
la diplopia.
Ma
scarsi sono gli accenni alla funzione uditiva e gustativa.