La vita

Filippo Bruno nacque a Nola, in Campania, nel 1548. Dopo l'infanzia passata a Nola, nel 1562, si  Trasferisce a Napoli per continuarvi gli studi. Nella città partenopea gli è maestro di dialettica il Sarnese, di tendenze averroistiche e antifilologiche, dal quale Bruno deriva la forte avversione per il formalismo di molta cultura umanistica. La logica gli viene insegnata dal monaco agostiniano Teofilo di Vairano, che viene oggi ritenuto il suo più importante maestro, il quale gli fa conoscere la tradizione platonica. La lettura dell'Ars memoriae di Pietro Ravennate, inoltre, indirizza Bruno allo studio delle tecniche mnemoniche e delle opere di Raimondo Lullo, da qui in poi motivo centrale della sua ricerca.
Entrato, verso i diciotto anni, nel convento di San Domenico a Napoli, muta il suo nome in Giordano.


Napoli - monumento a
Giordano Bruno

Ancor prima dell'ordinazione, si fa notare per il suo carattere insofferente. Nel 1567 viene processato ed ammonito. È ordinato sacerdote nel 1572.
Più gravi sono i processi del 1576, il primo per  eresia, il secondo con l'accusa di aver assassinato, a Roma, il confratello che lo aveva denunciato.
Il sospetto è infondato, ma la situazione si è tanto ingarbugliata che Bruno pensa di abbandonare l'abito e si reca nel Nord dell'Italia ed, infine, a Ginevra, dove passa al calvinismo, ma, anche qui, viene processato. 

ritratto di Calvino
Scuola olandese, "Giovanni Calvino", XVIII secolo

Abiura allora il calvinismo, che continuerà poi ad avversare con fervore e tenacia per tutta la vita.
Lascia Ginevra per la Francia nel 1579. Dapprima vive a Tolosa poi, nel 1581, si trasferisce a Parigi. Qui ottiene protezione ed appoggi dal re Enrico III. 

ritratto di Enrico III

Re Enrico III

Pubblica il Candelaio e il De umbris Idearum.

Frontespizio del Candelaio


Nel 1583 si reca in Inghilterra, al seguito dell'ambasciatore francese, pare con un incarico di spionaggio. Vive soprattutto a Londra.
Trascorre un po' di tempo anche a Oxford, dove entra in conflitto con i docenti dell'università, i quali gli contestano di aver proposto come sue dottrine e parole di Marsilio Ficino  (le dottrine magico-ermetiche).
Inoltre Bruno combatte in Inghilterra una battaglia in difesa dell'eliocentrismo. Gli atenei inglesi rappresentano in questo periodo una roccaforte dell'intransigenza dottrinaria puritana, e la tutela scrupolosa del significato letterale della Bibbia è il terreno principale sul quale si esercita la pedanteria dei professori.
In Inghilterra pubblica le sue opere più importanti: La Cena delle ceneri, De la causa, principio e uno, De l'infinito universo e mondi, lo Spaccio della bestia trionfante, Degli eroici furori.
Nel 1585 torna a Parigi, ma perde la protezione del re e deve fuggire dopo un burrascoso scontro con gli aristotelici che aveva sfidato con l'opera Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos.


Frontespizio dei Centum et viginti articuli

Contrariamente alle sue attese, nella riunione da lui convocata per sancire di fronte a un ampio pubblico la superiorità della sua filosofia su quella aristotelica, c'è chi accetta la sfida e, in un puntiglioso intervento sostiene Aristotele, dimostrando l'inconsistenza delle critiche di Bruno. E non si tratta di un esponente della conservatrice Sorbona, ma di un giovane avvocato, sostenitore di posizioni politiche innovatrici.
Bruno, sentendosi ormai isolato, invece di ribattere, preferisce darsi alla fuga e, il giorno stesso, lascia precipitosamente Parigi.
Nel 1586 si trasferisce in Germania, a Wittenberg, dove elogia pubblicamente il luteranesimo.
Nel 1588 cerca, senza successo, di ottenere i favori dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo.

Rodolfo II
Rodolfo II d'Asburgo

Nel 1589, a Helmstädt, entra nella comunità luterana, ma viene espulso dopo appena un anno

Lutero
Lutero, particolare della Resurrezione di Lazzaro di Lucas Cranach il vecchio

Nel 1590 si reca a Francoforte, dove pubblica il De triplici minimo et mensura, il De monade, numero et figura e il De immenso et innumerabilibus, seu de universo et mundis.
A Francoforte riceve l'invito del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, che desiderava apprendere la mnemotecnica, che Bruno proponeva come arte magica.
Nel 1591 accoglie l'invito e rientra in Italia.
Ben presto il Mocenigo, probabilmente deluso dall'insegnamento di Bruno, lo denuncia all'Inquisizione.
Il primo processo, a Venezia, nel 1592, si conclude con una ritrattazione di Giordano Bruno.
L'Inquisizione romana chiede però, ed ottiene, dopo qualche resistenza del governo veneziano, il suo trasferimento a Roma.
A Roma Giordano Bruno trascorre otto anni di dura prigionia, durante i quali il suo atteggiamento si fa via via più intransigente.
A chi gli intima di ritrattare risponde di non dovere e non volere pentirsi e di non sapere di che cosa pentirsi.
Nel 1600 viene pronunciata la sentenza di condanna che lo consegna al braccio secolare, perché venga giustiziato.

manoscritto della condanna
Manoscritto della condanna di Giordano Bruno

Alla lettura della condanna, Bruno esclama:«Avete più paura voi a emanar questa sentenza che io nel riceverla».
Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno è arso vivo come eretico in Campo dei Fiori a Roma.


Piazza Campo dei Fiori con il monumento a Giordano Bruno