B. BRECHT E GALILEI
Bertold Brecht visse tra il 1989 e il 1956.
Scrisse la sua "Vita di Galileo" in una prima redazione
tra il 1937 e il 1939. Lo spettacolo teatrale fu rappresentato
allo Schauspielhaus di Zurigo il 9/9/1943; in seguito l'autore ne
fece altre due redazioni: una fu rappresentata al Coronet Theatre
di Los Angeles il 30/7/1947, l'altra, definitiva, andò in scena,
postuma, il 15/1/1957 al Theater am Schiffbauerdamm di Berlino.
TRAMA
Galileo vive a Padova con un modesto stipendio che la repubblica
di Venezia gli paga per il suo insegnamento di matematiche alla
locale Università e va elaborando le prove delle nuove teorie
copernicane. Lo aiuta un ragazzino, Andrea Sarti, figlio della
sua governante, che diventerà uno dei suoi più fedeli
discepoli. La Repubblica gli garantisce libertà nelle sue
ricerche in cambio di uno stipendio miserevole. Galileo, che
Brecht descrive come un genio non privo del senso degli affari e
amante dei piaceri della vita, e talvolta anche privo di
scrupoli), vende alla repubblica come sua invenzione il
cannocchiale che già si costruiva in Olanda e di cui casualmente
era venuto a conoscenza e decide poi di trasferirsi a Firenze
alla dipendenza del giovanissimo duca Cosimo de' Medici per
conquistarsi maggiore agiatezza. A lui intitola, come atto di
omaggio, i satelliti di Giove da lui scoperti, le Stelle Medicee.
Ma a Firenze si scontra con l'incomprensione dei filosofi e dei
matematici ed incorre nei sospetti dell'Inquisizione. Tuttavia
continua le sue ricerche anche durante la peste che spopola la
città.
La scena si sposta a Roma. Mentre la fama di Galileo si diffonde
nel mondo, le sue dottrine vengono prima vagliate dal Collegio
Romano, istituto pontificio per le ricerche scientifiche, che ne
riscontra l'esattezza. Poi però lo scienziato viene ammonito
dall'Inquisizione affinché sospenda i suoi studi d'astronomia.
Obbedisce e tace per otto anni. Riprende i suoi studi alla
notizia che è eletto papa il cardinale Barberini, appassionato
matematico. Ma le cose vanno di male in peggio: il duca di
Firenze rifiuta di ricevere in omaggio il Discorso dei massimi
Sistemi che Galileo gli dedica, e l'Inquisizione lo convoca a
Roma perché sia sottoposto a processo. Galileo di fronte alla
minaccia di torture, memore del rogo su cui era perito Giordano
Bruno, ritratta le sue teorie. Gli allievi, sdegnati con lui, lo
abbandonano: lo scienziato è conscio della sua umiliazione, ma
afferma che nulla vale di più della vita e che solo chi vive
può testimoniare la verità.
Begli ultimi anni della sua vita, prigioniero dell'Inquisizione
ad Arcetri, Galileo, che si è impegnato a sospendere gli studi
astronomici, scrive nascostamente, ormai quasi cieco, i Discorsi
sopra le scienze nuove, e prima di morire riesce ad affidare il
manoscritto ad Andrea Sarti il quale, partendo per l'Olanda, era
passato a salutare l'antico maestro per riconciliarsi con lui.
COMMENTO
La "Vita di Galileo" è una delle opere fondamentali
della cultura del secolo scorso, di cui Brecht ha vissuto in
prima persona i più gravi e importanti avvenimenti della storia
mondiale.
Questa, uno dei massimi capolavori di Brecht, rivela attraverso
le diverse fasi della sua stesura l'evolversi della posizione di
Galileo, visto come eroe positivo per eccellenza nella prima
versione, in quelle successive si carica di ombre dopo l'abiura;
ne risulta un personaggio di grande vitalità drammatica, anche
se la verosimiglianza storica rimane compromessa.
Il testo si propone dunque una analisi introspettiva
dell'importante scienziato pisano nel momento forse fondamentale
della sua vita, la decisione dell'abiura. E' questo il fulcro
verso il quale tutta l'opera converge.