disegno raffigurante una corriera disegno raffigurante una corriera

Ottobre 2003 - Viaggio alla scoperta dei fondamenti irrazionali ed etici dello studente


Hanno collaborato alla creazione di questo numero:
Giovanni Pieri & Lorenzo Bagnoli, Marco Parma (per gli amici “il preside ”), Giuseppe Schiavone, Andrea Cirella, Davide Cipolla, Maurizio Capone, Giulia Ferrari, il computer di casa Pieri (che ha dato i numeri), Pippo, Topolino e Pluto.

Sommario:

A volte ritornano... - WTO, Droga: allarme rosso - Gli studenti di Curlandia - Giornalino: esortazioni all’uso Pomeriggio in centro - Ipse dixit - Marta & Simone - L’angolo dei poeti - Deliri da prima ora - Er Quizze - Striscia di Pico Allende


Gli studenti di Curlandia

Gli studenti di Curlandia sono in agitazione da un mese, e non mollano. Contraria­mente agli scorsi anni, la discussione sul giornale della scuola e la prima settimana di studio autogestito non sono finite in un clima di stanchezza: anzi, hanno offerto spunti per continuare ad approfondire alcuni temi che i ragazzi definiscono strategici e su cui vogliono vederci chiaro una volta per tutte.
« Nei nostri collettivi siamo partiti da un punto fermo»
dice Wolf, che fa parte del gruppo dei più impegnati nell’Istituto Superiore “Voltaire” di Dago di Curlandia, che ci ospita per questa chiaccherata con gli studenti «abbiamo detto basta con le parole d’ordine preconfezionate dagli adulti. Intendiamoci: la riforma della scuola sarà anche una faccenda seria, ma a noi non interessa la scuola di domani o dopodomani, a noi interessa quello che succede in classe, adesso».
«Secondo punto fermo»
gli fa eco Alina «è stato il rifiuto della politicizzazione. Tutti sanno che partiti e sindacati strumentalizzano la nostra protesta, e questo di per sé allontana tutti quelli che non appartengono a una certa area ideologica. Invece il collettivo o l’autogestione non devono essere rossi o neri, devono essere momenti in cui studiamo e discutiamo quello che davvero ci interessa, senza aderire a formule preconfezionate».
«C’è un terzo caposaldo» soggiunge Tony «ed è che abbiamo deciso di dimostrare di avere la capacità di produrre risultati concreti e di avanzare alla scuola richieste ben precise, sulle quali non vogliamo transigere, perché la scuola non può darci il servizio che vuole, senza contrattarlo con noi, senza che noi siamo convinti di quello che facciamo. Negli anni scorsi, passata la settimana era tutto finito e non restava­no tracce; adesso no, la musica è cambiata».
«Effettivamente i ragazzi hanno presentato alcune precise richieste»
ammette il professor Markus, pre­side della scuola  «come quella di seguire alcune lezioni di economia sul tema delle pensioni». Non è un po’ presto per occuparsene? «Certamente» re­plica il preside «ma loro hanno giustificato la loro richiesta dicendo che il pat­to fra le generazioni oggi è iniquo e loro vogliono capire meglio come stanno le cose».
«È vero»
conferma Alina. «Sui giornali si legge sempre di questa benedetta riforma delle pensioni: alla fine, sindacati e Lega Curlanda, destra e sinistra, tutti dicono di no per paura di perdere voti; però dicono anche che i conti non tornano. E siccome i conti noi li dovremo pagare, vogliamo vederci chiaro».
Il preside Markus è preoccupato, perché dal Ministero dell’Educazione Nazionale con­tinuano a chiedergli relazioni su relazioni, su quello che sta succedendo, e gli studenti, per tornare in classe, stanno ponendo condizioni molto dure. «Io come al solito sto in mezzo. Questi qua sono determinati; i genitori tutto sommato o se ne fregano o li sostengono; di farli tornare in classe non c’è verso. Accettare le loro condizioni è impossibile...» Perché? «Perché questi sono impazziti. Vogliono studiare, è vero: ma pretendono di essere esonerati dalle lezioni che giudicano inutili. Dentro l’insegnante e fuori loro, a studiare da soli altre cose decise da loro! Mi capisce? Il Ministro mi dice di trattare e di convincerli; e dice che se non ci riesco è colpa mia…».
«È inutile che il
preside si arrabbi» replica, un po’ risentita, Giuliana «Se ci sono lezioni in cui si gioca a carte, è meglio uscire dall’ipocrisia, e non farle. E lo stesso se ci sono lezioni in cui si mandano a memoria delle cose senza capirle. Io ho il dove­re di stare a scuola solo se imparo a ragionare con la mia testa ».
Su questo tema le puntualizzazioni dei ragazzi sono molte. Le riassume per tutti Alex: «In uno dei nostri gruppi di studio abbiamo studiato il problema della perdita di competitività della Curlandia; abbiamo capito, fra l’altro, che il nostro declino va di pari passo con la nostra perdita di ruolo nella società della conoscenza; che questo declino ha a che fare con la qualità della formazione; e che, quindi, nel nostro interesse e per il nostro futuro, non possiamo più accettare lo scambio al ribasso che ci propone la scuola: poco ti diamo, e poco studio ti chiediamo. Basta con la scuola di massa di basso livello. Basta con i professori che non amano il loro mestiere o non lo sanno fare. E nei contenuti dello studio vogliamo mettere il naso, come no. Si dice che la scienza e la tecnica sono decisive per competere a livello internazionale, e poi non le studiamo!».
Riferiamo tutto questo al preside , che, alla fine, sbotta: «Guardi, io ho compiuto cinquant’anni e li ho passati quasi tutti dentro la scuola. Ne ho viste di tutti i colori, però sinceramente quest’anno c’è qualcosa di nuovo: determinazione, autonomia di pensiero, libertà dagli schemi precostituiti. Non rientrano nei ranghi, perché dicono di aver capìto che la promozione che regala loro la scuola è una presa in giro, perché “dentro” non ci sono i saperi; non si lasciano guidare, né condizionare da partiti, sindacati e organizzazioni studentesche legate ai partiti. Dicono che questo mondo dominato dai vecchi vogliono spazzarlo via, prima che sia troppo tardi...».  «Dica la verità, preside : tutto sommato questa cosa non le di­spiace, la fa sentire più giovane…». «Per carità! Non vorrei mai tornare alla loro età, ero così confuso e infelice…E poi si metta nei miei panni: discutere con loro sarà anche divertente, ma tengo famiglia e sono sotto ispezione, perché tutto questo dibattito è cominciato sul giornalino della scuola, stampato a cura e spese dell’Istituto…». «Di che cosa ha paura, preside ?». «Non so come andrà a finire; spero so­lo che mi mandino in un paese di montagna, e che quest’incubo finisca…»n,  

Marco Parma