disegno raffigurante una corriera la Curiera

Ottobre 2003 - Viaggio alla scoperta dei fondamenti irrazionali ed etici dello studente


Hanno collaborato alla creazione di questo numero:
Giovanni Pieri & Lorenzo Bagnoli, Marco Parma (per gli amici “il preside ”), Giuseppe Schiavone, Andrea Cirella, Davide Cipolla, Maurizio Capone, Giulia Ferrari, il computer di casa Pieri (che ha dato i numeri), Pippo, Topolino e Pluto.

Sommario:

A volte ritornano... - WTO, Droga: allarme rosso - Gli studenti di Curlandia - Giornalino: esortazioni all’uso Pomeriggio in centro - Ipse dixit - Marta & Simone - L’angolo dei poeti - Deliri da prima ora - Er Quizze - Striscia di Pico Allende

Pomeriggio in centro

di Davide Cipolla

Poche nuvole in cielo coprivano l’acceso sole di un maggio caldissimo, regalando un po’ di fresco alle persone che camminava per le intasate vie del centro. Specialmente per Alex e Max.
Si mischiavano nella folla, amavano farlo. Osservare gli occhi della gente intenta alle solite pratiche li faceva pensare. Soprattutto al primo, al pensatore, al filosofo.
Vedeva sguardi felici, sguardi tristi, sguardi preoccupati. E tra loro cercava solamente se quella persona che aveva una luce diversa negli occhi, diversa dal solito. Voleva sapere se qualcuno di loro, nonostante problemi che portava la giornata, era veramente felice. Ormai erano parecchi giorni che pensava. Pensava e non trovava risposta. Cosa vuol dire essere felici? Vuol dire realizzare i propri sogni?
Alex avrebbe voluto fermare a una a una tutte le persone che passavano, per chiedere a loro se erano veramente felici, se avevano voglia di tornare indietro per cambiare qualcosa, se erano contenti per le scelte fatte. Per lui, tutte quelle facce, anche se ridevano, stavano piangendo. Lacrime di tristezza, di insoddisfazione.
Non voleva finire così.
Avrebbe voluto crescere e fare finalmente ciò che aveva sempre sognato: fare l’avvocato, costruirsi una famiglia, prendere una casa al mare e un’auto sportiva. Tutti desideri materiali che gli altri potevano aver avuto. E probabilmente avevano.
E allora perché non erano felici? Cosa cercavano? Cosa aspettavano? Cosa volevano?
Max gli camminava a fianco parlando del più e del meno, di argomenti dove tutti i ragazzi “normali” facevano nascere accese conversazioni. Non lui. Lui, il diverso, l’anormale non si divertiva a parlare di quelle frivolezze. Max lo sapeva, ma faceva orecchie da mercante.
Come al solito Alex non lo ascoltava e guardava avanti.
Un bagliore.
Una luce diversa dalle altre.
Un bambino, di qualche mese, in braccio alla madre gli stava sorridendo.
Il giovane si fermò. Tutte le idee che si era fatto fino a quel momento si incrinarono. Ora voleva veramente fare quella domanda a Max, aveva trovato il coraggio di parlare di cose da adulti.
“Max…”
il coetaneo si arrestò
“Max, tu sei felice?”
l’amico lo guardò, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
“Certo che ne fai di domande cretine tu eh…” si girò e riprese a camminare
Alex abbassò lo sguardo. Una goccia gli cadde vicino alla scarpa, prese a piovere. Il ragazzo raggelò nel sentire le gocce a contatto con la pelle. Gli era sempre piaciuta la pioggia addosso, ma in quel momento aveva freddo, nonostante fosse caldo, nonostante fosse maggio.
Si sentì estraniato. Ormai credeva di essere l’unico a pensare a quelle cose. l’unico a farsi domande di quel tipo. Avrebbe facilmente potuto far finta di niente e parlare di cose da ragazzi, ma non si sarebbe sentito felice. Si sentiva solo.
Anima sola in un deserto di persone.
Il giovane rialzò lo sguardo e si mise a camminare.