disegno raffigurante una corriera la Curiera

Ottobre 2003 - Viaggio alla scoperta dei fondamenti irrazionali ed etici dello studente


Hanno collaborato alla creazione di questo numero:
Giovanni Pieri & Lorenzo Bagnoli, Marco Parma (per gli amici “il preside ”), Giuseppe Schiavone, Andrea Cirella, Davide Cipolla, Maurizio Capone, Giulia Ferrari, il computer di casa Pieri (che ha dato i numeri), Pippo, Topolino e Pluto.

Sommario:

A volte ritornano... - WTO, Droga: allarme rosso - Gli studenti di Curlandia - Giornalino: esortazioni all’uso Pomeriggio in centro - Ipse dixit - Marta & Simone - L’angolo dei poeti - Deliri da prima ora - Er Quizze - Striscia di Pico Allende

Marta & Simone

L'amore al tempo del caos

Marta e Simone erano giunti in Sardegna da 3 giorni. Il sole mattutino penetrava le fenditure della persiana della loro camera d’albergo. I due ragazzi, svegli da chissà quanto, erano intenti in una lotta con i cuscini senza quartiere. Marta era di una bellezza luminosa. Il suo sorriso irradiava luce nella penombra della stanza.

Le due fossette ai lati della bocca addolcivano quel vispo visetto rendendolo irresistibile agli occhi di Simone, il quale guardava la fidanzata con uno sguardo perso, ebbro di felicità e incredulità. Quella storia era davvero sbalorditiva per via della sua durata: essi erano già insieme da tre anni- incredibile per dei ventenni- e non avevano la minima intenzione di lasciarsi.

Marta infieriva colpi col cuscino sul capo del fidanzato, ma Simone era troppo intento ad elucubrare le ragioni per cui Marta si era messa con lui per giocare con la ragazza. Questa congettura spesso attanagliava la mente del giovane terrorizzato all’idea che quella splendida avventura potesse finire. Egli non era né bello quanto lei né altrettanto colto. L’unica cosa nel quale si poteva comparare a Marta era la capacità di amare sinceramente…Marta, quasi a voler liberare la mente del ragazzo da quegli insulsi ragionamenti, baciò la carnosa bocca di Simone avidamente. Simone strizzò gli occhi durante l’effusione, come del resto era solito fare, e quando li riaprì aveva la mente sgombra. Guardò il suo orologio: segnava le 11. L’aula colazione era chiusa da un pezzo così come le iscrizioni al torneo di tennis organizzato dall’animazione dell’albergo. Non gli interessava nulla…

Avrebbe voluto rimanere chiuso in quella camera, angolo di mondo sperduto, che apparteneva solo a lui e a Marta. Lei lo guardò con viso di chi sapeva i desideri dell’altro e disse con voce ferma e decisa: “Non possiamo stare stipati qui! Abbiamo la possibilità di visitare la Sardegna: facciamolo! Fortunatamente non ti sei nemmeno iscritto al torneo di tennis…” Marta era pervasa da una smania di conoscere e vedere il mondo e la realtà che la circondava e condividere quelle bellezze con la persona a lei più cara: Simone. A lui invece non interessava vedere o conoscere.  Non lo tangeva nulla.

vignettaIl suo unico interesse era lo sport. E Marta naturalmente…

Con il viso triste e sconsolato, nell’estremo tentativo di convincere la ragazza a rimanere in albergo, Simone si vestì malvolentieri con una di quelle poche T-shirt che si era portato e un paio di boxer da bagno logori. Marta mentre indossava il bikini della mamma, anch’esso logoro e cercava l’unico copricostume che possedeva sentenziò sorridendo :”Ma dai che non commuovi nessuno! Oltretutto mica ti deporto. Ti do l’opportunità di scoprire il mondo e tu…”

“Che fortunello che sono!…- ironizzò Simone- Ma sì vengo volentieri. Poi lo sai: voglio solo     star con te…”

“Ti amo”- sussurrò Marta.

“Io fin troppo!” concluse Simone. I due scesero le scale di corsa, ridendo a crepapelle, felici di vivere. Al piano terra incontrarono la Sig.ra Elena, conosciuta il giorno prima, una donna che da lontano appariva una trentacinquenne ma che in realtà di anni ne aveva quasi 20 di più…Era troppo tronfia del suo apparire per comprendere quant’era patetica e cogliere la superficialità del suo essere. Ella era l’orgoglio del suo personal trainer della palestra e del suo chirurgo estetico. Aveva solo un lievissimo filo di pancia, il viso era privo anche della più piccola ruga ma aveva sempre la stessa espressione dovuta al lifting che le tirava le guance e i lati della bocca. Sembrava sempre che accennasse un sorriso. I suoi occhi, uniche parti del corpo superstiti dalla furia di ringiovanimento che aveva assalito la signora, erano spenti e tristi, quasi frustrati di dover combattere un’inutile lotta contro l’invecchiamento. "Ma dove andate conciati così?!!?“ sbottò la donna. Simone aveva intenzione di rispondere per le rime a quella maleducata, ma l’anticipò Marta che disse ammiccando uno dei suoi splendidi sorrisi: ”Andiamo a fare un giretto per l’entroterra, le miniere, poi andremo a visitare Baia Chia sa, la spiaggia rossa…”

“Ma come?- si stupì la donna- Vi perdete il torneo di tennis, l’aqua-gym, l’ora d’aerobica, i balli latino americani e il gioco aperitivo? Che strani che siete voi, giovani, non vi sapete proprio divertire!” e se ne andò, attonita.

Simone ogni tanto, durante la visita nell’entroterra sardo, sbuffava e si lamentava di quel posto tedioso ma era contento per Marta che per la prima volta in vita sua poteva viaggiare.proveniva da una famiglia modesta, Marta e solo quest’anno la ditta per la quale lavorava suo padre gli aveva offerto un viaggio-premio in un villaggio

turistico del cagliaritano. Il padre non esitò a consegnare i 2 biglietti d’aereo alla figlia come regalo di compleanno…

Quando giunsero a Baia Chia era quasi il tramonto. La sabbia rossa accarezzava i piedi dei 2 innamorati mentre si accingevano a fare il bagno. Marta era totalmente ebbra del profumo di pineta, una delle poche in Sardegna, che una lieve brezza di terra le portava alle narici. Il mare , piatto e calmo, era una distesa di blu. Le poche increspature su quella tavola si formavano solo prossime alla riva. Se il tempo si fosse fermato in quell’istante, le onde sarebbero parse file di spighe di grano, tutte inclinate dal vento nella stessa direzione. Il sole aveva percorso il suo quotidiano cammino e stancamente salutava i bagnanti rimasti, tingendo il cielo di colori lontani.

Marta e Simone, usciti dall’acqua limpida, contemplavano quel paesaggio idilliaco. Nulla volevano dirsi. Nulla era da dire. Bastava la vicinanza, il contatto fisico, l’essere insieme per completare quel quadro che in mancanza di uno di loro sarebbe parso vuoto, incompiuto.

Al ritorno in albergo trovarono il patio allestito a discoteca, un fracasso che spaccava le orecchie e un esercito di modaioli di tendenza in uniforme. Civette che puntavano al più cool del gruppo, gente sballata che non capiva più nulla, piegata su se stessa che si svuotava dal troppo alcool ingerito, adulatori incalliti alla ricerca di una relazione mordi e fuggi da consumare…

I due passarono in mezzo alla folla salutando con un cenno veloce le persone conosciute in quei giorni e si diressero verso la spiaggia, accesero un falò e Simone tirò fuori la sua chitarra. Egli si sentiva in un mondo diverso quand’era insieme al suo amato strumento, ma mentre le dita arpeggiavano, la mente era occupata da Marta, la ragione per cui quella sera era tanto speciale. Senza di lei non avrebbe mai sentito il bisogno di suonare…

Alcuni ragazzi furono attratti dal falò e trascorsero la sera sulla spiaggia a ridere e scherzare con Marta e Simone. I due innamorati si sentivano colmi di gioia per l’opportunità di stare un po’ insieme e conoscere oltre che il proprio compagno, anche se stessi, senza sentire il bisogno di un gruppo a tutti i costi, elemento alla lunga fuorviante per il modo di essere di ognuno.

Fecero in tempo a vedere il sole che faceva capolino da uno scoglio affiorante, poi gli occhi ormai stanchi di restare aperti e si abbandonarono insieme alle braccia di Morfeo. Ora erano soli sulla spiaggia, gelosi della loro intimità.

Lorenzo Bagnoli