Dicembre 2003 - Viaggio alla scoperta dei fondamenti irrazionali ed etici di Babbo Natale


Hanno collaborato alla creazione di questo numero:

Giovanni Pieri & Lorenzo Bagnoli, Mario Capua, Claudio Branca, 4A, Paolo Ogliari, Giuseppe Andrisano, prof Oukechartomono, prof. Pigni, Maurizio Capone, Paolo G., Riccardo Spiazzi, Ganja Sanzo, Federica Fesce, Babbo Natale + le renne, il computer di casa Wany+Wany.

Buon Natale

Sommario:

Cineforum - Benvenuti all'inferno - Voce di un piccolo fattone - Non fare al prossimo tuo - Nel nome del rispetto - Xkè non credo più…., Risposta - Somme di 3 mesi - Teorema di Cipolloni - diario segreto - black knight - Ipse dixit - Deliri e Cucina - Er quizze - Pico Allende

Non fare al prossimo tuo…”

Sabato 25 ottobre ’03 viene emessa dal tribunale dell’Aquila una sentenza accolta dai media e dal mondo politico tra polemiche e proteste: bisogna togliere il crocefisso dalle aule della scuola elementare-media “Antonio Silveri” di Ofena.

Da tutti gli schieramenti politici, tanto di maggioranza quanto d’opposizione, e da ogni genere d’associazione, ente o autorità d’Italia si è levato un coro di critiche che spaziano da “Il crocefisso è un simbolo della nostra cultura” a “I musulmani non possono pretendere di imporsi in questo modo” e (il crocefisso) “E’ un simbolo irrinunciabile” (dichiarazione, quest’ultima, della Commissione episcopale italiana). Andrò prima ad analizzare la questione sotto l’aspetto legale (secondo le mie modeste conoscenze), e in seguito etico.Nel nostro Stato la Costituzione è la base d’ogni legge, o meglio ogni legge è sottoposta alla Costituzione che ne è il fondamento: ogni legge deve rispettare i principi che la Costituzione stabilisce.  

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.  

Questo è un estratto dall’art. 3 della Costituzione nel quale si proclama la libertà e l’uguaglianza dei cittadini italiani senza alcuna distinzione, come premesse fondamentali ad uno sviluppo della persona umana. Quindi concedere ad una sola religione un diritto non riconosciuto ad altre fedi viola tale principio d’uguaglianza.Per quanto riguarda l’aspetto etico, giudico inviolabile il diritto alla libertà e all’uguaglianza tra i cittadini e ritengo che imporre l’affissione del crocefisso in un edificio come la scuola pubblica sia una mancanza di rispetto ed una prepotenza.

Le dichiarazioni dei politici mi sembrano ipocrite e rilasciate per timore di inimicarsi la popolazione cattolica o che tale ama definirsi.“Il Cattolicesimo è la Religione di Stato”: questo è uno degli argomenti tipici di chi non concorda con la sentenza in questione, ma, come abbiamo appena visto lo Stato italiano riconosce pari dignità a tutte le religioni. A questo punto l’eventuale interlocutore risponderebbe con una frase ancora più scontata: “Intendevo dire che i cattolici sono in netta maggioranza: la religione cattolica è una parte essenziale della nostra società”. Questo è vero, ma solo in parte; certamente la religione più praticata è il cattolicesimo, ma la nostra società ne dipende meno strettamente di quanto si creda. Quanti tra i battezzati partecipa settimanalmente alla Messa? Quanti considerano realmente (e nella loro totalità) propri i dettami del cattolicesimo? Senza dilungarmi troppo, mi basterà citare alcuni costumi diffusi ma in contrasto con la Chiesa: il divorzio, l’aborto e l’uso del preservativo. Io non sono assolutamente ateo, anzi credo in Dio, in Cristo e condivido molti aspetti della religione cattolica. Ad ogni modo non vado a messa la domenica e questo mi spinge a dichiararmi, senza falsità, non-cattolico, e mi sembra ora che si abbandoni la comoda e confortante maschera di cattolico guardando in faccia la realtà in modo più maturo e consapevole. Concludendo, ecco un’ultima frase tanto inflazionata quanto infantile e ridicola: “Se noi andiamo nel loro Paese non ci lasciano appendere il crocefisso”. Non mi sembra corretto, innanzitutto, giudicare tutti gli islamici prendendo in considerazione solo gli stati integralisti, reputando tutti gli stati a maggioranza islamica alla stessa stregua. In secondo luogo è puerile lo stesso procedimento logico alla base del pensiero e ricorda le ripicche dei bambini. La stessa questione, tra l’altro, nasce solo perché qualcuno ha detto di non volere il crocefisso in classe. Finora non avevo sentito nessuno lamentarsi del fatto che le aule ne fossero sprovviste; non ho mai visto croci appese nelle aule in cui sono stato, tranne che nella scuola materna (gestita da suore).

Questo è ciò che penso, e spero di non essere il solo a pensarla in questo modo.

Spero di non essere il solo a preoccuparsi.

     

Claudio Branca