Se una persona si presentasse davanti a uno statunitense e gli chiedesse chi sia stato il più grande presidente degli Stati Uniti, risponderebbe immediatamente George Washington. Eppure coloro che lo conobbero rimasero delusi nel parlare con lui: infatti non era né brillante né intellettuale (Thomas Jefferson afferma che i suoi talenti erano mediocri e che non aveva grandi idee), in compenso era un accorto uomo d’affari (traeva molto profitto dalla sua piantagione a Mount Vernon).
Allora cosa ha reso quest’uomo così famoso in tutto il mondo?
Di certo le sua doti di uomo d’affari non furono le ragioni che lo resero famoso. In un primo momento uno potrebbe pensare che il motivo della sua fama siano le sue qualità in battaglia, ma analizzando a fondo i suoi combattimenti notiamo che non fu un grande condottiero come Alessandro Magno o Cesare, né i suoi successi militari si avvicinarono alla magnificenza di quelli napoleonici. Il genio di Washington va piuttosto ricercato nel suo temperamento, nella sua personalità: infatti fu il suo carattere di gentiluomo di campagna a farlo eccellere sugli altri; tale virtù, però, dovette coltivarla nel corso degli anni e questo fu ammirato da tutti i suoi contemporanei.
Fu in ambito politico, però, che Washington compì il suo gesto più eclatante. Il gesto che lo rese famoso fu dare le dimissioni da comandante in capo delle forze americane: dopo la firma del Trattato di pace di Versailles con la Gran Bretagna nel 1783, Washington sbalordì il mondo quando, il 23 dicembre dello stesso anno, consegnò la spada al Congresso e si ritirò nella sua fattoria a Mount Vernon. Fu un atto fortemente simbolico che segnò per sempre il suo destino. Avrebbe potuto diventare re o dittatore come ricompensa per il suo valore militare, ma decise di esprimere il desiderio di tutti i componenti della nuova nazione: tornare alle rispettive occupazioni in un “paese ormai libero, pacifico e felice”; la sua sincerità fu apprezzata da tutti.
Washington comprese che il gesto che aveva compiuto gli avrebbe fatto acquisire una fama istantanea. Una volta guadagnato questo lustro per i suoi valori morali, fu attento a non scialacquare gli onori ricevuti: trascorse il resto della sua vita cercando di proteggere la propria immagine pubblica in un modo che ai giorni nostri risulterebbe imbarazzante, ossessivo ed egoistico. Ma i suoi contemporanei capirono le sua ragioni: in quei tempi era normale che i gentiluomini usassero ogni mezzo per mantenere intatto l’”onore”, ossia la stima dei propri pari. Solo alla luce di questo valore si possono comprendere molte azioni di Washington dopo le sua dimissioni.
Nel 1787 fu convinto a recarsi a Filadelfia per partecipare alla stesura della Costituzione. Dopo l’approvazione del testo costituzionale, egli pensò di poter tornare alla vita tranquilla della sua piantagione a Mount Vernon, ma i suoi concittadini si aspettavano che diventasse il presidente del nuovo governo nazionale. Fu così eletto presidente nel 1789 e dimostrò di rimaner fedele ai suoi ideali: affermava infatti di pensare costantemente alle generazioni future, ai “milioni che non sono ancora nati”. Gettò le basi dell’autonomia presidenziale e rese il capo dello Stato la figura dominante del governo. Fin dal 1792 era intenzionato a ritirarsi per sempre a vita privata, ma i suoi consiglieri lo convinsero a rimanere per un secondo mandato. Nel 1796, però, Washington era così determinato a ritirarsi che nessuno riuscì a dissuaderlo.
Dopo la sua carica, la mentalità americana, per quanto riguarda le elezioni presidenziali, cambiò: infatti se i membri dei vari partiti (come quello repubblicano di Jefferson) presentassero come candidato “un manico di scopa” e lo chiamassero “figlio della patria” o qualsiasi altra denominazione per soddisfare le esigenze degli elettori, riceverebbero comunque “i loro voti in toto”. Ormai la gente votava per il partito, indipendentemente dal candidato. Nella nuova era dei partiti non importavano più l’influenza personale e il carattere. È per questo che il personaggio di George Washington conserva il suo valore di eroe intramontabile.