Martin Lutero nacque il 10 novembre 1483 ad Eisleben, una città situata nella regione centro-orientale della Germania. Suo padre, Hans Luther, aveva fatto fortuna come imprenditore nelle miniere di rame, mentre la madre, Margarethe Ziegler era una massaia.
Nel 1484 poco dopo la nascita di Martin (primo di 7 fratelli), i genitori si trasferirono nel vicino paese di Mansfeld, dove il padre era stato eletto quadrumviro, rappresentante e difensore della cittadinanza davanti alle autorità superiori. Proprio in questa cittadina Lutero frequentò la scuola di latino mentre successivamente nel 1497 si recò a Magdeburgo per proseguire gli studi presso la scuola dei Fratelli della Vita Comune. Lutero ci rimase solo per un anno, infatti successivamente andò a vivere da alcuni parenti ad Eisenach, dove stette fino al 1501.
Il padre dell’orda primitiva si era riservato, da spietato despota, il possesso di tutte le donne, uccidendo e cacciando i suoi figli, pericolosi come rivali. Un giorno i figli si riunirono, uccisero il padre, che era stato il loro nemico, ma anche il loro ideale, e ne mangiarono il cadavere. Dopo il delitto nessuno dei fratelli poté tuttavia venire in possesso della eredità paterna, poiché ciascuno lo impediva all’altro. Sotto l’influenza di tale fallimento e del pentimento, essi appresero a sopportarsi l’un l’altro, unendosi in un clan fraterno, retto dai principi del totemismo – destinati ad impedire la ripetizione del delitto – e rinunziarono tutti al possesso delle donne, causa dell’uccisione del padre. Ormai i membri del clan potevano unirsi solo alle donne estranee al clan. Si spiegherebbe pertanto l’intimo nesso che esiste tra il totemismo e la esogamia. Il banchetto totemico sarebbe la cerimonia commemorativa del mostruoso assassinio, dal quale deriverebbe l’umana coscienza della colpa (peccato originale), punto di partenza dell’organizzazione sociale da cui, a loro volta, prenderebbero origine, nello stesso tempo, la religione e le restrizioni morali.
Sigmund Freud, La mia Vita e la psicoanalisi, Mursia, Milano, 1970 pp. 109-110