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Il virus che sconvolse il mondo

Nel biennio del 1918-1919, quando ancora era tempo di guerra, si diffuse in tutta Europa un’influenza che fece circa 22 milioni di morti. Fu chiamata “spagnola”, perché si credeva provenisse dalla penisola iberica. In realtà ebbe origine soprattutto in Cina e Nord America e da, queste zone, fu portata in Europa. I lavoratori e soldati vivevano in condizioni misere e ciò favorì il diffondersi di epidemie. In Spagna, ci furono circa 8 milioni di contagiati.

I principali sintomi erano: tosse, dolori in gran parte del corpo, sonnolenza, febbre alta. Solitamente apparivano anche complicazioni polmonari, che tuttavia cessavano con la scomparsa della febbre dopo 3 giorni. Ma proprio l’abbandono del letto comportava una ricaduta fatale. La malattia si diffuse in Europa, Stati Uniti, India, Nuova Zelanda, Africa del Sud e Australia. Per questa malattia si ebbero anche manifestazioni di razzismo: a Varsavia le misure igieniche furono limitate al ghetto perché gli ebrei, secondo un decreto ufficiale, erano considerati “nemici dell’ordine e della pulizia”.

Un miliardo furono i contagiati, e gli stati in cui si registrò un maggior numero di morti furono Messico, Brasile, Russia, Italia, Inghilterra, Spagna e Francia, e in India ce ne furono ben 12 milioni.

Le cause della mortalità furono diverse: alta virulenza del virus, mancanza di antibiotici e le già cattive condizioni igienico-sanitarie della popolazione, e in particolare dei soldati.

Ospedale
Un auditorium usato temporaneamente come ospedale per l’influenza del 1918-1919.

Come in altre epoche storiche, comparvero superstizioni di ogni tipo: per esempio, negli Stati Uniti furono fucilati diversi medici accusati di essere spie Tedesche, poiché ritenuti responsabili del contagio, così come in Italia si credeva che l’influenza venisse diffusa dai netturbini attraverso il disinfettante sparso per le strade. La paura del contagio ebbe drastiche conseguenze: molti campi furono abbandonati, collegamenti ferroviari tra Berlino e la Svezia e tra Spagna e Portogallo furono interrotti. Ne risentirono soprattutto molte industrie.

Le contromisure consigliate dai medici furono vane. Furono chiusi i teatri, gli ippodromi, le sale da concerto, i grandi magazzini. L’unico rimedio veramente efficace fu sottovalutato dai medici: l’utilizzo di una mascherina protettiva per coprire bocca e naso.

Riccardo Cannistrà e Federico Minoldo