Gli idòla baconiani risalgono a quattrocento anni fa, ma magari, dedicandogli più attenzione, possiamo accorgerci che potrebbero anche applicarsi alla realtà odierna. Quante volte, negli ultimi tempi, sentiamo parlare di pregiudizi? Pregiudizi che si possono verificare per questioni di razzismo, pregiudizi che si possono verificare a scuola da parte di un professore nei confronti di un alunno, pregiudizi, addirittura, tra uomo e donna. Insomma, i pregiudizi sono diventati parte integrante della nostra vita, nel bene e nel male. Bacone, nel Seicento, affermava che esistevano degli errori e dei pregiudizi, chiamati appunto idòla, che celano all’uomo il vero sapere e non gli consentono una reale concezione della natura. Divide inoltre questi enti in quattro categorie:
- Idòla tribus: pregiudizi che sono nati dalla natura stessa e che affliggono tutti gli uomini (ovvero tutta la “tribus”). Bacone afferma che tutti gli uomini indistintamente tendono a semplificare la complessità della realtà, a cercare una finalità nella natura e a concepirla solo in funzione dell’uomo, ad affidarsi all’esperienza sensibile.
- Idòla specus: pregiudizi che derivano e dipendono dalla sua educazione, dal suo stato sociale ed economico e dalle sue abitudini. Sono quindi personali, propri di ciascun individuo.
- Idòla fori: pregiudizi derivanti dai rapporti fra gli individui e dal linguaggio con cui si comunica. Le parole alle volte significano più cose di quante se ne vorrebbe dire, altre volte sono troppo poco significanti, e pertanto comportano possibili errori d’interpretazione.
- Idòla theatri: pregiudizi causati dalle teorie filosofiche precedenti a quella baconiana che hanno diffuso falsi sistemi.
Per Bacone sono queste le cause della lontananza dell’uomo dalla verità, dalla vera conoscenza della realtà e della natura. Per Bacone sono queste le cause degli errori dell’uomo nel percepire la realtà. E noi? Noi quando sbagliamo? Quando commettiamo errori rispetto alla realtà che ci circonda o rispetto alle persone che incontriamo? Spesso, direi. Molte volte sbagliamo nel giudicare o nel valutare una persona come spesso ci sbagliamo quando parliamo. Ora, il mio obiettivo in questo articolo era dimostrare che gli idòla possono essere ancora riconosciuti in una società che noi denominiamo “moderna”. La categoria di idòla che mi sembra più direttamente riconducibile alla nostra realtà è quella degli idòla specus. Essi, infatti, come abbiamo detto, derivano dal nostro modo di essere e dalla nostra educazione. L’esempio più banale ma anche il più diretto che si può individuare sono i nostri pregiudizi riguardo una cultura diversa. Il nostro spontaneo distacco provocato dalla paura della diversità è proprio dovuto alle nostre origini culturali e perciò alla nostra educazione. Un altro esempio che si può ricollegare a questo tipo di idòla è il modo in cui noi, trovandoci davanti una persona diversa da noi, anche solo caratterialmente, cerchiamo di proiettare su di essa il modo in cui noi siamo fatti, il nostro modo di pensare, senza essere nemmeno minimamente obiettivi o aperti nei confronti della persona con cui ci rapportiamo.
Anche molti dei nostri amati proverbi non fanno altro che danneggiarci; ad esempio: “chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, non sa quel che trova”, proposizione che esorta a non progredire, che ci tiene fermi dove siamo giunti e non ci esorta a cercare, a documentarci, a interessarci. Appare molto evidente come questo proverbio contenga conclusioni sbagliate eppure noi ci ostiniamo a ripeterli diligentemente ad alta voce. Non dovremmo forse renderci conto che Bacone, già quattrocento anni fa, aveva previsto e commentato quello che sarebbe stato il nostro modo di fare? Non siamo forse un pò troppo prevedibili? Sì, non siamo abbastanza abili da cambiare un modo di essere che già caratterizzava l’uomo del Seicento.
Beatrice Bonelli