La dialettica è per Platone la tecnica propria della filosofia, tant’è vero che egli è generalmente considerato il padre della dialettica. Il termine identifica un metodo discorsivo, cioè fondato sull’uso di concetti, parole e proposizioni in cui le idee vengono spiegate mettendole in relazione le une con le altre. Quando descriviamo una cosa con le parole, infatti, non facciamo altro che mettere in relazione questa cosa con le altre, individuando che cosa di essa può essere detto e che cosa no. Per capire meglio questo concetto si può far riferimento ad un semplice esempio: vogliamo sapere che cos è la giustizia; il metodo da seguire per arrivare a rispondere a questo quesito, seguendo la definizione del termine “dialettica”, consisterà nel mettere in relazione l’idea di giustizia “in negativo” con le cose che non è, poi in “positivo” con le cose che è. Nel primo caso troveremo, ad esempio, che la giustizia non è empia, nel senso che una definizione di giustizia compatibile con il fatto che un uomo giusto sia anche empio non è possibile. Mentre nel secondo caso troveremo che la giustizia è “coraggiosa”, nel senso che una definizione di giustizia compatibile con il fatto che un uomo giusto non sia coraggioso non può essere corretta. In sintesi la dialettica è, nella sua essenza, l’arte di riunire (quindi l’analisi) e dividere (la sintesi), di collegare organicamente, in base a precisi rapporti ciò che è relativamente unitario a ciò che è relativamente molteplice, ciò che è relativamente universale a ciò che è relativamente particolare. Detto questo possiamo giungere alla conclusione che la dialettica di Platone è suddivisa in due tipi: la dialettica come confutazione e la dialettica come unificazione e divisione. Per quanto riguarda la prima, sappiamo che Platone parla della dialettica per la prima volta nel Menone, dove contrappone il modo di discutere e di confutare praticato dai sofisti, che mira al successo con tutti i mezzi, persino con l’imbroglio, al modo di discutere praticato tra amici, dove ciascuno difende ugualmente la propria tesi, ma solo con mezzi leciti; quindi dando risposte sincere alle domande dell’interlocutore usando solamente le premesse che questi ha concesso. Quest’ultima è la vera dialettica, l’arte di confutare sulla base delle premesse concesse dal proprio interlocutore. Sempre nello stesso testo, Platone precisa che la dialettica si serve di ipotesi, di cui ignora la verità e ne deduce le conseguenze, per giudicare in base a queste se l’ipotesi sia vera o falsa. Come si possa accertare la verità, viene detto nella Repubblica, dove Platone afferma che per arrivare al principio anipotetico, bisogna “distruggere le ipotesi” ovvero confutarle. Ciò significa che bisogna prima formulare tutte le ipotesi possibili riguardo ad un argomento, poi cercare di distruggerle tutte mediante delle confutazioni, l’ipotesi che riuscirà a resistere alle confutazione, una volta distrutte tutte le altre, sarà quella vera, cioè un principio non ipotetico. Per quanto riguarda il secondo tipo di dialettica Platone precisa ulteriormente il significato del termine, definendolo un metodo, un percorso del sapere per ricondurre ciascuna specie di cose molteplici all’unica idea a cui tutte partecipano, questa idea insieme con le altre idee del medesimo tipo all’idea superiore e più generale. Nel Fedro, infatti Platone afferma che la dialettica è l’arte di ricondurre il molteplice all’uno, o “unificazione”, e l’arte di dividere l’uno nel molteplice, o “divisione”. Nel Sofista, Platone riprende la stessa definizione, precisando che la dialettica consiste nel saper dividere per generi, scoprendo quali idee comunicano tra loro e quali non comunicano. In tal modo la dialettica si configura come una classificazione generale di tutte le idee, ovvero una scienza universale.
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L’arte di “fare uno e molti”
La dialettica, dice Platone, è il metodo supremo per fare filosofia: ci consente di raggiungere la verità o l’idea. Per avvicinarci alla verità possiamo prima di tutto escludere tutte le ipotesi false: questo procedimento prende il nome di confutazione. Se in Socrate la dialettica come confutazione si fermava proprio alla confutazione di coloro che si credevano sapienti ma non lo erano, in Platone essa diventa strumento di conoscenza. E come può la semplice confutazione arrivare ad un vero e proprio sapere? Per Platone basta confutare tutte le ipotesi possibili: quella che rimarrà, che avrà resistito ad ogni confutazione, è quella vera e dimostrata. Ma a me non sembra così semplice: magari noi non siamo riusciti a confutarla, ma in seguito ci riuscirà qualcun’altro. Nello stesso modo il punto critico ed il passo falso del ragionamento di Platone stanno nel fatto che la soluzione potrebbe trovarsi in un’ipotesi a cui non ho pensato.
Come faccio invece a confutare tutte le ipotesi, per raggiungere quella anipotetica? Semplice: dimostrando che le conseguenze che ne derivano sono in contraddizione tra loro. Il “principio di non contraddizione” su cui Platone si basava arrivava infatti alla conclusione che se un’ipotesi dà origine a conseguenze contraddittorie (rispetto a quelle tangibili della realtà sensibile), l’ipotesi sarà falsa. Oppure, se ho due ipotesi contraddittorie fra loro: o è vera l’una o è vera l’altra! Prendiamo un esempio: “Soltanto qualche mio amico gioca a calcio” e “Tutti i miei amici giocano a calcio”; direte voi, o tutti i miei amici giocano a calcio o solo qualcuno: non possono essere vere entrambe! Ma Platone non era stato il primo a comprendere che dimostrando l’assurdità di una tesi si arrivava implicitamente alla veridicità della tesi opposta. Anche Zenone, seguace di Parmenide, c’era arrivato: ma questo “padre della dialettica” pretendeva di difendere con il metodo della confutazione il suo maestro, che di non essere proprio non voleva sentir parlare!
Ma la dialettica diventa anche essenziale strumento della filosofia per un altro motivo: come la filosofia è una “scienza universale”, che cerca quindi di occuparsi di tutta la realtà nel suo complesso, così anche la dialettica è l’arte dell’unire e del dividere. È quella “scienza” che unisce le “cose molteplici” sotto un’unica idea e nello stesso tempo quella che divide queste “cose molteplici” da quelle che non partecipano all’idea. Per esempio: l’idea della bellezza riunisce in sé tutte le “cose belle”, che sono a loro volta separate, divise, dalle cose “non belle” che non partecipano all’idea di bellezza.
In breve: la dialettica è quello strumento che ci consente di arrivare alla verità, pura e assoluta, che non si serve di presupposti, ma arriva a dimostrarli. E fa questo attraverso la confutazione, perché prima di arrivare alla verità devi attraversare le lunghe strade delle menzogne (Rachid Ouala).