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Bacone: un nuovo metodo per “interpretare” la natura

"Instauratio magna" di Bacone


Nel periodo che va da metà Cinquecento a metà Seicento, i filosofi cominciano a concentrare la loro attenzione sul metodo per conoscere la realtà. Fanno parte di questa “corrente” filosofi come Bacone (Sir Francis Bacon), Cartesio (René Descartes) e altri pensatori sia precedenti sia successivi.

Vorrei porre l’attenzione, però, su Bacone, che ha dato un grande contributo per formare il concetto moderno di scienza. In particolare la sua metodologia ha portato un grande apporto nel campo della botanica, zoologia, anatomia, embriologia ecc.; in seguito ad una paziente e graduale analisi dei fenomeni con l’aiuto di mezzi di classificazione di stile baconiano si è ottenuta un’importante serie di risultati scientifici.

La sua opera più celebre è il Novum Organum, chiamato così in contrapposizione all’Organon (“strumento”) di Aristotele: infatti, Bacone si distacca completamente dal metodo dei sillogismi aristotelico e ne propone uno completamente nuovo.

Il Novum Organum di Bacone si divide fondamentalmente in due parti:

• La pars destruens, in cui sono esposti gli errori da cui dobbiamo liberarci per delineare il metodo della ricerca della verità. Occorre purificare la nostra mentalità da una serie di errori che avevano causato sino ad allora lo scarso progresso delle scienze. Tali errori (o per meglio dire, i pregiudizi dell’uomo) sono definiti “idola” e si dividono in idola tribus (pregiudizi fondati sulla stessa natura umana, che tende a semplificare e a compiacersi di astrazioni), idola specus (pregiudizi derivanti dal singolo individuo condizionato dall’ambiente in cui si trova, dal temperamento, dall’educazione, dalle letture, dagli amici, ecc.), idola fori (pregiudizi che derivano dal contatto reciproco tra gli uomini, in particolare dal loro “commercio” di idee e pensieri) e idola theatri (pregiudizi derivanti dalle “false eredità” delle teorie filosofiche, ma anche di altre scienze, tramandate dalla tradizione). Una volta abbattuti questi muri, possiamo accostarci al “vero” metodo di conoscenza.

• La pars construens, in cui Bacone espone il suo metodo rigoroso di conoscenza della realtà. Secondo il pensatore inglese, se si vuole realmente “interpretare la natura” e coglierla nella sua struttura più profonda (quella che lui chiama la “forma” dei corpi), bisogna adottare un metodo induttivo rigoroso, quello che lui propone attraverso la teoria delle tabulae.

Ciò che, però, ha attirato la mia attenzione è il nuovo metodo di conoscenza proposto dal filosofo, la pars construens che lui espone. Vediamo di analizzarla nei dettagli.

La pars construens è presentata da Bacone nel secondo libro del Novum Organum. Per il pensatore inglese, se non ci si vuole accontentare di “anticipare la natura” con affrettate e sommarie induzioni, ma si vuole veramente “interpretare la natura” cogliendo la “forma” dei corpi, si deve seguire un metodo induttivo rigoroso, elencando i vari casi in cui la “forma” si presenta nelle tabulae.

Bacone individua tre tipi di “tavole”:

• Nella tavola della presenza (tabula praesentiae) si raccolgono tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica (per esempio, Bacone prende in analisi il calore che viene prodotto dal sole, dal fuoco, dai fulmini, attraverso strofinamento, ecc.).

• Nella tavola dell’assenza (tabula absentiae in proximitate) si raccolgono tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo (per esempio, sempre per quanto riguarda il caldo, i raggi della luna, la luce delle stelle, i fuochi fatui, ecc.).

• Infine, nella tavola dei gradi (tabula graduum) sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce (ad esempio, le variazioni di calore in uno stesso corpo in relazione a vari ambienti o ad altre particolari condizioni).

Una volta compilate le tre tavole, l’intelletto deve procedere all’induzione vera e propria, cioè all’individuazione della “forma”. Tale processo deve avvenire per via di “esclusioni” e di “eliminazioni”: ossia si deve procedere allo scarto delle ipotesi false. Ad esempio, il calore non è soltanto un fenomeno celeste, perché anche i fuochi terrestri sono caldi; né solo un fenomeno terrestre, visto che il sole è caldo; dipende da un particolare elemento, l’antico elemento chiamato “fuoco”? No, poiché qualsiasi corpo può essere riscaldato per sfregamento, ecc. Per via di eliminazioni sarà così possibile tentare una prima interpretazione positiva, detta vindemiatio prima. Tale interpretazione dovrà essere ulteriormente sottoposta a esperimenti di vario genere, fino all’esperimento “cruciale” (experimentum crucis), che dovrebbe permettere di accettare in modo definitivo l’ipotesi o di rifiutarla.

In prima analisi il metodo baconiano sembrerebbe valido, anche se un po’ troppo rigido per quanto riguarda la sua schematizzazione e la sua lentezza nel compiersi. Allora perché nel corso dei secoli il suo metodo è stato a poco a poco dimenticato, mentre il metodo galileiano oggi è ancora alla base dell’analisi scientifica? Quali sono i suoi limiti?

Sebbene presenti molti elementi in comune con il metodo scientifico moderno, la procedura di Bacone manca di un elemento fondamentale: la matematica; ovvero lo strumento rigoroso di un’analisi quantitativa delle esperienze scientifiche di cui, di lì a poco, Galilei comprenderà l’importanza fondamentale. Inoltre, Bacone sostiene, a differenza di Galilei, di voler conoscere lo schematismus latens ed il dinamismus latens della realtà, cioè la struttura nascosta e l’elemento dinamico latente delle cose: in qualche modo, dunque, si può dire che Bacone sia ancora alla ricerca dell’essenza, cosa che lo differenzia moltissimo dalla concezione scientifica moderna.

Infatti nei suoi scritti notiamo che Bacone arriva addirittura a compiere delle affermazioni che oggi risulterebbero alquanto inverosimili: per esempio, sosteneva che l’oro è composto da una serie di nature semplici (quali il colore, il peso specifico, la duttilità, la malleabilità, ecc.); con la conoscenza di queste nature semplici, è possibile “rivestire” (superinducere) di nature nuove un corpo dato; ad esempio, si può produrre un metallo con le caratteristiche dell’oro, o una pietra trasparente, o un vetro molto resistente, ecc. Tali affermazioni, secondo me, mostrano come Bacone abbia qualche legame con la tradizione magico-ermetica, anche se Bacone rifiuta ufficialmente la magia. Allora sembra quasi naturale che un soggetto del genere, col passare degli anni sia stato abbandonato nell’oblio, non credete anche voi?

Idòla baconiani, realtà ancora presenti?

Gli idòla baconiani risalgono a quattrocento anni fa, ma magari, dedicandogli più attenzione, possiamo accorgerci che potrebbero anche applicarsi alla realtà odierna. Quante volte, negli ultimi tempi, sentiamo parlare di pregiudizi? Pregiudizi che si possono verificare per questioni di razzismo, pregiudizi che si possono verificare a scuola da parte di un professore nei confronti di un alunno, pregiudizi, addirittura, tra uomo e donna. Insomma, i pregiudizi sono diventati parte integrante della nostra vita, nel bene e nel male. Bacone, nel Seicento, affermava che esistevano degli errori e dei pregiudizi, chiamati appunto idòla, che celano all’uomo il vero sapere e non gli consentono una reale concezione della natura. Divide inoltre questi enti in quattro categorie:

  • Idòla tribus: pregiudizi che sono nati dalla natura stessa e che affliggono tutti gli uomini (ovvero tutta la “tribus”). Bacone afferma che tutti gli uomini indistintamente tendono a semplificare la complessità della realtà, a cercare una finalità nella natura e a concepirla solo in funzione dell’uomo, ad affidarsi all’esperienza sensibile.
  • Idòla specuspregiudizi che derivano e dipendono dalla sua educazione, dal suo stato sociale ed economico e dalle sue abitudini. Sono quindi personali, propri di ciascun individuo.
  • Idòla fori: pregiudizi derivanti dai rapporti fra gli individui e dal linguaggio con cui si comunica. Le parole alle volte significano più cose di quante se ne vorrebbe dire, altre volte sono troppo poco significanti, e pertanto comportano possibili errori d’interpretazione.
  • Idòla theatripregiudizi causati dalle teorie filosofiche precedenti a quella baconiana che hanno diffuso falsi sistemi.

Per Bacone sono queste le cause della lontananza dell’uomo dalla verità, dalla vera conoscenza della realtà e della natura. Per Bacone sono queste le cause degli errori dell’uomo nel percepire la realtà. E noi? Noi quando sbagliamo? Quando commettiamo errori rispetto alla realtà che ci circonda o rispetto alle persone che incontriamo? Spesso, direi. Molte volte sbagliamo nel giudicare o nel valutare una persona come spesso ci sbagliamo quando parliamo. Ora, il mio obiettivo in questo articolo era dimostrare che gli idòla possono essere ancora riconosciuti in una società che noi denominiamo “moderna”. La categoria di idòla che mi sembra più direttamente riconducibile alla nostra realtà è quella degli idòla specus. Essi, infatti, come abbiamo detto, derivano dal nostro modo di essere e dalla nostra educazione. L’esempio più banale ma anche il più diretto che si può individuare sono i nostri pregiudizi riguardo una cultura diversa. Il nostro spontaneo distacco provocato dalla paura della diversità è proprio dovuto alle nostre origini culturali e perciò alla nostra educazione. Un altro esempio che si può ricollegare a questo tipo di idòla è il modo in cui noi, trovandoci davanti una persona diversa da noi, anche solo caratterialmente, cerchiamo di proiettare su di essa il modo in cui noi siamo fatti, il nostro modo di pensare, senza essere nemmeno minimamente obiettivi o aperti nei confronti della persona con cui ci rapportiamo.
Anche molti dei nostri amati proverbi non fanno altro che danneggiarci; ad esempio: “chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, non sa quel che trova”, proposizione che esorta a non progredire, che ci tiene fermi dove siamo giunti e non ci esorta a cercare, a documentarci, a interessarci. Appare molto evidente come questo proverbio contenga conclusioni sbagliate eppure noi ci ostiniamo a ripeterli diligentemente ad alta voce. Non dovremmo forse renderci conto che Bacone, già quattrocento anni fa, aveva previsto e commentato quello che sarebbe stato il nostro modo di fare? Non siamo forse un pò troppo prevedibili? Sì, non siamo abbastanza abili da cambiare un modo di essere che già caratterizzava l’uomo del Seicento.

Beatrice Bonelli

Francis Bacon
Francis Bacon