Sobieski, il difensore dell’Europa
Giovanni III Sobieski, nato ad Olesko in Ucraina nel 1624, appartenne ad una nobile famiglia polacca. Fu un uomo colto, un mecenate e un umanista. Fu re di Polonia, a capo della Confederazione Polacco-Lituana, dal 1674 al 1696. È ricordato per lo più per essere intervenuto nella battaglia di Vienna contro gli ottomani dove ottenne una strabiliante vittoria nonostante la superiorità numerica dei nemici. Dopo questa vittoria i turchi lo soprannominarono “Leone di Lechistan”, mentre i cristiani “Difensore della Fede”. Quest’ultimo titolo gli fu conferito dal papa Innocenzo XI nel 1684.
Nel marzo del 1683 la Confederazione Polacco-Lituana, dopo la rottura dell’alleanza con la Francia, strinse un patto con l’imperatore austriaco Leopoldo I contro gli Ottomani guidati dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha. Quest’ultimi, a loro volta, furono alleati con la Francia. I turchi si stavano preparando ad una grande spedizione di guerra e Sobieski temeva che avrebbero colpito la Confederazione Polacco-Lituana dalla Podolia, regione dell’attuale Ucraina, specialmente le città di Leopoli e Cracovia. Fortificò allora queste due città e ordinò il reclutamento per l’esercito.
Il 10 luglio i tatari si unirono all’esercito dei turchi ormai pronto per la spedizione. In totale vi furono dai 250000 ai 300000 uomini. Fu l’esercito più grande che i turchi mobilitarono nel XVII secolo. Fin dall’inizio Kara Mustafa volle stupire il nemico, infatti nessuno sapeva con certezza dove avrebbe attaccato. Quando tutta l’armata ottomana fu al completo, il Gran Visir definì dove indirizzare l’attacco. In poco tempo penetrò all’interno del territorio austriaco e non trovò una grande resistenza. Alla notizia di questo improvviso attacco da parte dei turchi, Leopoldo I ordinò di ritirare il proprio esercito presso Vienna.
I turchi dopo pochi giorni si trovarono sotto le mura della capitale austriaca e iniziarono ad assediarla. L’assedio durò ben due mesi con gli austriaci e i prussiani che si difendevano senza sosta. I turchi sferravano gli attacchi al mattino presto, a mezzogiorno e durante la notte.
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