giornata della memoria

scusate il ritardo comunque io penso che la giornata della memoria sia molto importante x tutti gli italiani ma anche per tutte le altre persone!!!! quello che è successo non deve essere dimenticato anzi deve continuare a farsi “sentire” così le generazioni future si rendono conto di quello che è successo a delle persone che nn c’entravano niente

Poesie e pirati

Qualche giorno fa Giuso ha pubblicato una poesia su questo blog. «Volevo condividere con qualcun altro il piacere di leggere questa poesia» scrive nei commenti.

Chi è Giuso?
Giuso è una persona che desidera condividere un pezzo di cultura (una poesia) con altre persone.

Cosa ci guadagna dal suo gesto?
Sul piano economico e finanziario a Giuso non viene in tasca nulla. Tuttavia ha la consapevolezza di aver fatto conoscere quella poesia a persone che magari non l’avrebbero mai letta nè sentita.

Che male può venirne?
A chi può nuocere una poesia? Chi la legge rischia di avere un arricchimento culturale o qualche minuto di noia, in ogni caso non sarebbe un gran danno. L’autore in questo caso è morto da più di quarant’anni e, per quanto ne possiamo sapere noi, la ripubblicazione di una sua opera non dovrebbe turbare il suo riposo. L’unica che potrebbe lamentare un danno è la casa editrice che pubblica il libro citato da Giuso per un presunto mancato guadagno.

Ritornando alla prima domanda, chi è Giuso?
Giuso è un pirata.

Jolly Roger
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Vita da studente

(Testo svolto in terza C per la consegna: “Descrivi, usando un registro brillante ed ironico, una giornata da studente”)

Il cavaliere Lazybones si alza dal letto e apre la finestra della camera del castello: alcune goccioline di nebbia gelata si posano sulla sua faccia, a ricordargli che anche oggi è giorno di guerra. Con la velocità di un ghepardo azzoppato, si reca in bagno e con un po’ di acqua fresca inizia a svegliarsi. Sa che anche oggi è un duro giorno e quindi decide di mangiare i cereali speciali, quelli con il miele, la merendina con lo 0,0000001 % di grassi e il vasetto Actimel maxi-rinforzo. Finita la colazione, con non meno fatica, compie le ultime abluzioni prima di raggiungere il vestibolo, dove indossa la cotta di maglia made in Taiwan, la corazza 100% in puro ferro e gli stivali corazzati lavabili in lavatrice. Prima di uscire all’aperto si equipaggia con la lancia, lo spadone e lo scudo.

E’ accompagnato sul campo di battaglia dal suo scudiero, che non manca di propinargli frasi di raccomandazione sul comportamento da tenere in combattimento, accompagnate da incitamenti. Ovviamente Lazybones non ascolta, ma riflette e ripensa nella sua testa alla giornata di ieri; ha studiato e si è allenato a lungo per migliorare le sue abilità: oggi vuole uscire vincitore. Egli sa che, se non si prepara bene per una certa guerra i giorni precedenti, l’esito sarà negativo e tornerà al castello ferito e ammaccato.

Torna improvvisamente alla realtà perché è giunto a destinazione, allora scende da cavallo e si avvicina ai suoi compagni cavalieri; almeno con loro può scherzare e dimenticarsi per un attimo di ciò che li attende. Certo, a volte è con loro che si allena prima del combattimento, ma oggi si sente già ben preparato e allora racconta di quel bel cavallo che ha visto in una fiera il mese scorso.

Improvvisamente sente le trombe squillare: la battaglia è incominciata! Torme di cavalieri si lanciano al galoppo verso il campo di battaglia, chi meglio equipaggiato di altri, ma quasi tutti accompagnati dalla stessa voglia. Anche Lazybones e i suoi compagni si recano nella zona che dovranno difendere, ma il nemico ancora non si vede: i cavalieri ne approfittano per ripassare per l’ultima volta tutte le mosse che dovranno poi eseguire in combattimento.

Ecco, il battaglione nemico è arrivato! E’ una parte dell’immenso esercito guidato da generali anziani ed esperti, tutti comandati da re Learn. La sua vista basta ad inquietare i giovani cavalieri, che ammutoliscono non appena si avvicina. Nella prima ora, però, il nemico non attacca, si limita a studiare la zona dei combattimenti e poi si ritira. Era solo una pattuglia in avanscoperta e quindi Lazybones tira un sospiro di sollievo.

Ma già all’inizio della seconda ora, quando i cavalieri scorgono di nuovo il nemico, capiscono che è molto più agguerrito di prima e infatti si lancia all’attacco. Alcuni cavalieri, non appena odono il grido di guerra nemico, scappano, mentre altri l’hanno già fatto; Lazybones e altri coraggiosi, invece, restano per combattere.

I due schieramenti cozzano l’uno contro l’altro: il nemico è composto da mercenari meglio equipaggiati e preparati, ma Lazybones è determinato e combatte per la sopravvivenza e il suo onore. Durante il combattimento Lazybones vede molti suoi compagni cadere sotto i colpi nemici, ma sa che non può aiutarli, altrimenti rischia una fine anche peggiore. Il combattimento si protrae a lungo, finché Lazybones uccide un comandante nemico chiamato Otto e, aiutato da altri cavalieri, riesce a respingere l’attacco avversario: è una vittoria!

La terza ora si presenta un altro plotone nemico, ma questi mercenari non vogliono combattere, solo prendere lo stipendio. Finita la terza ora di combattimenti c’è il quarto d’ora santo, tregua momentanea decisa bilateralmente dai due schieramenti prima che iniziasse la guerra, e quindi Lazybones e gli altri cavalieri si concedono un po’ di riposo e svago.

Non appena la tregua termina, Lazybones e compagni si trovano a combattere per due ore consecutive contro i reparti scelti di re Learn. Lo scontro è durissimo e molti cavalieri sono stanchi. Lazybones, per fortuna, a colazione aveva bevuto Actimel maxi e quindi si sente ancora in forze. Ad un certo punto, Lazybones viene ferito e sta per essere finito da un colpo alle spalle, quando un suo compagno arriva in suo aiuto e lo salva. La situazione sembra comunque molto critica per i cavalieri e Lazybones, quando finalmente squillano le trombe e il nemico si ritira.

Molti cavalieri sono riversi sul campo di battaglia, altri invece hanno preferito le sdraio dell’ostello di fronte. Lazybones è sfinito, ma anche oggi è riuscito a salvarsi; lentamente si allontana dal campo di battaglia dopo aver risistemato il suo equipaggiamento e rimane a discutere con gli altri cavalieri. Poco dopo il suo scudiero torna a riprenderlo e si assicura sulla salute di Lazybones, chiedendogli anche ogni particolare della battaglia. Lazybones è stremato e riesce solo a dire: “Tutto bene”.

Lazybones arriva al suo castello e sale in camera sua. E’ steso sul letto e ripensando a tutte le cose brutte che accadono in guerra, sa che solo se diventerà re a sua volta potrà porre fine agli stermini che avvengono ogni giorno sui campi di battaglia.

‘a livella

Antonio De Curtis

Ieri sera ho trovato questo nella libreria che ho in corridoio. Spero vi piaccia.

Ogn’anno,il due novembre,c’é l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn’anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.

St’anno m’é capitato ‘navventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po’ facette un’anema e curaggio.

‘O fatto è chisto,statemi a sentire:
s’avvicinava ll’ora d’à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

“Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l’11 maggio del’31”

‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…
…sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele,cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce stava ‘n ‘ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe’ segno,sulamente ‘na crucella.

E ncoppa ‘a croce appena se liggeva:
“Esposito Gennaro – netturbino”:
guardannola,che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! ‘ncapo a me penzavo…
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
ca pur all’atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s’era ggià fatta quase mezanotte,
e i’rimanette ‘nchiuso priggiuniero,
muorto ‘e paura…nnanze ‘e cannelotte.

Tutto a ‘nu tratto,che veco ‘a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato…dormo,o è fantasia?

Ate che fantasia;era ‘o Marchese:
c’o’ tubbo,’a caramella e c’o’ pastrano;
chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu ‘nascopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro…
‘omuorto puveriello…’o scupatore.
‘Int ‘a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se ritirano a chest’ora?

Putevano sta’ ‘a me quase ‘nu palmo,
quanno ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e tomo tomo..calmo calmo,
dicette a don Gennaro:”Giovanotto!

Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d’uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente”

“Signor Marchese,nun è colpa mia,
i’nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa’ sta fesseria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto?

Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse
e proprio mo,obbj’…’nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.

“E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!”

“Famme vedé..-piglia sta violenza…
‘A verità,Marché,mme so’ scucciato
‘e te senti;e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so mazzate!…

Ma chi te cride d’essere…nu ddio?
Ccà dinto,’o vvuo capi,ca simmo eguale?…
…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”.

“Lurido porco!…Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”.

“Tu qua’ Natale…Pasca e Ppifania!!!
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella
che staje malato ancora e’ fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.

‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”

La coscienza

Dal mio diario

Rieccomi in terza.
«E come può essere un affare soltanto individuale ciò che serve a regolare i rapporti con gli altri?» ci chiedevamo la settimana scorsa.
«Prof, ognuno deve rispondere alla propria coscienza. Questo è l’importante. Se sei a posto con la tua coscienza, va tutto bene» insiste Crimi.
«Giusto, Crimi, bisogna seguire la coscienza, ma la coscienza ha sempre ragione?»

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E la chiamano libertà…

Leggiamo in classe una pagina di John Locke, uno dei grandi padri della tradizione liberale.
1689, Locke considera i casi in cui chi detiene il potere ne abusa e pone le premesse per una dissoluzione del governo legittimo.

Agisce pure contro il suo mandato quando adopera la forza, i mezzi e gli uffici della società per corrompere i rappresentanti e guadagnarli ai suoi disegni; o quando apertamente impegna in anticipo gli elettori prescrivendo alla loro scelta persone che, con sollecitazioni, minacce, promesse o altro, ha associato ai suoi piani; e se ne serve per far eleggere uomini che già in precedenza hanno promesso di votare e deliberare in certe maniere.
Dettar legge in tal modo a candidati ed elettori e modificare la prassi elettorale che altro è se non stroncare il governo alle radici e appestare la fonte stessa della sicurezza comune?

Le paure di una studentessa di quinta

Oggi non sono andata a scuola; con mio fratello (che ha avuto il buon cuore di accompagnarmi) sono andata a Pavia, all’università, siccome oggi c’era l’open day della facoltà di Filosofia.
Ormai siamo a Febbraio e la maturità è sempre più vicina, il mio futuro è sempre più vicino; futuro composto da così tante domande e, ovviamente, da nessuna risposta! “Filosofia o matematica all’università?”; “finita l’università cosa farò?”; “come posso trovare un lavoro?”; “come farò a mantenermi?”; “e la casa? e la macchina?”.
I miei genitori piano piano mi stanno facendo capire cosa significhi “mantenersi” iniziando a non pagarmi più un po’ di cose. Parlo di sciocchezze: vestiti, capelli, le uscite, i pranzi o le cene fuori. Ma io già sono nel panico! Ho così tanti progetti: viaggi, una macchina, andare a vivere da sola, fare l’insegnante, costruirmi una famiglia…
Ma ho paura perchè non so rispondere alla domanda “come si fa ad ottenere tutto questo?”.

Determinazione ed impegno! Certo, credo che quello non mi manchi eppure non è tutto, mi mancano certezze, appoggi, sicurezza.

Vedere la maturità così vicina mi ha catapultato nel “mondo dei grandi”, quello che fino all’estate 2009 mi sembrava così lontano, così distante da me.
Ed ora questo mondo lo vedo così pieno di fallimenti, lì pronti a colpirmi. Non so se sono pronta per il mondo dei grandi; non so se ho le qualità adatte; non so se se ce la farò!
Poi guardo i miei compagni di classe, i miei amici e le persone che mi stanno accanto. Mi sembra che pochi si pongano le mie stesse domande ed abbiano le mie stesse paure.
Non vedevo l’ora dei 18 anni, come ognuno! Ma ora, a pensarci bene, mi calzavano a pennello i miei 17!

Ultima Fase Assemblea d’Istituto

Eccovi l’ultima parte dell’Assemblea d’Istituto.
Un discorso da sottolineare è certamente quello sull’Italia stessa. L’unica differenza tra il razzismo in Italia di oggi e quello di qualche tempo fa è che fino a qualche generazione fa gli italiani erano fieri di definirsi “orgogliosamente razzisti” mentre oggi siamo tutti d’accordo in pubblico sulle decisioni morali da rispettare ma poi non c’è applicazione pratica di questi principi e allo stesso tempo anche noi abbiamo credenze xenofobe senza alcuna prova pratica, come il fatto che gli zingari siano ladri e nomadi di scelta (si trovano nei campi profughi non perché vorrebbero avere anche loro una casa ma perché gli piace la sporcizia) oppure che i musulmani siano tutti terroristi e siano qui per convertirci e conquistarci. Sempre a proposito dell’Italia una domanda che è stata posta è: “Ma come mai noi, che apparteniamo alla parte di mondo che si muove velocemente verso il futuro e (in teoria) verso la tolleranza siamo ancora così razzisti?” Gad Lerner in quest’occasione ha trovato una risposta particolarmente veritiera: siamo ancora così perché siamo partiti per il viaggio verso il futuro senza risolvere però i problemi economici alla base, creando incredibili squilibri nel mondo e una vera e propria guerra tra ricchi e poveri, che inevitabilmente porta al razzismo. “Ma perché in Italia, più che in altri Stati, questo problema è sentito così fortemente?” Secondo Gad il motivo è da cercarsi nella debolezza e l’autoindulgenza della cultura italiana: col pretesto che “siamo brava gente” in Italia abbiamo accettato di non impicciarci negli affari sporchi e di mantenere un’ipocrita facciata di tolleranza: da quando, dopo le leggi razziali del 1938, abbiamo iniziato ad autoconvincerci che in realtà queste non fossero mai messe in vigore realmente, o almeno non come in Germania, oppure che se separavamo i perseguitati lo facevamo non per cattiveria ma per il loro bene, abbiamo assunto questo stile di vita contraddittorio che può essere riassunto molto efficacemente con un esempio posto dallo stesso Gad Lerner: se oggi qualcuno proponesse di mandare fondi o adottare dei bambini di Haiti, in seguito alla catastrofe di settimana scorsa, probabilmente la gente si alzerebbe in piedi applaudendo. Ma se fra qualche settimana qualcuno suggerisse di accogliere nel nostro Paese anche solo 1000 abitanti di Haiti, dato che lì non hanno più un luogo dove vivere, quale sarebbe la reazione? “Ma è possibile che il governo italiano non abbia neanche voglia di tentare un’integrazione?” Secondo l’ospite la questione è diversa: semplicemente il fatto che ci siano immigrati sfruttati ha un interesse pratico: siccome la nostra economia è basata per 1/3 su lavori illegali che comunque permettono il benessere dell’Italia, serve che ci sia una quota di stranieri che resti irregolare in modo da poter essere sfruttata con orari di lavoro e stipendi disumani. In Italia servono schiavi zitti, impauriti e ricattabili. Naturalmente a questo punto è stata posta una domanda su Rosarno e Gad ha dichiarato che gli avvenimenti accaduti nel gennaio 2010 nella provincia di Reggio Calabria segnano una data storica: “il giorno in cui i bianchi hanno detto che i neri erano come le bestie e che se ne dovevano andare e la polizia ha ritenuto che l’unica cosa da fare fosse portarli via in base al colore della pelle”. Questa è una terribile sconfitta per la civiltà italiana, un’umiliazione che riguarda tutti noi. Il vero pericolo è che episodi come questi si susseguano e noi ci si abitui a sopportarli: il pericolo è l’assuefazione, come per una droga. “Ma lei come fa a sentirsi parte integrante dell’Italia se l’ha rifiutata per 30 anni?” A questa domanda Gad ha risposto finalmente con un po’ di ottimismo e speranza affermando che ama l’Italia perché comunque questa lo ha aiutato e che le vuole così bene da essere severo con lei e con le sue leggi, tanto da voler cambiarla in meglio.

Trovo che l’incontro sia stato molto interessante ed utile e di certo non possiamo non aver apprezzato l’estrema franchezza di Gad Lerner che si è dimostrato piacevole, chiaro e per niente altezzoso nonostante la celebrità. è riuscito a farci ragionare attraverso concetti nitidi e comprensibili, rispondendo alle nostre domande ma anche ponendocene. La sua domanda fondamentale è stata: “è giusto che persone che fanno lo stesso lavoro abbiano un trattamento diverso a seconda del passaporto?” Ognuno di noi avrebbe una risposta per questa domanda ma di certo quella più efficace è stata quella di Joaquin, che in assemblea ha raccontato la sua esperienza in quando italiano originario dell’Argentina: ci ha descritto l’ingiustizia subita dalla sua famiglia ogni volta che devono rinnovare il permesso di soggiorno o la follia di dover attendere 2 mesi per ricevere la nuova patente dalla Zecca di Roma invece di ottenerla facilmente in qualche settimana come ogni altro italiano. Nessuno crede che sia profondamente sbagliato essere trattati come feccia e spinti dai manganelli solo perché si ha fatto “l’errore” di nascere dalla parte “sbagliata”? Non ci rendiamo conto che è molto più facile nascere in un luogo messo male? Noi abbiamo fatto qualcosa per meritarci di essere italiani? E secondo quale principio crediamo di avere il diritto di sfruttare e maltrattare coloro che invece magari se lo meriterebbero più di noi?

Morale, morali?

Fondare la morale?
I miei alunni non nascondono i dubbi. Il relativismo estremo sembra essere l’ovvietà dei giorni nostri.
Ma forse una risposta è possibile. Ci provo.
Non pretendo di essere originale: salgo sulle spalle di Aristotele. Nella Politica, dice che l’uomo è il più comunitario di tutti gli animali perché parla:

É chiaro quindi per quale ragione l’uomo è un essere comunitario molto più di ogni ape e di ogni altro animale che viva in gruppo. Infatti, come sosteniamo, la natura non fa niente a caso. Tra gli animali solo l’uomo possiede la parola. La voce serve ad indicare la gioia e il dolore e, per questo motivo, la possiedono anche gli altri animali (…); il discorso invece serve ad esprimere l’utile e il nocivo, e quindi il giusto e l’ingiusto. Ecco l’elemento che differenzia l’uomo dagli altri animali: l’avere, egli solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e degli altri valori. L’avere in comune questi valori crea la famiglia e la polis.

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