Scacchi: i vincitori del secondo turno

Ecco la lista dei vincitori del secondo turno di incontri:

  • Girone A: Vitale
  • Girone B: pareggio tra Bonini e Nan-Men
  • Girone C: Prevedini (per assenza dell’avversario)
  • Girone D: Tornabene Francesco (per assenza dell’avversario)
  • Girone E: Ferla
  • Girone F: Tornabene Eric
  • Girone G: Villanucci
  • Girone H: Cappellini

scacchi

Socrate, “Chi era costui”?

La figura di Socrate è fondamentale per lo sviluppo non solo della filosofia greca, ma di tutto il pensiero occidentale.

Il suo insegnamento, infatti, ha aperto la strada alla ricerca del sapere ed esercita tutt’oggi una grande influenza su filosofi e intellettuali.

Quella di Socrate, nell’Atene del V sec.  a.C. fu una vera e propria “missione”, un esame incessante su se stesso e sugli altri condotto sempre con umiltà propria di chi  “sa di non sapere”. È proprio questa consapevolezza che funziona come uno stimolo alla ricerca, una ricerca, però, portata avanti con quel gioco di parole comunemente conosciuto con il nome di eironeia.

Così in un “variopinto teatro” di finzioni, il maestro, perché soprattutto questo era in fondo Socrate, spinge i suoi discepoli ad aprire le menti e a liberarle da quelle pseudo – certezze che le imprigionano.

Ecco appunto il filosofo simile alla levatrice che con la sua abilità e con il suo assillante “Che cos’è?” aiuta gli uomini a “partorire” quelle verità che tengono nascoste da tempo dentro di sé.

Così grazie a Socrate ciascuno ha imparato anche il mestiere di vivere, a distinguere il bene dal male.

Insomma, in poche parole, a essere un uomo.

David - La morte di Socrate

Socrate: Innovatore?

Socrate fu, senz’ombra di dubbio, un innovatore nel campo della filosofia, proprio per il suo modo di vederla e considerarla.
Egli spostò l’attenzione della filosofia dall’ambito della natura a quello dell’uomo, inquadrandolo da tutti i punti di vista, soprattutto per quanto riguarda la vita interiore. Da qui l’utilizzo di confutazione e ironia, due “armi” utilizzate da Socrate per esaminare gli interlocutori con i quali si fermava a parlare. Socrate li sottoponeva al suo esame e li smascherava: non sapevano ciò che credevano sapere.
Ecco: proprio la tematica del “Sapere di non sapere” è caratteristica dell’ideale Socratico.
Grazie alla visione di una rappresentazione teatrale dell’Apologia di Socrate, ho potuto cogliere questa tematica fondamentale. Anche nel mezzo del discorso per difendersi dall’accusa rivoltagli da Meleto, Socrate sottopone i giudici al suo esame e, con un’eloquenza straordinaria, pone loro davanti una realtà semplice: Socrate sa di non sapere, ed è per questo che desidera la verità. Questo è il messaggio che mi è stato trasmesso dall’Apologia.
Oltre a un nuovo modo di pensare all’uomo, Socrate introdusse anche un nuovo rapporto vita-filosofia: la filosofia come modo di vivere. Egli fu probabilmente il primo a vedere la filosofia così ed è questo che lo ha reso tanto celebre e affascinante.
Socrate, inoltre, non lasciò nulla di scritto, perché egli pensava che la sapienza andasse cercata nel dialogo delle anime che si fecondano reciprocamente.
Dunque, per me, il grande merito di Socrate fu quello di aver capito che la ricerca della verità è possibile solo a partire dalla consapevolezza di non sapere. Egli rimase sempre coerente con sé stesso, tentando di coinvolgere gli altri nella sua ricerca della verità: un Innovatore.

L’anima è l’essenza dell’uomo

“EUTIFRONE: A un’altra volta, Socrate: ho furia; l’è ora ch’io vada.

SOCRATE Che fai, amico? tu vai via e mi togli la speranza ch’io aveva, dopo imparate da te le cose sante e le empie, di potermi districare dall’accusa di Melito; mostrando a lui che Eutifrone m’ha fatto dotto in religione, che io non sono uno sciocco che parlo di mia testa, ch’io non fabbrico nuovi Iddii, che io da oggi in poi avrei menato vita un po’ meglio.”

Così si conclude l’Eutifrone, uno dei dialoghi socratici scritti da Platone.

Trovo interessante il modo in cui Eutifrone si congeda dal filosofo, sbrigativo, quasi scocciato; probabilmente non fu l’unico che, esasperato dall’interlocutore, decise di troncare l’argomento di discussione.

E come dargli torto? Chi di noi, al suo posto, avrebbe fatto diversamente?

Il metodo di Socrate consisteva nell’interrogare le proprie “vittime” su argomenti che essi credevano di conoscere perfettamente, riuscendo a smentirle con ironia. Grazie alle sue domande, infatti, si riusciva a capire l’invalidità delle proprie opinioni: al termine delle discussioni, gli interrogati risultavano confutati dal filosofo e si rendevano conto di non sapere ciò che erano convinti di sapere. Ed era per questo che, feriti nell’orgoglio, alla fine decidevano di andarsene.

Il fine di Socrate era quello di far scoprire ai suoi concittadini la loro ignoranza, in modo da spingerli a migliorarsi per raggiungere l’Aretè, l’eccellenza. Infatti egli credeva che solo alimentando la propria anima, arrichendola di conoscenza, si potesse capire la differenza tra Bene e Male e raggiungere la felicità. “L’anima è l’essenza dell’uomo” diceva, ed egli stesso cercava di nutrirla sempre più di sapienza, tramite il dialogo con gli altri. Insisteva molto a volte e, proprio per questo, era paragonato a un tafano, un insetto fastidioso la cui puntura fatica a guarire.

Egli non lasciò nulla di scritto, tutto ciò che sappiamo di lui ci è stato tramandato da altri, come Platone e Senofonte. Questo perché per Socrate non era importante elaborare dottrine impersonali e oggettive, valide per tutti, ma fare chiarezza nell’animo, tramite il contatto diretto con le persone, per poter “partorire” pensieri riguardanti la vita dell’uomo. Non per niente si paragonava alle levatrici, le donne che, ormai madri, aiutavano le altre a far nascere i propri figli, così come lui aiutava a far nascere delle verità.

Non condivido la sua convinzione che il Male sia compiuto unicamente per ignoranza e che solo alimentando la propria virtù si possa conoscere il Bene, ma trovo molto interessanti il suo metodo e il suo pensiero, perché credo che il dialogo tra gli uomini sia importante per stimolare la ricerca di verità.

Ho cercato di immedesimarmi in uno dei suoi interlocutori e, molto probabilmente, mi troverei più che in difficoltà in uno scontro diretto con lui e faticherei parecchio a portare avanti le mie idee, pur non essendo molto incline a cambiare opinione. Però credo anche che essere stimolati ad interrogarsi, per capire e conoscere a fondo qualcosa che ci interessi, non sia sbagliato e che possa portare, in alcuni casi, al raggiungimento della felicità.

Socrate e la ricerca del sapere

Molto spesso gli studenti non sono stimolati allo studio, perché trovandosi davanti ad intere pagine piene di nozioni all’apparenza senza significato, concepiscono questa attività come passiva e noiosa. Ci si imbatte, infatti, nel limite di dover studiare problemi già risolti e discussioni già concluse, senza poter prendere parte a un processo che invece dovrebbe coinvolgere in prima persona, in quanto riguarda lo sviluppo della propria conoscenza.
Socrate aveva compreso che lo studente deve partecipare attivamente nella ricerca del sapere, per sviluppare una concezione critica del mondo che lo circonda. Lo studio dunque non deve concretizzarsi come una presuntuosa conquista della saggezza, ma piuttosto come un’umile accettazione della propria ignoranza, in vista di un confronto con il proprio insegnante, che porti entrambi a sviluppare un’opinione che sia allo stesso tempo personale e universale, riguardo le forze e i principi che regolano il mondo.
In questo senso lo studio porta anche a evadere dalle rigide discipline scolastiche e a evolvere una mente consapevole in grado di cogliere concetti etici che indichino la giusta via per raggiungere la felicità. Questa infatti non può concretizzarsi nelle persone che non abbiano maturato l’attitudine al ragionamento, la quale si può apprendere solo attraverso un confronto diretto con altre menti fertili: non a caso i regimi dittatoriali si basano su un’istituzione unilaterale che non permette il contatto con correnti di pensiero alternative.
Socrate sembra riassumere ciò nel concetto ripreso da Platone nel Gorgia con le seguenti parole: “Di tutte le ricerche la più bella è proprio questa: indagare quale debba essere l’uomo, cosa l’uomo debba fare”. Ecco perché è importante capire quale sia il giusto metodo con cui rapportarsi alla realtà, per comportarsi virtuosamente e raggiungere la felicità.

I giorni della collera divina

rappresentazione peste bubbonica

Tra il 1347 e il 1348 la gente cominciò a contrarre la peste che, quasi inevitabilmente, portava alla morte. Conosciamo tre tipologie di questa malattia :la prima, chiamata peste bubbonica si manifesta nelle ghiandole inguinali e ascellari, provocando ascessi e tumefazioni, la seconda interessa i polmoni e l’apparato respiratorio e viene chiamata peste polmonare, infine l’ultima, la peste setticemica, si manifesta con emorragie cutanee e dà origine a chiazze nere.
Da quanto ci riportano i cronisti dell’ epoca (ad esempio Boccaccio), in Europa si manifestarono due tipi di peste: quella bubbonica e quella setticemica. Gli uomini medioevali ritenevano che la causa di questa epidemia fosse la collera divina ma contemporaneamente la medicina cercava la causa della malattia. La teoria più diffusa collegava la malattia alla “corruzione dell’aria”. Quindi si consigliava di evitare l’aria al di sopra delle acque stagnanti e di eliminare la sporcizia. Per non contrarre la peste si consigliava di isolare i malati affinché non contaminassero anche i parenti e di spalancare le finestre sperando che l’aria fresca combattesse la malattia. La regola d’oro, però, era quella di darsi alla fuga alle prime manifestazioni di contagio.
La peste, oggi lo sappiamo, è causata da un bacillo, isolato da uno scienziato russo nel 1894 e che si sviluppa nei ratti comuni. Nel Trecento, la diffusione della malattia fu facilitata dall’assenza di fognature nella città e dai commerci via mare in quanto soprattutto nelle stive delle navi erano annidati molti topi neri, principale causa dell’epidemia.
I medici dell’epoca compresero che la malattia si diffondeva anche per via aerea ma nonostante queste conoscenze non avrebbero potuto arrestare l’epidemia: ci sarebbero voluti gli antibiotici.
L’ultimo episodio di epidemia di peste allarmante risale alla fine dell’Ottocento: il morbo ricomparve in Cina per poi diffondersi nell’Estremo Oriente, in India e in America. Per fortuna, si conosceva la causa della malattia: le persone contagiate vennero subito isolate e si riuscì ad arrestare la diffusione del morbo.

Protagora e il relativismo

Protagora fu uno dei sostenitori del relativismo per il quale la conoscenza è sempre condizionata dal singolo individuo. Non esistono criteri universali: nulla è vero né falso, ma tutte le opinioni sono vere. Non c’è una verità assoluta, ma la verità è relativa all’opinione soggettiva.

Ma se si nega l’esistenza di una verità oggettiva vengono a mancare concetti fondamentali come il vero e il falso, il giusto e lo sbagliato, il bene e il male. Potremmo vivere in una società in cui le leggi sono soggettive? Dunque essi non possono essere soggettivi altrimenti non ci sarebbe giustizia.

Saremmo capaci di stare insieme come uomini non avendo nulla che ci accomuna? Tutti estremamente diversi: sarebbe impossibile.

Però non si può nemmeno affermare che tutto sia oggettivo perché ogni giorno ci troviamo in situazioni in cui alcune persone hanno opinioni diverse. Ogni individuo ha caratteristiche e una visione del mondo differente da quelle degli altri. Non riusciremmo a vivere se fossimo tutti esattamente uguali.

Non possiamo nemmeno dire che valgano solo le opinioni personali. Come dice Protagora: “L’uomo è metro di tutte le cose”; perciò ciò che io credo sia vero, lo è solo per me, mentre non si può dire che sia lo stesso per qualsiasi altra persona.

Il relativismo non può essere applicato a tutta la realtà e quindi è vero solo per certi aspetti.

Inoltre c’è da considerare un altro aspetto errato dei relativisti: “se tutto è relativo, è relativo anche il fatto che tutto sia relativo”. Quindi un relativista non può essere relativista fino in fondo perché egli non può non ammettere la possibilità che il relativismo stesso sia falso. Infatti i relativisti si basano su convinzioni dunque non erano relativisti assoluti.

L’origine del dì e della notte

Un dio, la sua famiglia e tutto il suo regno vivevano sull’unico mondo esistente. Un giorno nacque la sua prima figlia. Decise, per rendere speciale e unica la sua nascita, di regalarle un posto in cui potesse vivere e divertirsi. Le affidò un mondo nuovo. Fin dall’inizio la piccola era contenta di possedere un regalo così grande. Ci andava ogni giorno e regolarmente creava nuove cose: qualcuno che le potesse tenere compagnia, luoghi che più le piacevano. Il padre però non voleva che trascorresse tutto il tempo sull’altro mondo. Così ella decise di dividere equamente le ore da passare su un mondo e sull’altro. Per questo motivo quando si trovava sul suo mondo tutto era completamente acceso perché ogni cosa creata era felice della sua compagnia. Mentre quando non c’era e tornava dalla sua famiglia, tutto era spento e senza vita. Il primo periodo fu chiamato dì e il secondo notte.

Alessandro Del Piero… Una Leggenda

Alessandro Del Piero
Alessandro Del Piero

Sette campionati italiani, un campionato di serie B italiano, una coppa Italia, quattro supercoppe italiane, una Champions League, una coppa intercontinentale, una coppa Uefa, una coppa intertoto e soprattutto un campionato del mondo… questo è Alessandro Del Piero.
Bandiera della Juventus, sempre con il numero 10 stampato sulla schiena, Pinturicchio (così soprannominato dai suoi tifosi) con la maglia della Juve ha collezionato 290 gol e 705 presenze.
Inizia la sua carriera nel Padova per poi passare alla Juventus nel 1993 e, dopo solo una settimana dalla partita di esordio, segna il suo primo goal in serie A.
Dopo poco tempo diventa subito l’idolo dei tifosi Juventini, regalando goal e grandi giocate.
Alex è sempre corretto sia in campo che fuori.
Nel Novembre del 1998, durante la partita Udinese-Juventus, si procura un grave infortunio al ginocchio (lesione del legamento crociato anteriore e posteriore) che lo costringe all’intervento chirurgico e a rimanere fermo per circa 9 mesi.
Diventa presto capitano e trascinatore della squadra e vicino ad essa sia nei momenti buoni che in quelli cattivi.
Anche quando la sua Juve è stata fatta retrocedere in serie B, non l’ha lasciata, anzi l’ha ‘presa per mano’ e con i suoi 20 goal (con i quali fu capocannoniere del torneo) l’ha riportata nella massima serie.
Soprattutto insieme al suo famoso compagno di attacco, David Trezeguet, Alex ha fatto gioire i tifosi, con le loro giocate infatti il divertimento era assicurato.
Ma Del Piero, oltre che della Juventus è stato anche un giocatore della Nazionale Italiana, con la quale ha anche vinto un campionato del mondo nel 2006, segnando 2 goal.
Nel 2012 la società annuncia che Alex verrà ceduto a fine stagione, sorprendendo tutti i suoi tifosi.
Gioca la sua ultima partita nello Juventus Stadium, contro l’Atalanta, dove segna il suo ultimo goal con la maglia bianconera.
Verso la fine di questa partita viene poi sostituito, per fargli ricevere l’applauso di tutti i suoi tifosi, che perdono Alex Del Piero, il loro capitano, campione e icona del calcio.
Il 5 settembre firma il contratto con una squadra australiana il Sidney F.C. dove ha già realizzato tre goal.
Alex rimarrà per sempre nella storia del calcio.
Tributo ad Alessandro Del Piero

L’immane dubbio della piscina

Le mamme che portano i loro figlioletti in piscina hanno due possibilità: portarli con sé nello spogliatoio femminile o andare con loro nello spogliatoio maschile. Il dubbio è: mostrare ai loro maschietti un’eventuale nudità femminile o sobbarcarsi questo grande peso morale e correre il rischio di notare di sfuggita (e casualmente direi) un uomo mentre si cambia? Le donne delle pulizie che entrano come se nulla fosse per cambiare i cestini e mettere in ordine diligentemente?
Da frequentatore di piscine da una vita vi posso assicurare che le donne presenti negli spogliatoi maschili sono tantissime e non si fanno scrupoli ne tanto meno mostrano vergogna alcuna!.
Ora mi chiedo se andassi io con la mia figlioletta nello spogliatoio femminile o se mosso da spirito civico mi prestassi a cambiare la spazzatura nel loro spogliatoio, come mi reputereste?
Poi siamo noi i maialini…. donne!!!!! =)

piscina