1917: La svolta della Prima guerra mondiale

Il 1917 fu un anno cruciale per gli sviluppi della prima guerra mondiale, principalmente per tre motivi: l’entrata in guerra degli Stati Uniti, l’uscita dalla stessa della Russia e la disfatta di Caporetto.

La lunga durata della guerra, iniziata nel luglio 1914, aveva causato un aumento delle difficoltà economiche per gli Imperi centrali (Austria e Germania), soprattutto per il blocco navale attuato dalla Gran Bretagna sin dall’inizio del conflitto. Perciò, a partire dal febbraio 1917, i Tedeschi intensificarono la guerra sottomarina, per bloccare tutti i rifornimenti ai paesi nemici e isolare economicamente la Gran Bretagna. Tuttavia gli Stati Uniti, già maldisposti verso la Germania per l’affondamento del transatlantico statunitense Lusitania nel maggio 1915, erano pesantemente danneggiati nei loro scambi commerciali con Francia, Italia e Inghilterra. Per questo motivo, il 6 aprile 1917, decisero di entrare nel conflitto al fianco della Triplice Intesa (formata da Francia, Gran Bretagna e Russia).

Intanto il 2 marzo 1917 lo zar russo Nicola II, in seguito alla cosiddetta Rivoluzione di febbraio, fu costretto ad abdicare. La monarchia zarista venne sostituita da una repubblica, il cui governo provvisorio decise di proseguire la guerra. Ma i Tedeschi riuscirono a penetrare nel territorio russo.
Con la Rivoluzione d’ottobre il potere fu assunto dai comunisti guidati da Lenin, che decisero di uscire dalla guerra. Le trattative di pace con gli Imperi centrali portarono all’accordo di Brest-Litovsk, il 3 marzo 1918.

In seguito alla crisi della Russia, l’Austria e la Germania poterono concentrarsi sul fronte italiano, sfondandone le linee a Caporetto (24 ottobre 1917). 400 000 uomini vennero uccisi o fatti prigionieri e il generale Cadorna, comandante dell’esercito italiano, fu sostituito da Armando Diaz.
Le ragioni militari della disfatta vanno ricercate in un’offensiva ben condotta da parte degli Austriaci e soprattutto nell’errata impostazione difensiva italiana.
La sconfitta fu causata anche da motivi più “umani”: i soldati erano infatti ormai logorati, nel fisico e nello spirito, dall’interminabile guerra di trincea, dalle angherie dei comandanti e dalla paura di morire.
La ritirata dell’esercito italiano fu caotica. Le truppe si arrestarono infine lungo la cosiddetta “linea del Piave”.

Una delle prime trincee scavate nell'argine destro del Piave nell'ottobre - novembre 1917
Una delle prime trincee scavate nell’argine destro del Piave nell’ottobre – novembre 1917

Scacchi: si va alle semifinali

Risultati di venerdì 15 marzo:

ROSSICONE – VILLANUCCI: 1 – 0

PREVEDINI – NAN MEN: 0 – 1

MALCOVATI – CAPPELLINI: 1 – 0

Il prof. Cappellini, essendo l’organizzatore del torneo, a questo punto abbandona la competizione e quindi nel Girone B passano il turno NAN MEN e MALCOVATI, mentre nel Girone A si qualificano LISANTI e ROSSICONE.

I prossimi incontri (semifinali) saranno a eliminazione diretta e si svolgeranno venerdì 22 marzo. Gli abbinamenti sono i seguenti:

LISANTI – MALCOVATI

NAN MEN – ROSSICONE.

I perdenti si affronteranno venerdì 5 aprile per il terzo posto, mentre la finale verrà disputata in Auditorium la mattina di martedì 9 aprile. Nell’occasione verrà esposta la fantastica scacchiera incisa a mano dal prof. Colavolpe, eccelso pittore, vignettista nonché scultore che l’Istituto Calvino si fregia di annoverare tra i propri docenti.

Il prof. Cappellini, da parte sua, chiede l’onore di poter sfidare in una partita amichevole il vincitore del torneo.

La scacchiera realizzata dal professor Colavolpe
La scacchiera realizzata dal professor Colavolpe

Il periodo accademico di Aristotele

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Aristotele nacque nel 384 a.c. presso Stagira, una città a Nord della Grecia. Era figlio di Nicomano e Festide. Suo padre era il medico personale del re di Macedonia Aminta, mentre la madre era una donna originaria di Calcide.

Disgraziatamente il futuro filosofo perse in giovane età entrambi i genitori e per questo venne cresciuto dal cognato Prosseno di Atarneo, marito della sua sorella più vecchia.  Nel 367, quando aveva solo diciassette anni, andò ad Atene e riuscì ad entrare nell’Accademia di Platone, mentre questi si trovava a Siracusa con lo scopo di insegnare la filosofia a Dionisio il Giovane.
Aristotele rimarrà nell’Accademia fino alla morte del maestro Platone, frequentandola per venti anni ed assumendovi un ruolo sempre più importante, passando da allievo ad insegnante.
Il periodo trascorso da Aristotele nell’Accademia, detto «periodo accademico», fu  decisivo per la sua formazione.

Il primo scritto risale al 362, anno in cui morì in battaglia Grillo, figlio di Senofonte. Aristotele compose un dialogo dedicato al defunto, chiamato perciò Grillo, nel quale criticò la retorica fondata esclusivamente sulla mozione degli affetti, riprendendo alcuni concetti di Platone e mostrando una grande abilità nello scrivere.

Forse per questo, Platone, ritornato senza successo da Siracusa, gli affidò un corso di retorica nel quale sostenne una stretta connessione tra la retorica stessa e la dialettica. In seguito dovette occuparsi anche della dialettica affiancata alla matematica come educazione dei futuri governanti.

Da questo momento in poi il giovane Aristotele iniziò a scrivere la parte più importante delle sue composizioni riguardanti la dialettica, i Topici. Successivamente, quando tra i membri dell’Accademia si aprì il dibattito sulla dottrina delle idee in seguito alla composizione del Parmenide di Platone, Aristotele scrisse un trattato Sulle idee ,quasi completamente perduto, in cui criticò la separazione delle idee dalle realtà sensibili e la mescolanza tra idee e cose.

In seguito trascrisse insieme ad altri suoi compagni il corso tenuto da Platone sulla dottrina dei principi, in un trattato chiamato Sul bene, anch’esso quasi completamente perduto. Su tale dottrina egli compose un  dialogo Sulla filosofia, in cui confutò le idee-numeri di Platone e riprese con alcune modifiche la concezione dei principi del maestro.

Poco dopo il 354, anno della morte dell’amico e compagno Eudemo di Cipro, Aristotele compose un altro dialogo, l’Eudemo, riprendendo lo scopo consolatorio del Grillo, in cui sostenne l’immortalità dell’anima riprendendo il tema trattato da Platone.

Nel medesimo periodo scrisse un discorso sotto incarico di Platone indirizzato al re Temisone di Cipro, nel quale difese lo scopo delIa filosofia professata nell’Accademia rispetto a quella professata da Isocrate e dalla sua scuola.

Durante la sua permanenza all’Accademia Aristotele scrisse molti altri dialoghi che trattavano tematiche prese da quelli di Platone, ma purtroppo la maggior parte di questi sono andati perduti.

Molti altri materiali prodotti da Aristotele non sono giunti fino a noi, soprattutto quelli di cui si serviva per insegnare all’Accademia. Già in questo periodo egli aveva sviluppato concetti personali  diversi da quelle di Platone, sebbene egli ritenesse molto valida la concezione platonica della filosofia e della cultura.

Come si pronuncia “Charles Gates Dawes”?

Certo, il piano Dawes fu importantissimo: permise alla Germania di uscire dalla spaventosa inflazione che aveva portato ad un cambio di 4.200.000.000.000 di marchi per un solo dollaro.
Ma come si pronuncia “Charles Gates Dawes”?

Ecco la risposta: http://it.forvo.com/word/charles_gates_dawes/

Charles Gates Dawes - Premio Nobel per la pace 1925
Charles Gates Dawes – Premio Nobel per la pace 1925

Italo Calvino insegna

E’ diverso tempo che, quando intercetto articoli su Italo Calvino, penso che sarebbe bello includerli nel nostro blog.

Calvino è il nostro eroe, il nostro protettore culturale, agente identificativo e democratizzatore che rimarrà per sempre nelle nostre vite, anche fosse solo perché è ormai entrato nel Curriculum Vitae di tutti noi – dirigenti, professori, studenti, ata.
Di fronte ad una statura intellettuale di questa portata non è facile sentirsi adeguati a lasciare un commento di qualsiasi tipo.
Ma a volte anche limitarsi solo a citare riflessioni di altri ci rende migliori.
Io raccolgo qui il link ad un primo articolo di una ideale Rassegna Stampa… se altri seguiranno sarà un modo per stare insieme e sentirci uniti.

LA STAMPA 24.02.2012 – Eroe modesto e grandissimo – di Massimo Gramellini

 

L’orda primitiva

Il padre dell’orda primitiva si era riservato, da spietato despota, il possesso di tutte le donne, uccidendo e cacciando i suoi figli, pericolosi come rivali. Un giorno i figli si riunirono, uccisero il padre, che era stato il loro nemico, ma anche il loro ideale, e ne mangiarono il cadavere. Dopo il delitto nessuno dei fratelli poté tuttavia venire in possesso della eredità paterna, poiché ciascuno lo impediva all’altro. Sotto l’influenza di tale fallimento e del pentimento, essi appresero a sopportarsi l’un l’altro, unendosi in un clan fraterno, retto dai principi del totemismo – destinati ad impedire la ripetizione del delitto – e rinunziarono tutti al possesso delle donne, causa dell’uccisione del padre. Ormai i membri del clan potevano unirsi solo alle donne estranee al clan. Si spiegherebbe pertanto l’intimo nesso che esiste tra il totemismo e la esogamia. Il banchetto totemico sarebbe la cerimonia commemorativa del mostruoso assassinio, dal quale deriverebbe l’umana coscienza della colpa (peccato originale), punto di partenza dell’organizzazione sociale da cui, a loro volta, prenderebbero origine, nello stesso tempo, la religione e le restrizioni morali.

Sigmund Freud, La mia Vita e la psicoanalisi, Mursia, Milano, 1970 pp. 109-110

Ricostruzione storica o roman noir?

Frontespizio del libro