Le sofferenze fanno crescere?

“Le sofferenze ci fanno crescere”. Questa, che puó sembrare una frase da Baci Perugina, per quanto mi riguarda è una profonda verità. Ma in che senso soffrire ci fa crescere? Intendo dire che vivere una situazione complicata, che ci fa stare male, ci rende più consapevoli della nostra vita. Posso dire per esperienza che lottare ogni giorno contro me stessa e essere in un certo senso privata della mia libertà mi ha fatto rivalutare tutto ció che prima davo per scontato. Ho capito quali fossero i miei veri desideri e obbiettivi, ho riordinato le mie priorità e ho scoperto che, anche se a volte non ci sembra così, basta veramente poco per essere felici. In realtà basta rendersi conto che anche solo la quotidianità è la cosa più bella che ci sia. Ma tutto questo l’ho capito solo dopo aver attraversato un periodo un po’ difficile.
E voi cosa ne pensate? Dal dolore puó nascere qualcosa di positivo?

Glorie lombarde cinquecentesche: uscita didattica alla Milano spagnola

Una limpidissima e altrettanto rigida mattina di fine novembre ha incorniciato la nostra uscita didattica in visita alla Milano del ‘500, secolo che ha lasciato una traccia indelebile nel capoluogo lombardo, pur nascosta da un involucro napoleonico e ottocentesco.

La visita della due classi quarte è stata condotta da Leonardo Catalano, laureato in Storia dell’Arte e nostra guida.
Non è un caso che il nostro itinerario sia cominciato dal castello Sforzesco, monumento in cui convergeva il potere dei Signori di Milano e delle successive dominazioni straniere dalla caduta di Ludovico il Moro. La visita al Castello si è svolta esclusivamente negli ambienti esterni, procedendo per il lato orientale fino alla Torre del Falconiere, dalla quale Leonardo da Vinci osservava il volo degli uccelli per studiarne la dinamica e progettare i suoi modellini. All’interno del cortile, abbiamo proseguito per gli ambienti della Rocchetta e per la Corte Ducale, che si snoda attorno ad un cortile il cui sfondo architettonico è costituito dal Portico dell’Elefante, così chiamato per l’affresco che vi si conserva; il giro è terminato con l’osservazione della Torre del Filarete, restaurata da Luca Beltrami alla fine del XIX secolo.

Da piazza Castello, le due classi hanno proseguito attraverso via Dante, di epoca napoleonica, realizzata ai tempi dopo lo sventramento di numerose viuzze poste tra Piazza Castello e il Duomo. Dopo una breve permanenza nel cortile del teatro Strehler, la visita è proseguita in Piazza Mercanti.
Tra gli edifici che si affacciano sulla piazza, è il palazzo della Ragione a conservare un’importante testimonianza: sul bassorilievo di un capitello è rappresentata, infatti, una scrofa semi-lanuta, animale mitologico simbolo della Milano di epoca pre-comunale: si ritiene che il nome “Mediolanum” derivi proprio dal termine semi-lanuta.

La guida ci ha poi condotti in Piazza del Duomo, informandoci di una doppia origine della struttura delle cattedrali gotiche: da un lato c’è la tensione all’infinito, propria della concezione medioevale, che si materializza nel marmo in una struttura svettante verso il cielo; dall’altro è stato dedotto che le venature del Duomo e le numerose cuspidi dentellate rimandino all’imitazione della natura nella rappresentazione di un albero. Abbiamo poi sorpassato il Museo del ‘900 per proseguire attraverso il Palazzo Reale, fino ad arrivare alla chiesa di San Gottardo in Corte in via Pecorari, suo architetto.
Infine, presso la Pinacoteca Ambrosiana in conclusione alla visita la guida ci ha letto un passo tratto dal De Pictura Sacra di Federico Borromeo, “Del Bello”.

Svelare le vicende storiche di quei luoghi di Milano che ci sono comunemente noti ma che non guardiamo mai per quelli che sono permette di poterli osservare come se fosse la prima volta: è interessante scoprire i volti diversi che il capoluogo lombardo ha assunto nei secoli e guardare oltre la forma di mercato finanziario e capitale della moda che ha assunto oggi. Una visita che consiglierei anche al di fuori dell’orario didattico.

Il talento in periferia

di Silvia e Irene

Il festival delle periferie è un progetto che intende sviluppare, attraverso un seminario nazionale di tre giorni, una riflessione da parte dei giovani delle periferie sulla propria esperienza in periferia. Il seminario nazionale 2013 si è svolto a Rozzano presso il Centro Culturale Cascina Grande. Le attività comprendevano il coinvolgimento di circa 40 giovani (15 dal Sud Italia) attraverso metodi attivi (reportage fotografico, scrittura, teatro, web radio, etc). I giovani partecipanti di ogni workshop hanno creato un progetto presentato poi al festival.
Il primo passo di questo progetto è una semplice domanda: cos’è la periferia?
Secondo noi, la periferia è talento. Per “noi”, intendiamo i ragazzi che hanno partecipato al festival delle periferie il 7, 8 e 9 novembre scorso.
Nel festival delle periferie, grazie ai vari workshops, abbiamo avuto l’occasione di conoscere e lavorare insieme ai ragazzi delle periferie di tutta Italia.
Durante Il workshop artistico, abbiamo progettato una campagna pubblicitaria per il “prodotto periferia”. Alla fine delle due giornate abbiamo presentato il nostro lavoro davanti a tutti i partecipanti al festival.

Il primo giorno, abbiamo iniziato il lavoro con una breve presentazione: disegnando un logo che ci descrivesse. Poi ci siamo gettati nel pieno delle attività, lavorando in un gruppo formato dai ragazzi da tutte le periferie. Con loro abbiamo cercato di dare una definizione ad alcune parole, come pericolo, degrado, povertà, che vengono spesso associate al termine periferia.
Il giorno successivo, il lavoro è ripreso a ritmo pieno. Abbiamo riflettuto su cos’è la periferia per noi, partendo da i nostri talenti. Su dei cartelloni, abbiamo scritto i nostri pregi, e abbiamo disegnato intorno ad essi la nostra periferia ideale.
Durante il pomeriggio siamo arrivati clou del workshop. Divisi in due gruppi, abbiamo presentato, su un poster, il nostro prodotto, la periferia.
Il gruppo ormai si conosceva, e lavorare in sintonia è apparso naturale.
Dal brainstorming di gruppo, è emerso il motivo per cui le periferie sono tanto speciali: noi.
E questo credo sia il messaggio arrivato a tutti coloro che hanno partecipato al festival. Le periferie sono spesso sinonimo di povertà, degrado, pericolo, ma proprio perché vengono da questa situazione difficile, I ragazzi di periferia hanno più voglia di arrivare in alto.

Anche nel workshop di fotografia il desiderio di comunicare il proprio talento era forte.
Alle parole hanno preferito la fotografia: spesso con un’immagine riusciamo ad esprimere meglio ciò che sentiamo dentro di noi.
La giornata di venerdì è iniziata tra qualche imbarazzo: eravamo in tutto una decina di ragazzi provenienti da zone o addirittura regioni diverse. A poco a poco l’atmosfera si è sciolta, dopo che ci hanno chiesto di presentarci e di esprimere un nostro desiderio con una foto. Compito piuttosto difficile in realtà: forse a noi, che siamo solo ragazzi, non sono ancora del tutto chiari i nostri sogni!
Ci hanno presentato poi quattro cartelloni e abbiamo fatto una sorta di brainstorming; le parole chiave erano: ‘futuro’, ‘la realtà che mi circonda’, ‘con lo sguardo posso…’ e ‘desiderare’. Le idee che sono venute fuori erano in parte simili e in parte diverse: per esempio per quanto riguarda il cartellone sul futuro c’era una netta distinzione tra i post-it che credevano in un futuro “destino”, inaspettato e quelli che sottolineavano il valore dell’uomo nel proprio futuro.
Dopo un breve video attraverso cui ci hanno spiegato alcuni “trucchi” per fare le foto siamo stati divisi in gruppi: ognuno di noi doveva scegliere un tema connesso alle frasi che avevamo precedentemente scritto e nel pomeriggio avremmo dovuto scattare delle fotografie significative, che esprimessero ciò che volevamo cambiare o valorizzare della realtà che ci circonda. Sotto una lieve pioggerella abbiamo provato le nostre “abilità” da fotografi! Infine non restava che preparare i cartelloni per la presentazione di sabato: tra colla, forbici e colori abbiamo dato libero sfogo alla nostra creatività!

Il riflesso di una Milano storica

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Come ogni città, Milano nasconde un passato che non è facilmente individuabile all’occhio superficiale di un turista, ma a saper leggere le tracce che lasciano gli eventi, si può ricostruire il percorso storico-culturale del capoluogo lombardo.

Una gita all’insegna della cultura che non si è limitata ad uno sguardo agli edifici, ma che ha accompagnato con ricche documentazioni e poesie l’escursione milanese.

Arduino …a Milano!!

Segnalo che questo weekend (a partire da Venerdi 15) il Museo della Scienza ospitera’ le Officine Arduino per far vedere a chi e’ interessato che cosa sta succedendo nel mondo dell’Open Hardware in questi ultimi anni …

> Officine Arduino al Museo della Scienza

Per chi non conoscesse Arduino: come usa esordire Massimo Banzi, Arduino e’ un piccolo computer dalle dimensioni di una carta di credito.
E’ facile da programmare e piu’ aderente possibile alla filosofia del “computer come bicicletta per la mente”.
E’ un dispositivo a cui potete collegare oggetti non necessariamente programmabili (una sveglia?) che possono essere controllati dalla scheda, diventando di fatto “intelligenti”.

Mi trovate nello stand domani insieme ad altri ragazzi, ma l’evento dura fino a Domenica — tranquilli …

Per i timorosi: non preoccupatevi, e’ stato tutto pensato con un occhio di riguardo a chi non e’ del settore — la forza della piattaforma sta in questo.

Se siete interessati, pensateci. =)

Consiglio di vedere questo intervento (su Youtube) per capire meglio e in fretta:

Venice Session 2

Ringrazio,
Giuseppe

Gita alla villa Della Porta-Bozzolo

Testi della classe prima C Liceo scientifico

Il 4 ottobre tutte le prime del Liceo Scientifico e dell’ITC hanno partecipato all’uscita didattica alla Villa Della Porta-Bozzolo a Casalzuigno, un piccolo paese in provincia di Varese. La villa, costruita intorno al 1500 e poi ampliata nel 1600 circa, è stata acquisita dal FAI nel 1989, anche se in una parte vive ancora la famiglia Bozzolo. La villa si può dividere in tre parti: i rustici, cioè la zona di servizio, il piano nobile e la cucina, separata dal resto dell’edificio. Inizialmente abbiamo visitato il torchio, costruito nel Cinquecento. E’ il più grande di tutta la Lombardia ed è stata la prima parte ad essere costruita. La nostra visita si è concentrata quasi completamente sui bellissimi affreschi della villa, in particolare la guida si è soffermata sulla spiegazione della sala d’attesa, dove sono raffigurate sette dee raffiguranti le sette virtù della famiglia Della Porta (liberalità, fortezza, vigilanza, mitezza, fama, pensiero e temperanza). L’altro cognome a cui è intitolata la villa deriva dal fatto che il conte Guglielmo II Della Porta, non avendo eredi, lasciò la villa in eredità alla famiglia Bozzolo. Successivamente alla bellissima sala affrescata, abbiamo visitato le varie camere da letto, con suntuosi baldacchini e ben affrescate e la cucina, chiamata anticamente “caminata” perché aveva il camino. La parte che più mi ha colpito della villa è stato il magnifico ed enorme giardino, in stile barocco, nel quale, dopo aver pranzato, abbiamo potuto camminare e conoscere meglio sia i nostri compagni, sia altri ragazzi delle prime. Dopo la bellissima passeggiata per il giardino abbiamo fatto un laboratorio in cui ognuno di noi doveva realizzare un affresco. Abbiamo seguito quasi tutte le procedure di un vero affresco: l’arriccio, che sarebbe lo spolvero del disegno (bucherellato sui contorni) con la terra di Sinopia sull’intonaco fresco (da qui deriva il nome affresco, cioè “a fresco”) e successivamente ognuno di noi ha colorato il proprio affresco con i colori a tempere. Per motivi di tempo abbiamo saltato la fase in cui si mette il tonachino, ossia uno strato trasparente posto sopra la terra di Sinopia. Gli affreschi della villa si possono vedere ancora intatti per un processo chiamato carbonatazione, avvenuto anche sulle nostre “opere d’arte”. A fine giornata siamo dovuti tornare a casa, un po’ stanchi ma felici. L’uscita alla villa mi è piaciuta molto, anche perché ho potuto conoscere meglio sia gli insegnanti, che i miei compagni di classe. Anche il laboratorio è stato, a mio parere, interessante e molto carino da realizzare, perché abbiamo potuto mettere in pratica le “lezioni della giornata”. Anche la spiegazione è stata bella, perché i contenuti erano interessanti e la lezione si è svolta in modo alternativo e non come facciamo tutti i giorni.

Francesca

Villa Della Porta Bozzolo con il giardino ad asse orizzontale
Villa Della Porta Bozzolo con il giardino ad asse orizzontale – foto di Grahamec

Il 4 Ottobre siamo andati a visitare la villa Della Porta-Bozzolo, nei pressi di Varese. Hanno partecipato all’uscita didattica tutte le classi prime del liceo e dell’ITC, quindi abbiamo avuto modo di relazionarci anche con altri ragazzi e di stringere nuove amicizie. Durante gli spostamenti all’interno del casale una guida ci ha descritto le singole parti degli edifici dandoci una visione del loro contesto storico, delle loro origini e funzioni. La villa, attualmente in mano al Fondo Ambiente Italiano, è totalmente circondata da vasti giardini, caratterizzati da una moltitudine di diverse specie di piante e da macchinari agricoli che testimoniano l’importante attività agricola della zona, ma anche da eleganti e ricche scalinate, statue in pietra, che sottolineano la ricchezza e la potenza della famiglia. Inizialmente la villa non era come la vediamo noi oggi. Nel progetto iniziale cinquecentesco la funzione della villa, detta anche “Domus Magna”, era finalizzata a scopi agricoli e sfruttava il grande latifondo presso quella zona. La cucina era separata dal complesso abitativo, come la grande cantina e il torchio, uno dei più importanti del territorio. Il torchio serviva per la produzione del vino e dell’olio, ed era così grande che il piccolo edificio in cui è situato è stato costruito intorno ad esso. Le famiglie che ci abitarono però desideravano maggior prestigio, e per ottenere il titolo nobiliare abbellirono la domus con una moltitudine di meravigliosi affreschi, realizzati da Gian Angelo III, e con decorazioni prospettiche intorno alle finestre. Furono aggiunte molte camere da letto per gli ospiti, una sala da ballo, camini in marmo a macchia, alcove ecc…. Nessun dettaglio era trascurato, dai preziosi copriletto ai soffitti a cassettoni realizzati con pigmenti, mobili raffinati al pavimento a lisca di pesce della cucina. La camera più ricca di affreschi è la sala d’attesa per gli ospiti, sulle pareti della quale sono raffigurate figure femminili, ognuna rappresentante una qualità della famiglia. Il percorso all’interno della domus è durato circa due ore, e ci siamo soffermati principalmente sulla tecnica dell’affresco, che abbiamo in seguito sperimentato in laboratorio, ricreando il sottile strato di arriccio con il cemento, spolverando con la terra di sinopia e dipingendoci sopra un motivo floreale. È stato bello imparare cose nuove sperimentando in prima persona, non sui libri di testo come tutti i giorni. Personalmente, penso che questa uscita didattica sia stata utile per svariati motivi. Innanzitutto è stata la nostra prima uscita, e abbiamo iniziato a capire come muoverci in gruppo serenamente e senza creare grande confusione. In secondo luogo mi è piaciuta perché abbiamo trascorso una giornata tutti insieme in un posto bellissimo, diverso dal solito ambiente scolastico, che ci ha permesso di socializzare e divertirci anche con i ragazzi di altre classi. Abbiamo inoltre testato la nostra autonomia, nel cercare di rispettare i le direttive delle insegnanti senza essere continuamente controllati. La cosa che ho trovato più buffa è che sembrava di essere nel passato, proprio come se fossimo volati indietro di cinquecento anni!

Camilla

gradoni del giardino
Gli scenografici gradoni del giardino della villa, realizzati in occasione del matrimonio di Gian Angelo III Della Porta con Isabella Giulini – foto di Grahamec

Secondo me la gita a villa Della Porta Bozzolo è stata una buona esperienza. Devo ammettere che ho faticato a mantenere l’attenzione sulle spiegazioni delle guide e che più volte ho dovuto fare attenzione a non fare l’autodidatta guardando parti della stanza che stavamo visitando che mi attiravano di più dei numerosi affreschi presenti. Un altro punto a sfavore della visita è il fatto che ci siamo soffermati per molto tempo sui letti tralasciando quasi completamente il resto della mobilia. Immenso e ben curato, il cortile è stato il simbolo della nostra libertà durante la giornata: dopo aver mangiato abbiamo finalmente avuto l’occasione di interagire gli uni con gli altri e di dare sfogo alle nostre personalità, represse dai letti che avevamo appena finito di ammirare. Mi sono divertito anche nel dimostrare la mia abilità di imbratta-tele nel fare l’affresco che ci era stato proposto come attività di laboratorio. Penso di aver fatto una delle migliori opere astratte mai fatte, anche se ho seguito l’immagine di partenza che ci avevano consegnato. Ma ho apprezzato soprattutto la visita grazie al fatto che, conoscendo solo una persona in tutta la classe, ho avuto l’occasione di conoscere meglio i miei compagni di classe e di farmi conoscere da loro.

Lorenzo

Secondo me la gita d’istruzione che abbiamo fatto a Casalzuigno è stata molto interessante. Mi sono divertito molto, soprattutto quando abbiamo visitato il parco della villa e quando abbiamo provato a realizzare un affresco sul cemento fresco, steso su una tavoletta di legno. E’ stata interessante anche la visita interna della villa, dove abbiamo visto le camere da letto, la cucina e altre sale, tutte ben affrescate.

Simone

Per me la gita è stata interessante e divertente, perché ho imparato delle parole che non sapevo prima. Mi é piaciuto molto il corridoio dove ci sono i cinque affreschi, ognuno dei quali rappresenta le buone qualità della famiglia .L’obiettivo della gita era anche fare delle nuove amicizie e io sono riuscito a conoscere meglio i miei nuovi compagni.

Lyndon

La
La “Camera dal letto verde” al primo piano della villa – fonte: Wikipedia

Nel pomeriggio insieme a tutte le altre classi siamo ritornati indietro nel tempo, come grandi affrescatori e abbiamo realizzato bellissimi disegni su tavolette intonacate. La gita è stata interessante soprattutto come occasione per conoscere meglio i nuovi compagni.

Emanuela

Sinceramente ho trovato poco coinvolgente la parte della visita guidata perché abbiamo semplicemente assistito ad una lezione piuttosto noiosa su come avviene la fabbricazione di un affresco e sulla storia della villa… invece ho gradito di più il momento in cui ci hanno dato il permesso di uscire per fare un giro dei giardini della villa. Così abbiamo avuto modo di parlare con i ragazzi delle altre classi. Ho trovato abbastanza gradevole anche il laboratorio per la produzione dell’affresco, perché è stato creativo il modo in cui potevamo dipingere i vari disegni dato che ognuno di noi aveva la libertà di colorarli come voleva. Alla fine per me l’uscita si è rivelata abbastanza soddisfacente solo per metà: il laboratorio è stato più coinvolgente e creativo della visita guidata e della spiegazione riguardante la storia della villa.

Isabella

La gita alla villa Della Porta Bozzolo secondo la mia opinione é stata divertente é interessante, perché ci hanno spiegato la storia della famiglia Bozzolo, la quale voleva diventare nobile e poi il loro grande successo nella produzione del vino. Poi l altro motivo per cui mi sono divertito é stato che i professori ci hanno lasciati camminare per tutto il bellissimo prato.

Alvaro

Se lo scopo della gita era quello di conoscerci meglio e di fare nuove amicizie con ragazzi delle altre classi, questo non si e’ realizzato: ci siamo limitati a formare gruppetti di persone che gia’ si conoscevano e non abbiamo fatto niente per quanto riguarda il coinvolgimento, oltre ad un affresco su una tavoletta di legno.

Giovanni

Scorcio del
Scorcio del “giardino segreto” della villa con, sullo sfondo, l’edicola di Apollo e le Muse – foto di Grahamec

La gita alla villa Porta-Bozzolo è stata interessante e divertente. Nella prima parte della giornata abbiamo visitato le varie stanze della villa e abbiamo approfondito la parte degli affreschi per poi fare un laboratorio. Il laboratorio è stato fatto dopo il pranzo al sacco ed è stato molto divertente. Abbiamo, per prima cosa, preso un disegno stampato e con un punteruolo abbiamo punteggiato i contorni, facendo attenzione che i buchi fossero tutti perpendicolari al piano d’appoggio; poi siamo andati in un’altra stanza dove abbiamo riempito questi buchi con della terra rossa su una tavoletta di cemento, il colore è filtrato nei buchi e ha formato così la sagoma della figura. Dopo aver ottenuto la sagoma l’abbiamo ripassata con un pennellino e dell’acqua, ottenendo così una sagoma omogenea. Infine abbiamo dipinto il disegno con delle tempere colorate. Prima e dopo il laboratorio i professori ci hanno lasciati liberi per i cortili della villa; è stato gradevole rilassarsi un po’ con i propri compagni in un posto così bello. In questa gita, inoltre, ho fatto conoscenza di studenti provenienti da altre classi.

Aurora

Il 4 ottobre del 2013 insieme alla mia nuova classe e tutte le altre prime del nostro istituto siamo andati a visitare la villa di Porta Bozzolo a Varese. Ho trovato la gita interessante e anche divertente e mi ha molto colpito che gli affreschi sembrassero in rilievo, ma sono rimasto un po’ deluso, perché speravo di avere un po’ più di tempo per socializzare con i miei nuovi compagni.

Samuele

Questa uscita didattica doveva avere lo scopo di conoscerci meglio e sotto questo aspetto è stata un po’ deludente: infatti non abbiamo socializzato molto al di fuori della nostra classe e la visita della villa, a parere mio, è stata un po’ noiosa. Ci hanno spiegato i significati dei vari affreschi della casa e anche il metodo realizzazione e nel pomeriggio, dopo esserci rilassati un po’ nel giardino della villa, ne abbiamo realizzato uno su una tavoletta ricoperta di cemento, dove abbiamo spolverato sopra della terra rossa per realizzare il disegno di un fiore. In fondo come giornata non è stata male, ma non il massimo.

Alessandro

Il 4 ottobre l’istituto ha organizzato per le classi prime un’uscita didattica alla villa Della Porta Bozzolo. Lo scopo della gita era quello di rafforzare la conoscenza e le relazioni tra noi studenti. A mio avviso l’obiettivo è stato raggiunto in quanto, sia nei momenti di trasferimento, sia nel tempo libero, ho avuto la possibilità di conoscere meglio i miei compagni, in un contesto diverso da quello delle comuni attività scolastiche. La visita all’interno della villa è durata circa due ore. Abbiamo visto le numerose stanze tra cui l’ampia sala da ballo affrescata con disegni paesaggistici, la sala da pranzo anch’essa affrescata con maestria e le camere dal letto “rosso”, “verde”e “giallo che arricchivano questa villa del Cinquecento. La camera che mi è piaciuta maggiormente è stata la “sala d’attesa”, di una ricchezza decorativa particolare, con affreschi che rappresentano le buone qualità della famiglia, come la generosità e la saggezza. Interessante è stata anche la visita alle cantine dove avvenivano la spremitura delle olive e la pigiatura dell’uva. Anche se il tempo non era dei migliori siamo riusciti a visitare il grande parco all’italiana, ricco di fiori, piante e statue. In conclusione è stata una giornata interessante sia per la visita alla villa che per la possibilità di socializzare tra noi ragazzi.

Luca

Noi ragazzi siamo rimasti colpiti soprattutto dal giardino. E’ enorme e delle scalinate conducono nel punto più elevato della villa dal quale è visibile tutta la vallata sottostante. Alcuni ragazzi vi sono saliti e da quanto era alto sembravano quasi delle piccolissime formiche! In seguito siamo entrati e abbiamo realizzarono un affresco: “MA COME?!” presumo vi starete chiedendo… Bene, per prima cosa abbiamo steso su una mattonella un primo strato di intonaco costituito da sabbia e ghiaia mista ad acqua ed aveva una consistenza granulosa(arriccio) In seguito grazie alla terra di sinopia di colore rosso abbiamo realizzato un abbozzo chiamato Sinopia la quale ha definito i contorni dei soggetti. Infine abbiamo steso un ultimo strato di intonaco molto sottile, liscio ed omogeneo chiamato “tonachino”. Grazie a questa esperienza noi ragazzi della 1 C ci siamo conosciuti meglio e soprattutto abbiamo conosciuto ragazzi di altre sezioni .

Andrea

A mio parere questa gita è servita a tutti per conoscersi meglio, sia all’interno del gruppo sia con gli altri studenti delle prime che ci hanno accompagnato durante la giornata. L’unica cosa che mi ha delusa è stata la spiegazione degli affreschi ( secondo me troppo noiosa e lunga); le guide parlavano senza cercare di catturare appieno la nostra attenzione, infatti ad un certo punto mi è sembrato che molti di noi si fossero ‘persi’ durante la spiegazione. Invece trovato molto carino il laboratorio che consisteva nel ricreare su di una tavoletta di legno un affresco floreale. In conclusione la gita è piaciuta abbastanza a tutta, o quasi, la classe.

Claudia

L’uscita alla villa della porta Bozzolo mi è piaciuta molto. Mi ha interessato particolarmente la struttura esterna ed interna della villa, decorata con affreschi molto belli. Inoltre mi sono divertita parecchio cercando di realizzare la tecnica dell’affresco su un sottile strato di cemento,insieme alla mia classe, con la quale ho socializzato e riso molto…

Lisa

La gita della villa Porta-Bozzolo è stata davvero molto interessante. Dopo il pranzo, prima di fare il laboratorio, le insegnanti ci hanno lasciato un po’ di tempo libero e abbiamo avuto l’occasione di girare per il giardino e di socializzare con i ragazzi delle altre classi.

Marco

Eroine per l’emancipazione femminile

Suffragette
Suffragette

La Rivoluzione industriale oltre ai numerosi mutamenti in campo politico, economico e sociale, comportò anche l’introduzione in fabbrica delle donne.
Esse non erano fisicamente adatte alle condizioni di lavoro durissime di fronte alle quali si trovarono , ma avrebbero accettato qualsiasi impiego pur di uscire dall’ isolamento a cui erano tradizionalmente costrette.
La donna nell’ industria era discriminata non solo perché riceveva un salario minore rispetto all’ uomo , ma anche perché era esclusa dalle funzioni dirigenziali . Inoltre essa sul piano politico, non aveva diritto al voto. Nacque così un sentimento di cambiamento che trovò espressione nei primi movimenti in Inghilterra e negli Stati Uniti delle Suffragette , chiamate così perché volevano rivendicare l’estensione del suffragio alle donne.
Il desiderio di rivalsa fu tale da suscitare nelle donne un istinto battagliero ,tanto forte quanto contrastato. Per fare breccia nella resistenza della società britannica, queste eroine ricorsero alla lotta aperta. Disturbarono i comizi dei deputati, incendiarono negozi, edifici pubblici. Non riscontrando però i risultati sperati,esse passarono così, a forme di protesta più violente; nel 1912 proclamarono la “Guerra delle vetrine” prendendo a sassate ogni negozio londinese. Nel 1913 il movimento suffragista ebbe la sua prima martire :una giovane inglese , Emily Davinson, la quale per attirare l’attenzione su di sé tentò di fermare un cavallo in corsa, ma l’animale con il suo peso la travolse uccidendola.
Per tutto l’800, le femministe statunitensi lottarono non meno tenacemente di quelle inglesi, senza ricorrere ad azioni estreme : le manifestazioni messe in atto da loro furono parate, cortei con fiaccole e striscioni, comizi e marce di protesta con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica. Proprio negli Stati Uniti, tuttavia, si verificò un terribile episodio che la giornata della donna ricorda tuttora : l’8 marzo 1908 morirono a causa di un improvviso incendio, in una azienda tessile di New York, 129 operaie riunitesi in sciopero all’interno dell’edificio.
Il movimento femminista aveva fatto però, molta strada non solo in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma anche in quasi tutti i paesi d’Europa, dove le donne riuscirono ad eguagliare l’uomo in tutti i campi e ad ottenere, persino, il diritto di voto.

La scuola è inutile

La scuola è inutile, la cultura è inutile, tutto ciò che non è produttivo è inutile. Ne siamo proprio sicuri? La nostra odierna società sembra confermarcelo spesso: la nostra vita dilaniata dalla crisi economica, dall’ansia di prestazione per conservare un precario posto di lavoro, dai fallimenti, che spesso ci colpiscono, ci porta a pensare che la lettura dei classici e l’insegnamento, che non rappresentano altro che il superfluo, siano solo inutili, perché improduttivi. Ma, come osserva giustamente Rob Riemen, “La cultura, come l’amore, non ha il potere di costringere. Non offre garanzie. Ciò nonostante, l’unica possibilità di conquistare e difendere la nostra dignità di uomini ce la offrono proprio la cultura e un’educazione libera. “ Allora non vale forse la pena coltivare questo “superfluo”, per tenere accesa la speranza, per poter percorrere un dignitoso cammino di libere scelte?

“Sudano solo i poveracci”

Ho cercato a lungo qualcosa che potesse essere efficace al pubblico che ha bisogno di un articolo del genere. C’e’ una grossa fetta di articoli che sostiene la medesiima tesi ma trattandosi di pubblicazioni universitarie scende in dettagli sperimentali che, a chi non e’ strettamente interessato al modo in cui la nostra mente funziona, freganulla.

E siccome oggi, tanto quanto forse una volta, prima di leggere si guarda al numero di pagine –a prescindere possa interessarci tanto quanto ci interessa comunicare con il sesso a cui siamo piu’ affezionati– ho sempre creduto si trattasse di materiale poco utile, qui, su un blog costruito per parlare a ragazzi adolescenti.

Eppure stasera, cercando del materiale umanistico sull’invenzione umana che piu’ mi incuriosisce, verso il quale nutro un patologico e feticistico amore, ho trovato questo articolo: Programmatori nati (Natural born programmers).

E’ mio parere che quanto vive uno studente in una facolta’ scientifica e’ spesso inimmaginabile per una persona che studia altro. Invero, i programmi universitari finiscono per preoccuparsi poco di questo fattore dando la possibilita’ di superare un esame dopo l’altro senza vincere un costante e silenzioso sentimento di inadeguatezza –probabilmente non si puo’ fare di meglio da questo punto di vista.

Il tema e’: quanta energia si impiega nel deprimere le possibilita’ effettive, e quanta ne rimane per affrontare le difficolta’ invece e’ probabilemente doveroso incontrare facendo i conti tutti i giorni con le scienze dure? Quanto si impegnano gli insegnanti nel fornire l’immagine di un cervello muscolare?, e non di una gelatina computazionale che, al pari dei polpacci, con o senza allenamento offre le stesse capacita’? (Spero che il Prof. Caldarelli non mi contraddica; in tal caso credo sia comunque chiaro il senso).

Quindi mi butto; lo posto …e anche questo, scritto da Aaron Swartz (morto quest’anno).

Spero possa essere utile a quante piu’ persone possibili.

Ringrazio,
Giuseppe