Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 9

Il giorno mercoledì 4 dicembre, io e la mia classe siamo andati al teatro Fellini di Rozzano, dove abbiamo incontrato un gruppo di detenuti, che si sono cimentati in un piccolo spettacolo e ai quali poi abbiamo avuto la possibilità di rivolgere alcune domande.

È stata un’esperienza entusiasmante ed emotivamente molto forte, grazie alla quale ho potuto confrontarmi con una realtà e con un contesto sociale diversi da quelli in cui vivo io. Innanzitutto mi aspettavo di trovare persone che avevano commesso reati minori, invece molti di loro erano in carcere colpevoli di omicidio e questa è stata la prima cosa che mi ha colpito. La maggior parte dei carcerati aveva iniziato ad infrangere la legge compiendo crimini fin da giovani, a causa della mancanza di una guida nella propria famiglia, che insegnasse loro i giusti valori sociali. Riguardo ciò, non giustifico queste persone, infatti ve ne sono altre che pur non crescendo con l’appoggio dei genitori o comunque vivendo in un contesto sociale disagiato, sono riuscite a costruirsi un futuro nella legalità, riconosco però che per questi individui, le possibilità che la vita offre sono alquanto limitate detenuti hanno esplicitato diverse volte che non volevano essere perdonati dai ragazzi che li stavano ascoltando, bensì erano venuti lì per raccontare e discutere insieme a noi della loro esperienza, affinché servisse a noi per non compiere le loro stesse scelte. Personalmente credo che per queste persone non sarà facile ricominciare, cambiare vita, trovarsi un lavoro, costruirsi una famiglia o essere accettati in una società; penso sia necessario allontanarsi dall’ambiente in cui si viveva precedentemente e dalla gente che si frequentava ed avere la volontà di faticare ed impegnarsi al massimo.

Luca

Sisifo
Sisifo

L’incontro del 4 Dicembre 2013 l’ho trovato educativo perché ho avuto la possibilità di venire a conoscenza dei pensieri dei detenuti e delle cause che li hanno portati a compiere determinati atti. È stato molto importante questo “confronto” perché penso che solo avendo “davanti agli occhi” persone che stanno pagando per i propri errori e capendo i motivi per cui li hanno fatti, ci si possa “fermare” e riflettere prima di compiere un’azione di cui ci potrebbe pentire, non solo per il furto di una macchina ma anche per quello di oggetti di poco valore.

Chiara

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 8

Molto toccante è stato partecipare all’incontro con i carcerati al teatro. Personalmente penso che siano stati molto bravi a mettere in scena uno spettacolo così, tra l’altro improvvisato, e a me non lo era sembrato. Mentre parlava il professore, ho osservato quegli uomini seduti sul palco e mi sembravano persone libere, guardandoli, non avrei mai immaginato che avessero potuto compiere dei reati e alcuni anche gravi. Ci vuole molta forza a parlare, mettersi a nudo davanti a un gruppo di studenti, a volte irrispettosi. Ogni persona ha la sua storia e ognuna è importante, e queste perone sono state capaci di raccontarcele e di insegnarci qualcosa, sono stati capaci di darci delle lezioni di vita. Fare qualcosa perché ti fa apparire “figo”, non porta a nulla, a qualche minuto di gloria, ma poi si può finire nei guai e passare del tempo in un carcere non è il massimo. L’uomo che mi ha colpito di più di tutti è stato Alessandro. Prima di sentire la sua storia mi sembrava un uomo che non avesse commesso dei reati gravi, invece ha commesso degli omicidi. Nello spettacolo rappresentava il ragazzo che è conto la violenza, i furti, la droga e bruciare una ragazza disabile. Era contro quelle forme di divertimento. Nella sua vita invece, è stato il contrario del ragazzo che ha impersonificato. Ha ammesso di aver privato molte droghe, di aver ucciso persone e di avere l’ergastolo. So che molti di loro non hanno avuto delle guide, e molti le hanno rifiutate, altri non hanno avuto dei genitori modello, padri in carcere e madri alcolizzate. Molti di quegli uomini hanno avuto il destino dei loro stessi genitori, ma avevano una scelta, potevano migliorare, essere migliori, eppure hanno scelto la via più semplice, come hanno ammesso loro stessi. Questo però ha causato delle perdite, molti di loro non hanno rapporti con la loro famiglia e altri dopo anni sono riusciti a ricostruire i rapporti.  Partecipare a questo incontro é stato molto interessante e “Il Gruppo della Trasgressione” é un’ottima iniziativa perché finalmente offre una guida a questi uomini che non l’hanno avuta nella loro vita e spero che una volta fuori dal carcere quando saranno uomini liberi.

Tecla

Franz von Stuck - Sisifo
Franz von Stuck – Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 7

Durante l’incontro e la discussione con i detenuti delle varie carceri di Milano al teatro Fellini di Rozzano mi hanno colpito e fatto ragionare molte risposte di questi alle varie domande poste. Soprattutto però sono sorpreso di me stesso perché sono riuscito a salire sul palco nonostante avessi timore e un muro costituito da pregiudizi mi fermasse. Una volta arrivato sul palco sono rimasto colpito dalla voglia di Alessandro di mettermi a mio agio mentre Massimiliano mi è sembrato un po’ intrepido. Ho inoltre avuto la sensazione di avere già visto un paio di quelle persone in televisione. Mi hanno sconvolto le loro storie e maggiormente le loro risposte alla mia domanda che univa curiosità a ironia e che aveva l’obbiettivo di “pizzicarli” cosi da smuovere il discorso che fino a li mi era sembrato troppo tranquillo. L’idea che le persone possano diventare dei semplici obbiettivi da uccidere come uno di loro mi ha risposto mi ha veramente stupefatto perché non credevo fosse possibile e ci sono rimasto male, in effetti ci penso ancora. Invece la sicurezza e la voglia di cambiare senza vergogna dei detenuti li presenti  mi ha veramente colpito positivamente e sono orgoglioso di loro. Un’ ultima suggestione che ho provato è stata quando ho stretto la mano a i tre con cui avevo discusso: la mano di Massimiliano mi è sembrata fredda e distaccata mentre quella di Alessandro e dell’uomo un po’ più basso di cui non ricordo il nome e mi dispiace perché mi ha dato una risposta con un ingente significato emotivo che mi ha quasi commosso, mi sono sembrate più calorose e mi hanno trasmesso una sorta di gratitudine e di speranza. Da questo incontro insomma esco più maturo.

Giacomo

Sisifo
Sisifo

“È stata un’esperienza nuova, abbiamo affrontato un argomento toccante e commovente perché i carcerati hanno raccontato le loro vite personali con un’infanzia difficile che ha segnato la loro condotta in maniera negativa inducendoli a commettere dei reati.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare i racconti di come i carcerati trascorrono i giorni in carcere, le attività a cui si dedicano”.

Gianluca

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 6

Ogni essere umano possiede il libero arbitrio, la possibilità di scegliere. Purtroppo però, per svariati motivi si opera una scelta che oltrepassa dei limiti predefiniti. Si ha voglia di intraprendere vie nuove, e viene molto facile quando non si ha qualcuno che ci guidi sulla strada giusta. I ragazzi di diciassette anni non pensano a queste cose in prima persona, le vedono lontane da se, fatti che accadono solo nei film o che si guardano al telegiornale. – Poi comincia un periodo in cui nulla va per il verso giusto: i miei genitori litigano ogni giorno, mio padre picchia mia madre, i miei amici non mi chiedono più di uscire, a scuola va uno schifo. Perché la vita degli altri deve essere più bella della mia? Esco di casa con un coltello e uccido la prima persona sorridente che incontro. Morto. Bene ora questa persona non c’è più quindi non è felice, e non lo sono nemmeno i suoi familiari ed i suoi amici, ora non sono l’unico ad essere triste, siamo almeno una cinquantina. Tuttavia non ho ancora ottenuto ciò che volevo, magari per riottenere l’amicizia della mia compagnia potrei rubare una macchina e portare tutti a ballare. –

Potrebbe capitare a chiunque, ma la domanda da porsi è: in questo modo risolvo i miei problemi? No.

Mi ritrovo quindi un giorno chiuso dentro tre mura e delle sbarre di fronte a me. Tutto ciò che volevo io era essere felice, e mi ritrovo qua dentro, rinchiuso per quarant’anni. – dei detenuti, a teatro, ci hanno raccontato le proprie esperienze con le lacrime agli occhi, ma forti come dei leoni. Uomini alti e muscolosi, bassi e fragili, con un passato difficile o meno, con famiglia, ma soprattutto con un cuore grande e con delle emozioni. Credo che ogni volta che salgano sul palco cerchino di strapparsi dal petto tutta la forza che han dentro, per far capire davvero ai ragazzi ciò che vuol dire oltrepassare i limiti, rovinare la vita di altre persone, ma soprattutto la propria, e vivere con un’etichetta in fronte in una società che non ha voglia di ascoltare la tua storia, ma che si impegna solo a giudicarti.

Quindi dire grazie mi sembra il minimo, grazie per averci fatto aprire gli occhi, per averci fatto conoscere più da vicino queste situazioni e per avere dato il meglio di voi, averci fatto ridere e commuovere.

Sara

Sisifo
Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 5

Le emozioni su quel palco erano molte dalla rabbia alla la gioia ma una troneggiava sulle altre, la sincerità.

Il passato con i suoi ricordi era riemerso con i ruoli improvvisati che però risultavano reali, forse perché impersonati tante e tante volte. Erano li per noi, solo per noi, per farci pensare, capire e non percorrere le strade che loro avevano deciso di seguire.

Senza le giuste guide, o con la non considerazione di queste, si possono trovare strade meno ripide sentieri meno tortuosi che spesso attraggono di più perché più facili da raggiungere e perché di finalità più immediate.

Ma le sensazioni che si provano arrivati alla fine sono effimere, caduche non hanno insegnamenti che le accompagnano ma solo inganni e tradimenti, non solo nei confronti degli altri ma prima di tutti verso se stessi. Come ci spiegava Massimiliano, non sempre si riesce a controllare la seduzione che certi ambienti, personaggi e modi di fare esercitano su di noi.

Loro sono persone che non chiedono perdono ma solo accettazione, sanno di aver sbagliato e per questo sono entrati nel gruppo della trasgressione. Sono riusciti a lasciare la loro vecchia vita e attraverso incontri come quelli con il gruppo a trovare una causa dei loro errori e certe volte a porvi un rimedio. Finalmente non sono più alla ricerca delle strade più agevoli ma di quelle più costruttive per la loro persona.

Le loro parole sentite e dette con l’anima, le loro vite che ci hanno offerto come insegnamenti mi hanno fatto riflettere sulla fortuna che ho: sono nata in una realtà agiata ho una famiglia e delle guide che mi aiutano a scegliere in modo giusto e non in quello apparentemente più semplice.

Persone come Massimiliano e Alessandro mi hanno insegnato che la vita può essere difficile ma che può sempre esserci una soluzione, che niente è perso e che per tutto esiste un appianamento.

L’incontro è stato davvero istruttivo e piacevole. Stare sul palco insieme a loro è stato bellissimo ho iniziato a vedere con occhi nuovi, ho visto come persino persone a me vicine potrebbero cedere alle lusinghe che la vita tutti i giorni ripone nelle nostre, anche più banali, decisioni. Come si sono persi Massimiliano, Alessandro, Roberto e tutti gli altri detenuti tutti noi possiamo sbagliare ma solo grazie agli aiuti e ai consigli delle persone che ogni giorno ci aiutano a crescere e a maturare possiamo continuare la nostra vita nella giustizia. Quest’esperienza mi ha insegnato che grazie alle giuste guide e alle giuste strade tutti possono cambiare. Dopo l’incontro che abbiamo avuto ho eliminato alcuni pregiudizi e alcuni stereotipi che prima provavo nei confronti dei detenuti.

Infine auguro a tutti i detenuti una felice ripresa della cammino ora ritrovato e spero che anche attraverso le difficoltà che non di rado si presenteranno nel loro percorso riusciranno a trovare per sempre la loro strada e il loro ruolo nella società.

Francesca

Sisifo
Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 4

Mercoledì  4 dicembre 2013 – Teatro Fellini

“Gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati”:

Le mie sensazioni all’incontro con i detenuti

L’incontro di mercoledì per me è stato molto significativo e sono stato colpito dal modo in cui gli attori mettevano a disposizione la propria esperienza in carcere e perché erano stati condannati. Le conclusioni che ho tratto da questa esperienza sono diverse. L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è stato il fatto che molti dei detenuti appena hanno iniziato a compiere dei reati avevano alle spalle una situazione familiare drammatica come per esempio il padre in carcere e/o la madre alcolizzata. Quando ci si trova in queste condizioni io credo che sia molto difficile non lasciarsi andare o intraprendere una vita nell’illegalità. Un altro aspetto che mi ha toccato è stato il fatto che alcuni detenuti da giovani siano stati prima vittime di bullismo e poi abbiano deciso di diventare da prede a cacciatori, così facendo loro potevano sfogare la loro rabbia sugli altri e avrebbero picchiato chiunque si fosse messo sulla loro strada. Altri invece sono finiti in carcere poiché erano affascinati dal desiderio di “fare la bella vita” ,di avere sempre il portafogli pieno o di permettersi dei lussi che prima non potevano concedersi. Credo che questo tipo di desideri siano comuni a molti ragazzi della mia età ed è facile farsi affascinare dai soldi facili intraprendendo una strada caratterizzata da molteplici reati. Auguro ai detenuti di continuare il loro percorso formativo e che possano appena usciti di galera reintegrarsi all’interno della società e ricomporre i rapporti con i propri familiari.

Gianmarco

Sisifo
Sisifo

L’incontro con il “gruppo della trasgressione” mi ha portato a riflettere su come le persone intorno a noi possano indirizzare, più o meno involontariamente, il nostro modo di vedere le cose e, quindi, anche di agire. Si è parlato infatti dell’importanza delle guide, soprattutto in un’età di cambiamento e di passaggio come l’adolescenza, e di come il rapporto con le altre persone influenza il corso della nostra vita, anche ad un livello emotivo e psicologico. Ciò secondo me è molto importante da tenere a mente perché talvolta gli individui tendono ad isolarsi sempre di più e a sentirsi ingabbiati a causa della mancanza di persone che offrano affetto e comprensione, come per esempio un amico o un genitore, e a causa di questa frustrazione possono compiere azioni riprovevoli al posto di chiedere aiuto a qualcuno. Personalmente durante l’incontro ho percepito i crimini come un disperato grido di aiuto da parte di ragazzi che si sentivano soli ed incompresi e che cercavano l’approvazione di guide sbagliate, al contrario di alcuni miei compagni, i quali hanno avuto un’interpretazione forse un po’carente di empatia e troppo critica.

Lorenzo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 3

Dopo aver assistito al colloquio che alcuni studenti hanno tenuto con i detenuti delle carceri di Bollate, Opera e San Vittore, ho ripensato a ciò che era stato detto e ho cambiato in parte il mio modo di pensare.

Prima dell’incontro pensavo che coloro che avessero compiuto reati gravi non avessero il diritto di tornare a una vita in libertà e che quindi dovessero essere condannati a restare chiusi in una carcere a vita. Ero convinta del fatto che essi non si curassero del male che provocavano a chi stava loro intorno, ma che svolgessero determinati atti solo perché si sentivano bene nel farlo, ma ho capito che non sempre è così.

Alcuni detenuti hanno confessato di sapere di fare del male e di essere stati contenti del loro arresto perché era l’unico modo per interrompere la serie di oltraggi che stavano compiendo.

Coloro che risiedono nelle carceri grazie a educatori hanno la possibilità di ripensare a ciò che hanno commesso ed esserne consapevoli. Per coloro che non hanno l’ergastolo vi è quindi poi la possibilità di un vero futuro dopo la detenzione. Ma la vita “libera” non sarà facile perché essi sono comunque condannati dai pregiudizi della gente.

Fino al 4 dicembre pensavo che fosse giusto che queste persone non avessero un futuro tranquillo perché dovevano espiare i dolori immensi provocati ad altre persone, ma spesso coloro che hanno compiuto questi atti vivevano situazioni difficilissime, avevano genitori in carcere, alcolizzati o appartenenti a circoli malavitosi oppure erano emarginati dalla società. Essi non avevano ricevuto la giusta educazione e quindi, non sapendo cosa fosse giusto o no hanno compiuto certi atti.

Ma grazie ad alcuni educatori ed insegnanti che fortunatamente si mettono a disponibilità delle carceri essi si rendono conto di ciò che hanno commesso. Quando sentivo le parole commosse dei detenuti mi è dispiaciuto percepire il dolore nelle loro confessioni perché essi sanno che i danni commessi sono irreparabili, ma a mio parere chi ha davvero compreso i propri errori ha diritto a una seconda possibilità  dalla società. Tutti commettono degli sbagli, chi più e chi meno gravi. Coloro che hanno ucciso sicuramente non possono non subire una pena, ma dopo averla scontata dovrebbero avere diritto a un nuovo inizio, a una nuova vita migliore della precedente.

In seguito al colloquio tenuto con i carcerati ho capito anche l’importanza degli insegnati e dei genitori, le guide, essi hanno un compito fondamentale nella vita di ogni uomo perché immettono nella mente degli uomini le idee su cui la società si deve basare. Coloro che non hanno avuto queste guide compiono infatti atti orribili e l’unico modo che si ha per capire è l’insegnamento che gli educatori portano nelle carceri. Questi svolgono un ruolo ammirevole a mio parere e sono felice che esistano al Mondo persone che pensano ad aiutare coloro che altrimenti non avrebbero futuro e che, usciti dalle carceri, andrebbero incontro ad un percorso atroce quanto quello avuto prima dell’esperienza nel luogo di detenzione.

Fabiola

Sisifo
Matthäus Loder: Sisyphus

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 2

Il giorno 4 dicembre ci siamo recati al teatro Fellini di Rozzano per assistere all’incontro con i detenuti. Inizialmente i detenuti hanno messo in scena un breve spettacolo improvvisato di una serata trascorsa con gli amici, recitata utilizzando ,come copione, le loro esperienze di quando avevano la nostra età.  Già questa prima introduzione ha suscitato in me diversi interrogativi e, ripensando a ciò che avevano detto durante lo spettacolo , anche un po’ di timore per le scelte sbagliate fatte nella loro giovinezza.

Dopo la rappresentazione hanno dato la possibilità ad alcuni ragazzi, che avevano delle domande, di salire sul palco. Ero molto incuriosita e, dopo un po’ di indecisione, decisi di andare assieme ad alcuni compagni di classe e ci fecero sedere tra i detenuti. Appena salii sul palco mi sentii a disagio perché molte persone mi stavano guardando.

Riflettendoci mi resi conto che i carcerati dovevano avere un grande coraggio per venire su un palco a raccontare la loro storia e ammettere i loro errori.

Durante il dibattito ci spiegarono che tutti i detenuti attorno a noi fanno parte di un gruppo di sostegno ( il gruppo della trasgressione) e dopo diversi anni erano riusciti a parlare dei propri sbagli.

Mi accorsi che molti errori che avevano fatto da ragazzi erano dovuti alla mancanza di guide, genitori o parenti , o alla scelta di imitare modelli “sbagliati”.

Molti dei detenuti ci hanno raccontato la loro esperienza e tutti concordavano sul fatto che spesso il sistema carcerario italiano non li aiuta, al contrario li rende solo più aggressivi e molti di loro quando escono di prigione sono molto più informati sulla criminalità di quando erano stati arrestati.

Tutti parlavano dei propri crimini con un po’ di vergogna ma soprattutto con tristezza perché hanno realizzato quanto dolore hanno provocato compiendoli. Quando sono salita sul palco ero condizionata da tutti gli stereotipi che la gente crea ma, dopo questo incontro, ho capito che una persona può realmente cambiare se ci mette dedizione. Stando seduta al fianco di quelle persone mi sono accorta che hanno impegnato anima e corpo solo per rimediare, anche di poco, agli errori da loro commessi. Auguro ad ognuno di loro di avere la possibilità di ricominciare una vita onesta e di poter riabbracciare e loro famiglie.

Elisa

Sisifo
Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione

Il 4 dicembre 2013 i nostri studenti hanno assistito ad uno spettacolo del Gruppo della Trasgressione, nato nel 1997 a San Vittore, e presente oggi anche nelle carceri di Opera e Bollate e all’esterno del carcere nei locali della ASL Milano, Corso Italia 52. Ne fanno parte detenuti e comuni cittadini.

Iniziamo oggi la pubblicazione delle riflessioni degli alunni della terza G del Liceo scientifico di Noverasco.

Mercoledì 4 dicembre 2013 – Teatro Fellini
“Gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati”:
Le mie sensazioni all’incontro con i detenuti

la forza propulsiva che spinge a vivere quindi non si trova da soli: siamo dipendenti  dal nostro ambiente, dalle persone che ci circondano, dai nostri esempi.  Perciò è importante  trovare una seconda ala che non ci guidi nella via della perdizione ma ci induca a scegliere il bene non solo per noi ma anche verso la comunità: come disse John Donne “Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”.

La nostra vita non è priva di senso tanto meno quella delle persone che ci circondano, non è un’ombra che cammina ma è una grande attrice che recita nel teatro dell’esistenza sin dai tempi del big bang e non importa in quale aspetto si presenti perché è in incessante divenire: chissà se proprio quel bruco insignificante che stavamo per calpestare si è trasformato nella più bella farfalla del giardino di casa nostra  o se quella semplice prima molecola di amminoacidi nel corso dell’evoluzione di milioni di anni è diventata il nuovo Premio Nobel per la pace.

La ricerca della miglior musa ispiratrice è difficile e capita di smarrirsi durante l’esplorazione , proprio come è capitato ai detenuti del “gruppo della trasgressione” e ai loro compagni. Durante l’incontro si sono inizialmente espressi teatralmente improvvisando e il loro spettacolo è funzionato da prologo per comprendere  a fondo le identità presenti sul palco che apparivano uomini ordinari -come possono essere uomini comuni l’autista che guida il bus che ci porta a scuola, il fruttivendolo, i nostri vicini di casa- invece i personaggi descritti durante l’esibizione ci hanno condotti in un mondo che a coloro i quali sono liberi appare lontano ma che in realtà ha il suo nucleo proprio di fianco a noi, in via Camporgnago, Via Cristina Belgioioso, Via Gian Battista Vico e tra noi in ogni uomo che commette atti criminosi.

Per la società che non ha partecipato all’incontro è semplice fare di tutta l’erba un fascio: davanti a un carcerato spesso non vede margine di miglioramento, trova un morbo che si è fagocitato l’umanità caratterizzante ogni singolo abitante terreste; non tutti hanno la sensibilità per scorgere la richiesta di aiuto e di ascolto che questi uomini urlano al mondo per uscire dal tunnel della spietatezza e cercare di non rientrarci più attraverso l’accettazione; ma i membri del “gruppo della trasgressione” mercoledì tra le righe ci hanno confidato che nonostante la veneranda età hanno compreso di non aver ancora iniziato a vivere nel momento in cui si sono resi conto di aver trascorso tanto tempo a compiere reati per trarne soddisfazione e vana gloria effimera alla ricerca di adrenalina, attenzione.

Sentire il loro cuore dolorante battere tra le proprie mani è stata una sensazione indescrivibile, esperienze toccanti come queste ti avvicinano alla comprensione delle meraviglie del cuore umano.

Auguro a tutti loro di ritrovare la loro vita e di non scoraggiarsi mai, quanto auguro a tutti di cercare con coscienza le proprie guide senza cadere nel tranello della semplicità o nella scorciatoia più breve. Il nostro destino lo plasmiamo noi con le nostre mani.

Bianca

Il mito di Sisifo
Locandina del Convegno del 2010