La situazione demografica dell’Europa d’antico regime era caratterizzato essenzialmente dalla stabilità, determinata dall’alternarsi di fasi di crescita e fasi di crisi. Durante le fasi di crisi la popolazione era colpita da catastrofi demografiche molto dure e pesanti quali carestie, epidemie o guerre; in molti casi questi tre devastanti fattori agivano in modo contemporaneo causando ancora più danni di quanti ne fossero calcolabili per l’agire di uno solo di essi.
Nell’epoca dell’Ancien Régime l’85% della popolazione viveva in campagna e il 65/90% di essa trovava occupazione come forza lavoro in agricoltura. Eppure la produzione restava molto bassa in quanto nei villaggi di campagna erano poco note le innovazioni tecnologiche che avrebbero potuto migliorare la produttività e le condizioni di lavoro.
Proprio per la bassa produzione la maggior parte della popolazione mangiava poco durante gli anni normali e arrivava alla sottoalimentazione con l’avvento delle carestie: la gente in questi casi moriva letteralmente di fame.
Di fronte a questa situazione disperata veniva prodotto pane utilizzando qualsiasi tipo di seme purché commestibile, ciò portò a sfornare pane contenente anche semi di papavero che possiedono proprietà allucinogene.
Matilde nacque a Mantova nel 1046,terzogenita della potente famiglia feudale italiana dei Canossa, marchesi di Tuscia. Il padre Bonifacio di Canossa era l’unico erede della dinastia canossiana. La madre, Beatrice di Lotaringia, era di una delle più nobili famiglie imperiali ed imparentata con i duchi di Svevia, i duchi di Borgogna, gli Imperatori Enrico III ed Enrico IV. Come figlia del signore della Tuscia, a Matilde spettava il titolo di marchesa ma siccome la Tuscia era stata nell’Alto Medioevo una circoscrizione del Regno longobardo e definita ducato a Matilde venne anche riconosciuto il titolo di duchessa.
Uccisione del padre
Dopo aver trascorso i primi anni in serenità, Matilde si ritrovò spettatrice di una vicenda particolare: suo padre Bonifacio fu ucciso a tradimento nel 1052. Allora la madre Beatrice cercò la protezione di qualcun altro e nel 1053 la ottenne dall’imperatore Enrico II; ma dopo un anno anche lui morì e quindi Beatrice si risposò con Goffredo il Barbuto, che morirà poi nel 1067.
I matrimoni di Matilde
Goffredo il Barbuto, sposando Beatrice, era diventato signore della Tuscia. Il contratto di matrimonio stabiliva che Goffredo il Gobbo avrebbe sposato Matilde in particolare per non dover in seguito dividere i possedimenti delle rispettive casate. Le nozze si sarebbero dovute svolgere in un futuro non definito ma furono anticipate al 1069 perché Goffredo il Barbuto stava per morire. Matilde, a conoscenza dei doveri nobiliari secondo i quali era stata educata fin da piccola, seppur riluttante per i problemi fisici del marito, andò a vivere insieme a lui e ne rimase incinta. Tra la fine del 1070 e l’inizio del 1071 partorì una bambina che chiamò Beatrice. Purtroppo il parto fu complicato e dopo pochi giorni la piccola morì. La coabitazione col marito fu breve quanto difficile e rischiosa: Matilde rischiò la vita non solo per i postumi del parto difficile ma anche per l’ira del casato di Lotaringia dal momento che non aveva dato un erede maschio al suo Signore. Nel 1072 fuggì e rientrò a Canossa. L’anno dopo Goffredo cercò senza successo di riconquistare Matilde e nel 1076 venne ucciso lasciando Matilde vedova.
Come nella sfarzosa reggia di Versailles la musica è sempre protagonista e il vino scorre nei calici aurei, così tra le vie dei bassifondi il sangue viene versato e le urla riecheggiano.
Una società barbara, dove il più forte e crudele prevale sul più debole.
Nell’Europa del Settecento la violenza è la vera sovrana, e la morte all’ordine del giorno.
Sopraffatto dalla fame, dall’avarizia e dall’ira, l’uomo torna al suo stato bestiale, vendendo il proprio onore per denaro. Continua la lettura di L’uomo è un animale assetato di sangue→
Cinque anni fa iniziò tutto ciò, solo per provare perché forse sì mi poteva servire… E mi ricordo ancora ogni attimo del mio primo debutto, mi ricordo che ero emozionata e molto agitata perché in fondo ero una ragazzina di 15 anni abbastanza timida su un palco davanti a tutti… Anno dopo anno e debutto dopo debutto eccomi qui alla fine di questa magnifica esperienza che non poteva finire in modo migliore se non con questo straordinario festival a Novellara…. In questi anni sono cambiata e cresciuta e per parte di ciò devo ringraziare il teatro e in particolare il gruppo. Sì il gruppo, perché alla base del laboratorio di teatro c’è il gruppo questa cosa strana che se non si prova non si può capire, si fa parte di qualcosa dove si viene accettati per come si è davvero e per ogni cosa e per ogni problema si ha la certezza che ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti e a sostenerti. Tutto ciò mi mancherà perché in fondo mi mancherà avere due ore alla settimana solo per me come mancheranno le sclerate, le telefonate e i messaggi la sera prima dello spettacolo e soprattutto le emozioni che si provano su quel palcoscenico che spero di non dimenticare mai… Io personalmente di questi anni e di questi tre giorni di festival mi porto a casa tutto ciò e in particolare la certezza di fare parte di un qualcosa di autentico e di molto emozionante!!
Veronica
I tre giorni più belli che abbia mai passato, purtroppo sono passati velocemente, anche troppo per me. Un festival magnifico che ha unito il nostro gruppo nei momenti migliori e peggiori di questi giorni. Fare lo spettacolo, correre per tutta la città come pazzi, giocare a woosh, piangere insieme, stare svegli fino a tardi a parlare, ridere, scherzare, mangiare, giocare a carte come vecchietti e dormire sul treno. Tutte queste cose sono state magnifiche perché le abbiamo fatte tutti insieme come un gruppo. Questo festival ha unito il gruppo come mai ha fatto. Ringrazio la professoressa Glorioso, Marco, Elisa e tutto il gruppo per avermi regalato un’esperienza così bella. Non solo l’esperienza del festival, ma soprattutto quella del laboratorio teatrale.
Matilde
Questa esperienza non è stata una delle tante esperienze che si fanno nella vita , è una cosa che ti stravolge davvero la vita.
Il teatro è il nostro immaginario, la propria testa crea delle immagini tue personali che dopo condividi con il tuo gruppo.
Il gruppo, in questo percorso è cresciuto e si è unito in un legame speciale, siamo riusciti a condividere ogni minuto anche quando la tensione era così forte che ti bloccava.
Quest’anno è stato un anno duro e io stessa dicevo che era pensate, non arriveremo dove vogliamo arrivare ma alla fine siamo arrivati con il sorriso e la concertazione per il nostro meraviglioso spettacolo.
Siamo arrivati in questo modo anche al festival del teatro a Novellara, è stato tutto perfetto. Ci siamo divertiti, aperti tra di noi e soprattutto abbiamo pianto per l’emozione che abbiamo provato.
Mi sono chiesta come ho fatto a trovare la strada per convincermi che dovevo farcela e la risposta è venuta da se: ho delle bellissime persone con me in gruppo, i “grandi” e i “piccoli” come li chiamiamo noi, che sono riusciti dopo 6 ore di scuola a farmi sorridere e farmi capire che non sono sola ma che oltre il gruppo ho tutto ciò che sta dietro a quello che costruiamo o meglio immaginiamo.
Il prossimo anno rimaniamo in pochi tra i “grandi” ma sono felice da una parte perché approfondirò i rapporti dei “piccoli” e capirò il modo di immaginare di altre persone nuove e spero siano tante perché più bella cosa non c’è.
Nella totalità di testi di fisica per il liceo che mi sono capitati tra le mani, nella migliore delle ipotesi, nulla è scritto sulla chiusura o meno delle linee di campo magnetico. Spesso però è scritto che le linee di campo magnetico sono chiuse. In particolare questi testi partono dal teorema di Gauss per il campo magnetico, per affermare che la nullità del flusso implica la chiusura delle linee di campo. Invece implica solo che il numero di linee entranti è uguale a quello delle linee uscenti. Essendomi trovato spesso a discutere sul perché ritengo che le linee di campo magnetico siano aperte, ritengo possa essere utile scrivere qualcosa per giustificare questa mia affermazione. Nei libri di testo, per mostrare la chiusura delle linee di campo, si fa l’esempio del filo percorso da corrente elettrica, di lunghezza infinita e perfettamente rettilineo, oppure della spira, sempre percorsa da corrente, perfettamente circolare e piana. Ma in realtà non esistono né i fili infiniti e rettilinei, né le spire circolari e piane. In questi casi particolari ed ideali le linee sono chiuse, ma nella realtà non è così. Come esempio di un caso più realistico dei due precedenti, possiamo prendere insieme un filo rettilineo, percorso da corrente, ed una spira circolare e piana, sempre percorsa da corrente, il che è come prendere un filo non rettilineo oppure una spira non circolare e piana. Nella figura sono disegnate alcune linee di forza del campo magnetico. Si nota, ma si può anche intuire, che queste linee, pur non avendo inizio e fine, non si chiudono mai, perché nel momento in cui dovrebbero chiudersi, il disturbo, rappresentato dalla seconda sorgente, le devia, impedendone la chiusura. Pertanto le linee continuano all’infinito a riempire lo spazio, ma avendo spessore nullo, la probabilità che possano chiudersi è nulla. A queste mie affermazioni vengono in genere fatte due obiezioni, una matematica ed una fisica. L’obiezione matematica è che le linee, riempiendo tutto lo spazio, si chiudono all’infinito. L’obiezione è inconsistente per due motivi: innanzitutto le linee, pur riempiendo lo spazio, non si chiudono, perché hanno spessore nullo; in secondo luogo le linee sono chiuse al finito, per esempio anche la retta si chiude all’infinito, ma non è una linea chiusa. L’obiezione fisica è che le linee sono relative a grandezze fisiche che sono misurate con una incertezza, pertanto non hanno spessore nullo, ma sono in realtà dei tubicini, che dopo un certo numero di giri finiscono col chiudersi. Anche questa obiezione è inconsistente in quanto le linee di campo non sono grandezze fisiche, ma una rappresentazione matematica di grandezze fisiche, per cui, nonostante l’errore di misura, rimangono linee matematiche con spessore nullo. Buona riflessione. Luigi Lombardo
Il 12 aprile la terza C liceo ha visitato il museo della scienza di Milano, con un percorso dedicato a Leonardo da Vinci. Nelle prime due ore si è visitato il museo, sezioni spazio, telecomunicazioni, trasporti. Quindi la visita guidata alla galleria dedicata a Leonardo e di seguito il laboratorio, dove gli studenti hanno sperimentato la tecnica pittorica di Leonardo.
Dietro invito dello Inspiring Science Education Academy, abbiamo aderito all’iniziativa di ripetere l’esperimento di Eratostene nell’equinozio di primavera, insieme a molte altre scuole sparse nel mondo. All’esperimento hanno partecipato la mia prima C e la prima A con la prof. Salina. L’esperimento consiste nel misurare l’altezza del Sole nel suo punto più alto nel giorno dell’equinozio, e nel confrontare tale misura con quella di un’altra scuola che si trovi sul nostro meridiano, per calcolare la circonferenza terrestre. Abbiamo scelto due scuole di Cagliari, perché Cagliari si trova sul nostro meridiano. Le due scuole sono l’alberghiero Gramsci ed il liceo scientifico Alberti. La misura andava fatta il 21 marzo alle 12:30′:25″, che è l’orario in cui il Sole raggiunge il punto più alto. Purtroppo una dispettosa nuvoletta si è messa davanti al Sole intorno alle 12 e 20 e se ne andata solo alle 12 e 33. Comunque l’errore tra le 12 e 30 e le 12 e 33 è molto piccolo. Il problema principale che abbiamo affrontato è stato l’errore dovuto alla penombra provocata dalle dimensioni non puntiformi del Sole, che abbiamo risolto utilizzando un foro di circa 9 mm posto ad un’altezza di circa 1 metro e misurando la distanza tra la sua immagine e l’ombra di un filo a piombo ad esso legato, come si può vedere dalle immagini. Abbiamo misurato un’ombra di 92,7 +- 0,5 cm per un filo a piombo di 92,3 +- 0,3 cm. Abbiamo ottenuto un’altezza del Sole rispetto all’orizzonte di 44,9 +- 0,2 gradi, corrispondenti ad una latitudine di 45,1 con pari errore, ed un errore rispetto alla vera latitudine dello 0,6%. Questi risultati, confrontati con quelli dell’alberghiero di Cagliari, che ha misurato una latitudine di 38,8, e che si trova a 679,47 km da noi, ci dà una circonferenza terrestre di 38827 km con un errore di 1173 km, più di 1,5 volte l’errore di Eratostene. Misurando invece rispetto ad una ipotetica scuola che si trovi all’equatore, evitando così di cumulare i nostri errori con quelli dell’altra scuola, abbiamo un errore di soli 245 km. Luigi Lombardo
Venerdì 29 gennaio è stato l’ultimo giorno di lezione con Ben.
Nonostante l’argomento, la relatività ristretta, sia indubbiamente difficile e Ben l’abbia trattato a livello quasi universitario, in particolare riguardo al formalismo matematico, e l’uso della lingua inglese, anzi americana, il test di verifica, a risposta multipla, ha dato un risultato medio di circa lo 85% di risposte giuste, sia nella sede di Rozzano sia in quella di Noverasco. Seguirà una verifica con le modalità a noi usuali ed in italiano, ma il risultato del test in inglese è sicuramente positivo.
Questo dovuto principalmente alle capacità didattiche di Ben, che ha parlato lentamente e scandendo le parole, ed ha spiegato con chiarezza, scrivendo i punti salienti sulla lavagna. Non essendo scontato che lo studente che il MIT ci assegna abbia le capacità di Ben, mi sento di poter dire che abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, che non guasta mai. Per sintetizzare il giudizio di noi insegnanti su Ben, posso riportare quanto abbiamo scritto nel bigliettino di saluti e di ringraziamento:
“Dear Ben,
it was a pleasure to work with you. We did appreciate your competence, hard working, clear speaking, didactical ability, helpfulness, patience with our bad English, and congeniality. Thank you very much.”
Lunedì 11 gennaio sono iniziate le lezioni di Ben Harpt, uno studente del secondo anno del MIT, e termineranno il 29 gennaio.
Le lezioni riguardano la relatività ristretta e sono rivolte alle quinte liceo, sia di Noverasco sia di Rozzano, e dureranno tutto il mese di gennaio. Le lezioni sono ovviamente in inglese perché Ben non conosce l’italiano.
Il progetto si chiama GTL (Global Teaching Lab) ed è organizzato in collaborazione col MIT di Boston, e coordinato dal Pacioli di Crema, che è scuola capofila del progetto.
Nei giorni scorsi siamo stati testimoni del linciaggio mediatico del preside Marco Parma sul quale sono state dette tante falsità.
Abbiamo sentito inneggiare al Duce o invocare il licenziamento del Preside e anche degli insegnanti che lo avrebbero difeso.
Abbiamo visto scene di una violenza inaudita su tutte le reti televisive, e solo pochi giornalisti hanno fatto ciò che dovrebbe essere la prassi, cioè verificare l’attendibilità delle notizie.
Adesso sappiamo che gli ispettori mandati dal Ministero non hanno rilevato nulla di irregolare nell’operato del Preside, persino il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini lo ha definito “un caso montato sul nulla”. Purtroppo il danno arrecato alla persona, alla scuola di via Garofani, e all’intera comunità scolastica di Rozzano è enorme.
A questo punto sarebbe bello che chi si è riempito la bocca di santità con presepi e canti natalizi si scusasse pubblicamente; ma siccome non credo ai miracoli, posso solo auspicare che ciascuno di noi contribuisca, nel suo piccolo, a ripristinare la verità dei fatti.
Nell’augurarvi buone feste invio una vignetta su ciò che le ultime vicende mi hanno ispirato.