Italiano voto: 10…

grammatica

Negli ultimi giorni mi è stato detto che sia nel blog che nelle verifiche spesso commetto errori formali. Ebbene sì, lo ammetto, spesso la passione, la foga (che non è la foca di Roma, ma una irruente rapidità) o la fretta che ho nello scrivere mi fanno cadere in tranelli grammaticali. Poi però una sera guardo Striscia, e per la verità non solo una sera, meglio che “Un posto al sole”, e sento Lapo Elkann che usa il congiuntivo come il mio collega Fantozzi, Luca Giurato il quale si definisce giornalista parlare una lingua che è la fusione tra lo scempio di Antonio Di Pietro e un dislessico, e mi consolo. Non sarà “un’accordo” con l’apostrofo a farmi perdere la faccia. Starò più attento. A proposito di grammatica, Tiziano Ferro nella canzone “Ti scatterò una foto” dice: “e nell’ ansia che ti perdo ti scatterò una foto”, e se lui con questo vende milioni di copie, pensate che le cose che scrivo io non possano essere lette da qualche decina di persone? Ma cettamente ke no!
L. Missi

autogestione: perché no…

Dopo essermi consultato con dei colleghi di quinta, mi è giunta voce che qualche professore o professoressa utilizza la classe 5^C della quale faccio parte come esempio lodevole da seguire per tutte le classi, dal momento che non ha aderito all’autogestione.

Me ne sento personalmente lusingato, ma prima vorrei precisare le motivazioni della mia decisione:
1. andiamo in viaggio di istruzione a Vienna per quattro giorni la settimana dal 19 al 22 di febbraio;
2. festeggiamo il ritorno da Vienna con il ponte di Carnevale dal 23 al 25 di febbraio;
3. avendo noi la prof.ssa Gritti (o per meglio dire, avendo noi avuto tre cambi di professori in un quadrimestre) e sapendo che siamo ancora alla derivata seconda, quando, stando ai miei informatori, gli altri sono agli integrali, direi che perdere tempo faccia bene, ma che “ciurlar nel manico” non ci giova;
4. già l’anno scorso più dell’80% non ha partecipato all’autogestione;
5. il mio immediato futuro è dettato da dei dannati giorni di fine giugno che ci faranno uscire con un numero… determinato anche da una cosa chiamata “seconda prova” e stando ai risultati delle simulazioni la vedo grigia…
6. partecipare all’autogestione non è obbligatorio

Questa è la mia considerazione personale e chi si trova in classe con me può condividerla come rifiutarla.

Non condanno in alcun modo l’autogestione, ma ora come ora se devo decidere di fare 11 giorni di vacanza o se farne di meno… opto per la seconda.

Pensiamoci…

bara dell\'ispettore Raciti

Quando penso allo sport penso a qualcosa che susciti una profonda passione, una voglia di divertire e di divertirsi. Mai, dico mai, potrei associare la violenza alla pratica di uno sport. Purtroppo, le ultime tragicissime vicende di Catania non sono le prime. Molte altre volte lo sport, sia esso indirettamente o i suoi tifosi, ha causato ingiuste e inutili tragedie. Ora viene spontaneo chiedersi quale sia il vero scopo dei tifosi. La violenza assurda di certe deviate tifoserie rende inconcepibile come queste possano avere qualcosa in comune con lo sport e il gioco. Questi epiloghi drastici richiedono misure altrettanto drastiche quanto immediate. Non credo che nessuna regolamentazione possa restituire la vita all’ispettore Filippo Raciti, o rendere l’armonia alla sua famiglia, ma di certo una pesante lezione deve ristabilire gli equilibri delle situazioni. Non si può e non si deve morire così. Tutti quei delinquenti, che non sono solo i delinquenti di Catania, ma anche quelli di Milano, Roma, Torino, Genova e di ogni parte in cui sono presenti, dovrebbero essere i rifiuti della società. Provo sdegno e schifo per queste menti deviate. E penso che ci dovrebbe essere una politica educativa più forte volta a dire no a tutta questa violenza. Oggi ero a scuola, e niente, nessuno ha proferito parola sull’accaduto venerdì scorso. Questa è forse una politica educativa? No, questa è indifferenza, ed è un’indifferenza che mi fa paura, perché coloro i quali dovrebbero, oltre che istruire, educare, i giovani ritengono che il programma abbia la priorità su tutto. Non sempre spiegare ai giovani com’è la vita fuori dal registro è una perdita di tempo, forse perché spiegare la nocività delle violenze aiuta a crescere, forse perché se c’è qualcuno che ti fa parlare di quello che accade nel mondo magari poi non vai negli stadi a tifare per la violenza. Forse se qualcuno avesse spigato a quegli individui, che lo sport è amore, è passione, è emozione magari l’ispettore Raciti e molti altri come lui sarebbero ancora tra i loro cari, e non due metri sotto terra. Risulta facile usare le solite ridicole espressioni che si tirano fuori in queste tragiche occasioni: “la società è malata”. La società siamo noi, quindi la serpe la stiamo allevando in seno.
L. Missi

Ecco come avete conciato i tavoli da disegno

Non sarebbe stato meglio disegnare su una superficie pulita anziché avere sotto gli occhi frasi insulse, un repertorio iconografico degno di un vespasiano e intagli che sembrano realizzati da seguaci di Priapo?
L’inchiostro della penna penetra inesorabilmente nella copertina di gomma che ricopre i banchi e non esistono detersivi in grado di cancellarlo; così tutto si stratifica nel tempo: cuori trafitti, numeri di telefono, motivi vagamente antropomorfi accompagnati da didascalie zeppe di parole irripetibili, firme da graffittari frustrati e frasi spesso tanto cattive quanto assurde – tutto insieme in un caos primordiale, in un delirio di sentimenti mai dichiarati se non furtivamente e di spregio per il bene comune.

Caricatura del prof Colavolpe alla lavagna e fotografie di studenti davanti ai tavoli da disegno con scritte e disegnini

La mia caricatura è stata realizzata dall’alunno Roberto Mazzarol di 2aA.
Le frasi e i disegni sui banchi, visibili nella vignetta, sono solo in parte rispondenti al vero.
Nel rispetto del lettore ho preferito non citare espressioni particolarmente volgari.