La quinta B mi stupisce. Il compito di storia è andato bene, ma hanno storpiato quasi tutti i nomi e le parole straniere.
Non dico nulla degli storici e dei politici, ma il Führer è diventato furher, fürer e molto altro ancora. Fosse almeno stato meno pericoloso!
L’appeasement è diventato peasemant. Il partito tedesco del Zentrum è diventato Zongrum o Zottlung. I Lager sono diventati lagher. L’Anschluss è diventato Ashuluss.
E, infine, i poveri cecoslovacchi si sono trasformati in ciecoslovacchi e oltre alla libertà hanno perso anche la vista.
Una gabbia di matti
Che cosa fa un lavoratore normale se gli riducono l’orario di lavoro senza intaccare la retribuzione?
Si gode l’inaspettato riposo.
Noi prof siamo delle bestie a parte. Guai a toccarci le ore di insegnamento. Quasi tutti viviamo con sofferenza l’ora persa per l’incontro con le associazioni di volontariato piuttosto che con la psicologa della ASL. Qualcuno è disposto anche a far supplenze gratis nelle sue classi pur di racimolare qualche preziosa ora in più.
La professoressa Sposetti arranca faticosamente per il corridoio. Ogni passo le costa una visibile sofferenza, ma non osate proporle di rimanere a casa per qualche giorno: «Ho già perso un sacco di ore per l’autogestione!» sarebbe la risposta.
La professoressa Morbido incoraggia gli alunni perché si esercitino nella scrittura. Corregge tutto quello che le portano e passa notti insonni su sconclusionati testi che richiederebbero un miracolo di santa Rita invece di una correzione.
Mario Signi è caduto nella vasca ed ha picchiato violentemente la schiena contro i rubinetti. É visibilmente sofferente, ma è ugualmente il primo ad arrivare a scuola.
Forse siamo un po’ matti. Forse siamo troppo convinti dell’importanza del nostro lavoro, anche se insegniamo una materia inutile come la filosofia.
Ma, lasciatemelo dire, sono contento di far parte di questo gruppo di matti.
però, francamente, continuo a non capire chi rinuncia all’assemblea sindacale perché ha già perso troppe ore. Non si rischia di perdere anche qualcos’altro?
Tu, manchi
Manchi.
Mancano i tuoi capricci,
i tuoi gesti, il tuo odore.
Mancano i tuoi libri, usurati
dalla fame di sapere e
dalla voglia di viaggiare.
Mancano le tue gonne,
veli ombrati che rivestivano
le preziose e tornite gambe.
Mancano i tuoi dolci abbracci e
i tuoi schiaffi, forti e decisi
come tuoni nella notte.
Manca la tua folta chioma
color rubino che ricadeva
morbida sul mio cuscino.
Tu, manchi.
? Luca Palma
Wassily Kandinsky al Palazzo Reale
Entri, e rimani attonito davanti alla grandezza e i colori della Composizione VII, illuminata da piccoli faretti blu elettrico.
Cambi sala, e quasi vieni ipnotizzato dalle figure e dalle linee spezzate ammalianti dello Zig Zag Blanc.
Qui i colori, le forme geometriche, hanno tutti un preciso significato e sono sempre collegati tra loro in modo rigoroso: nulla è affidato al caso.
“Il giallo è dotato di una follia vitale, prorompente, di un’irrazionalità cieca; viene paragonato al suono di una tromba, di una fanfara.”
“L’arancione esprime energia, movimento, e più è vicino alle tonalità del giallo, più è superficiale; è paragonabile al suono di una campana o di un contralto“, e così via per tutti gli altri colori.
Sulle pareti, a grandi caratteri, le parole di Kandinsky:
“Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde.“
L’intera mostra è una sorta di labirinto di immagini astratte, di colori vivi, di linee di contorno che sfumano dal nero al blu: un labirinto di emozioni.
Accanto a Kandinsky, trovano posto dipinti di artisti minori, quali Prampolini, Veronesi, Licini, Bassi, Bonini e persino qualche opera del Fontana, sicuramente notevoli ma ben lontane del genio del pittore russo.
Forse percorrere la mostra nel senso inverso, partendo dalle ultime opere fino ad arrivare all’estasi finale della composizione VII, in un continuo crescendo di colori e bellezza, rende tutto ancora più bello.
Insomma, il mio è un caloroso invito a recarsi il più presto a Palazzo Reale.
Non ve ne pentirete, anche se non siete propriamente degli appassionati d’arte ( come me , del resto!).
Greta
Quello che non sono Io
Si avvicina la data di uscita del nuovo lavoro degli APNEA, gruppo dove suono io (5aC liceo) insieme ad altri componenti (come non dimenticare Luca Cirio, ex studente del liceo) da ormai cinque anni: 9 tracce audio fresche di sala d’incisione (per essere precisi, sette nuove e due del vecchio cd “Cavalieri senza Terra” del 2004 completamente riarrangiate).
In occasione del concerto che terranno il 5 Maggio al Transilvania (v.Paravia 59, Milano – h.21.00) ci sarà la presentazione del nuovo cd completamente autoprodotto e autofinanziato in vendita a 10€ presso i membri della band.
Dal momento che ho partecipato alla realizzazione di questo prodotto e dal momento che ho visto andarsene via qualcosa come due o tre migliaia di euro (tra sala d’incisione, mixaggio, copertine e bollini SIAE ecc…) dico che questo lavoro di cinque mesi, intenso, dispendioso e strano, merita l’attenzione di chi si dice ‘onnivoro di musica’ e di chi sta attento alle giovani band emergenti.
Quindi concludo invitandovi tutti al Transilvania il prossimo cinque maggio e a visitare il mySpace del gruppo dove a breve sarà possibile ascoltare alcuni estratti del nuovo album.
Era meglio morire da piccoli?
Confesso che, per quanto io lo critichi, Nietzsche mi dà sempre da pensare.
Dice, per esempio:
Che i grandi momenti nella lotta degli individui formino una catena, che attraverso essi si formi lungo i millenni la cresta montuosa dell’umanità, che per me le vette di tali momenti da lungo tempo trascorsi siano ancora vive, chiare e grandi – è questo il pensiero fondamentale di una fede nell’umanità che si esprime nell’esigenza di una storia monumentale. (…)
In che giova dunque all’uomo d’oggi la considerazione monumentale del passato (…)?
Egli ne deduce che la grandezza, che un giorno è esistita, è stata comunque una volta possibile, e perciò anche sarà possibile un’altra volta. Egli percorre più coraggiosamente la sua strada, poiché il dubbio che lo assale nelle ore di debolezza di volere forse l’impossibile è spazzato via. (…)
I momenti di debolezza: “so solo fare cazzate”, “non ho mai combinato niente in questa vita”. A chi non sono capitati?
La grandezza è possibile. A te più che a molti altri.
perche??
sono qua anche oggi. per l’ennesima volta. ormai penso proprio di non riuscire piu ad andare avanti. la mia vita e quasi una ruota che gira per forza dell’inerzia.. non so perche vado avanti. o meglio ho una vaga idea. e come se vivessi per una cosa che so di non poter mai raggiungere. quasi fossi una falena. ma il punto e che a volte quella luce che mi muove si eclissa. e ho solo voglia di farla finita. in uno dei tanti modi esistenti. non mi manchera nessuno penso. non rimpiangero niente. se non lei… la mia luce.. in realta penso che non rimpiangerei niente poiche una volta morti, al di fuori delle boiate del binomio paradiso\inferno, io ritengo non ci sia niente. e se la mia mente, la mia vita diventasse tutt’uno con il nulla, come potrei rimpiangere non essendo dotato di mente ed intelletto con cui rimpiangere? sarebbe quasi una soddisfazione. non pensare piu. non soffrire piu. non piangere piu. non sanguinare piu. e gia… le uniche certezze vere che posso affermare mi siano rimaste sono il sangue che mi scorre nelle vene e il dolore. nient’altro. “it feels bad to be alone… cryin’ by yourself livin’ in a broken home…” tanto per citare i Papa Roach. anche la famiglia e per me ormai un fantasma. per me i miei genitori non esistono piu. non voglio rivederli mai piu, ne semplicemente sentire la loro voce. e come se il mondo mi fosse crollato addosso. mi sento anche in colpa, perche so che facendo cio e scrivendo anche questo maledetto blog ferisco delle persone. come la mia migliore amica, che in questo spazio mi limitero a chiamare Kelly… lei capira… lei mi vuole bene. ma io non riesco a vivere con il suo affetto. non ce la faccio proprio. e mi arrabbio con me stesso anche per questo. perche so solo fare cazzate. non ho mai combinato niente in questa vita. alcuni di voi mi daranno del debole, mi insulteranno, si arrabbieranno perche in fondo ho degli amici che mi vogliono bene e quindi non dovrei essere cosi giu.. ma fate cio che volete. non mi importa. giudicatemi come volete. questo post serve come sfogo a me. non voglio dimostrare niente. non voglio compassione. non voglio pieta. voglio solo farvi sapere che anche nelle persone da cui meno ve lo aspettate si potrebbe nascondere un dolore insopportabile. magari lo stupido della classe… quello che se ne esce sempre con una battuta per far ridere i compagni… ma muore dentro. anzi… probabilmente e gia morto da molto tempo… concludo questo post nella stessa follia che lo ha caratterizzato per tutto lo svolgimento. a presto. riflettete. siete sicuri di dare il massimo a quelli che vi circondano? so che non e facile… ma cercate… voi che avete ancora della gioia racchiusa nel cuore e avete la forza di farlo… fatelo anche per me…
p.s. se sentite il bisogno di dire a qualcuno che gli volete bene, fatelo… perche ieri non tornera, e il domani potrebbe non arrivare…
ti amo…. per sempre tuo… anche nella morte…
FOU RIRE
Nella mia lezione odierna di latino in 2D ho avuto occasione di specificare che gli imperativi dei verbi “dicere” e “facere” presentano alla seconda persona singolare, rispetto alla coniugazione regolare, l’apocope della vocale finale. E’ esplosa una risata generale e irrefrenabile, che mi ha molto consolato: perché, in questi due anni di insegnamento del latino, ho molto insistito sulla linguistica comparativa. però mi sono chiesto: che razza di vocaboli fanno imparare, al giorno d’oggi, gli insegnanti d’inglese?
Morte della filosofia?
Temerario come sono, ho fatto con gli studenti di terza un approfondimento su Karl-Otto Apel e l’etica del discorso.
Il compito di verifica è andato oltre le mie più rosee aspettative: la miglior verifica dell’anno. Probabilmente le sfide più impegnative fanno emergere energie insospettate.
Un neo però c’è. La signorina Pirra (il cui motto è avec moi le déluge) suscita in me angosciosi interrogativi dichiarando solenne: «Non è possibile argomentare senza cadere in un suicidio filosofico».
Ora, io ho sempre creduto che non fosse possibile filosofare senza argomentare. Che abbia inconsapevolmente avvicinato la morte della filosofia?

Il blog sta morendo?
Doppio annuncio funebre per il blog: l’intervento di Leo Missi il blog sta morendo ed un commento all’articolo.
Per carità, tutto ha un inizio e una fine. Sono durate poco glorie della letteratura come Il Conciliatore, potrebbe dunque durar poco anche il nostro blog. però non credo che ci sia veramente pericolo.
Mettiamo da parte ogni falsa modestia: il nostro è uno dei blog scolastici più vivi ed è spesso proposto come esempio da seguire.
La partecipazione è aumentata, il numero degli utenti registrati è significativo (205 – però molti di questi non hanno mai scritto né articoli né commenti).
Nessun problema allora? Nulla da migliorare?
Da migliorare c’è moltissimo:
- sul piano tecnico sto studiando come aggiornare ad una versione migliore di wordpress
- occorre coinvolgere maggiormente studenti e professori di Noverasco
- bisogna consolidare la partecipazione di studenti e professori dell’Istituto Tecnico Commerciale
Ringrazio allora Leo Missi per aver posto il problema, lo invito a continuare con i suoi interventi e lo prego, se può, di cercare di coinvolgere amici e compagni. Possiamo fare meglio.