Foxes in London

Caccia alla volpe

Stage linguistico con la quinta B a Londra.
Conoscevo l’Inghilterra come il paese della caccia alla volpe. Immaginatevi la mia sorpresa quando, tornando la sera alla casa dove ero alloggiato, ho più volte incontrato volpi per nulla intimorite dalla mia presenza.

Pace fatta tra gli inglesi e le volpi?
Non lo sapevo, ma dal 2005 la caccia alla volpe è proibita in Inghilterra e Galles. In Scozia lo era già dal 2002.

Così a Londra oggi ci sono più di 10.000 volpi, 16 volpi per miglio quadrato. Una fortuna, probabilmente, per gli inglesi, dato l’enorme numero dei topi in città.

Una volpe per le vie di Londra
Una volpe per le vie di Londra – foto di Duncan Harris

Una guerriera contro la mutilazione

Nice Nailantei Leng’ete

«Non voglio essere tagliata. Io voglio studiare, non mi interessa il matrimonio», queste sono le parole che sono state pronunciate all’età di 9 anni da Nice Nailantei Leng’ete, una guerriera masai che vive in un villaggio in Kenya alle pendici dell’imponente monte Kilimangiaro.

Nice come tutte le bambine del suo villaggio giocava, studiava e andava a scuola, ed è proprio nell’ambiente scolastico che viene a conoscenza, per “voci di corridoio”, del terribile e temibile rito di passaggio che doveva compiere ogni bambina per poter diventare una donna adulta. Tale rito consiste nella mutilazione dei genitali con l’ablazione totale o parziale del clitoride. La pericolosità del rito, però, nasce dal modo con cui viene praticata la mutilazione, cioè, in assenza di un medico e, nella gran parte dei casi, anche distanti ore da un ospedale, con la possibilità che la mutilata possa morire dissanguata o a causa di infezioni che si sviluppano successivamente.

Nice il giorno in cui avrebbe dovuto subire quel rito barbaro, terrorizzata dai racconti, decise, insieme a sua sorella, di scappare dal nonno per poter evitare la mutilazione. Una volta giunte dal nonno, che oltretutto era uno dei capi tribù, Nice riuscì a convincerlo di farle proseguire gli studi e non essere mutilata; sua sorella, invece, non riuscì a scampare al rito e venne mutilata come tutte le altre bimbe del villaggio.

Da quel fatidico giorno, Nice era diventata una “cattiva ragazza”. Da quel giorno, infatti, iniziò a lottare contro le mutilazioni genitali e grazie al supporto di Amref, la più grande organizzazione sanitaria no profit presente in Africa, dal 2009 è riuscita a salvare più di 10.500 bambine da questa atrocità.

Gruppo di ragazze che stanno compiendo il rito alternativo

Nice, però, dovette affrontare un altro problema: con cosa sostituire il tradizionale rito di passaggio? A mio parere ha preso la decisione più opportuna che si potesse prendere: sostituire il rito tradizionale con una altro rito privo di sofferenze e lacrime.

Il rito alternativo unisce parte della cerimonia tradizionale con l’educazione alla salute sessuale e all’istruzione delle future donne e coinvolge le figure chiave delle tribù: gli anziani, le madri e i giovani guerrieri Moran. Oggi centinaia di bambine giungono al villaggio di Nice per potersi sottoporre al rito alternativo.

Nice è una donna straordinaria che è stata capace di opporsi alle regole e cambiare il mondo in meglio, ogni giorno, passo dopo passo.

Marco Canitano

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Stage linguistico a Londra

La nostra classe, 5aB liceo, accompagnata dal professor Paganini e dalla professoressa De Santis (che ringraziamo per aver passato con noi questa settimana), ha partecipato ad uno stage linguistico a Londra dal 12 al 18 Febbraio 2017.

Londra: il Big Ben

E’ stata la mia prima volta in Inghilterra e devo dire che non ha deluso le mie aspettative: senza dubbio Londra è una bella città, ricca di musei e di negozi. Abbiamo visitato il British Museum, la National Gallery e il Tate Modern, inoltre siamo andati a Piccadilly Circus durante il nostro pomeriggio libero, che abbiamo dedicato allo shopping. Visitando il centro di Londra abbiamo visto il Big Ben, Buckingham Palace, Trafalgar Square, Tower Bridge e siamo saliti sul London Eye.

Durante la settimana, al mattino avevamo lezione presso il Twin Group, a Greenwich: inutile dire che l’insegnante fosse preparato, essendo madrelingua, ma comunque bisogna riconoscergli che tentava di non rendere le lezioni troppo pesanti facendoci fare pratica soprattutto per quanto riguarda la speaking.

Questo stage a Londra mi ha lasciato dei bei ricordi, ma grande parte del merito va anche alla compagnia: penso che passare quasi la maggior parte del tempo con il resto della classe ha permesso a tutti trascorrere dei bei momenti a cui sicuramente ripenseremo una volta diplomati.

Un ultimo ringraziamento ad Alessandra Alari, ex studentessa del Calvino, che ci ha permesso di visitare gli uffici di Google, presso cui ora lavora.

Una settimana per giovani londinesi

Dopo anni di tentativi finalmente siamo riusciti ad organizzare una vera gita di classe, anzi forse la migliore che potessimo desiderare: una settimana a Londra tutti insieme. Buona parte del merito va sicuramente al Prof. Paganini, che ha curato tutta l’organizzazione e che già in precedenza aveva cercato di portarci in gita, ma ringrazio anche la Prof.ssa De Santis che si è offerta di accompagnarci nonostante non fossimo una delle sue classi.

La nostra avventura inizia la domenica mattina, sveglia alle 4.30 del mattino, ci aspettano in aeroporto alle 6. Alcuni di noi non hanno mai preso l’aereo, altri non sono mai stati all’estero o non hanno mai fatto un viaggio senza i genitori, l’emozione batte il sonno e siamo tutti svegli e pronti per partire.

Una volta arrivati a Londra ritiriamo i bagagli e usciamo dall’aeroporto di Gatwick, si respira già un’aria diversa. Un pullman ci porta al punto di ritrovo dove vengono a prenderci le famiglie. Non tutti siamo fortunati con i nostri nuovi genitori inglesi, c’è qualche intoppo che viene però risolto il giorno dopo.

Tower Bridge

Dopo un pranzo al volo e dopo aver disfatto le valigie, si parte alla volta del centro città, che non è però così facile da raggiungere: ci vogliono almeno un paio di mezzi diversi e un’ora o più di tempo. E’ ormai sera quando raggiungiamo il Tower Bridge che nel buio appare in tutta la sua magnificenza. Poco più avanti vediamo anche il Tower of London.

Piccadilly Circus

La prima giornata è intensa ma le altre non sono da meno, nei giorni successivi visitiamo il Tate Modern, il British Museum e l’ultimo giorno prima della partenza anche la National Gallery.

Oltre ai musei giriamo anche il quartiere di Soho, caratteristico di Londra, da Piccadilly Circus alle vie secondarie piene di negozi, teatri e cinema. Io ne approfitto per raccogliere un po’ di materiale per la tesina nelle vie di Soho. Alcuni di noi si spingono anche fino ai mercati tipici Londinesi come il Covent Garden e l’Old Spitalfield Market.

Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da fare, anche rimanendo a Londra due settimane, il tempo sarebbe comunque troppo poco per vedere tutto.

La mattina andiamo a scuola, tre ore di lezione al giorno, materia di studio: inglese. Una vera e propria “full immersion”. Io ero nel corso avanzato e posso dire di aver avuto un ottimo insegnante di nome James, abbiamo trattato argomenti che non conoscevo e lui si è sempre assicurato che tutti noi capissimo la lezione.

Oltre alla giornata per gli acquisti, nel tempo libero abbiamo girato per Londra la sera, quando tutta la città è illuminata e puoi godere del vero fascino della grande metropoli.

Infine il sabato mattina sveglia di buon’ora, verso le 8 per fare le valigie, salutare le famiglie e raggiungere il punto di ritrovo alle 10. C’è un lieve ritardo del volo e torniamo a casa più tardi del previsto pieni di ricordi e con un po’ di tristezza per aver lasciato le nostre famiglie inglesi e perché un’esperienza così bella, purtroppo, è finita così presto.

“Il giorno prima della felicità” Erri De Luca

FrontespizioNon voglio spoilerare neanche un briciolo della storia di questo racconto, perché voglio incitarvi a leggerlo; mi limito semplicemente a condividere quello che è emerso per quanto riguarda il concetto di felicità.
Il primo personaggio che parla di felicità è Don Gaetano, quando riporta allo Smilzo i pensieri dell’ebreo a cui aveva concesso un nascondiglio nel suo palazzo durante la seconda guerra mondiale. Don Gaetano racconta di questo uomo, sopravvissuto al peggio, che il giorno di capodanno gli chiese il favore di processare un rito della sua religione per lui, che non poteva uscire allo scoperto: andare a riva e buttare nell’acqua una pietra (simbolo di liberarsi dalle colpe). L’ebreo aveva detto: “Voglia il nostro che oggi sia il giorno prima della felicità”, e il giorno dopo, quella città che fino ad allora era stata occupata dai tedeschi e che lo aveva costretto a campare sottoterra, era libera.
In questo primo passaggio la felicità è intesa come libertà, anche se quest’ultima durante il romanzo si declina più di una volta negativamente.
Dopodiché lo Smilzo riprende la medesima citazione alla fine di una partita di calcio, dove uno degli avversari gli aveva rotto il naso ed era andato da lui a scusarsi. Lo smilzo rispose: “Sono cose che capitano il giorno prima della felicità” con il pensiero di Anna fisso nella testa.
Per lo Smilzo Anna e la felicità avevano qualcosa in comune, perché l’unica cosa che conosceva di entrambe era il nome, per il resto erano ignote.
La prima volta che Anna e lo Smilzo fanno l’amore, è Anna che conduce ogni mossa e nel farlo sembra una forza della natura, energia pura. Continua la lettura di “Il giorno prima della felicità” Erri De Luca

Storia delle competizioni automobilistiche

Lo spirito della competizione, da sempre vivissimo nell’uomo, fa sì che, inventato il veicolo a motore, anche questo fosse diventato subito un mezzo con cui competere. Il 16 Luglio 1878 venne disputata la prima corsa automobilistica, ovvero riservata ai “veicoli senza cavalli”  in assoluto della storia: avvenne negli Stati Uniti e vide alla partenza 2 veicoli, entrambi con motore a vapore. In tutta la seconda metà dell’Ottocento anche in Europa si cominciava a nutrire un certo interesse per le corse automobilistiche,mentre in Italia questa passione arrivò leggermente in ritardo, sia perché si vedevano con diffidenza e timore gli automobilisti, sia perché nel nostro paese non esisteva ancora un industria automobilistica. Nel 1895 venne organizzata la prima corsa automobilistica in Italia: la Torino-Asti-Torino, che venne corse da cinque piloti italiani con vetture straniere, solo tre delle quali avevano quattro ruote.

Queste corse diventarono numerose nel corso degli anni fino a quando, intorno al 1910, si cominciarono a disputare dei veri e propri Gran Premi; dapprima erano ancora semplici corse da una città all’altra e successivamente divennero vere e proprie gare disputate in circuiti costruiti appositamente: nel 1922 venne costruito il circuito di Monza, il primo in Europa e il terzo nel mondo. Da questo momento la tecnologia automobilistica si è sviluppata molto rapidamente e, intorno agli anni trenta, si iniziarono a disputare campionati mondiali con vetture molto potenti.

Enzo Ferrari alla Targa Florio del 1922 su Alfa-Romeo.
Enzo Ferrari alla Targa Florio del 1922 su Alfa-Romeo.

Le case italiane Alfa Romeo e Maserati si impossessarono del predominio completo delle vittorie con piloti del calibro di Antonio Ascari, Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari fino agli anni trenta quando il partito nazista stanziò consistenti somme per aumentare il prestigio delle case tedesche.

Nel 1949 si ebbe un ulteriore aggiornamento delle corse automobilistiche con la suddivisione in categorie delle diverse tipologie di vetture, le principali erano due: Formula (a ruote scoperte) e Gran Turismo (a ruote coperte), e con l’introduzione del primo campionato del mondo di Formula 1, caratterizzato da precise regole e punteggi, che si componeva di sette gare.  Le gare di Formula 1 rimangono ancora oggi lo sport automobilistico più seguito,perlomeno in Europa, anche se nel tempo si sono sviluppate altre tipologie di gare tra le quali le principali sono: gare di Formula minori, il Rally che si svolge su strade pubbliche sia asfaltate che sterrate o innevate utilizzando vetture di derivazione stradale; il Gran Turismo, caratterizzato dall’uso di auto a ruote coperte di derivazione stradale e non, che si svolgono in circuiti asfaltati; la coppa NASCAR, un campionato che si disputa in America prevalentemente su circuiti ovali con auto stradali che ricevono sostanziali modifiche per quanto riguarda motore e aerodinamica.

 

“Nera, bassa e formosa”

Io adoro il ballo, perciò non potevo che scegliere Misty Copeland come cattiva ragazza. Ma si può veramente definire una “cattiva ragazza” una persona che insegue i propri sogni?

“unfortunatly you have not been accepted… at thirteen you are too old to be considered” queste furono le parole che ricevette Misty Copeland dalla prestigiosa American Ballet Theatre.

Misty Copeland  lottò sia con le difficoltà dovute al colore della pelle sia con il suo corpo fuori dai canoni. Aveva 13 anni quando provò ad entrare nella scuola di ballo, ma era considerata troppo grande per intraprendere un futuro da ballerina. “Nera, bassa e formosa”, sentiva ripetersi, non aveva i piedi giusti per stare sulle punte, era troppo muscolosa e aveva il petto troppo largo : non aveva il corpo per diventare una ballerina classica. La madre, a causa delle condizioni economiche, aveva deciso che non poteva permettersi di mantenerla a scuola e quindi le aveva comunicato che avrebbe dovuto lasciare il sogno del palcoscenico. “Mia madre è sempre stata chiara nel dirmi che sono una ragazza nera” dice misty in un’intervista “e che come tale sarei stata considerata”.

Misty Copeland non si fermò solo alle parole o offese, il suo unico obiettivo era realizzare il suo sogno e  in lei si è scatenata “ la rabbia di spingersi oltre”.

A 17 anni finalmente fu  accettata dall’American Ballet Theatre, ma non immaginava che sarebbe stata l’unica donna nera lì dentro.

Nonostante i pregiudizi iniziali, Misty scelse di inseguire i suoi sogni, disobbedendo alla madre, ignorando gli insulti e le considerazioni sul suo corpo e sulla sua pelle, solo così, comportandosi da “cattiva ragazza”,  raggiunse il suo obiettivo! Ma Misty ribadisce “Credo che ci voglia più diversità in tutti gli ambiti, sul palco, tra il pubblico, nella direzione, e che le nuove generazioni vadano sollecitate in questo senso. il razzismo è una piaga che forse non verrà mai debellata”. Misty è diventata l’esempio da seguire per tutte le ragazze afroamericane e non che vogliono raggiungere il proprio sogno, qualunque esso sia.

Laura Faiella

 

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Un mondo in continuo cambiamento

Ci troviamo in un mondo in cui le donne non hanno le stesse possibilità in ambito lavorativo e sociali di un uomo, nonostante l’epoca in cui siamo dovrebbe permettere lo sviluppo di una mentalità più aperta nei confronti delle donne permettendo di avere la parità dei sessi, tenendo conto di ciò che è successo nella storia, di donne che hanno cercato di farsi valere per cambiare la loro condizione e che molto spesso ci sono riuscite. Ma come si può vedere da diversi esempi, ci sono ragazze e donne che solo recentemente per la prima volta riescono ad ottenere le stesse cariche, lavori, possibilità degli uomini. Una dei personaggi che voglio presentare in questo articolo, come donna che è riuscita a raggiungere un traguardo mai raggiunto da nessun’altra è Fabiola Gianotti.

Fabiola Gianotti è una fisica nata il 29 ottobre 1960 a Roma. Studia a Milano al liceo classico, dove grazie alla lettura della biografia di Marie Curie, una scienziata, si appassionò alla fisica.

É stata una scienziata, Marie Curie, a ispirarmi e influenzarmi nella scelta di studiare fisica.”

 

Così si iscrisse alla facoltà di fisica. E grazie alle sua grandi aspirazioni e alla sua determinazione riesce nel 1987 ad entrare al CERN di Ginevra (organizzazione europea per la ricerca nucleare) contribuendo a diversi esperimenti. L’esperimento più importante a cui prende parte è l’Atlas, a cui migliaia di fisici partecipano e ne diventa coordinatrice.

Non abbandonare mai i tuoi sogni. Potresti rimpiangerlo per il resto dei tuoi giorni.”

 

È una donna che ha saputo valorizzarsi in un ambiente prevalentemente maschile; poche donne tendono a diventare scienziate e fisiche poiché poco incentivate dalla società in cui viviamo. Gianotti però non è una di quelle, anzi per i suoi meriti viene addirittura inserita nella rivistaTime”e nella rivista “Forbes”tra le cento donne più potenti al mondo.

La svolta decisiva nella sua vita sia come donna che come fisica si ebbe nel 2014, quando viene scelta per la carica di direttore generale, è la prima donna nella storia a cui viene assegnato un incarico del genere. Dopo 60 anni il CERN è guidato da una donna. È proprio questo quello che riuscì a raggiungere Fabiola Gianotti, un posto fino ad allora destinato agli uomini. Come si può capire dalla sua vita, fu una donna che si contraddistinse per le sue spiccate doti nell’ambito della fisica e divenne una delle donne più influenti del tempo. Una donna che a poco a poco, passo dopo passo ha raggiunto lo stesso livello dell’uomo. Gianotti è una donna che è riuscita farsi vedere per quello che è, cioè prima di tutto un essere umano che ama la fisica e poi una donna. Si è dimostrata alla pari di un uomo, se non meglio in quanto diventata direttore generale del CERN. Questo è quello che sta accadendo nella società, sta cambiando in meglio facendo diventare a poco a poco il mondo un posto dove anche le donne possono avere le stesse opportunità degli uomini.

Continueremo a incoraggiare le giovani scienziate a impegnarsi nella ricerca, vigileremo perché abbiano sempre le stesse opportunità dei loro colleghi maschi.” 

Chiara Martini

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Subacquea: il mondo al di sotto della superficie

Mi guardo attorno, acqua ovunque, sento solo il mio respiro, vedo il mio respiro. Alzo lo sguardo e vedo la cresta delle onde che questa volta non è più scura, ma azzurra, bianca, e brilla come uno specchio; abituato a vedere la scena da sopra la superficie, la situazione mi affascina. Abbasso lo sguardo e compare il fondo, scuro, opaco e quieto, l’opposto della superficie. Compaiono ogni tanto bolle davanti ai miei occhi, quasi ad estraniarmi da questo nuovo mondo, quasi a ricordarmi che sono l’unica fonte di rumore nei paraggi. E allora smetto per un attimo di respirare, per non rovinare quel silenzio, e inizio a muovermi lentamente, per sentire la leggerezza in ogni parte del corpo, per non sentire la gravità, per non sentirmi legato alla terra, ancorato, quasi come nello spazio.
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L’IFS giardino CALVINO s.r.l. Architettura del Paesaggio

L’IFS giardino CALVINO s.r.l. Architettura del Paesaggio simula una green economy agency che occupa ben tre classi di studenti del Liceo Scientifico Italo Calvino di Rozzano, nella periferia sud di Milano.

La business idea è quella di interpretare i bisogni di una città, come Rozzano,  che ha conosciuto negli ultimi decenni un forte aumento demografico, ma che ha visto contemporaneamente impoverirsi  il tessuto produttivo imprenditoriale per la chiusura di molte piccole imprese. Non vi sono sul territorio esempi di valenza culturale, come musei o aree destinate alla ricreazione e allo svago, se si eccettua la biblioteca comunale.

Giardino CALVINO s.r.l. offre servizi volti alla riqualificazione ambientale ed ha al suo interno tre divisioni: Continua la lettura di L’IFS giardino CALVINO s.r.l. Architettura del Paesaggio