Che meraviglia la manifestazione di oggi!! Eravamo migliaia!
La mia foto parla più di ogni altra cosa…
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Questione di accento
L’abbiamo studiata alle elementari.
Parlo della poesia di Gianni Rodari Como nel Comò. D’accordo, io sono un po’ più vecchio: non l’ho studiata, l’ho fatta studiare. Però è simpatica. Eccola qui:
Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.Figuratevi i cittadini
Comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
“A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto.”
Perché la cito?
Continua la lettura di Questione di accentoCara punteggiatura
Risale a quasi un anno fa il mio appello a fare buon uso della punteggiatura. Lo riprendo ora: persino Paganini ripete, se ne vale la pena.
Potrei dire: «Attenzione, se non usate bene la punteggiatura vi sarà più difficile trovar lavoro: chi si occupa di ricerca del personale sarà spietato e pronto a ridere di voi (es. Curricula ridicula). E i professori universitari non saranno meno duri (es. Cordef)». Il vero problema è però un altro: si rischia l’equivoco. Non quello voluto degli antichi oracoli: «ibis redibis non morieris in bello». Ma quello non voluto, che crea incidenti ed imbarazzi. Non ci credete? Ecco un simpatico esempio tratto dal bel libro di Alessandro Lucchini Business writing, Sperling & Kupfer Editori:
testo 1
Carissima professoressa,
ho trascorso le vacanze a pensare, con nostalgia, a quello che mi ha fatto studiare lei in classe. Quest’anno mi ha chiarito mille modi in cui potrei accontentarla con la preparazione che mi ha dato. Riuscirò ancora di più l’anno prossimo a migliorare il mio rendimento.
Nel caso fallissi, però, mi piacerebbe avere una seconda opportunità. Con sua sorella, quella volta, quando m’invitò a pranzo, è stato molto bello parlare di noi e arricchire così la mia conoscenza storica. Anche quell’occasione mi ha fatto capire quanto ero diventato bravo.
Solo pensando a lei, ho già una gran voglia di venire a trovarla. Se n’è già parlato anche con gli altri.
Pierino
testo 2
Carissima professoressa,
ho trascorso le vacanze a pensare, con nostalgia, a quello che mi ha fatto. Studiare lei in classe, quest’anno, mi ha chiarito mille modi in cui potrei accontentarla.
Con la preparazione che mi ha dato riuscirò ancora di più l’anno prossimo a migliorare il mio rendimento. Nel caso fallissi, però, mi piacerebbe avere una seconda opportunità con sua sorella. Quella volta, quando m’invitò a pranzo, è stato molto bello parlare di noi e arricchire così la mia conoscenza. Storica anche quell’occasione: mi ha fatto capire quanto ero diventato bravo. Solo pensando a lei, ho già una gran voglia. Di venire a trovarla se n’è già parlato. Anche con gli altri?
Pierino
Sogni di scuole lontane
Settembre, andiamo. É tempo di migrare.
Ora in terra d’Italia i miei precari
lascian le scuole e vanno a ricercare
un altro posto in cui prestar servizio
e sempre sa di sale il trasmutare.
Han lavorato giorni e notti amare.
Deh, doni ai cuori esuli conforto
l’affetto c’han saputo suscitare.
Patir dovranno ancora questo torto
ed anni aspri di vagabondare,
pria che si quieti il loro affanno.
Non sa il ministro quanto danno
l’iniqua norma può arrecare.
il professor Giuseppe Pentidattilo
Il mio amico Giuseppe Pentidattilo, quando ha qualche giorno di vacanza, corre a Villa San Giovanni.
É un uomo di cultura Giuseppe: gli piace conoscere la storia del suo paese, frugare negli archivi, leggere vecchie carte che sanno di giorni lontani.
Qualche volta lo invidio. É bello trovare le radici: ci si sente giustificati nel proprio essere.
Poi mi consolo: le radici qualche volta indirizzano troppo e non aiutano a cambiare.
Non la pensa così una ricca signora sua concittadina. «Professore – gli dice – non potrebbe fare una ricerca sulle origini della mia famiglia? Sa, non abbiamo documenti in casa e ci piacerebbe tanto sapere»
É gentile il professor Pentidattilo ed è importante la signora. Come negarle il favore?
Così fruga negli archivi. E trova: gli illustri antenati della raffinata e profumata dama sono tutti caprai. Intere generazioni di caprai.
Che fare?
«Ha scoperto qualcosa, professore?»
Bisogna rispondere.
«Sì, signora. Le documentazione è incompleta, una parte dell’archivio dev’essere andata perduta. Risulta soltanto che i suoi antenati erano possidenti». Non dice di che cosa erano possidenti, il buon Pentidattilo. Ma non ha mentito.
Sul colle.
In un giorno di pausa dell’esame di stato, mi trovo a passare da Custoza, Verona, sulla strada per Milano.
Vigneti e cipressi nel sole ardente. Intravedo sulla destra l’obelisco sul colle.
Entro a piedi nello spiazzo con ghiaia (Zona Sacra) e scendo nel basamento dell’obelisco. Fresco e ombra. Sgomento.
Scaffali coi resti di antichi soldati. Proprio qui (“Onore ai forti che caddero su questi campi, 1848-1866” recita una lapide) vissero il loro ultimo giorno migliaia di giovani piemontesi, lombardi, veneti, trentini, austriaci, tedeschi, ungheresi, cechi e polacchi. Vittime ed eroi dell’eterna guerra civile europea. Ciò che si vede sulle mensole
ha nome e cognome e, come dicono gli ebrei, un uomo è nel suo nome.
Torno all’auto colpito. Voci venete si rincorrono nei vigneti. Profumo di fiori e canto di grilli.
l’omino di burro
Sembra l’omino di burro il presidente dell’altra commissione. Pare non aver peso la sua tonda figura. Gentile e carezzevole, mi offre bibite e caffè.
La sua strada non porta al paese dei balocchi, ma al conformismo ministeriale. Non cadrò nella trappola: si diventa ciuchi ugualmente.
Allora è un vizio!
Sono presidente di commissione in un ITC: due classi quinte progetto Erica.
Puntuali alle ore 8,30 le buste della seconda prova. Fotocopie di rito. Alle 9,10 tutti hanno in mano i testi delle prove di lingua straniera.
Le prof di inglese iniziano a leggere la loro copia ed inorridiscono: mai visti tanti gravi errori!
Ma come vengono scelte le persone che preparano le prove per gli esami di stato?
PS
Non ho trovato il testo sul sito del ministero.
Lo pubblicherò appena possibile, con le correzioni.
Ci sono giorni
Ci sono giorni in cui entri in classe fiducioso. Hai preparato bene la lezione. L’argomento è interessante. Tutto andrà bene.
Ti accorgi subito, invece, che non va. Non ti seguono. Non li smuovi.
Sfrutta pure il tuo repertorio di artifici retorici. Varia quanto vuoi il tono di voce. Interpella, sollecita, fa’ anche il clown. Ti sembrano tutti finti, assenti.
E sarà troppo tardi
La situazione ecologica mondiale è drammatica. Le previsioni sono disastrose già per il prossimo futuro. Quello che vivranno i nostri giovani.
E l’inquinamento ci minaccia anche da vicino.
Gli scienziati atomici ritengono reale e prossimo il rischio della guerra atomica: hanno spostato le lancette dell’orologio dell’apocalisse a 5 minuti dalla mezzanotte.
C’è da aver paura.
«Che cosa ha fatto la tua generazione per lasciare alla mia un mondo migliore?»
Lo chiede mio figlio. Non è mai soddisfatto delle mie risposte. Posso dargli torto?
Comunque, so come rispondere: «Ci ho, ci abbiamo provato. E ci proviamo ancora».
Che cosa risponderanno i nostri studenti alla stessa domanda quando, speriamo (ma non è sicuro), saranno i loro figli a porla?
«Mah, si discuteva se sian meglio i Sepultura o Fabri Fibra»
«Beh, abbiamo trovato una posizione che nel Kamasutra non c’era»
«Ci siamo occupati di cinema d’azione…»
E sarà troppo tardi.