Archivi categoria: Vita da prof.

Significati

Dal mio diario di qualche anno fa.

È bello spiegare Aristotele: la Metafisica è un piacere.
Spiego l’origine del nome – tranquilli, ve la risparmio – poi navigo verso i significati dell’essere. La prendo alla larga. Chiedo se conoscono parole dal significato equivoco. «Pesca» dice Baretti. Poi subito si corregge: «Però c’è una differenza di pronuncia».
Li soccorro io. «Se un cacciatore dice all’altro: “Alza il cane”, questo prenderà in braccio il setter irlandese?»
«No, alzerà il cane del fucile».

scena dal film I tartassati

«E se passeggiando la sera sotto il cielo stellato, a braccetto con mia moglie, le dico: “Cara, guarda il Cane” voglio mostrarle il pastore tedesco del vicino?»
«E cos’altro se no?»

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Test di leggibiltà

«Paganini non ripete!» mi dicono spesso. Impossibile: faccio il professore…

Tra le tante cose ripetute, c’è anche l’invito a semplificare il linguaggio.
Sembrano parole al vento, una voce che grida nel deserto.

Ecco allora uno strumento di controllo: http://labs.translated.net/leggibilita-testo/
Utile anche per i prof 😉

Aggiornamento
Purtroppo lo strumento che segnalavo non sembra più disponibile.
Ecco delle alternative:

Ineluttabile?

Quanta fiducia nel futuro avevamo noi quasi sessantenni quando eravamo giovani studenti. Era il momento dell’utopia, del Principio speranza, della teologia della speranza. Ma l’utopia spesso si è rovesciata.
Oggi i nostri giovani hanno paura del futuro. Li capisco.
Il rimedio non sta in illusorie speranze, ma nell’assunzione di responsabilità.
Venerdì, assemblea degli studenti.
Mi hanno colpito le parole di un ragazzo: «Dobbiamo pensare a quale scuola ed a quale società vorremmo per i nostri figli».
Lo avrei abbracciato.

l'avvenire è ineluttabile?

Un parere autorevole

Trovo in rete e ripropongo:

Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle “macchine per vendere fiato”. Ma “la merce fiato” perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo.
(Luigi Einaudi, Il Corriere della Sera, 21 aprile 1913)

Caricatura di Luigi Einaudi, disegnata da Amintore Fanfani
Caricatura di Luigi Einaudi, disegnata da Amintore Fanfani, Marzo 1948. Archivio Fondazione Luigi Einaudi di Torino

Volontariato

Ho iniziato come bidello nel novembre 1975. Poi ho fatto il maestro e, dal settembre 1988, il professore. Sono stato in un Consiglio di Circolo e in un Consiglio Scolastico Distrettuale. Ho fatto il rappresentante sindacale, il collaboratore del preside, il vicepreside della sezione staccata, la funzione strumentale, l’aggiornatore…

Sin dai primi anni, ho visto colleghi mal pagati spendersi e spendere per la scuola ben oltre i loro obblighi.

Da decenni, ormai, mentre i diritti degli insegnanti si restringono, la scuola non potrebbe funzionare bene senza il loro volontariato.

L’ho sempre fatto anch’io. Ma, forse, abbiamo sbagliato.

Stranieri a casa nostra?

Leggo il frammento di Empedocle:

Son già stato, infatti, fanciullo e fanciulla
e arbusto e uccello e muto pesce del mare.

Ho ben preparato la citazione. Capiscono tutti e fanno anche i collegamenti opportuni. Parlano di Induismo e di Buddismo. Io richiamo i pitagorici, Platone e l’antroposofia steineriana.
Per pura prudenza, chiedo in che cosa credono, invece, i cristiani.
Panico improvviso, consultazioni. Poi si rassicurano: i cristiani credono alla resurrezione delle anime. Qualcuno precisa: delle anime, non dei corpi.

Stranieri a casa nostra?

Elezioni RSU

Sono stato a due assemblee sindacali in pochi giorni. Non ho tolto niente ai miei alunni. Per me erano entrambe fuori dell’orario di lavoro.

Soprattutto la seconda volta, mi ha colpito sentir sottolineare con enfasi l’importanza del voto per le elezioni delle RSU: una grande occasione di democrazia.
Così, fingendomi ingenuo, ho chiesto: «Ma se le elezioni sono così importanti, così significative per la democrazia, come mai avete accettato di restare tanto a lungo senza la possibilità di votare?»

Attimo di incertezza. Poi mi hanno accusato di esser contraddittorio. Ma io ho fatto soltanto una domanda. Come posso essermi contraddetto?

Allora io non ero stato al gioco ed avevo presentato le mie dimissioni da RSU.
Se tutti i sindacati avessero dato ai loro eletti l’indicazione di dimettersi, non avrebbero potuto sottrarci il diritto di scegliere i nostri rappresentanti. Troppo difficile?

Che strano sogno…

“I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano.”

Sveglio.

Ho ricordi confusi di quello che ho appena sognato, ma se mi trema ancora la mano non deve essere stato molto piacevole. Respiro a fondo e cerco di calmarmi.

Ora ricordo. Ho fatto un incubo. Uno di quelli che, una volta svegli, viene spontaneo dire “per fortuna era solo un incubo”.

Allora, vediamo se riesco a raccontarlo. Chiedo scusa già da adesso se quello che sto per raccontare risulterà un po’ confuso, ma abbiate pietà: non è facile ricomporre i cocci di un sogno come il mio…

Ero… un professore. Esatto, un professore di liceo, almeno credo. E mi lamentavo… mi lamentavo con un collega. Credo fosse perché i miei studenti erano demotivati durante le mie spiegazioni e quando interrogavo o facevo verifiche, le mie classi erano piene di banchi vuoti. Ero arrabbiato per questo perché, ero assolutamente convinto che le mie spiegazioni fossero chiarissime e non capivo perché fossi sempre interrotto per chiedere delucidazioni.

Ero un bravo professore che agiva per il bene dei suoi ragazzi! Era per il loro bene se li tenevo sotto torchio con le interrogazioni e li caricavo di lavoro! E loro come mi ripagavano? Con continue assenze strategiche? Non lo potevo tollerare.

Ricordo di essermi lamentato di una ragazza che un giorno mi disse una cosa del tipo “Lei ci dà da studiare come se non avessimo anche altre materie”. Ma come si permetteva? Io le davo una mano e lei me la mordeva? Che maleducazione!

Ricordo che mi lamentavo dei risultati imbarazzanti di tutte le mie valutazioni, che gran parte degli studenti andasse a ripetizioni e che a fine anno c’era sempre un numero consistente di rimandati nella mia materia. Com’era possibile? Io gli insegnavo in modo addirittura troppo semplice, non poteva essere colpa mia! Ero sicuro di non sbagliare in niente.

Ricordo, infine, che il mio collega mi disse qualcosa – sono certo che sia qui che è cominciato il vero e proprio incubo –, ma non ricordo cosa… So che è stato in quel momento che mi sono sentito crollare il mondo addosso e ho cominciato ad urlare e disperarmi (ed è proprio dopo questo fatto che mi sono svegliato).

Ecco! Mi disse con un tono particolarmente severo: “Questa situazione è colpa tua. Se decine di studenti hanno problemi con te, non è possibile credere che sia solo ed esclusivamente colpa loro. Stai sbagliando tutto.” Ed ecco spiegato perché mi sono disperato: ero cieco. Le mie certezze si basavano su presupposti assolutamente sbagliati, quindi con quella frase le mie certezze erano venute a crollare come un castello di carte.

Ora sono più calmo. Meno male che era solo un sogno. Dopo tutto, professori così non esistono neanche…