Archivi categoria: Vita da prof.

Down there at Grafton’s

Come tutti sanno, da Grafton’s, il saloon bar di Cheyenne town, si va a mangiare la pizza.
Il menu pizze ha 5 pagine fitte. Persino la Pizza alla Fletcher.

Luca Cirio davanti alla carbonara

Quando però viene in città un plain homesteader come Luca, cade il silenzio tra gli avventori, anche il piano tace. Si ode solo la sua voce ordinare a Miss Grafton, tra lo sconcerto dei rudi uomini della frontiera: “una carbonara!”.

Ancora la carbonara

LAGGIU’ DOVE VOLANO LE PARTICELLE

Le bateau

Ginevra, 1 giugno.
Le glorie del liceo, le tre quinte ABC sono qui, a Genève, Suisse.
Hanno al loro attivo più di centocinquanta verifiche scritte e oltre centottanta colloqui orali in cinque lievi anni. Da brivido. Sono il prodotto di un paziente lavoro di affinamento e i loro straziati docenti li stanno per consegnare con le lacrime agli occhi in voraci mani accademiche.

Ce li godiamo per l’ultima uscita didattica naivemente incantati nel Jardin Anglais
davanti all’horloge fleurie de 4 mètres de diamètre, poi ce li mangiamo con gli occhi mentre mettono soavemente a ferro e fuoco un chiosco di souvenir lungo la Promenade du Lac.
Non capisco questa inopportuna mania di souvenir.

Li portiamo graziosamente nell’elegante città di Calvin e Rousseau e li troviamo col naso schiacciato sulle vetrine degli orologiai di lusso sull’angolo del Pont du Mont-Blanc.

 

Tacciamo su quello che ci è toccato vedere davanti alla chocolaterie qualche passo più avanti in Rue du Mont Blanc. Incantevolmente provinciali.
Il peggio doveva ancora venire. Ci giriamo e non li vediamo più. Scrutiamo tra le vetrine dei Rolex, poi oltre la Holy Trinity Church, niente. Ah, ecco la filiale locale del noto ristorantedicibolveloce.
Primo piano. Eccoli che bisbocciano smodatamente come una truppa di lanzi. Almeno
date al prof la cifra per la tastiera dell’ingresso al bagno!
* * *

Nel primo pomeriggio siamo al CERN. Qui non si scherza più. Ancora souvenir alla reception!
Vinta con le baionette la scontata resistenza dei meno motivati, ci caliamo con gli scienziati-guida, a centometrisottoterra, nelle viscere d’Helvetia. Ronzìo di ventole e luci al neon. Quaggiù, in interminabili condotte, corrono vorticosamente e si scontrano riluttanti particelle di materia e antimateria.

Sono giustamente rapiti i maturandi. Non si aspettavano dal Calvino questo dulcisinfundo.
Qui si studia il bigbang, non il bigben.

Parterre

Tra tanti edificanti conferenze su muoni, fotoni e protoni, scruto, dietro l’angolo di una barriera di austeri armadi metallici (ma perché gli scienziati adorano freudianamente gli armadi metallici?), ciò che può rendere ancor più pregnante questo tuffo nel sublime della scienza: la macchinetta in euro delle merendine.

-PER LA SERIE I NOSTRI PROFESSORI CI AMANO (?) – risposta 3

il professor Paganini


Questa è la terza risposta all’intervento di Isabella. Forse ne seguiranno altre.
Quale sarà la verità? Larvatus prodeo, scopritelo voi.
Ma per che cosa ho lavorato sino ad ora?
Non sapete nemmeno contare. Sono con voi da tre anni e me ne attribuite cinque.
Dovrò fermarvi un paio di volte per fare pari.
Quando mai vi avrei detto: «è come se foste figli miei…»? Mi piace troppo essere il vostro prof…

E poi, non sapete nemmeno usare un vocabolario
Eingehen v. irr. sep. intr. entrare;
solo se riferito ad animali o piante può avere il significato di morire

Certo, spesso un po’ bestioline mi sembrate; qualcuno, talvolta, è così assente da sembrare una lattuga, ma poi si risveglia. É sufficiente questo perché il vostro eingehen sia un passare a miglior vita?
Basta, allora, non perdiamo tempo. L’esame è vicino: «Eingehen schnell!». E si ricominci a studiare.

-PER LA SERIE I NOSTRI PROFESSORI CI AMANO (?) – risposta 2

il professor Paganini


Questa è la seconda risposta all’intervento di Isabella, ma ne seguiranno altre.
Quale sarà la verità? Larvatus prodeo, scopritelo voi.
Certo, è colpa mia. Vi ho spiegato Sigmund Freud, vi ho spiegato la psicoanalisi e ora mi smascherate. Esponete al pubblico ludibrio le mie nevrosi, i reconditi segreti del mio inconscio.
Eppure dovreste saperlo: la percentuale di malattie nervose e mentali tra gli insegnati è altissima, mostruosamente superiore alla media nazionale.
Diciamolo: la scuola fa male!
E allora, bisogna pur sopravvivere, cercare piccole soddisfazioni che ristabiliscano l’equilibrio.
Quando ero maestro a Opera, per esempio, avevo due alunni terribili. Uno si arrampicava sui tubi esterni dell’impianto di riscaldamento sino al soffitto e poi si dondolava come una scimmia. L’altro (e non dico tutto) si spogliava a tavola, poi metteva le scarpe nel piatto e leccava avidamente la suola.
Che poteva fare un povero maestro quando psicologo, assistente sanitaria, assistente sociale, medico scolastico ed esorcista si dichiaravano impotenti?
Io tutte le notti sognavo di abbatterli con un fucile di precisione mirando dall’alto di un palazzo. Li uccidevo ogni notte e così li sopportavo di giorno. La soluzione l’abbiamo poi trovata, ma non per merito dei cosiddetti esperti.
E così ancora oggi mi dibatto tra le mie contraddizioni. Non ci sono forse un istinto di vita ed un istinto di morte?
E allora, che c’è di male se uso un’espressione ambigua ed ambivalente? così è la vita: «Eingehen schnell

PER LA SERIE I NOSTRI PROFESSORI CI AMANO… (?) – risposta 1

il professor Paganini


Questa è la prima risposta all’intervento di Isabella, ma ne seguiranno altre.
Quale sarà la verità? Larvatus prodeo, scopritelo voi.

Ebbene sì, lo confesso!
Per anni vi ho augurato una veloce morte. Ne avreste forse preferita una lenta tra atroci sofferenze?
Vi amo, alunni miei, e faccio mia la saggezza della sapienza biblica:

«Allora ho proclamato più felici i morti ormai trapassati dei viventi che sono ancora in vita!» Qohelet 4, 2

Del resto, non oscilla forse la vita come un pendolo tra il dolore e la noia? Trovate ristoro, cari ragazzi.

Heidegger (mi toccherà aggiungerlo al programma) dice che la vita autentica è la vita per la morte. così mi chiedo: «Può un professore non cercare di rendere autentici i suoi alunni?»

Dunque, una volta di più, «Eingehen schnell

Rimpianti

il professor Paganini


Una volta le commissioni d’esame erano quasi interamente esterne e i commissari potevano arrivare da tutta l’Italia. così poteva capitare che un professore della Val Magra si consolasse facendo il commissario ad Abbiategrasso oppure che un docente di Acquapendente rinfrescasse gli studenti di Roccasecca.
Ogni tanto capitava un esaltato, un fuori testa, un l’unicobravosonoio, ma, per lo più, la macchina funzionava ed aveva una certa utilità: contribuiva a fissare un minimo di standard e scoraggiava i professori lazzaroni (ci sono anche quelli) consapevoli che qualcuno avrebbe esaminato i loro studenti ed avrebbe potuto relazionare negativamente sui risultati del loro insegnamento.
Oggi la commissione è tutta interna, tranne un presidente notaio che non può certo cambiare moltissimo.
Qualche sorpresa può capitare ancora, ma per lo più i giochi sembrano già fatti.
Perché non tornare almeno al metà e metà?

Ex Clade Salus

Zivido di S.Giuliano-10 aprile, pomeriggio.

Rullano i tamburi, arrivano gli Svizzeri. Suggestivo. Pare di tornare al tragico 13 settembre 1515, quando su questi campi si battereno francesi e imperiali, i primi per la riconquista del milanese, i secondi per la sua difesa. Nella battaglia di Marignano (oggi Melegnano), definita poi Battaglia di Giganti, 30.000 svizzeri scesero dalle valli della Confederazione al servizio di Massimiliano Sforza (imperiali). Al termine della terribile battaglia, dai 5.000 ai 13.000 svizzeri rimasero sul terreno.

La Guardia

Ex Clade Salus
Un drappello di Guardie Svizzere Pontificie in congedo ( le più giovani in uniforme cinquecentesca, in cammino da Bellinzona a Roma per commemorare il 500° della fondazione della Guardia Svizzera) hanno ieri reso omaggio, alla presenza del console generale svizzero a Milano, al memoriale in pietra eretto accanto all’antica chiesetta di Zivido, testimone delle vicende di quei lontani giorni.

La cerimonia di Zivido

«Ex clade salus» è inciso nella lapide, ‘dalla sconfitta, la salvezza’. Quella tragedia, infatti, segnò talmente la Confederazione elvetica da indurla alla neutralità perpetua.

Il Memoriale

Gli ‘Schweizer Gardisten‘ più anziani mi dicevano di aver servito sotto i papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Come gesto di simpatia, l’Oberst (colonnello) Rüegger, conoscendo le debolezze dell’inviato del Calvino, gli ha fatto omaggio di una tavoletta originale di Militär-Schokolade.
Ne valeva la pena…

La cioccolata

ROBERT DEVEREUX, 2ND EARL OF ESSEX

Il primo sospetto mi venne il giorno in cui l’operaio che rumorosissimamente si attardava con l’infernale falciatrice sotto le finestre della mia classe a tagliare e ritagliare l’erba, parve seguirmi sotto ogni aula in cui mi spostavo.
Il giorno seguente, poi, lo vidi al bar della scuola e non mi sfuggì il suo schietto accento del Kent.

M’insospettì anche una sconosciuta, procace commessa bionda e occhi azzurri che amsizzò (trad. di: trashed, dall’it.:AMSA) le mie lezioni di storia inglese per due settimane entrando e rientrando in classe per futili motivi.

Il dubbio prese maggiore consistenza quando api, ragni ed altre amene creature entravano non autorizzate dalle finestre aperte ed intrattenevano gli esilarati studenti in piena spiegazione.

Un giorno, al top della lezione, là dove un prof non è più uomo ma titano, ben cinque studenti prezzolati interruppero a catena la lezione sui Sea Dogs elisabettiani per chiedere dizionari, righelli, compassi, persino il numero di una ragazza.

Il dubbio si fece certezza quando il giorno seguente, durante la lezione su Elizabeth, il possente elicottero che ogni mezzodì sorvola la scuola cingolando qualsiasi lezione, anzichè proseguire alto per la sua destinazione, si avvicinò in un fragore assordante e si fermò in hovering a mezz’aria giusto fuori dalle finestre della mia classe. Non mi fu difficile a quella distanza, pur tra il frastuono, il polverone sollevato dal rotore e i quaderni che volavano per ogni dove, cogliere il ghigno ironico del pilota e il suo inequivocabile dito indice.

Continua la lettura di ROBERT DEVEREUX, 2ND EARL OF ESSEX

autogol

il professor Paganini

Quinta X. Consegno la verifica di filosofia. Non è andata male, il voto più basso è un 5+, ma è molto probabile che qualcuno abbia copiato: stessi errori, stessa costruzione del discorso, stessi fraintendimenti del testo.
Uno dei più probabili copiatori, Mazzola, che è così colto da pensare che il Tassoni sia l’inventore della cedrata, conferma le mie supposizioni con un’uscita polemica: «Professoreeee – dice con uno strascicato accento padano – perché ci ha fatto buttar via trentamila lire per un libro che parla solo di due filosofi?».
I compagni gli gridano in coro: «Scemo! Scemo!». In effetti è un autogol clamoroso: dimostra di non aver letto il libro e di essersi accontentato di un’occhiata superficiale.
Mi amareggia però che ne faccia una questione di quantità.
Paggi tenta di consolarmi: «Non si preoccupi, Professore, Mazzola apre la bocca soltanto quando non ha niente da dire». É vero, ma non mi fa star meglio. Possibile che, con tutta la mia fatica, la curiosità intellettuale non l’abbia nemmeno sfiorato?