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Malala: simbolo della forza

locandina del film

A volte le parole non bastano per esprimere quello che un film ti può trasmettere. In particolare se la storia è reale e la protagonista è una tua coetanea.
Non può una storia come quella di Malala scivolarti addosso lasciandoti indifferente.

Scrivere qualcosa su Malala è abbastanza complicato ma ci proveremo.
Anche Malala ha provato ed è diventata simbolo di coraggio poiché è riuscita a metterlo in tutte le cose di cui ne avevano poco se non nulla.
Ha lottato senza arrendersi fino ad arrivare al premio Nobel.
E l’abbiamo vista crescere ed evolversi piano piano in silenzio come quando il bruco muta e diventa farfalla in modo doloroso e quiete ma al contempo stupendo e da lasciar a bocca aperta.

Tenteremo di raccontarvi di Malala, il che è difficile ma rischieremo come lei ha fatto ogni giorno.
Ha rischiato di morire perdendo quella grande speranza che ha saputo contraddistinguere una ragazza normale come lei che nonostante abbia pochi anni più di noi ha fatto così tante cose che probabilmente a noi non ci basterebbero i fogli del libro della nostra vita per riscriverle.

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Antico regime: tra ingordi e allucinati

La situazione demografica dell’Europa d’antico regime era caratterizzato essenzialmente dalla stabilità, determinata dall’alternarsi di fasi di crescita e fasi di crisi. Durante le fasi di crisi la popolazione era colpita da catastrofi demografiche molto dure e pesanti quali carestie, epidemie o guerre; in molti casi questi tre devastanti fattori agivano in modo contemporaneo causando ancora più danni di quanti ne fossero calcolabili per l’agire di uno solo di essi.

Nell’epoca dell’Ancien Régime l’85% della popolazione viveva in campagna e il 65/90% di essa trovava occupazione come forza lavoro in agricoltura. Eppure la produzione restava molto bassa in quanto nei villaggi di campagna erano poco note le innovazioni tecnologiche che avrebbero potuto migliorare la produttività e le condizioni di lavoro.

Proprio per la bassa produzione la maggior parte della popolazione mangiava poco durante gli anni normali e arrivava alla sottoalimentazione con l’avvento delle carestie: la gente in questi casi moriva letteralmente di fame.

La carestia


Di fronte a questa situazione disperata veniva prodotto pane utilizzando qualsiasi tipo di seme purché commestibile, ciò portò a sfornare pane contenente anche semi di papavero che possiedono proprietà allucinogene.

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Matilde di Canossa

L’infanzia di Matilde

Matilde nacque a Mantova nel 1046,terzogenita della potente famiglia feudale italiana dei Canossa, marchesi di Tuscia.
Il padre Bonifacio di Canossa era l’unico erede della dinastia canossiana.
La madre, Beatrice di Lotaringia, era di una delle più nobili famiglie imperiali ed imparentata con i duchi di Svevia, i duchi di Borgogna, gli Imperatori Enrico III ed Enrico IV.
Come figlia del signore della Tuscia, a Matilde spettava il titolo di marchesa ma siccome la Tuscia era stata nell’Alto Medioevo una circoscrizione del Regno longobardo e definita ducato a Matilde venne anche riconosciuto il titolo di duchessa.

Uccisione del padre

Dopo aver trascorso i primi anni in serenità, Matilde si ritrovò spettatrice di una vicenda particolare: suo padre Bonifacio fu ucciso a tradimento nel 1052. Allora la madre Beatrice cercò la protezione di qualcun altro e nel 1053 la ottenne dall’imperatore Enrico II; ma dopo un anno anche lui morì e quindi Beatrice si risposò con Goffredo il Barbuto, che morirà poi nel 1067.

I matrimoni di Matilde

Matilde di Canossa dal Cod. Vat. lat. 4922
Matilde di Canossa dal Cod. Vat. lat. 4922

Goffredo il Barbuto, sposando Beatrice, era diventato signore della Tuscia.
Il contratto di matrimonio stabiliva che Goffredo il Gobbo avrebbe sposato Matilde in particolare per non dover in seguito dividere i possedimenti delle rispettive casate.
Le nozze si sarebbero dovute svolgere in un futuro non definito ma furono anticipate al 1069 perché Goffredo il Barbuto stava per morire.
Matilde, a conoscenza dei doveri nobiliari secondo i quali era stata educata fin da piccola, seppur riluttante per i problemi fisici del marito, andò a vivere insieme a lui e ne rimase incinta.
Tra la fine del 1070 e l’inizio del 1071 partorì una bambina che chiamò Beatrice. Purtroppo il parto fu complicato e dopo pochi giorni la piccola morì.
La coabitazione col marito fu breve quanto difficile e rischiosa: Matilde rischiò la vita non solo per i postumi del parto difficile ma anche per l’ira del casato di Lotaringia dal momento che non aveva dato un erede maschio al suo Signore.
Nel 1072 fuggì e rientrò a Canossa.
L’anno dopo Goffredo cercò senza successo di riconquistare Matilde e nel 1076 venne ucciso lasciando Matilde vedova.

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L’uomo è un animale assetato di sangue

Come nella sfarzosa reggia di Versailles la musica è sempre protagonista e il vino scorre nei calici aurei, così tra le vie dei bassifondi il sangue viene versato e le urla riecheggiano.
Una società barbara, dove il più forte e crudele prevale sul più debole.

Reggia di Versailles
Reggia di Versailles

Nell’Europa del Settecento la violenza è la vera sovrana, e la morte all’ordine del giorno.
Sopraffatto dalla fame, dall’avarizia e dall’ira, l’uomo torna al suo stato bestiale, vendendo il proprio onore per denaro. Continua la lettura di L’uomo è un animale assetato di sangue

Il 12 aprile la terza C liceo ha visitato il museo della scienza di Milano

Il 12 aprile la terza C liceo ha visitato il museo della scienza di Milano, con un percorso dedicato a Leonardo da Vinci. Nelle prime due ore si è visitato il museo, sezioni spazio, telecomunicazioni, trasporti. Quindi la visita guidata alla galleria dedicata a Leonardo e di seguito il laboratorio, dove gli studenti hanno sperimentato la tecnica pittorica di Leonardo.

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Life in the trenches: la vita nelle trincee

Adelaide Baccara, Dario Comini, Tancredi Covioli, Sara Palleroni
Present

Life in the trenches
La vita nelle trincee

In collaboration with
Biblioteca per ragazzi Rozzano
&
Google

In Trenches

Have you ever wondered what life in trenches was like during World War I? History books often hide it.

Com’era la vita nelle trincee al tempo della Grande Guerra? I libri di storia spesso tralasciano gli aspetti della vita quotidiana dei soldati e dei civili, ponendo l’attenzione solo sulle battaglie e sugli eventi principali.

Soldiers had to live in really difficult conditions, with a lot of problems, such as the lack of a bed or a shelter in rainy days

I soldati, oltre a combattere, dovevano vivere nelle trincee e convivere con molte problematiche, come la mancanza di un letto o di un riparo nei giorni di pioggia. Situazioni di disagio e di sofferenza che si riflettevano poi anche nelle persone comuni, nelle donne, nei giovani, negli anziani e nei bambini di tutta Italia, che videro i propri figli, mariti o padri partire per il fronte e spesso non tornare.

Everyone believed that it would have been a blitzkrieg. Actually trenches started to be built some weeks after the start of the war in the whole continent, from northern France to eastern Europe. In Italy they appeared on the plains and in the mountains.

Tutti erano convinti che si sarebbe trattata di una guerra veloce. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavate centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all’Europa orientale, nell’attuale Polonia e nei Balcani. È spaventoso pensare che la lunghezza totale delle trincee avrebbe potuto circondare la Terra. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano, in pianura, sull’altopiano carsico e in alta montagna, in mezzo alla neve.

How were trenches built? And what was soldiers’ life like?

Nasce quindi spontaneo chiedersi come vennero costruite le trincee, quale fosse la vita di un soldato al loro interno, come dormissero, mangiassero, e quali fossero i problemi di tutti i giorni. In molte testimonianze si possono leggere gli stati d’animo, le emozioni, le paure, la voglia di scappare da quell’inferno.

Men had to live with the fear of death and so religion was the only way to escape that hell. Military chaplains and priests sided with the soldiers in the rear lines in everyday’s life.

La vita sul fronte costrinse gli uomini a convivere continuamente con la presenza della morte. Appare naturale, in mezzo a questa situazione irreale, la presenza della religione, vissuta come fede o più semplicemente come superstizione.
Questa necessità nella vita di un soldato fu risolta dalla presenza dei cappellani militari nell’esercito e dalla massiccia distribuzione di santini e materiale devozionale. Oltre 2200 cappellani militari ingrossarono le file dell’esercito, a cui si aggiunsero anche i preti ed i chierici arruolati nelle retrovie. È curioso che il giorno di Natale del 1914 ci fu una tregua spontanea sul fronte occidentale. I successivi tentativi di cessate il fuoco, tuttavia, vennero soppressi dagli ufficiali.

One of the most important problems was food, both for civilians and soldiers. The quality of meals was terrible, the quantity was pretty scarce. Besides, the quality of drinkable water was very poor, which caused many soldiers to die.

Uno dei grandi problemi durante la Grande Guerra fu quello dell’alimentazione, sia per la popolazione civile che per i militari. Le famiglie nelle retrovie furono vittime di carestie e di malattie dovute a carenze alimentari gravi (come la pellagra), mentre il rancio dei soldati diventava ogni giorno più esiguo e scadente. La scarsa qualità era dovuta alla scelta di cucinare i pasti nelle retrovie e trasportarli durante la notte verso le linee avanzate. Il problema della qualità, tuttavia, era parzialmente sopperito dalle quantità distribuite. Infatti, l’esercito italiano dava ogni giorno ai suoi soldati 600 grammi di pane, 100 grammi di carne e pasta (o riso), frutta e verdura (a volte), un quarto di vino e del caffè. L’acqua potabile invece era un problema e raramente superava il mezzo litro al giorno.

Soldato Che Dorme In Trincea

Shoes were unsuitable due to mud and stony ground. Wounds and frostbites were quite usual. Soldiers were often obliged to create bed shelters in uncovered holes and to sleep stuck together to warm up their bodies.

I problemi erano numerosi anche quando le armi tacevano. Le scarpe erano del tutto inadatte per resistere al fango o al terreno pietroso e questo provocava dei seri problemi ai piedi dei soldati. Le ferite erano frequenti, così come i congelamenti. Le borracce per l’acqua erano di legno, mentre le tende per dormire (quando c’erano) erano inutilizzabili con la pioggia. Molto spesso i soldati furono costretti a crearsi degli alloggi di fortuna per la notte, in buche coperte da un semplice telo, in anfratti del terreno dove si dormiva gli uni attaccati agli altri per disperdere il meno calore possibile. Continua la lettura di Life in the trenches: la vita nelle trincee

Nationalists: a threat for power

Gavrilo Princip
Gavrilo Princip

The 28th of June 1914 Gavrilo Princip, a Serbian nationalist, killed the archduke Francis Ferdinand, who was heir to the throne in Austria, and his wife while they were visiting the city of Sarajevo. After a month Austria declared war to Serbia. Before the First World War, Europe was facing a very complicated situation due to political, economical and military problems.
Lots of nationalist tendencies were beginning to spread across the continent in early 1900. Furthermore there were secret societies in Serbia that wanted to abolish the Austria-Hungarian empire with a revolutionary act. The members of these societies were called “Young Bosnians”. They believed they could have stopped the Habsburg domination with a political murder. Already in 1910, Bogdan Zarajič, leader of the “Young Bosnians”, decided to kill the emperor Francesco Giuseppe in Monstar, but he changed his mind at last. Some days later he shot the governor of Bosnia.
So when the “Young Bosnians” discovered that the archduke Francis Ferdinand was going to visit Sarajevo, they thought that killing him would have been a great way to reach their goal.
When Francis Ferdinand went to witness the military manoeuvres in Bosnia, a first guy threw a grenade at their car. The attempt wasn’t successful as only some of the soldiers were wounded. But while the archduke was headed to see his soldiers in the hospital, Gavrilo Princip seized the moment and shot both the archduke and his wife killing them instantaneously. The killer was immediately arrested by the guards.
In a different political situation in Europe, this act would have only lead to a war in the Balkans or in Central Europe.
Unfortunately within days the conflict became of much bigger dimensions when the tsar of Russia, who was allied with France and Great Britain (Triple Entente), prepared the troops to send for the war. On the other hand, Germany, counting on the power of its Alliance with Italy and Austria (the Triple Alliance), responded by preparing its own troops. The tension created served as the trigger for the biggest war that the World had ever seen.
In Albert Mousset’s book L’attentat de Sarajevo : un drame historique : documents inedits et texte integral des stenogrammes du proces, Paris, Payot, 1930 is written that Gavrilo Princip during the trial said:  “I’m not a criminal, because I killed an evil man. I’m a nationalist from Yugoslavia. I want to unite all the Yugoslavians and free them from the Austrian domination which is bad for our country.”

In the past there had already been other attempted murders to the authorities in different countries. For example the one involving the king Umberto I who was shot in July 1900 by the anarchic Gaetano Bresci.

In general revolutionaries use assassinations to oppose the power, but only in a few cases they succeed in their purpose.

La Guerra Bianca – White War

Donadei, Nardon, Santagata, Selleri

Il monte Vioz visto da una trincea - foto di Daniele Nardon
Monte Vioz visto dalla trincea – Monte Vioz seen from a trench

La Guerra Bianca

Come è ben noto, la Prima Guerra Mondiale, conflitto dalle cause più varie, fu caratterizzato da tragici eventi, propri di uno scontro armato di dimensioni globali, e da conseguenze devastanti, che hanno influenzato il periodo postbellico dei paesi coinvolti.

Un avvenimento di nicchia, contemporaneo alla Grande Guerra, che si distingue dall’immaginario comune di “conflitto”, è stato la Guerra Bianca, così definita perché combattuta sulle cime delle Alpi del Tirolo meridionale. Il conflitto si combatté in modalità differente a seconda dell’area coinvolta e presentò conseguenze variabili. La seguente è la storia di Vermiglio, paese situato a nord del Trentino Alto Adige, al confine con l’Impero Austro-Ungarico durante la I GM. Attualmente conta poco più di due migliaia di abitanti; in passato era abitato da umili pastori e contadini. La forma di commercio prevalente era il baratto, finché nel 1905 in Austria venne dato inizio ai lavori di fortificazione del confine e la moneta fu messa in circolazione.

Per ordine dell’alto comando militare si stavano già allora costruendo i forti pesantemente armati di obici e cannoni in grado di fare fuoco su posizioni oltre valle. I forti erano il Zaccarana, il Pozzi Alti, lo Strino e il Mero, costruiti anche grazie ai vermeani, termine dialettale usato per identificare gli abitanti di Vermiglio, i quali offrirono la loro manodopera in cambio di un ridotto guadagno in monete.

Forte Zaccarana
Forte Zaccarana colpito dall’artiglieria italiana
Forte Zaccarana oggi - Forte Zaccarana today
Forte Zaccarana oggi

Un esempio: il Forte Zaccarana

L’Impero Austro-Ungarico aveva preceduto le truppe del Regno d’Italia e, oltre alla fortificazione delle linee di confine, aveva anche predisposto che gli irredentisti fossero fatti prigionieri e che fosse creata una fascia di territorio libero sul confine. Queste ultime due disposizioni furono attuate solo successivamente perché la manodopera degli abitanti era utile. Tuttavia, ciò non contribuì ad attenuare il continuo clima di terrore causato dalla possibilità di poter essere arrestati anche solo per il minimo sospetto. Fu così che molti compaesani vennero internati nel campo di concentramento di Katzenau, nei pressi di Linz, mentre gli altri, indipendentemente se anziani o giovani, vennero mandati al fronte.
Gli eserciti erano provvisti solo di cannoni e fucili. Per rendere l’uso dei cannoni il più efficiente possibile, tali armamenti vennero collocati a quota più alta, in modo tale da far compiere al proiettile la traiettoria più lunga. Le modeste fortificazioni cingevano le cime delle montagne. I momenti di scontro a fuoco erano in realtà molto rari. Per la maggioranza del tempo i combattenti lottavano in trincea contro la fame e il clima rigido, proprio dei 3000 metri di quota, altitudine a cui i rifornimenti di cibo venivano spesso tagliati. I morti erano causati molto più spesso dalle condizioni climatiche, più di rado dall’attacco nemico.

obice sul monte Cresta Croce - howitzer on the top of Monte Cresta Croce
Foto d’epoca dell’obice sul monte Cresta Croce
obice sul monte Cresta Croce oggi - howitzer on the top of Monte Cresta Croce today
Obice sul monte Cresta Croce oggi

A distanza di un secolo, non è più possibile ricorrere a testimonianze dirette, ma le tracce del conflitto sono ancora ben visibili: i solchi causati dalle bombe nei boschi del Passo del Tonale, i resti delle caserme e delle trincee, il filo spinato. E’ possibile ritrovare resti di proiettili di moschetto e bossoli di cannone. Nel 2013 sono stati riportati alla luce due corpi di due combattenti, perfettamente conservati dal ghiaccio con ancora indosso gli equipaggiamenti dell’epoca.

Vermiglio oggi è cambiato, ma conserva ancora la traccia indelebile del suo passato. In seguito al conflitto, le case di chi aveva combattuto erano state ridotte a cumuli di macerie e la loro ricostruzione era avvenuta per mezzo di materiali da costruzione ricavati dalle fortificazioni. Attualmente Vermiglio è caratterizzato da case unite tra loro per mezzo di ponti, con porte d’ingresso situate nei luoghi più incerti, che si affacciano su viottoli strettissimi e ripidi, che si snodano tra l’irregolare pianta del paese e contribuiscono a caratterizzare un luogo storicamente unico.

Trincea sulla cima Cadì - Trench on Cima Cadì
Trincea sulla cima Cadì
Bomba inesplosa conservata nel ghiacciaio - unexploded bomb
Bomba inesplosa conservata nel ghiacciaio
Filo spinato sul gruppo della Presanella - barbed wire
Filo spinato sul gruppo della Presanella
Campo profughi di Mittendorf - Mitterdorf deportation station
Campo profughi di Mittendorf
Vermiglio 1919
Vermiglio distrutto dopo la guerra

White War

It’s well known that the World War I has been a very devastating conflict caused by several reasons and characterized by tragical events and consequences, which influenced the years following the War in the countries that got involved.

La Guerra Bianca (White War) was a contemporary event to the WWI, not as much important as the Big War, but certainly relevant. The conflict was fought in different manners, depending on the different towns and it also had vary consequences. The following is the story of Vermiglio, a small town located in the Italian region called Trentino Alto Adige, which was bordered by the Austro-Hungarian Empire during the WWI. Currently the amount of its inhabitants barely gets over a total of two thousands; in the past was inhabited by modest shepherd and farmers. They used to tread by exchanges and barter; they got to know the coin only in 1905, when Austria started its works to fortify its border.

During those years, the people of Vermiglio had already begun building the fortes: Zaccarana, Pozzi Alti, Strino and Mero were built with the help of the vermeani, a dialectal word to identify the people of Vermiglio, who were paid with a low gain in coins.

An example: Forte Zaccarana

he Austro-Hungarian Empire had anticipated the troops of the Italian army by making some arrangements: after fortifying its border, it made the decision of capturing all the irredentists and created a free strip of territory on its border. These last two measurements were carried out only subsequently because the inhabitants’ work was very useful at that point. However, all those arrangements didn’t make the people feel safer anyway. There was a steady climate of terror caused by the possibility of being arrested in anytime. Therefore, a lot of inhabitants were directed to the deportation station in Katzenau, nearby Linz, while others, regardless if elderly citizens or youth, were despatched to the front.
The troops were provided only with cannons and rifles. The actual battles were very rare. The fighters used to struggle against hunger and intolerable low temperature. Also, establishing at 10 thousands ft of altitude, food supplies were often suspended. Casualties were mostly caused by the severe weather conditions.

A hundred years after the war, it is not possible to get direct proves, but the traces of a devastating conflict are still visible: the grooves made by the bombs in the woods of Passo del Tonale, the rests of stations and trances, the barbed wire. It is possible to find the rests of rifle bullets and cartridge cases for cannon. In 2013 two fighters’ dead bodies were found, perfectly undamaged and conserved by the ice in the high glaciers.
Vermiglio is different today, but it still shows the trace of its painful past. After the war, the fighters’ houses were destroyed and their reconstruction was made possible thank to what remained of the fortes. Currently Vermiglio has got featuring houses connected by bridges, with entrance doors located in the most inappropriate positions, facing on narrow and steep streets, that contribute in characterizing an historically unique place.

Eroine per l’emancipazione femminile

Suffragette
Suffragette

La Rivoluzione industriale oltre ai numerosi mutamenti in campo politico, economico e sociale, comportò anche l’introduzione in fabbrica delle donne.
Esse non erano fisicamente adatte alle condizioni di lavoro durissime di fronte alle quali si trovarono , ma avrebbero accettato qualsiasi impiego pur di uscire dall’ isolamento a cui erano tradizionalmente costrette.
La donna nell’ industria era discriminata non solo perché riceveva un salario minore rispetto all’ uomo , ma anche perché era esclusa dalle funzioni dirigenziali . Inoltre essa sul piano politico, non aveva diritto al voto. Nacque così un sentimento di cambiamento che trovò espressione nei primi movimenti in Inghilterra e negli Stati Uniti delle Suffragette , chiamate così perché volevano rivendicare l’estensione del suffragio alle donne.
Il desiderio di rivalsa fu tale da suscitare nelle donne un istinto battagliero ,tanto forte quanto contrastato. Per fare breccia nella resistenza della società britannica, queste eroine ricorsero alla lotta aperta. Disturbarono i comizi dei deputati, incendiarono negozi, edifici pubblici. Non riscontrando però i risultati sperati,esse passarono così, a forme di protesta più violente; nel 1912 proclamarono la “Guerra delle vetrine” prendendo a sassate ogni negozio londinese. Nel 1913 il movimento suffragista ebbe la sua prima martire :una giovane inglese , Emily Davinson, la quale per attirare l’attenzione su di sé tentò di fermare un cavallo in corsa, ma l’animale con il suo peso la travolse uccidendola.
Per tutto l’800, le femministe statunitensi lottarono non meno tenacemente di quelle inglesi, senza ricorrere ad azioni estreme : le manifestazioni messe in atto da loro furono parate, cortei con fiaccole e striscioni, comizi e marce di protesta con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica. Proprio negli Stati Uniti, tuttavia, si verificò un terribile episodio che la giornata della donna ricorda tuttora : l’8 marzo 1908 morirono a causa di un improvviso incendio, in una azienda tessile di New York, 129 operaie riunitesi in sciopero all’interno dell’edificio.
Il movimento femminista aveva fatto però, molta strada non solo in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma anche in quasi tutti i paesi d’Europa, dove le donne riuscirono ad eguagliare l’uomo in tutti i campi e ad ottenere, persino, il diritto di voto.

Martin Lutero

Dipinto raffigurante Martin Lutero
Martin Lutero

Martin Lutero nacque il 10 novembre 1483 ad Eisleben, una città situata nella regione centro-orientale della Germania. Suo padre, Hans Luther, aveva fatto fortuna come imprenditore nelle miniere di rame, mentre la madre, Margarethe Ziegler era una massaia.

Nel 1484 poco dopo la nascita di Martin (primo di 7 fratelli), i genitori si trasferirono nel vicino paese di Mansfeld, dove il padre era stato eletto quadrumviro, rappresentante e difensore della cittadinanza davanti alle autorità superiori. Proprio in questa cittadina Lutero frequentò la scuola di latino mentre successivamente nel 1497 si recò a Magdeburgo per proseguire gli studi presso la scuola dei Fratelli della Vita Comune. Lutero ci rimase solo per un anno, infatti successivamente andò a vivere da alcuni parenti ad Eisenach, dove stette fino al 1501.

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