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La nascita dell’Arte o l’Arte della nascita ?

In principio c’erano il nulla e il tutto distinti e separati, l’uno era l’opposto dell’altro ma essendo distinti restavano sconnessi e lontani.

Poi venne quella forza che noi riconosciamo nell’arte, ciò che la genera; si manifestò, come spesso fa, in un’imperfezione: il confine delle due cose subì un’incrinatura che ruppe l’equilibrio del confine per dar vita ad una fantastica spirale mista di entrambe le cose.

Ancora oggi noi possiamo ammirare la bellezza di quest’opera artistica che chiamiamo galassia, in effetti noi ne facciamo parte e contribuiamo a renderla ancora più magnifica. L’artista non aveva però finito e continuò a creare e creare partendo dalle stelle ai pianeti, dall’acqua al fuoco, fino ad arrivare alle piante e agli animali; infine creò l’uomo, in tutto ciò che fece trasmise la sua Arte, ma nessuno oltre a lui sapeva usarla e manipolarla per trarne qualcosa di coinvolgente. Tutto ciò andava avanti e si evolveva grazie alla spinta della mano che accompagnava la crescita, ma iniziò ad arrivare per l’ormai anziano artista il momento di diventare anche lui parte del suo capolavoro, per immedesimarvisi meglio, così decise di dividersi e infondersi nelle sue creature meno belle, per dar loro la possibilità di creare il più bello, partecipando all’opera artistica non come bellezza esteriore ma come fonte di rinnovo continuo. Mentre la sua grande mano andava scemando, un’altra spinta andava rafforzandosi: quella dell’uomo che ora aveva preso il posto del suo creatore, o meglio: in ogni uomo c’è parte d’esso che gli permette d’essere diverso dalle altre creature egli infatti può creare a sua volta secondo il suo gusto e il suo beneficio.

A pensarci bene, cosa ci distingue dal resto? Forse il nostro grande cervello? I capodogli hanno cervelli che possono arrivare anche a 7 kg. No, ciò che ci distingue è la capacità di creare, costruire, trasformare, rendere arte ciò che non lo è, potremmo definire arte tutto ciò che esiste? Sì ma bisogna distinguere gli autori: tutto ciò che conosciamo e che esiste da prima di noi non è opera nostra, ma ciò che abbiamo ricostruito e rimodellato allora sì. Non importa tanto il risultato per l’artista, ma il fine per cui è stato fatto, l’ispirazione che ha dato forma all’opera.

L’origine delle stelle cadenti.

C’era una volta uno strano animale che viveva nelle nuvole, era per metà gazza. Ogni sera si metteva a guardare le stelle che brillavano e sognava che un giorno avrebbe potuto averle tutte. Sognava e risognava, ma un giorno si decise di partire per prenderle. Si portò dietro un sacchetto dove mettere le stelle e, una volta calato il sole, si avviò.
Ne prese tante, 10, 20, 30, 40, 50, ma ne voleva altre, molte altre! Era accecato ormai dal bagliore delle stelle e riempì tutto il sacchetto fino all’orlo. Le stelle che pesavano molto cominciarono a corrodere il sacchetto con le loro punte e, una volta rotto, cominciarono a scappare.
Le stelle però, non trovando più casa, cominciarono a viaggiare per lo spazio. Certe ritrovarono la loro casetta e altre stanno tutt’ora viaggiando, realizzando i sogni delle persone che le vedono cadere.

L’origine della pioggia

All’origine del mondo, a volte, il cielo si riempiva di nuvole ma non pioveva mai.

pioggia

Viveva nei boschetti della terra una ninfa Napea di nome Pioggia, figlia di Zeus. Era molto bella e piena di allegria, tanto da suscitare anche molta invidia, soprattutto da parte di Fiamma, una ninfa Driade malvagia, che viveva nella foresta e che si divertiva ad incendiare gli alberi.
Pioggia organizzava spesso con le sue amiche meravigliose danze animate dalla sua elegante flessuosità nel ballare e giochi a cui partecipavano i ragazzi dei villaggi vicini.
In occasione di una festa, la bella ninfa, giocando a nascondino, conobbe un giovane di nome Markus di cui si innamorò perdutamente. Il suo amore fu corrisposto, anche se il fanciullo era già promesso sposo a Fiamma.
Pioggia e Markus passarono intere giornate insieme, coltivando il loro forte amore, fino a quando, entrando in una foresta, si ritrovarono davanti Fiamma, che, appena li vide, scatenò la sua ira uccidendo il ragazzo.
L’innamorata riuscì a scappare, pregando Zeus di salvarla. Il padre allora la trasformò in una nuvola per tenerla vicino a sè nella volta celeste.
Pioggia, da allora, continuò a vagare per il cielo non smettendo mai di piangere per la tristezza insita in lei. Unica consolazione era quella di poter in tal modo spegnere gli incendi generati da Fiamma.

Kyros, il dio della guerra

Il futuro dio della guerra, di nome Kyros, inizialmente era un comune umano, o almeno così pensava di essere. Infatti sua madre era stata messa incinta da Galaction, re degli dei dei Kazaki, perchè il marito aveva oltraggiato gli dei. La donna non si era accorta dell’inganno di Galaction poichè questi aveva preso le sembianze di suo marito, il quale, dopo che ebbe scoperto l’accaduto, uccise la donna e abbandonò il bambino. Così il piccolo fu adottato da una famiglia di Astana e fin dalla giovane età dimostrò il proprio talento in guerra. Successivamente diventò comandante del fortissimo esercito kazako, che era tra i migliori alla pari di quello spartano. Quindi Kyros si era sposato ed aveva avuto una bambina due anni prima di partire per una campagna militare contro i barbari che arrivavano dal Nord. Dopo tre anni di sanguinose battaglie, l’esercito kazako, inferiore di numero e mezzi, stava per soccombere definitivamente. Così Kyros decise di fare un patto con il dio della guerra, Mulleb: lui sarebbe diventato il servitore del dio che in cambio avrebbe fatto vincere loro tutte le guerre. Da quel momento Kyros divenne un’arma di Mulleb, perdendo col passare del tempo la propria coscienza. Quindi il dio, per non fargli provare più alcuna emozione e renderlo la macchina da guerra perfetta, tese un tranello all’astanese: tra le fila nemiche fece comparire alcune sacerdotesse di Onasimrof, dea della sapienza e sorella di Mulleb, tra cui sua moglie e sua figlia. Ma Kyros, accecato dalla setedi sangue scatenatagli dal dio della guerra, non se ne accorse e uccise tutti quanti. Resosi conto di ciò che aveva fatto, si rifiutò di servire ancora Mulleb e gli giurò vendetta. Quindi intraprese un lungo viaggio alla ricerca dell’anfora di Civocal, unico oggetto in grado di uccidere un dio. Venne aiutato anche da Onasimrof e dallo stesso padre Galaction che volevano la morte di Mulleb, ormai fuori controllo. Dopo varie peripezie riuscì a rubare l’anfora e apertola acquisì i poteri di un vero dio. Quindi si recò sul monte Odopirt, casa degli dei, e dopo uno scontro all’ultimo sangue riuscì ad uccidere Mulleb e fu nominato dagli altri dei “Nuovo Dio della Guerra”.

ideato da Shasa De Grandis, Marco Mari e Andrea Trevisan.

Come nacque il mondo

Nell’alba dei tempi il mondo non esisteva. Lo spazio era come un semplice telo nero, piatto e vuoto.
Venne un giorno in cui da questo spazio vuoto nacque qualcosa.
Un barlume di luce che rischiarava le tenebre.
Col passare dei secondi quella luce mutò e divenne una splendida donna, che con il suo sublime canto fece scaturire un manto di stelle e una distesa di prati a perdita d’occhio.
Tutto questo nasceva nella mente della donna in modo inconsapevole, come se lei fosse stata creata da un’altra entità estranea solo con lo scopo di dare origine alla vita sulla terra.
La sua nascita era stata del tutto casuale, era stata partorita dalle tenebre, ma da esse non voleva ritornare.
Esse però le imposero di trovare qualcuno che le facesse compagnia, oppure l’avrebbero inglobata di nuovo.
Così, dalla mente della donna nacquero altre donne simili a lei.
Ma esse si sentivano sole; nonostante tutto.
Le donne erano a corto di idee, non sapevano che forma dovessero avere gli esseri che avrebbero fatto loro compagnia.
Un giorno una di loro ebbe l’idea di lasciare la decisione alle Tenebre e  la donna dal sublime canto espresse nella sua mente il semplice desiderio di avere una qualunque compagnia.
Così le Tenebre partorirono gli animali.
Tra tutte le bestie nate se ne distinse una parte: gli uomini.

Come nacquero le stelle

Il "Grande Carro" visto a kalalau, Isole HawaiiMilioni e milioni di anni fa, in un paesino lontano, non esistevano ancora le stelle.

Nelle strade, siccome non era ancora stata inventata l’elettricità, non vi erano nemmeno i lampioni. Così gli uomini non riuscivano ad orientarsi di notte ed uscivano solo di giorno.

A quel tempo, vi erano due grandi amici: Dimitri e Selina.

Dimitri era un ragazzo dai capelli ricci e biondi come l’oro. Era alto, snello e aveva due occhi blu come il mare. Era un giovanotto assai vispo, intelligente e curioso ed era il più grande tra tutti i figli del Dio Erasmo e della Sirena Elina. Però era presuntuoso e trattava i fratelli minori come esseri inferiori.

Selina invece, era la figlia del capo di tutti gli dei.  Aveva lunghi capelli castano chiaro e occhi verde smeraldo. Era una ragazza molto timida, studiosa e rispettosa delle regole.

Un pomeriggio di Ferragosto, in assenza dei loro genitori, i due ragazzi decisero di andare a passeggiare sul Monte Olimpo.

Durante il tragitto, iniziò a piovere e i due amici dovettero fermarsi in una vecchia casa abbandonata. Rimasero lì per parecchio tempo, fino a quando non smise di piovere. Appena uscirono dalla casupola, guardando il cielo, notarono un grande arcobaleno sopra le loro teste ne rimasero affascinati: non avevano mai visto un simile spettacolo di colori. Rimasero a lungo sdraiati sull’erba ad ammirare quello straordinario scenario.

Il sole stava ormai per tramontare, e i due ragazzi cominciarono a preoccuparsi.

Non erano, infatti, mai stati fuori di casa fino a tardi e, oltre al buio, temevano la possibile reazione dei loro genitori. Allora si avviarono per ritornare a casa.

Nel frattempo, i genitori di entrambi i ragazzi, spaventati Continua la lettura di Come nacquero le stelle

Il riposo di Gea

Dal momento della creazione, il pianeta Gea, meglio conosciuto col nome di Terra, iniziò la sua lenta e progressiva evoluzione. In un ambiente verde e rigoglioso, nacquero le prime forme di vita: animali d’ogni grandezza, d’ogni colore ed aspetto, carnivori ed erbivori, cominciarono a prendere parte all’ambiente circostante. Fin da subito, il perfetto equilibrio tra flora e fauna era tale da garantire l’armonia nella vita di ogni specie.
Ben presto, però, l’abbondanza delle risorse di Gea spinse gli animali a desiderare molto più di quanto avessero bisogno e la loro cupidigia distrusse poco a poco il preesistente equilibrio tra le specie: gli erbivori trasformarono i prati verdeggianti in terra brulla e le chiome degli alberi divennero spoglie. I carnivori causarono una drastica diminuzione di esemplari rischiando l’estinzione delle specie più deboli.
Mancavano pochi mesi al termine del suo primo anno di vita, e Gea stava già morendo, così il dio creatore, stanco e deluso dal comportamento degli animali, decise di porre un freno. Gli animali dimostratisi più avidi caddero in un sonno lungo e profondo, che Dio chiamò letargo, e sugli alberi ormai spogli e sulle pianure aride calò un manto bianco e freddo, la neve, che conservò l’ambiente così come era stato lasciato.
Dopo pochi mesi, e dopo che Gea ebbe compiuto il primo anno d’età, con il calore dei raggi del Sole il manto bianco cominciò a ritirarsi, scoprendo una natura nuova e rigenerata. L’ambiente piacque molto al Dio creatore, che decise di risvegliare gli animali per mostrare loro il meraviglioso paesaggio. Questo periodo di rinascita fu chiamato Primavera.
Col passare dei giorni, l’ambiente riacquistò l’equilibrio, l’abbondanza e la magnificenza di un tempo, scaldato e illuminato dal Sole e talvolta bagnato da piogge leggere. Era il periodo più bello, poiché ricordava il paesaggio creato al principio, e Dio lo chiamò Estate.
Dio, però, temeva che gli animali fossero sopraffatti nuovamente dalla loro cupidigia. Decise, quindi, di impoverire l’ambiente, spogliando le chiome degli alberi e preparando ogni specie ad un nuovo letargo. Questo periodo venne denominato Autunno.
Ben presto, venne la neve. Tutto taceva ed ogni essere riposava nel suo letargo. Dio chiamò Inverno questo periodo di silenzio e riposo, e attese con pazienza la rinascita del più meraviglioso dei pianeti mai creati: Gea.

L’origine della notte

All’inizio dei tempi, sul pianeta Terra, esisteva solo il sole, che splendeva sempre e non tramontava mai.
Gli uomini, conoscendo solo la luce, lavoravano tutto il giorno senza fermarsi mai e pur avvertendo la stanchezza fisica che aumentava di giorno in giorno non riuscivano ad addormentarsi.
Un giorno tutti gli uomini del mondo, davvero stremati, furono colpiti improvvisamente da un sonno profondo che neanche la luce del sole riuscì ad evitare.
Il dio Sole, osservando la scena dall’alto, fu meravigliato da questo strano evento; egli non aveva mai veduto gli occhi degli uomini chiudersi, neanche una volta, perché la sua brillantezza glielo impediva. Così, cominciò a pensare che gli uomini avessero bisogno di un momento di riposo come premio per il lavoro svolto fino ad allora.
Allora, si privò di due raggi: con uno creò una sfera luminosa, ma capace di diffondere una luce più tenue; l’altro raggio lo frantumò in piccolissimi pezzi da spargere nel cielo.
Nacquero così la luna e le stelle, che diedero vita al buio e permisero agli uomini, e anche al sole, di riposare.

L’accordo fra il Mare e la Terra

All’inizio dei tempi vi erano il dio Mare e la dea Terra. Questi erano in continua competizione per contedersi il territorio disponibile sul pianeta. Il Mare, più potente, ne occupava la maggior parte.
Dopo le innumerevoli piogge che accrescevano e rinforzavano il Mare, la Terra iniziò a temere di essere sovrastata dall’impeto del suo acerrimo nemico.
Pur sentendosi nettamente inferiore, la dea prese coraggio e decise di affrontare il dio Mare.
Stipularono un accordo: la dea Terra avrebbe scavato dei solchi e delle crepe sul suo corpo per accogliere l’eccesso di acqua che la stava sommergendo. Il dio accettò ma subito iniziarono a nascere i primi problemi. Il sale del dio Mare infastidiva la dea Terra, la quale non esitò a lamentarsi chiedendo che quella sostanza venisse rimossa. Seppur controvoglia il Mare accettò. Fece passare nelle crepe della dea solamente acqua dolce. Così nacquero i laghi e i fiumi che permisero alla dea Terra di continuare a vivere.
Dopo ormai tanti anni, la dea Terra e il dio Mare riuscirono a stabilire un sincero e solido rapporto di amicizia.