Un grande masso spinto sulle pendici di un monte verso il suo crinale
Soccombe
Ad un piccolo sasso lasciato cadere dall’alto.
P.U.J.S.V.
Un grande masso spinto sulle pendici di un monte verso il suo crinale
Soccombe
Ad un piccolo sasso lasciato cadere dall’alto.
P.U.J.S.V.
Non voglio parlarvi della vita di Quinto Orazio Flacco, più semplicemente noto come Orazio, e tanto meno delle opere che ha composto. Voglio però condividere quello che sembrava dirmi con i suoi componimenti, primo tra tutti il celebre Carpe diem.
Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Il poeta latino invita i lettori a godere di ogni singolo momento offerto dalla vita, a metterlo a lucro come se fosse un dono. In particolare, egli si rivolge a Leuconoe (letteralmente “dalla mente candida”) che, ricca di aspettative, attende con ansia la sua vita futura. Orazio le consiglia dunque di essere quanto meno fiduciosa possibile nel futuro e di vivere il presente fintanto che è giovane, perché il tempo, invidioso, fugge. L’attimo che deve essere colto e fermato, quasi strappato all’inesorabile scorrere della vita, può essere qualcosa di importanza rilevante oppure di estremamente banale, come l’osservare un paesaggio – che il poeta spesso descrive.
Quando abbiamo letto per la prima volta quest’Ode in classe, ho pensato al mio modo di vivere, o meglio, di non vivere, o meglio ancora, di vivere piuttosto male il presente. La causa di ciò è la mia mente e il suo continuo proiettare immagini dei miei grandi progetti per la vita adulta: penso all’università, al lavoro, alle speranze per l’avvenire e abbino il presente al tempo delle fatiche e dei sacrifici, in modo da costruire il mio futuro. Continua la lettura di Carpe diem
Alba.
Stretto a te.
Il?tempo pietrificato
come se Medusa, sì,
proprio Lei in divinità,
fosse stata colta
all’ improvviso dai Nostri
sguardi complici.
Lei e il tempo confusi
dal Nostro incontro
più di Noi stessi.
Un sogno.
?
Alba.
Ti cerco, invano.
Bramo il tuo essere,
così mi alzo.
Mi affaccio alla finestra.
Scruto il traffico mattutino.
Milano è ancora assopita.
Poi intravedo la tua figura,
agile e felina.
Porti con te delle
brioches calde.
Sali rapida le scale,
entri in casa
e mi baci.
Doppio sogno.
?
Luca? Palma.
Zefiro
Soffi ancor su le nostre membra
fesse e doloranti
per la pugna improba.
L’aureo disco illumina le menti
di coloro che più non sanno
la fine de’ lor parenti.
Dolore, mestizia e affanno
la città ormai ne è colma
come fu Troia dell’ inganno.
Possa l’eroe far ritrovar la calma
ad un popolo senza fiato
che piange la sua salma.
Oh, triste Fato
tessi senza pietà
la vita del condannato.
Ma un’ ultima possibilità
si apre sul cammino:
Zefiro, svelaci la verità.
Luca Palma
Uno sguardo: nulla.
Un gesto: nulla.
Una parola: nulla.
La Rossa è così, fiore solitario
che non vuole esser colto.
Donna…
Si sente l’unica degna di quel nome:
e forse ne ha ragione, perchè
risplende come nessun’ altra
tra tante tutte simili.
La Rossa è speciale, naturale,
spesso si nasconde tra la folla
di cui non si sente parte.
Eppure tutti la bramano,
come il sole brama l’orizzonte
per potersi riposare.
Stupidi coloro che la vogliono
conquistare con gesti banali,
ripetuti già chissà quante volte
per qualsiasi altro fiore.
La Rossa sa di fragola,
ma se non stai attento
può pungerti come una rosa.
La Rossa non lo sa : io l’ Amo.
Luca Palma
Non chiedermi l’impossibile
tu che pensi di saper tutto
ma in fondo non sai niente.
Tu, che per ogni minima cosa te la prendi
tu, che di fronte agli altri sei il più grande,
ma nel tuo cuore, nella tua mente
sei il più piccolo.
Non chiedere il mio aiuto,
solo ora che ne hai bisogno
solo ora che sei in difficoltà:
non sarebbe giusto.
Dov’è finito il tuo coraggio
il tuo potere
la tua voglia di vivere
il tuo fare così possessivo nei confronti di noi tutti?
Non chiedermi l’impossibile!
Chi sono io per te?
Un divertimento
un passatempo
uno stupido gioco.
Sono solo una pedina
che muovi a tuo gusto
e a tuo piacimento
su una grossa scacchiera
che rappresenta la nostra
noiosa
ingiusta
crudele vita,
sotto i macabri occhi
del Fato,
i tuoi occhi.
Ma l’uomo ha anche lui dei sentimenti
una piccola parola
ma nello stesso tempo con un
grande significato,
che racchiude un cuore
di emozioni
di momenti felici e momenti tristi
di paure
di collere,
ma anche di perdoni.
Forse per te sarà una nullità
come un semplice gesto
come un innocuo sorriso
Ma per me è molto di più.
Perciò,te lo dico per l’ultima volta:
Non chiedermi l’impossibile!!
Monica
Non chiederci l’impossibile
tu che pensi di saper tutto
ma in fondo non sai niente.
Tu, che per ogni minima cosa te la prendi
tu, che di fronte agli altri sei il più grande,
ma nel tuo cuore, nella tua mente
sei il più piccolo.
Non chiederci il nostro aiuto,
solo ora che ne hai bisogno
solo ora che sei in difficoltà:
non sarebbe giusto.
Dov’è finito il tuo coraggio
il tuo potere
la tua voglia di vivere
il tuo fare così possessivo nei confronti di noi tutti?
Non chiederci l’impossibile!
Chi siamo noi per te?
Un divertimento
un passatempo
uno stupido gioco.
Siamo solo pedine
che muovi a tuo gusto
e a tuo piacimento
su una grossa scacchiera
che rappresenta la nostra
noiosa
ingiusta
crudele vita,
sotto i macabri occhi
del Fato,
i tuoi occhi.
Ma l’uomo ha anche lui dei sentimenti
una piccola parola
ma nello stesso tempo con un
grande significato,
che racchiude un cuore
di emozioni
di momenti felici e momenti tristi
di paure
di collere,
ma anche di perdoni.
Forse per te sarà una nullità
come un semplice gesto
come un innocuo sorriso
Ma per me è molto di più.
Perciò,te lo dico per l’ultima volta:
Non chiederci l’impossibile!!
Monica
Manchi.
Mancano i tuoi capricci,
i tuoi gesti, il tuo odore.
Mancano i tuoi libri, usurati
dalla fame di sapere e
dalla voglia di viaggiare.
Mancano le tue gonne,
veli ombrati che rivestivano
le preziose e tornite gambe.
Mancano i tuoi dolci abbracci e
i tuoi schiaffi, forti e decisi
come tuoni nella notte.
Manca la tua folta chioma
color rubino che ricadeva
morbida sul mio cuscino.
Tu, manchi.
? Luca Palma
Il vecchio sedeva assopito :
un tempo tutto era nelle sue mani,
ora scivolava dal suo dito.
Incurante del domani
intrecciava lunghe foglie
per nascondere gli arcani.
Ripensava quante doglie
la mesta vita gli donò :
“povero, colui che non le coglie”
disse allora, ed un treno risuonò.
?
Ultimi suoni di un mondo
che presto, lo voglia o no,
scomparirà in un secondo.
?
Traghettato da vari Caronti
rifletteva sulla vita, sul ricordo
quante albe, quanti tramonti.
?
Luca Palma
Sei partita così velocemente
come se stare tra noi
non fosse più un piacere.
Ma so di sbagliarmi profondamente
e so che tra i pensieri tuoi
ci ricorderai con amore.
Solo ora ho il rimpianto
di non averti mai dimostrato
l’ affetto che nutro ancora per te.
Già, che stupido, si sa che l’uomo
non capisce gli errori finchè
non ha un conto da pagare.
Io ora ce l’ ho : un saluto, Mia Miss.
Luca Palma