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…pensando a te….

..E’ quasi natale…..e mentre Vasco urla che “da qui nn arrivano gli angeli con le lucciole e le cicale”….penso…. penso che se babbo natale esistesse gli chiederei di portarmi indietro nel tempo…non di tanto…solo di un paio di mesi…a quella domenica..per tentare di cambiare ciò che ormai è già successo..ma..purtroppo.. babbo natale non esiste”
…e poi…vasco canta ancora…: “quello che si prova non si può spiegare qui..hai una sorpresa che neanche te la immagini…DIETRO NON SI TORNA!!(..)
…vedi tetti e case…e grandi le periferie..E VEDI QUANTE COSE SONO SOLO FESSERIE!!!!!!”

Preoccupato, ma solidale.

“Dietro le mura degli allevamenti, gli animali destinati a diventare capi d’abbigliamento subiscono quotidianamente sevizie di ogni genere: ammassati l’uno sull’altro dentro gabbie dalle dimensioni di un foglio di giornale, privati di qualunque istinto naturale, essi assumono comportamenti ossessivamente ripetitivi e spesso autolesionistici. La rete metallica, fondo della gabbia, è causa di deformazioni e dolorosissime piaghe sulle loro zampe. Dopo interminabili e atroci sofferenze, il destino degli animali è una morte agonizzante, provocata con scosse elettriche, camere a gas, bastonate e scuoiamenti anche da vivi”. Leggo queste parole su un volantino che mia figlia ha scritto prima di iniziare uno sciopero della fame davanti a La Rinascente di Milano per protestare contro l’industria della pelliccia. Io le ho detto tutto il mio disaccordo, perché come padre sono preoccupato per la sua salute e perché ritengo che la sua iniziativa non sortirà nessun effetto. Ma voglio ugualmente dare eco a una denuncia che condivido: se anche una sola persona in più prenderà coscienza di quanto orrore c’è dietro un certo mercato dell’abbigliamento, molto apprezzato anche dai giovani, la sua protesta non sarà stata del tutto inutile. E io sarò contento di aver avuto un po’ di torto nello scoraggiarla.

NON UCCIDIAMO LA LIBERTA’

Sfogliando le pagine del mio vocabolario l’occhio mi cade sulla parola “censùra” che così la definisce:

presso gli antichi Romani, l’ufficio del censore e la sua durata

intervento di un’autorità istituita dallo Stato, con il quale si cerca di impedire la diffusione di principi o di esempi ritenuti lesivi della pubblica moralità o pericolosi per l’ordine costituito; in passato, tale intervento si esercitò su tutte le manifestazioni del pensiero e dell’arte (stampa, libri, spettacoli); oggi, nei paesi democratici, si limita al controllo della produzione cinematografica

est. disapprovazione, critica.

Invito a leggerne la definizione e a fare una profonda riflessione.

L. Missi

NON UCCIDIAMO IL BLOG

Il blog è una delle realtà più interessanti e dinamiche del nostro sito. Anzi: ha rappresentato l’elemento decisivo a nostro favore, quando abbiamo vinto il primo premio al concorso di “Porte aperte sul web”. Ci sono anche giunti, da visitatori occasionali, messaggi di riconoscimento per questo nostro luogo di discussione libera e aperta, in qualche modo “franco” rispetto alla tradizionale struttura burocratico-autoritaria della scuola.
Tuttavia, non si può utilizzare il blog per attacchi personali agli insegnanti, come è accaduto recentemente con la professoressa Siniscalchi. Non perché non si possano criticare gli insegnanti o il preside, anzi: credo che nessuno possa negare che la nostra scuola è trasparente e democratica, pur nel rispetto della diversità dei ruoli. Quindi non mancavano né i modi né i luoghi né le forme per parlarne, o in modo diretto all’insegnante o utilizzando la mia mediazione.
Peraltro, sarebbe stato anche più prudente: perché lanciare critiche pesanti (e soprattutto dubbi espliciti e illegittimi sulla professionalità di qualcuno) in uno spazio di comunicazione aperto al pubblico significa anche esporsi alla denuncia per diffamazione, di cui in questo caso mi sembra che ricorrano gli estremi.
Dal mio punto di vista, ho il dovere di tutelare sia la libertà di espressione dello studente sia, soprattutto, il prestigio professionale dei miei docenti, che costituisce il patrimonio più prezioso della nostra scuola e (insieme alla qualità degli studenti) il principale fattore del suo successo.
L’attacco personale alla Prof. Siniscalchi resta sul blog a dimostrare la nostra volontà di tenere aperto questo spazio di discussione senza ricorrere allo strumento della censura se non in casi estremi: ma esso costituisce soprattutto un esempio di ciò che non si deve fare se non si vuole far chiudere questo spazio di discussione.
La morale è sempre la solita: la libertà è garantita finché non se ne abusa e finché non si sollecitano nostalgie autoritarie; e la democrazia funziona se fra i soggetti si sviluppano il dibattito e la critica: non l’insulto o l’urlo sguaiato.

“Che siccome che sono cecato”

Caro prof. Paganini, facendo, mio malgrado, anche io parte degli ipovedenti ho prontamente provveduto ad eliminare il disagio della scrittura in corsivo. Ovviamente mi auguro che le mie considerazioni presenti e future colpiscano per i contenuti più che per le forme. In futuro quando vede un corsivo mi chiami! quattrocchi io e quattrocchi lei sono otto, qualcosa vedremo.

Ribadisco: “Homo homini lupus”

Vedi Dario sebbene possiamo entrambi concordare sulla pluralità che si può avere nella considerazione della vita, credo che esistano alcuni principi che diventano fattore comune per qualsiasi concezione della vita stessa. Come ben dicevi, ognuno, posti i suoi ideali, o la propria passività, traccia una linea guida che seguirà per tutta o per parte della propria esistenza, il cosiddetto stile di vita. La conquista della propria vita da parte dell’umanità in tutte le gerarchie è stato un passo importante raggiunto faticosamente con controverse ed innumerevoli vicissitudini, che sarebbe banale e superfluo elencare, quindi la conquista ella libertà ha avuto ed ha tuttora un’inestimabile valore. La vita è quindi stata spesso oggetto di potere, nel senso che il potere spesso si è basato sull’usurpazione e la mortificazione della vita altrui, e un po’ mi duole parlare al passato visto che ancora oggi in molti casi ,ancora troppi, è così. Detto questo rimango fermo sulla mia posizione ritenendo che la vita non possa essere oggetto di speculazione o di proprietà, è un bene troppo caro per poter considerarla un oggetto. Rispetto le molteplici sfaccettature della mente umana e nelle sue concezioni della stessa, ma ribadisco che l’uomo deve avere dei limiti, semplici ma ben marcati. Certo, ognuno può disporre delle propria esistenza come meglio crede, ma nel rispetto di tutti, perché vedi, in democrazia e nella libera espressione dei popoli l’Io a tratti scompare per lasciare lo spazio al Noi.
L. Missi

Dell’Arte, Genio

01-Macchina dietro le sue affabili gesta,
. mentre nel sonno della tua gioventù spiri
. lui nel migliore dei modi li addestra,
04-Non sol è arte come lui spiega,
. bisogna meditare sulle parole
. perché se lo capsci niente si nega
07-E’ così che pian piano l’istruisce
. con imbandite tavole
. che sol coll’intento si capisce
10-Che è opera di un sordido ingegno
. nell’oscura trama della via
. di chi si sostiene nel disegno
13-E’ l’opera di un genio del figuro
. che col suo etereo narrare
. rende l’artistico imperituro.

DarIO

caricatura del prof Colavolpe che manovra un burattino con le fattezze di DarIO Passaro

LA VITA PUO’ ESSERE “SCOMODA”

Dario Passaro


Se posso concordare con buona parte del tuo discorso Leo, c’è qualcosa che non mi permette di appoggiarti pienamente sin dall’inizio.
Proprio tu dicevi che l’uomo ha diverse concezioni della vita, dono divino, barlume tra le oscurità, sequenza meccanicistica di eventi… Beh in effetti è questa molteplice visione della vita che porta a ragionamenti differenti.
Colui che pensa che la vita sia un dono, tenderà a non volerla sprecare ed essere rispettoso delle leggi divine (che spesso si traducono con umane), facendo in modo di essere il migliore se stesso. Per il meccanicista invece, la vita non è altro che un susseguirsi di eventi dettati dalla legge causa-effetto, quindi che ci sia un massacro od un periodo di pace e prosperità, a lui poco importa perché la storia è composta da avvenimenti, belli o brutti che siano.
La fame e la miseria per il religioso (o non) sono segni di disgrazia e un modo per fare della carità, per una persona che vede la vita come un passare di azioni è solamente un tassello dell’infinito mosaico della storia.
E’ questo che differenzia le visioni ed è questo che non ci può permettere di denunciare la concezione anche superflua che l’uomo ha della vita…
Ogni visione è valida e sensata ed il declamarne l’inadeguatezza senza comprendere la sua giustificazione d’essere è come precludere la possibiltà di aprire altre porte perché quasi ci è scomodo pensare che esistano.

DarIO

Vivere…

La parola vita, quante e quante volte ci siamo soffermati a riflettere sul significato di questa parola. Credo che mai nessuno sia riuscito e riuscirà ad espletare completamente il suo intimo significato. Nel nostro paese spesso ci troviamo a discutere dei piaceri che la vita porta con sé e dai quali ogni giorno traiamo beneficio, ma spesso la parola vita assume significati e valori diversi in altri posti e in altri mondi. Oggi noi spesso, ma non sempre, diamo alla vita, purtroppo, un significato troppo labile, e spesso la consideriamo come un fenomeno effimero e quindi giorno per giorno pensiamo a godercela come fosse l’ultimo. Ciò porta quindi a dare valore a cose inutili. C’è chi dice che la vita sia una fiammella tra due oscurità, c’è chi pensa che siamo un disegno di Dio nati e vivi grazie alla sua passione, c’è chi invece dice che siamo figli della scienza e c’è chi è morto dentro, e queste domande non se le pone. Vivere quindi è il mistero più complesso e attanagliante che ci perseguita e in conseguenza di ciò spesso non ci accorgiamo che mentre noi facciamo eminenti pensieri sul vivere, altre persone, in altri luoghi del mondo fanno riflessioni molto meno elevate su cosa voglia dire sopravvivere, e in alcuni casi l’unica speranza è quella di non accorgersi della morte, che rimane l’unica infame verità. Per questo la vita è un dono su cui non si può giocare. L’umanità ha il diritto alla vita ? tanto duramente conquistato e annoverato tra i diritti inalienabili ? ma non deve avere il diritto alla morte, non tutto può essere proprietà, e non tutto può essere un oggetto su cui esercitare diritti. L’uomo deve dare a sé stesso dei limiti, perché esso non è divino, e la vita è un mistero che non può essere manipolato. Spesso, in passato, l’uomo a cercato di sostituirsi a Dio, e la storia ci insegna che in quei momenti le peggiori catastrofi gli si sono ritorte contro, perché l’uomo vuole il potere e non sempre il potere è sinonimo di bene.

L. Missi