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PENSIERI STANCHI

Alessandro Zangara

Non capisco perchè ma in questo periodo continuano a schiacciarmi paure e pensieri negativi su di me.
Non sono un cattivo ragazzo lo so, ma mi sento una m…a.
Mi sento così perchè ho vent’anni e sono ancora a scuola.
Mi sento così perchè sono circondato da ragazzi più piccoli di me che sanno già cosa vogliono fare della propria vita mentre io a malapena riesco a decidere cosa mettermi la mattina.
Più guardo queste persone così decise e più le ammiro, ma allo stesso tempo le invidio.
Le invidio perchè io non sono come loro. Io sono quello che fa il clown, quello che fa ridere, quello che non si impegna, quello che è intelligente ma….
Mi sento un fallito, uno che non riesce mai a portare a termine un progetto, che non ha mai fatto niente di buono, che delude chiunque: genitori, professori e amici.
E poi penso al futuro.
Cosa mi aspetta? Certo le premesse non sono delle migliori: c’ho messo sette anni a finire il liceo (sempre che lo finisca) e cosa potrei fare?
Se già c’ho messo così tanto e con così tanta difficoltà, dove voglio andare?
E dopo la scuola chi avrò intorno? Gli amici che mi sono fatto qui spariranno come sono spariti quelli che già se ne sono andati dalla scuola, e mi sentirò solo, con i miei fallimenti.
Scusate lo sfogo.
zac

Uscita didattica 1aC

Martedì 4 Marzo la 1C, accompagnata dalle prof. Tramuta e Formisano, si è recata al museo della scienza e della tecnologia di Milano per frequentare un laboratorio organizzato dal titolo “Il creatore di pagine web”, nell’ambito dell’attività “i-lab internet e multimedia”. Durante questo laboratorio, durato circa un’ora e mezza, ci hanno insegnato a creare, pubblicare e rendere visibile un sito internet progettato da noi stessi; abbiamo quindi scoperto chi è e cosa fa un webmaster. Ora non vi spieghiamo tutto ciò che abbiamo appreso perché sarebbe troppo lungo e complesso. Comunque, per chi volesse verificare quanto abbiamo prodotto, forniamo l’indirizzo dei siti: www.museoscienza.it/ilab/XX/calvino. Al posto di XX vanno digitate due cifre(da 04 a 14): ogni indirizzo corrisponde ad una pagina creata da due di noi su argomenti a scelta. Credo che questa esperienza ci possa essere servita a capire qualcosa in più sul nostro computer per sfruttare al meglio le sue possibilità, anche se forse era meglio trattare aspetti informatici più vicini alle nostre necessità attuali. Non so infatti a quanti di noi può capitare di dover scrivere una pagina web a questa età e comunque credo che i software necessari siano difficilmente reperibili.

Scrivendo sul blog volevamo fornirvi informazioni per aiutarvi nelle scelte future e speriamo che anche voi ci possiate dare suggerimenti per scegliere meglio l’uscita didattica più adatta.

Classe 1aC Liceo Scientifico Rozzano

Voglio scegliere

Mi piace l’idea del Preside di ricondurre i viaggi scolastici alla loro natura originaria: non attività puramente ludico-ricreative, ma innanzitutto e soprattutto culturali. Piacevoli, anzi molto piacevoli; ma pur sempre attività culturali. E proprio perché gradevoli e stimolanti, da considerarsi tra le proposte più qualificanti di una scuola, da riservare perciò a coloro che si dimostrano in grado di apprezzarle e quindi meritarle. Ovviamente non mi riferisco all’apprezzamento della serata in discoteca o della nottata in albergo, tra corse da una stanza all’altra, uso compulsivo di cellulari, stordimento alcolico-cannabitico; penso alla visita della città, alla scoperta della sua storia, delle sue testimonianza artistiche, della gente che la abita. Sono stufo, arcistufo di trascinare durante il giorno gruppi di studenti svogliati e assonnati, che ritrovano la vitalità solo dopo le dieci di sera, eccitati dalla prospettiva di poter fare, finalmente e liberamente, quello che vogliono, cioè casino. E se le cose stanno così, mi domando, perché quei ragazzi non si auto-organizzano un bel fine-settimana al “Residence Ripamonti”? Oltretutto per le famiglie sarebbe un bel risparmio!
Personalmente sento il peso oppressivo della superficialità e del conformismo che mi circonda e cerco di reagirvi anche attraverso il lavoro che svolgo, ma spesso provo una sensazione di impotenza simile a quella di chi volesse arginare un fiume con le mani. Se poi, oltretutto, mi si chiede di assecondare il disimpegno, allora rispondo no. Rivendico invece la libertà e la responsabilità di scegliere, tra i miei studenti, coloro che meritano la mia disponibilità ad accompagnarli a teatro, ad una conferenza, a una mostra, a un concerto, o a visitare una capitale europea, esattamente come fa il mio collega Riccardo Caldarelli quando seleziona i nominativi di chi parteciperà al torneo di pallavolo o di basket. E se vado a visitare un luogo di sofferenza come un campo di sterminio, non voglio con me ragazzini viziati e annoiati, ma persone capaci di emozionarsi e di chiedersi “perché?”. Lo considero un mio diritto e un mio dovere.

Cominciamo da noi, qui ed ora

L’idea della cogestione, così come viene proposta, non mi piace e non mi interessa. Nel migliore dei casi sarà una cattiva imitazione della scuola, solo con “prof.” peggiori dei soliti prof. e studenti più demotivati dei soliti studenti; l’unica differenza, la composizione delle “classi” e la disposizione dei banchi.
Ma al pessimismo dell’intelligenza che, a quanto leggo, mi accomuna al nostro Preside, voglio associare l’ottimismo della volontà. Prendo in considerazione un tema, quello della devastazione ambientale, e provo a calarlo nella concretezza del nostro microcosmo scolastico; infatti, mi chiedo, che senso ha disquisire sullo stato del pianeta e sulle responsabilità generazionali se io e la comunità in cui vivo non facciamo nulla per invertire il corso delle cose, cominciando a cambiare certe nostre abitudini e incalzando altri perché facciano altrettanto? E allora ecco quattro proposte concrete e attuabili.

1) Organizziamo la raccolta differenziata dei rifiuti all’interno della scuola, nelle aule, nei corridoi, ovunque. Richiediamo i contenitori adatti, anzi pretendiamoli, ma per poi utilizzarli sul serio.
2) Limitiamo gli sprechi energetici: quante volte in classe, in aula prof., negli uffici di segreteria, al bar, in biblioteca sono accese le luci elettriche e magari sono abbassate le tapparelle o le veneziane?
3) Veniamo a scuola in bici o a piedi, lasciando a casa auto e moto. E’ avvilente lo spettacolo delle 8, quando l’ingorgo di fumo e lamiere, fuori e dentro i cancelli, quasi impedisce di camminare e respirare.
4) ripuliamo la discarica a cielo aperto che si è accumulata sul lato est dell’edificio scolastico (e non solo lì) e, soprattutto, evitiamo che si riformi alimentata dal lancio strafottente di lattine, contenitori, cartacce, pacchetti di sigarette, ecc.

E’ un programma minimalista, me ne rendo conto, meno seducente e molto più impegnativo di gruppi di discussione (?) su “musica” o “sesso e disagio giovanile”; ma so che se venisse utilizzata una “cogestione” per progettarlo e metterlo in atto (nel qual caso una mattinata mi sembra più che sufficiente) non solo rappresenterebbe una significativa novità, ma offrirebbe anche il vantaggio di poterne misurare l’utilità e l’efficacia. Il rappresentante degli studenti batta un colpo.
Come le guerre civili sono le più sanguinose, così le battaglie contro se stessi sono le più ardue: si tratta di lottare contro le proprie pigrizie e abitudini, di mettersi in discussione e impegnarsi per modificare comportamenti sbagliati, dannosi o semplicemente conformisti. Credo che, almeno una volta, valga la pena provarci.

PENSIERI DELLA DOMENICA

Settimana scorsa ho fatto alcuni benefici giorni di ferie, utili anche per smaltire arretrati dell’anno scolastico 2006/2007 per il cui godimento l’Ufficio Scolastico Regionale ha emanato disposizioni perentorie e ultimative. Se io facessi altrettanto con il personale della mia scuola, finirei alla gogna in men che non si dica: ma con i dirigenti scolastici tutti possono permettersi di tutto, e il Signor Ministro Uscente è stato peraltro il primo a dare il buon esempio. Ma lasciamo stare questo triste argomento.

Vorrei soffermarmi su alcune questioni emerse proprio durante la mia assenza sul nostro “blog”, che hanno sollecitato una vivace e partecipata discussione, come testimonia l’alto numero di commenti agli articoli che sono stati pubblicati. Dico subito che questa vivacità di discussione mi fa molto piacere, e mi auguro che tutto il mondo “adulto” che gravita attorno alla scuola (docenti, genitori, personale) vi dedichi la stessa mia attenzione e intervenga nel dibattito.

Le questioni discusse sono le seguenti: l’incontro a scuola con il Dott. Targetti; l’articolo di Paganini sul destino della terra e sul livello di consapevolezza manifestato dagli uomini di varia generazione; l’auto… ops! lapsus… la cogestione del liceo che fatica a decollare; lo spettacolo teatrale del 29 febbraio al Teatro Fellini. Sono questioni diverse ma fra loro collegate per alcuni aspetti.

Cominciamo dalla cosa più importante, che è ovviamente il destino del pianeta terra, su cui Paganini attira la nostra attenzione, non senza spunti polemici nei confronti delle nuove generazioni. In proposito, mi permetto di rimandare alla lettura del libro “Collasso” di Jared Diamond, che, sulla scorta delle esperienze del passato, autorizza le più pessimistiche previsioni. Per l’incapacità di prevedere gli effetti dei propri comportamenti o, in presenza di tale consapevolezza, per l’incapacità o l’impossibilità di modificare le proprie abitudini di vita, le comunità umane hanno quasi sempre marciato diritte verso il disastro, piuttosto che ricercare un rapporto più equilibrato con l’ambiente. Jared Diamond trae esempi da epoche storiche ormai lontane, in cui avvennero tanto la catastrofe ambientale dell’Isola di Pasqua, causata dal diboscamento totale, quanto l’estinzione delle colonie vichinghe in Groenlandia, che non seppero passare ad altre fonti di sostentamento durante la fase di raffreddamento climatico che ne determinò la fine.
É ben vero che rispetto al passato disponiamo di dati e conoscenze scientifiche ben più raffinati: ma, visto che non è mai successo nella storia, un sano pessimismo dell’intelligenza mi induce a dubitare della capacità del genere umano di differire il godimento di beni naturali a beneficio di generazioni future. Sicuramente non l’ha fatto la nostra generazione, che pure ha sostenuto esami di università sui libri di Barry Commoner.

Dunque è abbastanza sterile trarre dall’imminente catastrofe climatica lo spunto per una polemica intergenerazionale, che potrebbe soltanto stabilire, se per caso venisse risolta, se fan più danni i cinquantenni con i SUV o i diciottenni con le cuffiette sempre infilate nelle orecchie, gli uni e gli altri ugualmente ubriachi di presente e totalmente indifferenti al futuro.
La polemica intergenerazionale è tipica degli anziani, laudatores temporis acti, come diceva Orazio. Sicché, se «Ogni anno è sempre peggio», è perché siamo più vecchi e mentalmente meno elastici noi. Dopo l’esperienza di ritorno all’insegnamento degli ultimi due anni sono molto più sicuro di quello che dico, perché non mi è parso affatto che gli studenti di oggi siano peggiori di quelli che ho lasciato quindici (quindici!) anni fa per iniziare a fare il preside; né mi è parso che siano peggiori di me e dei miei compagni di liceo di trentacinque-quaranta (35-40!!) anni fa.
Forse dico questo perché ho fatto le superiori in una “classaccia” (qualche dato soltanto: 36 in terza, 22 in quarta, comprese due graziose fanciulle inserite da altre scuole: fanno 16 bocciati in terza, fra giugno e settembre; in quinta, 2 non ammessi e 7 bocciati agli esami: e sì che si trattava di quelli facili, con due scritti e due orali con una materia scelta e l’altra “prenotata”!). Ho in mente di scrivere un articoletto dal titolo “Ricordi di scuola”, a beneficio di coloro che si son dimenticati come eravamo. Dissento profondamente da ogni mitizzazione, tanto del ’68 quanto degli anni ’70, perché molti mali della nostra società vengono da allora; e, se oggi critichiamo giustamente l’inconsistenza delle “autogestioni” e le qualifichiamo come pure e semplici perdite di tempo, non dovremmo dimenticare le “occupazioni” di allora, che non finivano mai e che venivano votate in massa ad alzata di mano (magari con qualche forma impropria di sollecitazione) non per consapevolezza politica, ma perché il carnevale d’autunno durasse più tempo possibile. Risale ad allora, infatti, il passaggio dalla valutazione trimestrale a quella quadrimestrale, e questo dato, da solo, la dice lunga. Sed de hoc satis: se no rischio di non aver più materia per il nuovo articolo che ho appena promesso.

Guardo, dunque, con la mia tenera comprensione di vecchio il dibattersi dei “rappresentanti di istituto” fra le pressioni della “base” e il temuto confronto al vertice con il capo di istituto: sono come i sindacalisti, che nelle assemblee le beccano dalla base e nelle trattative le prendono dalla controparte “padronale”.
Apprendo che – come recita una famosa legge economica – «la moneta cattiva scaccia la buona» e che gli spunti di discussione più interessanti vengono tagliati a beneficio (scusate nuovamente il termine) del solito cazzeggio sul sesso, sul “disagio” e sulla musica, o della visione di qualche filmaccio nella conciliante oscurità di un’aula video.
L’ultima proposta delle masse studentesche del liceo scientifico di Rozzano (veicolata dalle rappresentanze con qualche imbarazzo), al di là dei contenuti, è quella di collocare i due giorni di cogestione nella settimana che precede la Santa Pasqua: lunedì-martedì o martedì-mercoledì, cioè, a scelta, due o tre giorni di vacanza in più (immaginarsi le percentuali di assenza dalle lezioni…). Lo dico chiaro: così non passa. Il regolamento dice che il preside “può” acconsentire, non che “deve”: e il preside acconsentirà volontieri in presenza di contenuti seri e di serie intenzioni di partecipazione. In famiglia, il ruolo del babbo è quello di dire tutti i “no” che servono: prego gli studenti di portare pazienza, di usare discernimento e di non costringere i loro rappresentanti a presentare con imbarazzo proposte irricevibili, che non so chi, fra gli insegnanti, si sentirà di avallare e sostenere.

Qualche parola sull’incontro con il Dott. Targetti. Stando sul palco, ho visto una minoranza di studenti attenti e interessati, che anche dopo l’intervallo si sono raccolti intorno a lui e lo hanno tempestato di domande e di sollecitazioni; ma ho sentito anche il fastidioso brusìo che ha disturbato diversi momenti della sua interessante esposizione. C’erano purtroppo anche colleghi insegnanti che chiacchieravano in platea.
Da un lato, dunque, non si può che considerare lodevole l’iniziativa di organizzare questo incontro; dall’altro, non si può non affermare che bisogna smetterla di proporre tutto a tutti. Alle iniziative extracurricolari deve partecipare solo chi ha già dimostrato maturità e interesse per l’argomento, non chiunque!
Analoghe considerazioni andrebbero fatte per le visite guidate e i viaggi di istruzione: perché dobbiamo proporli a tutti? Perché non trasformarli da iniziative della singola classe a iniziative della scuola, a partecipazione rigorosamente selezionata? Perché dobbiamo portare in giro per l’Europa coloro che, in classe, non hanno dimostrato nessun interesse per le cose che andranno a vedere? Perché i viaggi di istruzione devono essere fatti indipendentemente da come ci si comporta, dall’interesse che si dimostra quotidianamente a scuola?

Considerazioni non diverse potrebbero essere svolte per lo spettacolo teatrale del 29 febbraio: non tutti sono preparati e predisposti per fruirne, ma qui ci sono anche altre osservazioni da fare. In primo luogo, la dura legge dello spettacolo prevede da tempo immemorabile che tocchi agli artisti catturare l’attenzione del pubblico; specialmente se si tratta di un pubblico giovanile. In secondo luogo, va purtroppo osservato che molte iniziative vengono proposte alla scuola perché gli studenti fanno numero e quindi cassa. Talvolta si tratta di spettacoli a cui nessuno andrebbe spontaneamente, né tanto meno pagherebbe il biglietto per vederli: tuttavia,non avendo partecipato personalmente all’iniziativa del 29 febbraio, non so se questi rilievi siano validi per questa specifica occasione.

Per finire, mi associo agli auguri a Marco Pigni. Magari ce ne fossero tanti, come lui: la scuola sarebbe cent’anni più avanti.

2nd March, 2008

Per una volta il suo personale campanello lo vorrei suonare io per attirare l’attenzione verso un evento come questo.
Forse ora si chiederà: “quell’attila di Pinta non poteva fare altro alle 7.30 di domenica?!… Non lo sa che io sono un perenne English young boy!?”
Infatti penso proprio questo e volevo solo cogliere l’occasione di farle ancora gli auguri come lo facevamo gli scorsi anni non appena entrava a scuola!
La passione viva per il suo English che ci ha trasmesso nelle sue lezioni è fatta di piccoli gesti che rimangono per sempre….


anche questa sua passione ci ha trasmesso….a presto
Giuseppe Pintavalle

SOLO A ME?

Solo a me la rappresentazione teatrale di ieri è sembrata molto poco interessante e poco coinvolgente?
Sinceramente se ho voglia di leggermi delle poesie lo faccio da me, e dato che non è stato fatto nulla di più ieri, a parte accompagnare i componimenti con della musica dal vivo, ho trovato la rappresentazione un po’ inutile.
Rispondete, grazie
bella zac

CI SIAMO (QUASI) RIUSCITI

Alessandro Zangara

Siamo riusciti a dover eliminare il mio gruppo, il gruppo scuola.
Purtroppo il tempo che abbiamo (due giorni) non è molto e quattro gruppi, da suddividere in questo poco spazio, sono troppi.
La scelta dei gruppi precedente si era basata su un mio ragionamento troppo ottimistico, infatti secondo i capigruppo di cinema tre ore sono troppo poche per guardare un film e discuterne, e io non avendo mai fatto cinema mi fido di loro e accetto.
Quindi avviso che domani passerò per chiedere a chi non voleva fare il gruppo scuola di cambiare la propria “non preferenza” scegliendo tra musica, politica e sesso/disagio.
Purtroppo se ne va un elemento di novità di questa cogestione di quest’anno.
Ma va bene, l’importante è che si faccia santo Iddio!
Bella,
Zac.