Archivi categoria: Generale

UN POST UN PO’ DIVERSO..

Massì l’aria di primavera mi ha reso un po’ meno polemico e rompiballe.
E quindi questo è un post per sapere la vostra opinione su un argomento che mi interessa molto.
No non è il sesso, nemmeno il calcio..
Ragazzi, ragazze, professori, preside, ma voi non pensate, come me, che il Paganini si dovrebbe far ricrescere la barba?!
Dio quanto era bello.
Faceva molto più filosofo tra l’altro.
Quindi prof, segua il mio consiglio e ritorni il nostro unico grande uomo barbuto!!!
Zac

COSTITUZIONE MATERIALE

L’articolo 1 della Costituzione della Repubblica italiana deve essere così riformulato: l’Italia è una Repubblica (l’aggettivo “democratica” lo toglierei perché francamente mi sembra superato) fondata sui certificati medici. Questi ultimi infatti servono per ogni genere di cose. Nel mondo del pubblico impiego rappresentano uno strumento di proseguimento della lotta sindacale con altri mezzi (piloti e assistenti di volo Alitalia), un mezzo per sottrarsi al lavoro (invalidità di dubbia natura) e un modo per prolungare le ferie o i “ponti” già previsti in calendario. Purtroppo il ricorso ai certificati di comodo ha delle localizzazioni geografiche a tutti note, ma che non possono essere citate perché altrimenti scattano le accuse di “razzismo”, di “processo alle intenzioni”, di “fare di tutte le erbe un fascio” eccetera. Se poi si tratta di invalidi, peggio ancora: sei qualificato praticamente come nazista.
Perciò, andiamo pure avanti così: truffiamo allegramente lo Stato (cioè i concittadini), e facciamo mancare, nel nostro caso ai ragazzi, i servizi a cui hanno (avrebbero) diritto. Tanto, troveremo sempre un politicante o un sindacalista che ci protegge e lancia anatemi contro chi dice la pura e semplice verità, che del resto tutti sanno.
Peccato, però, che in questo modo si getti discredito su tanti lavoratori seri ed onesti, e soprattutto su una parte del nostro paese che non ha certamente bisogno di essere ulteriormente screditata da chi fa, del tutto gratuitamente e con grande pervicacia, un’efficacissima propaganda elettorale per la Lega Nord.

25 APRILE

Il 25 aprile è una festività nazionale: come tale, non dovrebbe essere costituire l’occasione per consolidare antichi odi e vecchie contrapposizioni ideologiche: dovrebbe bensì essere celebrata in un clima di concordia.
Il 25 aprile, festa della Liberazione, è l’anniversario della conclusione della seconda guerra mondiale. Dall’estate 1943 sino alla liberazione la nostra penisola era stata (ancora una volta, come spesso già era accaduto nei secoli passati) terreno di scontro fra eserciti stranieri contrapposti: da una parte i Tedeschi, nostri ex alleati, e dall’altra gli Anglo-Americani. Gli Italiani? In parte combattevano agli ordini degli Anglo-Americani, in parte, sotto le insegne della Repubblica Sociale Italiana, accanto ai Tedeschi. Altri ancora, datisi alla macchia, diedero anima e corpo alla Resistenza e collaborarono attivamente, con azioni di disturbo e attentati, all’avanzata anglo-americana. Nel frattempo, in Italia come nel resto d’Europa, i nazisti rastrellavano gli Ebrei e li avviavano a campi di sterminio, perseguendo la “soluzione finale” del “problema”. Si susseguivano in quegli anni orrori e violenze di ogni genere, quelli che ogni guerra porta inevitabilmente con sé: bombardamenti che seminavano strage fra la popolazione civile, attentati e rappresaglie; né potevano mancare terribili violenze sessuali sulle donne, spesso perpetrate dalle vaiopinte truppe di occupazione che gli alleati portavano con sé (rileggersi “La ciociara” di Moravia).
Il 25 aprile 1945, non senza un doloroso strascico di persecuzioni e di vendette personali, tutto questo finì. La generazione dei nostri padri, la cui adolescenza era stata cancellata dalla guerra, potè finalmente uscire dall’incubo, rimboccarsi le maniche e ricostruire il paese.
Prima che la guerra finisse, i vostri coetanei di allora avevano dovuto fare scelte drammatiche, a rischio della propria vita. Arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò e combattere accanto ai Tedeschi (col rischio di essere deportati in Germania)? Disertare e unirsi ai “banditi” partigiani, rischiando non solo la propria fucilazione, ma anche rappresaglie a danno delle proprie famiglie? In questo dramma, ciascuno cercò e trovò la propria personale soluzione. Molti, da una parte e dall’altra, pagarono con la vita. Tutti questi ragazzi di vent’anni erano cresciuti in una scuola e in una società pervase dall’idologia fascista, non erano certamente nelle condizioni migliori per operare delle scelte autonome. E poi, quanti di loro ebbero piena consapevolezza della proprie scelte? Quanti di loro erano animati da ferree convinzioni? Quanti, ancora, furono trasportati da entusiasmi, ideali ed infatuazioni giovanili?
Ora che sono passati più di sessant’anni; ora che è chiaro a tutti quanto fossero aberranti le ideologie totalitarie del novecento; ora che i ventenni della seconda guerra mondiale sono quasi tutti scomparsi, ha ancora un senso rifiutarsi di ricordare con lo stesso identico senso di “pietas” tutti i giovani di allora? Tutti, indistintamente, i settecentomila Italiani morti di quegli anni? E insieme a loro i milioni di morti che l’Europa e il Mondo dovettero immolare nella strage orrenda della guerra? Può finalmente, anche per loro, suonare quella campana della pace che tutti i giorni, a Rovereto, abbraccia con i suoi rintocchi tutte le vittime delle Prima Guerra Mondiale, senza distinzione di razza, di nazionalità, di religione, di fede politica?

Discorso di Piero Calamandrei agli studenti milanesi – 1955

Piero Calamandrei

“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. É un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.

Continua la lettura di Discorso di Piero Calamandrei agli studenti milanesi – 1955

Gita a Sirmione e Verona

Venerdì 18 aprile 2008
3A & 3F
Prof. Granata, Prof. Mazzini, Prof Pelizzoni.

Dopo due anni di gite a Lecco finalmente si cambia meta!
Sirmione e Verona: le destinazioni.
Dopo un viaggio di circa tre ore in pullman siamo arrivati a Sirmione dove abbiamo visitato le grotte di Catullo…che non sono grotte e non sono di Catullo!! Infatti in realtà si tratta di una villa romana appartenuta a un ricco personaggio oggi ignoto.

Peccato solo per la pioggia.
Dopo un giro per Sirmione, siamo ripartiti alla volta di Verona. Arrivati a Verona sul pullman ci è stata presentata la guida che ci avrebbe accompagnato in giro per la città: Katiusha.

La guida è riuscita subito ad attirare l’attenzione di tutti, era molto preparata e nessuno riusciva a non ascoltarla. Ci ha parlato di storia, filosofia, storia dell’arte…ed è riuscita a rispondere ad ogni nostra domanda, perfino una sui cipressi!
Ci ha raccontato dell’antica Verona romana nascosta 4 metri sotto l’attuale Verona e ci ha mostrato pezzi di strade romane sotterranee trovate dopo alcuni scavi.

Verona romana

Poi siamo andati a vedere il famoso balcone di Giulietta e abbiamo toccato la sua statua.

balcone di Giulietta

Katiusha ci ha anche mostrato come in una sola piazza possa essere raccontata tutta la storia di una città: infatti nella piazza dei Signori è presente un palazzo per ogni dominazione subita da Verona.

Piazza dei Signori

Sempre nella piazza dei Signori c’è una statua di Girolamo Fracastoro, famosa perchè tiene in mano il mondo e una leggenda veronese dice che cadrà sulla testa del primo galantuomo che passerà sotto. Il popolo di Verona usava questa frase per sbeffeggiare gli uomini del potere in quanto in quella strada vi era il passaggio per il vecchio tribunale da parte di giudici e avvocati ed era vicina a tutti i palazzi del potere di quel tempo.

Girolamo Fracastoro

L’ultima parte della gita è stata dedicata all’arena di Verona: bellissima, gigantesca e con un’acustica eccezionale.

Arena di Verona
Interno dell'Arena di Verona

E dopo un combattimento all’ultimo sangue…

Peppo & Diego

…la nostra gita si è conclusa. Penso di poter dire da parte di tutti che è stata una bella gita e porteremo con noi un ricordo positivo di quella giornata. Ci dispiace per la Prof. Romano che si è ammalata quel giorno e non ha potuto accompagnarci.
Grazie ragazzi, grazie proff. e grazie Katiusha!
La 3A…

…e la 3F.

Morettina

w i narratori timidi

si spengono le luci.si è concluso un altro anno…
la sala è piena,un’ emoizione che forse anche i grandi attori hanno dovuto attendere per lungo tempo.indescrivibile.
marco,come sicuramente sapranno i ragazzi che frequentano i due corsi di teatro, ci ha sempre insegnato che dobbiamo amare il nostro pubblico.
(anche chi,in fondo alla sala e cuffie alle orecchie è immerso in ben altro ambiente).
perciò io vorrei solo sapere da voi,da chi l’ha visto dall esterno,cosa vi ha lasciato questo spettacolo.
perche senza il pubblico,il teatro non può esistere.

p.s.
ho aspettato un po’ a scrivere perchè pensavo che i commenti sarebbero arrivati spontanei,ma (come è giusto che sia)lo spettacolo che ha riscosso più consensi sembra essere stato quello del gruppo avanzato…

grazie

Anni ’70

Può anche darsi che il mio sia“reducismo”, ma quando passo nei pressi di via Mancini a Milano, non posso fare a meno di ricordare il giorno in cui sono stato aggredito da una gruppo di neofascisti. La mia unica colpa era quella di indossare un eskimo e di essere passato troppo vicino alla sede del M.S.I.
Ricordo i particolari: le pistole sfilate dalle fondine, un coltellaccio puntato contro il petto e poi un balzo disperato che mi fa rotolare verso la strada. Ricordo la frenata violenta della macchina che sopraggiungeva, la gomma della ruota che si blocca fino al contatto con i miei capelli e poi ancora uno scatto e la fuga verso la salvezza.
Voglio ricordare anche il mio amico Gaetano Amoroso, accoltellato e ucciso a 21 anni il 27 aprile1976, da un gruppo di squadristi neofascisti. Quella sera avrei dovuto essere con lui e solo un po’di influenza mi ha costretto a stare a casa.
Soprattutto questo mi viene in mente se penso a quegli anni, anni belli e terribili allo stesso tempo.
Belli perché eravamo giovani e pensavamo di cambiare il mondo, terribili per lo stato di tensione in cui si viveva ogni giorno.
Bisogna riconoscere al regista Pernich il coraggio di aver messo in scena un tema difficile, una pagina di storia che deve ancora essere scritta fino in fondo, senza segreti di Stato e omissis.
STRAORDINARI I RAGAZZI IN SCENA ! Hanno interpretato con passione le speranze e le contraddizioni di noi giovani di un tempo.