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Coreis – Una visita in moschea

È risaputo che le gite scolastiche sono da sempre lo strumento educativo più apprezzato dagli studenti. Durante una visita guidata viene fornita agli allievi l’opportunità di apprendere e approfondire le proprie conoscenze tramite un metodo di insegnamento differente da quello tradizionale. Il giorno 7 marzo 2018 alcune classi del nostro istituto, accompagnate dai professori, si sono recate presso la moschea Al-Wahid di Milano in via Meda 9. La moschea è animata dalla Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis), un’associazione nazionale di musulmani italiani attiva dagli inizi degli anni ’90 con la priorità di testimoniare e tutelare il patrimonio spirituale e intellettuale della religione islamica in Occidente.

Contrariamente alle mie aspettative, l’edificio esternamente si presenta come una struttura regolare, poco imponente e poco decorata. Lo spazio interno è ridotto e ciò permette agli uomini e alle donne di poter pregare insieme, diversamente da ciò che accade in altre moschee.

È importante, secondo me, spronare gli studenti alla curiosità e non alla paura di ciò che è diverso dalla nostra realtà quotidiana. Penso che quello degli adolescenti sia il mondo più soggetto ai dogmi inculcati dalla società e all’intolleranza trasmessa dai social media, e che sia invece importante porre a disposizione degli allievi gli strumenti necessari per comprendere a fondo alcuni concetti, in questo caso particolare l’islam e cosa significhi davvero essere musulmano.

L’islam è una religione monoteista e articolata su cinque pilastri fondamentali che ogni musulmano, per ritenersi tale, è tenuto a rispettare. Il primo pilastro si basa sulla testimonianza di fede, e sulla credenza che non ci sia divinità all’infuori di Allah e che Maometto sia il suo profeta. Il secondo presuppone che i musulmani debbano eseguire la preghiera canonica cinque volte nell’arco della giornata. Il terzo incoraggia l’elemosina rituale. Il quarto dice che ogni musulmano è soggetto ad un digiuno penitenziale durante il dì del mese lunare del Ramadan, ovvero il nono mese del calendario islamico. Il quinto prevede il pellegrinaggio verso la Mecca almeno una volta nella vita.

Nell’islam anche l’atto di consumare un pasto diventa un mezzo di adorazione di Allah, in quanto dimostra la propria osservanza verso le leggi della Sharia. Gli alimenti si suddividono in leciti e illeciti. Un cibo proibito è il maiale, poiché onnivoro e possibile portatore di malattie. Per motivi simili è vietata anche la consumazione di animali carnivori, di uccelli predatori, di rettili e insetti. La carne equina è sconsigliata per una questione di rispetto nei confronti dell’animale; unica eccezione l’asino addomesticato perché ritenuto una risorsa per la comunità. Un altro divieto sono gli alcolici, perché ritenuti opera di satana, danneggiano la salute e ostruiscono la ragione.

Possiamo trarre insegnamento dal lavoro e dai sacrifici, anche economici, delle persone che hanno voluto realizzare questo luogo di preghiera, e personalmente ho apprezzato l’opportunità di potermi confrontare con altre persone su argomenti a me vicini.

18enni al voto

Andare a votare non significa solamente uscire di casa per apporre una croce su una scheda. Andare a votare non significa semplicemente mettere una scheda in un’urna. Andare a votare significa esercitare il diritto fondamentale della democrazia. Significa partecipare alla vita politica e democratica del nostro Paese. Significa scegliere il nostro futuro. Il 4 marzo ’18 si è tenuto uno degli appuntamenti più importanti con la democrazia. Ogni cinque anni andiamo a votare per rinnovare quel Parlamento dove tutti noi veniamo rappresentati, in quelle aule (Camera e Senato) che possono essere definite come “il tempio e la casa della democrazia”. Noi diciottenni ci rechiamo per la prima volta alle urne esercitando un diritto che è stato ottenuto dalle generazioni passate lottando con le armi e con i denti.

Ed è per questo, come già affermato dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella durante il suo discorso di fine anno, che noi neo diciottenni (“i ragazzi del ’99”) dobbiamo votare perché noi siamo il futuro e abbiamo una grandissima responsabilità. Per tale ragione la classe 5D ITE il giorno 2 marzo ’18 ha promosso un dibattito rivolto alle quinte del medesimo indirizzo sulla sensibilizzazione al voto. Si ringraziano la prof.ssa Avaldi Maria Teresa e il prof. Cannata Antonino per il supporto e lo sviluppo di questo progetto ritenuto fondamentale e di grande importanza, al fine di trasmettere il significato del più importante strumento di democrazia che noi tutti abbiamo: il voto.

IL LUPO PERDE IL PELO… MA GLI ESAMI NO!

Oneri ed onori di tornare a scrivere su questo blog!
L’onore, come ha avuto il caro vecchio (ma non troppo) Gio, di essere ricontattato, dopo oltre 10 anni, da persone legate a più che ottimi ricordi e l’onere di dire qualcosa di serio essendo un momento Amarcord!

Beh, serio non lo sono mai stato e, in quanto sezione Amarcord, è giusto che debba tornare alla stupidera illuminata di quegli anni.

Non voglio esaurire la mia partecipazione con questo testo e vi tedierò anch’io più in avanti con altri anedotti.
Oggi, però, so che molti di voi sono impegnati nel fantomatico #esame di stato!
Beh, parliamo di canzoni e di film, ispirati a questo momento cruciale della vita ed anche detti popolari: “gli esami non finiscono mai“.

Vi devo dire che effettivamente io la canzone ed il film non li conosco molto bene ma vi posso assicurare che il detto è più che reale.
Non solo per gli studenti fuori corso di 10 anni che fanno da genitori, lavorano e ancora devono finire l’università (si, alla mia età c’è chi si sposa e chi ha dei figli!) ma anche per tutti noi altri (che ci crediamo giovani perché di figli e mogli non ne abbiamo).

Da ora in avanti, sarete messi sotto esame dalla vita oltre che da qualche professore. Sarà la vostra/vostro compagna/o, sarà il vostro capo, saranno i vostri genitori o le nuove compagnie che frequenterete, saranno i coinquilini (già, ora si comincia a ragionare!) o la ragazza che cercherete di conquistare nel bar.
Lontano dal riparo delle proprie certezze, gli esami di 5a, sono lo spartiacque della vita. Ora inizia il divertimento e gli onori di essere “grandi” ma anche gli oneri di rendere conto a se stessi delle proprie scelte e delle conseguenze dei gesti compiuti.

Quest’articolo non è un monito ma una presa di coscienza. Andate, fate e disfate, perché la parte bella comincia ora! Divertitevi, combinatene di ogni, consapevoli che sarete voi a rispondernene però!
Siate grandi ma con leggerezza e godetevi questa “golden age

Come ero solito fare per la fantastica Curiera, a voi una vignetta sprono!
Vita alla vita

DarIO

Clima, quando per gli errori di pochi pagano molti

Colorado River, fiume californiano, la situazione è parzialmente migliorata nel 2017
“Colorado River, fiume californiano, la situazione è parzialmente migliorata nel 2017

Lago Ciad nel tempo, vista da satellite, bacino vitale da cui dipendono 20 milioni di persone
Lago Ciad nel tempo, vista da satellite, bacino vitale da cui dipendono 20 milioni di persone

Il presidente TRUMP ha deciso: gli U.S.A. si ritireranno dagli accordi di Parigi sul clima, la notizia è di pochi giorni fa, ma già da tempo si vociferava su questa scelta che non è del tutto inaspettata vista la campagna elettorale in cui più volte ha ribadito le sue posizioni sul riscaldamento globale. Ma cosa sono esattamente questi accordi di Parigi, cosa prevedono che si rispetti e quali sono gli obiettivi prefissati?

Prima di tutto bisogna fare alcune premesse importanti: precedentemente agli accordi di Parigi ci sono state molte altre conferenze riguardanti il riscaldamento globale, queste conferenze costituiscono la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in inglese United Nations Framework Convention on Climate Change da cui l’acronimo UNFCCC o FCCC) e generalmente sono state infruttuose poiché spesso i suoi diversi protocolli, come quello di Kyoto, non sono stati rispettati dalla maggior parte delle nazioni ratificanti. La mancata applicazione di questi accordi si deve al fatto che le nazioni non sono soggette a limiti obbligatori sulle emissioni di CO2 come invece è accaduto con l’ultima, quella di PARIGI.

tutti gli esponenti dei paesi ratificanti, Obama esponente U.S.A. in prima fila nel mezzo

PERCHÉ GLI ACCORDI DI PARIGI SEGNANO UN PASSO IN AVANTI?

-differiscono da quelli precedenti poiché sono vincolanti dovendo essere adottati all’interno dei sistemi giuridici degli stati partecipanti con ratifica, accettazione e approvazione.

-cercano di limitare l’aumento della temperatura globale ad un livello inferiore ai 2 gradi centigradi

-sono un piano universale globalmente accettato

-creano una lista di paesi inadempienti(NAME AND SHAME) per incoraggiarli ad attuare il piano sul clima

Ora però non possiamo più parlare di un piano globalmente accettato dal momento che il Presidente U.S.A. Trump si è ritirato dagli accordi di Parigi. Mancherà dunque il contributo americano, cosa importante essendo sul podio degli stati con più emissioni di CO2.

Spezzoni del discorso tenuto da Trump sul clima

Le risposte a questa drastica scelta non si sono fatte attendere, da tutte le nazioni sono giunti numerosi richiami al rispetto degli accordi presi, anche all’interno degli stessi Stati Uniti diversi governatori e a volte le singole città cercano di parteciparvi singolarmente; sembra quasi che l’effetto ottenuto sia stato opposto a quello desiderato…
Serve dunque fermare l’era dei rinvii, dei ritardi e delle mezze misure ed iniziare l’era delle azioni che producono conseguenze.

“if the trump administration won’t lead the American people will, state by state business by business”
trad. “Se l’amministrazione Trump non guiderà gli americani allora le persone lo faranno, stato per stato questione per questione”
AL GORE

tutte le informazioni provengono da wikipedia.
APPROFONDIMENTI UTILI:
a) https://www.youtube.com/watch?v=-JIuKjaY3r4
b) http://www.linkiesta.it/it/article/2017/06/01/cosi-trump-sta-smantellando-ventanni-di-lotte-per-il-clima/34451/

One Love Manchester

Il 4 Giugno 2017 ha avuto luogo il concerto di beneficenza One Love Manchester, in memoria delle vittime dell’attentato  del 22 Maggio 2017.

La manifestazione, trasmessa dal vivo in almeno 38 paesi, è stata la risposta forte e chiara contro l’odio e la paura del terrorismo: l’amore.  All’evento, organizzato da Ariana Grande, hanno partecipato 50mila persone e sono stati raccolti circa 9 milioni di sterline per le  famiglie colpite.

Questo non vuole essere un articolo sul terrorismo o sulla musica, ma  soltanto un’occasione per ricordare a me per prima che ogni medaglia ha sempre due facce.  Noi ragazzi soprattutto tendiamo spesso a vedere tutto bianco o tutto nero,  senza una via di mezzo.  Ormai sembra ci sia spazio solo per  critiche,  dibattiti accesi in merito ai problemi della nostra società e una negatività sempre più grande che spesso porta a vedere tutto come una strada buia a senso unico, ma ho capito che non è così.

Non è facile il periodo che stiamo attraversando, basti pensare ai telegiornali sempre più simili a bollettini di guerra, ma oltre a questo ci sono 50mila persone che hanno messo in gioco la loro vita per tutti quelli che hanno perso la speranza e la forza di credere in un futuro migliore. Siamo noi gli artefici del nostro destino, il bene e il male hanno sempre fatto parte dell’uomo,  spetta a ognuno di noi scegliere quale delle due parti far prevalere.

Estendendo il discorso anche al nostro quotidiano, possiamo scegliere la via più facile, ovvero criticare, lasciare ampio spazio alla negatività e incolpare sempre e solo gli altri dal divano di casa, oppure possiamo scegliere di accogliere nella nostra vita un pizzico di speranza e positività in più per noi stessi prima di tutto e per il nostro futuro.

Purtroppo tutti noi viviamo delle situazioni difficili nella vita, ma è il modo di reagire che ci rende vittime o no. Talvolta è necessario fermarsi  un istante per vedere  la bellezza dell’uomo, anche se a volte ci sembra nascosta. Non guardiamo solo ciò che ci manca, ma soffermiamoci di più su quello che già abbiamo, non facciamo l’errore di darlo per scontato.

Arianna Tringali

 

FESTA DELLA REPUBBLICA

Oggi, 2 Giugno 2017, la Repubblica Italiana compie 71 anni.

Infatti tra il 2 e il 3 Giugno 1946 si tenne il Referendum istituzionale  per determinare se mantenere l’allora attuale Monarchia o rendere l’Italia una Repubblica costituzionale.

L’affluenza alle urne fu dell’ 89,08%, il 45,7% degli Italiani votò in favore della Monarchia e il restante 54,3% per la Repubblica.

La Corte di Cassazione proclamò la vittoria della Repubblica il 10 Giugno del 1946.

Con questo Referendum venne abolita la monarchia dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia di cui 20 anni furono di dittatura fascista.

Lungo la via dei Fori imperiali a Roma, per la Festa del 2 Giugno, ci sarà la “Rivista militare”, ossia un’ispezione compiuta da ufficiali su reparti militari schierati, in cui sfileranno quasi quattromila uomini e donne, tra militari e civili.

Inoltre, il cielo del centro di Roma sarà sorvolato due volte dalle Frecce Tricolori che con la loro coreografia apriranno e chiuderanno la parata in cui immancabile sarà l’inno d’Italia intonato da voci bianche.

 

 

 

 

Claudio Frattini

Carpe diem

Non voglio parlarvi della vita di Quinto Orazio Flacco, più semplicemente noto come Orazio, e tanto meno delle opere che ha composto. Voglio però condividere quello che sembrava dirmi con i suoi componimenti, primo tra tutti il celebre Carpe diem.

Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Il poeta latino invita i lettori a godere di ogni singolo momento offerto dalla vita, a metterlo a lucro come se fosse un dono. In particolare, egli si rivolge a Leuconoe (letteralmente “dalla mente candida”) che, ricca di aspettative, attende con ansia la sua vita futura. Orazio le consiglia dunque di essere quanto meno fiduciosa possibile nel futuro e di vivere il presente fintanto che è giovane, perché il tempo, invidioso, fugge. L’attimo che deve essere colto e fermato, quasi strappato all’inesorabile scorrere della vita, può essere qualcosa di importanza rilevante oppure di estremamente banale, come l’osservare un paesaggio – che il poeta spesso descrive.

Quando abbiamo letto per la prima volta quest’Ode in classe, ho pensato al mio modo di vivere, o meglio, di non vivere, o meglio ancora, di vivere piuttosto male il presente. La causa di ciò è la mia mente e il suo continuo proiettare immagini dei miei grandi progetti per la vita adulta: penso all’università, al lavoro, alle speranze per l’avvenire e abbino il presente al tempo delle fatiche e dei sacrifici, in modo da costruire il mio futuro. Continua la lettura di Carpe diem

Il coraggio della sindaca di Lampedusa

La “leonessa di Lampedusa” Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa, il 9 Gennaio 2016 ha ricevuto il premio “Simone de Beauvoir” :  dal 2012, anno della sua elezione, si batte fortemente per il riconoscimento dei diritti delle donne di tutto il mondo ed è sempre stata in prima linea per la difesa coraggiosa dei diritti dei rifugiati.

La sindaca investirà la somma vinta in un progetto che mira a salvare dalla depressione e dalla disperazione almeno alcune delle donne violate. Cogliendo l’occasione della consegna del premio, ha espresso in maniera chiara e diretta critiche sia nei confronti della classe politica italiana sia nei confronti della politica migratoria europea:

“I politici davanti alle bare del naufragio del 3 ottobre 2013 hanno detto ‘mai più morti in mare’, ma poi hanno chiesto la chiusura di Mare nostrum, l’operazione umanitaria della marina italiana, ritenuta colpevole di salvare troppe vite, ritenuta colpevole di incentivare gli arrivi. Anche negli ultimi, difficili mesi, l’Ue ha dimostrato grandissima ipocrisia, da un lato ha detto facciamo un piano di accoglienza per i migranti, stabilendo le quote come si fa per il latte, e poi [l’Europa] non è stata nemmeno in grado di prenderseli….”.

Riguardo alla difesa dei diritti dei migranti Giusi Nicolini non teme di sfidare nessuno: nel novembre del 2015 ha scritto al prefetto Mario Morcone per chiedere un intervento immediato per trasferire 422 profughi presenti nel centro d’accoglienza a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie provocate dall’emergenza rifiuti. Nella nota del Comune scrive con decisione: “Non li soccorriamo per poi ospitarli in una discarica”.

Eletta nel 2012, ha denunciato immediatamente pubblicamente su scala nazionale le stragi di migranti annegati in mare di cui era spettatrice, ogni giorno, ma ha avuto visibilità mediatica solo a partire dal 3 novembre dello stesso anno, quando le hanno consegnato le salme di 21 migranti, tra cui 8 giovani donne e 2 bambini. Una vicenda dalla gravità simile l’ha indotta a scrivere un appello sia all’Unione Europea sia al Governo italiano, che sicuramente entrerà nella storia.

http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-cb0328f7-f715-4c84-8822-ca06b5de47d5.html

Solamente papa Francesco, fra le massime autorità mondiali, ha risposto all’appello del sindaco, rendendo il suo immenso lavoro conosciuto a livello mondiale grazie alle parole rilasciate durante il suo viaggio in Messico in cui afferma che “Il sindaco di Lampedusa è un eroe”.

Giusi Nicolini è sicuramente una “cattiva ragazza”, sa che il suo lavoro sta sollevando un problema considerato da tutti troppo scomodo per essere affrontato senza demagogia, poiché quelle rotte alimentano un ricco mercato e coinvolgono ampi interessi, è una donna coraggiosa, che non ha paura di infastidire e calpestare i piedi con il suo lavoro a enti o persone di caratura nazionale e mondiale che permettono che ogni anno centinaia o migliaia di uomini, donne e bambini nella speranza di raggiungere un futuro migliore, muoiono in un tratto di mare che è ormai divenuto un cimitero. Queste sono alcune delle parole forti, che esprimono il suo modo audace di essere donna e di fare politica, parole che hanno toccato papa Francesco:

“… se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza.”

Lorenzo Uccellini

“Quando il mondo intero non parla, persino una sola voce diventa potente.”



Manes Sara, 4°E

“Quando il mondo intero non parla, persino una sola voce diventa potente.”

Oslo, il Nobel per la Pace 2014 alla giovane pakistana Malala Yousafzai, portavoce della lotta per il diritto all’istruzione dei bambini del suo paese e di tutto il mondo.

Una cattiva ragazza diremmo, per utilizzare un’etichetta linguistica. “Impugniamo i nostri libri e le nostre penne,che sono loro le nostre armi più potenti.

Queste sono le parole di Malala, Cattiva Malala, come tutte quelle donne che hanno alzato la voce per ribellarsi ad una mentalità ottusa del loro tempo, nei più diversi ambiti: attraverso lo sport, il canto, la scrittura o ‘semplicemente’ la parola. Cattive ragazze perchè non si sono piegate alle regole del loro tempo, non hanno aderito al conformismo sociale, per maturare il pensiero di un futuro migliore.

Tutto quello che voglio è istruzione e non ho paura di nessuno. Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo. Impugniamo i nostri libri e le nostre penne,che sono loro le nostre armi più potenti.

Queste parole appartengono ad un discorso toccante e ricco di speranza che la giovane Malala, ha pronunciato davanti ai potenti del mondo, battendosi per l’uguaglianza dei sessi e il diritto all’istruzione. Una battaglia questa, che porta avanti con un coraggio insolito per una ragazza di soli diciannove anni, disposta a morire in nome della libertà.

La sua azione “divergente” ebbe inizio otto anni fa, quando inconsapevole dell’importanza e allo stesso tempo delle conseguenze innescate dalle sue azioni, pubblicò un articolo per la BBC, in cui documentava lo stile di vita che le persone erano costrette a condurre nel suo paese, sotto il regime talebano.La lotta contro l’ignoraza la portò ad essere nel 2012 vittima di un attentato in cui rischiò la vita. Nonostante ciò la giovane non si arrese e la sua lotta si rafforzò ancor di più.

I miei sogni sono gli stessi” disse dopo l’attentato, “la debolezza, la paura e l’impotenza sono morte. Sono nate la forza, la potenza e il coraggio”.

Una “cattiva” ragazza ? Si, ma in nome della libertà.

Non perde l’occasione per parlare a nome di tutti coloro che sono senza voce, in questi giorni in cui il presidente americano Donald Trump ha pubblicamente esposto il suo piano per chiudere le porte agli immigrati negli Stati Uniti.

Mi si spezza il cuore nel vedere che l’America sta voltando le spalle a una storia gloriosa di acccoglienza di immigrati e rifugiati, persone che hanno contribuito a costruire il Paese, disposti a lavorare duramente in cambio di una chance di vita migliore“, scrive Malala sulla sua pagina Facebook.

E’ ammirevole per il suo coraggio, la sua forza di volontà; sostiene e combatte con un’arma pacifica, il regime e l’ignoranza. E mentre lei ogni giorno rischia la vita per andare a scuola e costruire un nuovo finale, io mi rendo conto, di non essere del tutto consapevole della mia libertà !

Per me lei è la mia eroina.