Ho ricevuto in regalo un grosso uovo di Pasqua.
Venerdì mattina, verso mezzogiorno, mi si è presentata in ufficio una simpatica signora (non mi arrischio a congetturarne l’età, perché sono proprio negato; definiamola, per litote, non giovanissima), dicendo di essere stata indirizzata alla nostra scuola dalla biblioteca comunale di Cascina Grande.
Alla biblioteca la signora aveva offerto, ricevendone uno sbrigativo rifiuto, una “enciclopedia della lingua italiana”, che lei stava eliminando per svuotare il box del suo appartamento al quartiere Alboreto, posto in vendita dopo lo sfratto di un inquilino moroso. Si trattava di diciotto pesanti volumi.
Ho obiettato che, per accettare la donazione, avrei dovuto capire meglio di che si trattava e (lo confesso) meditavo un ulteriore dirottamento della signora, che tuttavia prontamente si impegnò a portarmi subito in visione un volume dell’opera.
Siccome mi ispirava istintiva simpatia, mentre l’attendevo deliberai che non l’avrei delusa e che – anche se si fosse trattato di un’inutile enciclopedia, come supponevo – avrei ringraziato, accettato e poi provveduto personalmente allo smaltimento.
Dieci minuti dopo la signora fu di ritorno e scaricò sul mio tavolo il ponderoso volume-campione, che recava sul dorso, sotto il numero “X”, le parole “MEE-MOTI” e il mitico nome della casa editrice: UTET.
I colleghi italianisti hanno già capito tutto e non hanno bisogno di altri indizi per dedurre di cosa si tratta; e i bibliofili che sono fra noi possono facilmente immaginare la mia emozione nel maneggiare quel libro e nel rivederne, dopo tanti anni, i minuti caratteri di stampa.
Dissi alla signora di che cosa si trattava e le raccomandai di pensarci bene prima di privarsi di un’opera di notevole valore (storico-culturale, certo, ma anche venale: su “e-bay” ci sono due offerte dell’opera completa, nell’ordine delle migliaia di euro).
Vedendo quanto ero emozionato, dopo aver resistito impavida all’impetuosa corrente dei miei ricordi di università (mi riferisco, in particolare, all’elaborazione della noiosissima esercitazione dal titolo “I neologismi nel vocabolario del Tramater” – lettere “B” e “R”: noiosa allora, ma oggi ovviamente assai addolcita nel ricordo), la signora si dichiarò non interessata al possibile realizzo commerciale e ben felice di regalare l’opera a me personalmente, visto che aveva capito che questo mi avrebbe reso felice, e anche perché, diversamente dal personale della biblioteca comunale, l’avevo accolta e ascoltata con gentilezza.
Ieri mattina (martedì 26 aprile) mi sono recato a prelevare il tesoro dal box della generosa donatrice, la Signora Costamante. Dei 21 volumi che compongono l’opera completa (a parte gli aggiornamenti del 2005 e del 2009) ve n’erano 16, usciti fra il 1961 e il 1992; vi erano in più altri due volumi UTET, la Grammatica Italiana del Serianni e la Storia della Lingua Italiana curata da Francesco Bruni.
Rientrato a scuola dopo una lunga e piacevole chiacchierata con la signora Costamante e con suo marito, ho immediatamente rivoluzionato l’ufficio per riporre nella parte a vetrina del mobile il “Grande Dizionario della Lingua Italiana”, opera monumentale intrapresa da Salvatore Battaglia e proseguita da Giorgio Bárberi Squarotti, che – più che di un istituto di istruzione superiore – è componente irrinunciabile delle biblioteche degli istituti universitari di filologia e punto di riferimento per gli studiosi di italianistica.
Forse l’acquisizione dell’opera sarebbe stata interessante anche per la biblioteca di Rozzano, ma purtroppo per loro adesso il “Grande Dizionario” è mio, è nel mio ufficio, e lo tengo ovviamente a disposizione degli studenti e dei colleghi buongustai che vogliono sfogliarlo e consultarlo: sotto la diretta supervisione del preside, naturalmente.
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