Tutti gli articoli di Willer

La guida indiscussa dell’URSS

Stalin nel 1937
Stalin nel 1937

Dal 1912 Stalin, il cui vero nome era Iosif Vissarionovič Džugašvili (in russo: Ио́сиф Виссарио́нович Джугашви́ли), iniziò ad firmarsi con il nome di “uomo d’acciaio”, pseudonimo con il quale voleva sottolineare la propria forza di volontà che lo contraddistingueva dagli altri compagni del partito. Era un uomo di umili origini e aveva abbandonato gli studi teologici per dedicarsi alle teorie di Marx e Lenin.
Prendeva parte a riunioni segrete di organizzazioni politiche antizariste e, per questo, venne arrestato ben sette volte . Nel 1917 tornò in patria dopo un periodo di esilio e insieme a Kamenev diresse un quotidiano di orientamento bolscevico. Né Trockij né Lenin avevano molta stima nei suoi confronti e tentarono di ostacolare la sua “ascesa” al potere. Nonostante ciò, proprio grazie al ruolo che aveva assunto all’interno del partito, Stalin ebbe la meglio sui suoi oppositori.
Per raggiungere il successo egli applicava quattro regole personali:

  1. ogni metodo è giustificabile se aiuta a raggiungere il successo;
  2. gli uomini devono essere messi da parte quando non servono più;
  3. le alleanze sono fatte per essere rotte;
  4. le idee non hanno valore, se non sono legate al potere.

Siccome si sentiva in condizioni di inferiorità rispetto agli altri membri del partito, iniziò a studiare a fondo per ampliare la propria cultura, si interessò alla storia e alla filosofia; cercò poi di superare la propria paura di parlare in pubblico. I discorsi di Stalin erano comunque molto schematici: ciò faceva molta presa sul pubblico che considerava questo fatto un segno di grande saggezza. Inoltre le sue apparizioni erano molto rare e per questo più sentite dal pubblico. Tutto ciò era stato pensato con il fine di creare un mito attorno alla sua figura.

La sua spietatezza era però un dato di fatto. Molti documenti dimostrano come egli eliminasse i “nemici del popolo” con estrema facilità, senza risparmiare neppure i parenti. Ma tutto ciò era possibile anche a causa dei collaboratori che non si opposero mai alle sue decisioni e non si preoccuparono mai di provare a frenare un uomo che si stava dimostrando a tutti gli effetti un dittatore. Questa incondizionata obbedienza aveva però un secondo fine: solo così gli uomini più vicini a Stalin riuscirono a sfuggire alle purghe.
Stalin fu anche protagonista di un triste primato, quello di far uccidere in un solo giorno più di 3000 persone di cui non conosceva né i reati né le accuse: pronunciò la condanna come se fosse una pura formalità.
Il dittatore morì per emorragia celebrale il 5 marzo 1953, senza mai pentirsi o rinnegare le sue opere crudeli.

Chiara C.

Impresa giornalino: ne vale la pena?

Domanda: sinceramente, che utilità ha il nostro Giornalino della scuola?

Per esperienza personale, pensiamo che lo spreco di carta, di tempo e di inchiostro sia stato maggiore rispetto all’interesse da parte dei ragazzi. In questi anni abbiamo assistito a continui tentativi di creazione di un Giornalino intelligente e soprattutto  interessante, ma purtoppo non si può negare che ogni singola pubblicazione sia stata abbastanza un fallimento. Anche se tutti gli anni l’iniziativa è partita con entusiasmo e  con i più buoni propositi, pensando ” questo sarà l’anno buono!”, i risultati non ci sono stati. Il problema principale, probabilmente, è il fatto che nessuno si sia mai davvero interessato e impegnato nell’impresa e nella creazione degli articoli.
Molti ragazzi si sono presi a cuore la situazione, e apprezziamo, però a questo punto, ci deve essere qualcosa che non va nella “catena di montaggio”.  Anche l'”IPSE DIXIT”, l’unica sezione del Giornalino che attirava l’attenzione, nei vari numeri è andato decadendo: alla fine, pur di non eliminarlo, essendo obiettivamente la prima (e forse l’unica)  parte ad essere cercata dai lettori, venivano riportate battute che non facevano ridere. Per non parlare poi della grafica! Sicuramente c’è qualcuno che potrebbe fare un lavoro un po’ più carino: che vada a salvare il Giornalino!! (fa anche rima  😉 ) L’aspetto fa tanto! Sappiamo che per una grafica di qualità e magari fatta anche a colori, i costi sono parecchio alti e forse una scuola come la nostra non si può permettere di “sprecare” questi soldi, anche se un giornalino curato sarebbe davvero una buona cosa. Altro problema credo sia il fatto che probabilmente i computer su cui la redazione lavora non sono adatti per un lavoro all’avanguardia e accattivante. E perchè non incentivare i ragazzi a scrivere articoli? Potrebbe essere un buon imput quello di dare crediti a chiunque si metta in gioco per migliorare quello che, di fatto, potrebbe essere un distintivo della nostra scuola. Sarebbe anche più interessante trovare articoli che non riguardano solo la scuola, ma anzi, riguardanti la zona, o ancora di più, relativi alle proposte che il comune di milano ci offre, sotto tutti gli aspetti. Cercare un tema del mese non sarebbe neanche una cattiva idea, e siamo quasi sicure che anche con delle piccole modifiche sensate la gente inizierebbe ad appassionarsi maggiormente.

Noi abbiamo provato a snocciolare le questioni e i problemi più rilevanti, sperando che magari il nostro articolo abbastanza provocante porti dei miglioramenti, sempre che siano possibili.

La nostra non vuole essere una critica gratuita a chi si occupa del Giornalino, siamo le prime che lo vorrebbero, ma piuttosto che così non è forse meglio farne a meno?

CM CC

Stacanovista: le origini

Stachanov in miniera
Stachanov, al centro, parla con un suo collaboratore.

Quante volte ci è capitato di sentire la parola “stacanovista” senza sapere da cosa significhi esattamente oppure da dove derivi.

Per chi non lo sapesse il termine si riferisce a coloro che dimostrano una dedizione al lavoro fuori dal comune. Il termine venne coniato nei primi anni del ‘900 quando, in Russia, nacque il movimento Stacanovista che aveva come scopo quello di aumentare la produttività razionalizzando il lavoro. Il movimento, a sua volta, prendeva il nome dal minatore sovietico Aleksej Grigoriyevich Stachanov, “Eroe del Lavoro Socialista”.
Divenne una celebrità per aver ideato un nuovo metodo di estrazione del carbone basato sulla cooperazione dei minatori: Stachanov stesso si occupava del taglio del carbone che veniva poi trasportato sui carri dai suoi compagni. In questo modo, il 31 agosto 1935, stabilì il record di maggior quantità di carbone estratto in un turno di lavoro (120 tonnellate in 5 ore e 45 minuti).

Il governo sovietico diede enorme risalto ai metodi di lavoro di Stachanov che furono così adottati in altre miniere. In suo onore nell’Unione Sovietica il 31 agosto divenne il “giorno del minatore di carbone” e nel 1978 la città ucraina di Kadievka prese il nome di Stachanov.

Questa vicenda ebbe un così grande risalto tanto da ammettere il termine “stacanovista” nel nostro vocabolario moderno.

Coco Chanel durante gli anni della Belle Epoque

abito della belle epoque

Il periodo storico conosciuto come Belle Epoque, ovvero gli anni di passaggio tra ‘800 e ‘900, fu caratterizzato da invenzioni e progressi in campo tecnico e scientifico senza paragoni con le epoche passate. Con la Belle Epoque molte nuove comodità entrarono a far parte della vita quotidiana di ogni uomo, migliorando le condizioni di vita e contribuendo alla nascita di un ottimismo sempre più esteso. Questa espressione voleva esprimere la contrapposizione tra l’epoca precedente e l’epoca successiva alla guerra; esprimeva l’idea che il nuovo secolo sarebbe stato un’epoca di pace e benessere.

In questo contesto di cambiamenti ed evoluzione l’influsso della rivoluzione industriale era evidente, soprattutto in campo tessile. Le fabbriche inglesi determinarono un cambiamento nel vestire poiché avevano le condizioni per fornire buoni tessuti a prezzi sempre meno elevati. L’importazione di una maggior gamma di tessuti dall’Oriente e dal mondo coloniale permise la creazione di abiti adatti alle diverse occasioni: da vestiti estivi creati con tessuti freschi e comodi ad abiti da sera in seta pregiata.
Grazie all’incremento di produzione e vendita di capi d’abbigliamento nacquero i grandi magazzini, che permettevano l’acquisto a prezzi più agevoli e accessibili a quasi tutte le classi sociali. Le barriere di ceto svanirono grazie alla crescita dei redditi, che permise alle famiglie di dedicare una parte sempre maggiore all’acquisto di abbigliamento.

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