Ho comprato tempo fa un CD di Sergio Endrigo perchè conteneva delle canzoni per bambini ( Ci vuole un fiore, La casa, Il pappagallo ecc.) Ai miei figli piaceva anche un’altra canzone contenuta nel CD, La ballata dell’ex. E’ una canzone scritta nei primi anni 60 e l’ex del titolo è un ex partigiano. A loro piaceva per il ritmo orecchiabile. Io che non la conoscevo fui colpito dalla semplicità e veridicità del testo. E’ la storia di un partigiano che alla fine della guerra scende giù dai monti, va a riconsegnare l’artiglieria che “ormai non serve più” presto “un mondo tutto nuovo sorgerà, per tutti l’uguaglianza e la libertà“, tranne poi scoprire che le cose non sono poi così cambiate, il maresciallo dei carabinieri gli chiede “come è andata quella sera che son partiti il conte e il podestà e chi li ha fatti fuori non si sa” e poi conclude amaramente che “vent’anni son passati e il nemico è sempre là ma i tuoi compagni ormai non ci son più, son tutti al ministero o all’aldilà“.
Mi è tornata in mente in questa vigilia di Festa della Liberazione. E’ la trasparente rivendicazione della lotta all’oppressore nazifascista e persino dell’omicidio quale inevitabile conseguenza della lotta armata. Ma quelli che “son tutti al ministero“ hanno permesso il riciclaggio di vecchi arnesi protagonisti o silenti complici della dittatura fascista. In cambio hanno potuto sfruttare il logo “Resistenza”, edulcorando la guerra partigiana dagli aspetti più truci per renderla più spendibile in chiave elettorale. Adesso però dovranno fare i conti con il fuoriclasse della pubblicità che si prepara a lanciare il nuovo format “Festa della Libertà”. Il momento è propizio, i libri di Pansa furoreggiano, si preparano disegni di legge(il 1360) che equiparano i partigiani ai repubblichini, tra le suonerie dei telefonini più gettonate c’è Faccetta Nera.
Qualche anno fa un anziano valtellinese mi raccontò una storia che in mano a Pansa sarebbe diventata un’altra bomba contro la resistenza partigiana. Eredità contesa tra 2 cugini, una mucca. Se la prese quello ammanicato col fascismo. Dopo l’8 settembre, l’altro cugino, quello che me l’ha raccontata, si è unito ai partigiani, ha tirato una palla in testa al fascista e si è ripreso la mucca. La resistenza in vacca? E’ quello che vorrebbero quanti rivendicano il nobile fine di dare voce agli sconfitti ma in realtà mirano a revisionare la storia minimizzando le atrocità del fascismo e buttando fango su quanti ad esso si sono opposti. La colpa di quelli che “son tutti al ministero” è stata di non rivendicare la violenza necessaria in una guerra, facendo anche i conti con i conosciuti episodi di efferatezze non necessarie. Purtroppo nel dopoguerra italiano non c’è stata una Commissione per la verità e la riconciliazione come nel Sudafrica del dopo aphartaid. E la comoda, tattica reticenza della sinistra ha permesso agli eredi politici degli oppressori di atteggiarsi a vittime. Ora ci toccherà una Commissione per la Verità e la Riconciliazione formata da Berlusconi, Dell’Utri, Gasparri, La Russa, A. Mussolini. Garante dell’imparzialità dei lavori uno a scelta tra Fede e Vespa.
Parole lucidissime su Resistenza e Repubblica di Salò le ha scritte l’uomo a cui è intitolato il vostro liceo.
“Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”