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Il flagello della peste nera

Il basso Medioevo si chiuse con una catastrofe: la peste nera. A causa della violenza di questa malattia e alla rapidità di contagio, l’inefficacia delle cure, causò  la morte di numerose persone in tutta Europa. In Europa la peste nera si manifestò tra il 1348 e il 1352 e in soli quattro anni uccise tra i 20 e i 25 milioni di persone. Alcune importanti città come Venezia, Parigi e Londra persero numerosi cittadini. La peste colpì tutti: bambini, anziani, adulti..

Non essendo riusciti ad individuare né i portatori, né tanto meno la causa, i medici diedero una loro teoria a riguardo. Questa teoria era chiamata “aerea”, essi infatti credevano che l’aria fosse corrotta a causa di una cattiva congiunzione dei pianeti. Difatti i medici consigliavano di fuggire verso regioni più salubri, chiudersi in casa.. L’unica misura efficace contro il contagio da questa malattia era quella di distruggere con il fuoco tutto ciò che era venuto a contatto con il morto. Il credo era invece convinto che tutto ciò si trattasse di un Castigo voluto da Dio, e perciò contribuì al contagio, organizzando processioni, in cui le folle di fedeli si infettavano.

La peste rappresentò quindi un vero e proprio spartiacque, tra la vita “vecchia” e la vita “nuova”, poiché subito dopo provocò una forte crisi demografica e rese ancora più morboso l’atteggiamento degli umani nei confronti della morte. Il mondo che rinacque dopo la peste era dunque diverso: travolto dalla superstizione, oscurato dalla conoscenza della brevità della vita, pessimista e crudele, attaccato al potere e al denaro.

Uno dei maggiori autori italiani, Giovanni Boccaccio, inquadrò il Decameron, una delle sue opere più famose, nella cornice della peste.

“Gli stracci di un poveruomo appena morto erano talmente poco appetibili che furono gettati per strada e due maiali ci ficcarono subito dentro il grugno, com’è loro abitudine. Poi li afferrarono con i denti e se li strofinarono sul muso. Meno di un’ora dopo cominciarono a barcollare come se avessero preso un veleno, poi tutti e due crollarono morti sugli stracci in cui, per loro sfortuna, si erano imbattuti.”

Questa frase, tratta dal Decameron, dimostra quanto l’idea di contagio fosse stata immediatamente percepita fuori dagli ambienti medici.