Tutti gli articoli di Sara Maffioletti

Nationalists: a threat for power

Gavrilo Princip
Gavrilo Princip

The 28th of June 1914 Gavrilo Princip, a Serbian nationalist, killed the archduke Francis Ferdinand, who was heir to the throne in Austria, and his wife while they were visiting the city of Sarajevo. After a month Austria declared war to Serbia. Before the First World War, Europe was facing a very complicated situation due to political, economical and military problems.
Lots of nationalist tendencies were beginning to spread across the continent in early 1900. Furthermore there were secret societies in Serbia that wanted to abolish the Austria-Hungarian empire with a revolutionary act. The members of these societies were called “Young Bosnians”. They believed they could have stopped the Habsburg domination with a political murder. Already in 1910, Bogdan Zarajič, leader of the “Young Bosnians”, decided to kill the emperor Francesco Giuseppe in Monstar, but he changed his mind at last. Some days later he shot the governor of Bosnia.
So when the “Young Bosnians” discovered that the archduke Francis Ferdinand was going to visit Sarajevo, they thought that killing him would have been a great way to reach their goal.
When Francis Ferdinand went to witness the military manoeuvres in Bosnia, a first guy threw a grenade at their car. The attempt wasn’t successful as only some of the soldiers were wounded. But while the archduke was headed to see his soldiers in the hospital, Gavrilo Princip seized the moment and shot both the archduke and his wife killing them instantaneously. The killer was immediately arrested by the guards.
In a different political situation in Europe, this act would have only lead to a war in the Balkans or in Central Europe.
Unfortunately within days the conflict became of much bigger dimensions when the tsar of Russia, who was allied with France and Great Britain (Triple Entente), prepared the troops to send for the war. On the other hand, Germany, counting on the power of its Alliance with Italy and Austria (the Triple Alliance), responded by preparing its own troops. The tension created served as the trigger for the biggest war that the World had ever seen.
In Albert Mousset’s book L’attentat de Sarajevo : un drame historique : documents inedits et texte integral des stenogrammes du proces, Paris, Payot, 1930 is written that Gavrilo Princip during the trial said:  “I’m not a criminal, because I killed an evil man. I’m a nationalist from Yugoslavia. I want to unite all the Yugoslavians and free them from the Austrian domination which is bad for our country.”

In the past there had already been other attempted murders to the authorities in different countries. For example the one involving the king Umberto I who was shot in July 1900 by the anarchic Gaetano Bresci.

In general revolutionaries use assassinations to oppose the power, but only in a few cases they succeed in their purpose.

Chi ha ragione?

Platone riteneva che nessun uomo è uguale ad un altro. Ciò è dato anche dal fatto che, secondo il filosofo, l’anima di un uomo è tripartita, cioè l’anima di un uomo ha tre parti: c’è una parte razionale, che presiede all’uso della ragione, una parte concupiscente, che regola i desideri e i bisogni primari dell’uomo, e una parte animosa, che sarebbe una parte intermedia tra le precedenti, che genera le passioni positive, come ad esempio il coraggio. Il filosofo inoltre immaginava che, in uno Stato ideale, la cui forma di governo era la monarchia (infatti Platone riteneva che la tirannide era ingiusta e la democrazia corrotta, visto che aveva condannato a morte uno degli uomini migliori, Socrate; verso la vecchiaia Platone riterrà una forma mista il governo migliore), gli uomini che avevano l’anima la cui parte prevalente era quella razionale dovevano essere i governanti, quelli con la parte animosa dovevano essere i guerrieri e quelli con la parte concupiscibile, non essendo in grado di tenere a freno i loro istinti, avrebbero dovuto essere i lavoratori. Insomma, gli uomini non erano paragonabili tra loro.

Secondo la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, che è un testo giuridico elaborato durante la Rivoluzione francese, oltre ai vari diritti fondamentali dell’ uomo, c’è il principio di uguaglianza, cioè tutti gli uomini sono pari tra loro, senza distinzioni di alcun genere.

Chi ha ragione quindi?

La Dichiarazione, verrebbe da dire, perché elenca una serie di diritti importantissimi ed è stata prodotta in tempi moderni, durante una rivoluzione a cui poi ne è seguita una repubblica.

Ma ha proprio torto Platone?

Secondo me no. Il mio parere è che sia il filosofo che la Dichiarazione hanno qualcosa sia di giusto sia di errato. È vero che abbiamo tutti gli stessi diritti fondamentali, come ad esempio il diritto alla vita, però è anche vero che non siamo tutti uguali, in quanto ogni persona ha un proprio carattere, una propria personalità, insomma un proprio modo di essere. Perciò bisogna pensare che siamo uguali solo in determinati aspetti, per il resto è molto meglio essere diversi.

Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen
Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen

Mito e realtà

Il mito è un racconto in cui vengono narrate le gesta di dei ed eroi leggendari. Questo serve a rispondere in modo simbolico a diverse domande che l’uomo si pone, come ad esempio le origini del mondo, dell’umanità, di un popolo, ma è anche un modo per descrivere la realtà, ad esempio i fenomeni atmosferici. Infatti, per l’uomo primitivo, la natura, la vita, la morte e tutto ciò che lo circondava, apparivano come una serie di eventi senza senso e il mito era quindi un modo per aiutare a conoscere la realtà.

Sono molti i miti che si sono formati prima dell’invenzione della scrittura, e che sono simili tra loro, pur appartenendo a diversi popoli geograficamente collocati in luoghi differenti. Ad esempio, in alcuni miti dell’America si raccontano storie simili a quelle di altri miti dell’Asia, dell’Africa o dell’Europa; cambiano diversi fattori, cambiano alcuni particolari ma l’intreccio e il significato delle storie restano gli stessi.
Uno dei miti che è stato riscontrato in molte civiltà è quello del diluvio universale. Però il mito non va confuso con altre narrazioni quali la leggenda morale, la favola sentimentale, l’episodio storico romanzato o favole su terre felici, in quanto essi divennero “istituzioni” religiose fondamentali: il loro contenuto era perciò condiviso e ritenuto importante da tutti, soprattutto durante la civiltà greca e quella romana, sotto cui si riscontra un congruo numero di miti, alcuni molto simili tra loro, in quanto, oltre a ciò che viene detto prima, la religione greca era stata “inglobata” da quella romana.

Penso che il mito sia una forma di spiegazione che gli uomini dei tempi antichi usavano per capire alcuni fenomeni che allora erano inspiegabili, di cui una parte sono oggi stati “spiegati” grazie al progresso scientifico, come ad esempio fenomeni naturali; infatti è un mezzo per arrivare a una conoscenza superiore di sé e della realtà.